“Il nostro sistema sanitario nazionale è una priorità che richiede tutta la nostra attenzione e non solo delle forze di opposizione, ma di tutto il parlamento perché certamente è un dato di fatto che la condizione del sistema sanitario nazionale non sta migliorando e le proposte e i decreti legge messi in campo da questo governo non stanno certamente aiutando a superare quelle criticità oggettive che emergono da tutti i report e che gravano sulla pelle dei nostri cittadini.
I livelli essenziali di assistenza di cui si occupa questo articolato hanno dei dati di performance molto carenti. Ricordo a tutti noi che i Lea sono proprio quell’insieme di servizi che il sistema sanitario nazionale deve garantire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro un pagamento di ticket, perché è l’unico strumento che ci permette di assicurare uniformità ed equità nell’accesso alle cure su tutto il territorio nazionale. Il nuovo sistema di garanzia che ha messo in campo l’analisi di indici di misurazione evidenzia come la situazione sia fortemente disomogenea con divari territoriali molto evidenti, soprattutto su alcune aree, in particolare sulla prevenzione e sull’assistenza territoriale. Inoltre solo 13 regioni raggiungono gli obiettivi dei Lea mentre 8 sono insufficienti; quindi non vi è soltanto un divario fra nord e sud, ma anche all’interno dei territori regionali.
Ricordo che da un lato c’è un sistema sanitario nazionale che arranca dall’altro lato abbiamo famiglie sempre più povere che rinunciano alle cure. E la soluzione non credo che sia dimostrare che il pubblico è inadeguato e che non funziona per finanziare il privato”. Lo ha detto in Aula Ilenia Malavasi, intervenuta sulla discussione della pdl sul funzionamento del servizio sanitario nazionale.
“Una serie di interventi per realizzare, modernizzare e mettere in sicurezza strade, ferrovie, termodotti e bacini idrici della Toscana”: questi i contenuti del pacchetto di emendamenti, concordato con il Pd regionale, presentato al Decreto Infrastrutture, attualmente in discussione a Montecitorio, dai deputati Pd eletti nella regione.
“Per quanto riguarda gli assi viari principali abbiamo chiesto il completamento della strada Tirrenica; la messa in sicurezza della Fi-Pi-Li, della Tosco – Romagnola e della Statale 12 dell’Abetone e del Brennero; l’adeguamento della Firenze – Siena; il completamento della Due Mari con particolare riferimento al tratto aretino. Stessa attenzione per la viabilità territoriale con la demolizione e ricostruzione del ponte sul fiume Cecina nei pressi del porto; con la realizzazione del Lotto Zero della Cassia vicino a Siena e con la progettazione del tratto stradale tra le località Maroccone e Chioma, nel territorio comunale di Livorno. Abbiamo anche proposto di togliere il pedaggio, per i residenti, alla barriera dell’A12 tra Palazzi e il casello di Rosignano e nella tratta tra i caselli Firenze Nord e Firenze Sud nell’autostrada A1.
“Sul trasporto su rotaia abbiamo chiesto il ripristino dei finanziamenti tagliati dal governo sulla Tramvia di Firenze e l’Interporto di Livorno; la realizzazione dell’Alta Capacità ed Alta Velocità ferroviaria nella tratta Genova – Roma della dorsale tirrenica; il raddoppio della linea Siena-Poggibonsi e la progettazione di nuove linee di trasporto rapido di massa per i collegamenti verso le località balneari e turistiche in provincia di Grosseto.
“Altri emendamenti riguardano poi la mitigazione del rischio idraulico nei comuni di Manciano, Calenzano, Quarrata e Campi Bisenzio e la realizzazione di termodotti per calmierare le bollette energetiche delle imprese”: è quanto riporta una nota congiunta dei parlamentari Pd Emiliano Fossi, Marco Simiani, Simona Bonafè, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Christian Di Sanzo, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli.
“Con il decreto Sicurezza destra e governo portano un violento attacco alle libertà individuali e collettive. Una vera e propria repressione del dissenso per creare sudditi invece che cittadini. D'altronde le stesse modalità di discussione parlamentare del provvedimento, con la chiusura frettolosa e con metodi autoritari avvenuta oggi in commissione, attestano visioni liberticide per cercare di reprimere e criminalizzare in spregio allo spirito della nostra Costituzione. Il decreto consente l’applicazione arbitraria e non oggettiva della norma perché la linea securitaria si consolida con definizioni vaghe e imprecise. Svolta illiberale e criminogena che esaspera la già critica situazione nelle carceri e nei contesti caratterizzati da una forte marginalità sociale. Nessun investimento per la sicurezza urbana, per la prevenzione dell’illegalità e del disagio sociale. Ancora una volta ad essere colpiti sono le categorie più fragili. Annientata tra l'altro la filiera della canapa dove è stato posto un divieto che non ha ragione di essere sul piano scientifico e della Sicurezza. Tutto questo si traduce in nessun miglioramento per i cittadini. In uno Stato di diritto il dissenso in assenza di violenza merita di essere accolto e ascoltato: con il Dl Sicurezza invece si interviene esclusivamente per censurarlo e criminalizzarlo. Il Governo sta cercando di governare con la paura. Una torsione autoritaria inaccettabile“.
Così Stefano Vaccari, capogruppo Pd in Commissione parlamentare d’inchiesta sugli Ecoreati e segretario di Presidenza della Camera.
"Gravissima la decisione di chiudere l'istituto a custodia attenuata per le detenuti madri di Lauro in Campania. La notizia, resa nota dal Garante dei diritti dei detenuti per la Campania, Samuele Ciambriello, è gravissima perché si tratta dell'unico Icam del sud Italia. In che modo sarà possibile garantire la continuità territoriale ed affettiva senza istituti?". Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia. "Questo Governo - prosegue la deputata Pd - prima manda i bambini in carcere, con il ddl sicurezza, e poi chiude gli Icam. È un attacco al principio dell'interesse superiore dei minori. C'è preoccupazione per un sistema della giustizia minorile sempre più fragile e penalizzato. È per questo - annuncia Di Biase - che depositerò un'interrogazione urgente al Ministro Nordio. Dal Garante Ciambriello abbiamo appreso che la decisione di chiudere l'Icam di Lauro avrà conseguenze sul percorso scolastico dei tre minori che oggi vivono nella struttura, oltre alle conseguenze sul reinserimento sociale delle madri. Una decisione che non comprendiamo - conclude la deputata Di Biase - e su cui serve fare immediata chiarezza".
“Il decreto Milleproroghe è l’ennesima dimostrazione di una politica fatta di misure parziali e di corto respiro. Il governo Meloni punta al consenso immediato senza affrontare riforme strutturali. Sulla Sanità, il governo ha annunciato interventi sulle liste d’attesa, approvando un decreto per aumentare le risorse, ma solo per la sanità privata accreditata. Tuttavia, i decreti attuativi non sono stati ancora emanati, e il disegno di legge per affrontare la carenza di personale sanitario è fermo da mesi. Inoltre, il Milleproroghe avrebbe dovuto concedere alle Regioni maggiore flessibilità di spesa sanitaria (utilizzando lo 0,7 per cento del fondo sanitario nazionale), ma questa misura è scomparsa dal testo definitivo. Nel frattempo, milioni di italiani rinunciano alle cure, la sanità privata cresce a scapito della pubblica, e la migrazione sanitaria dal Sud al Nord pesa per 5 miliardi di euro. Il governo non investe risorse adeguate, accompagnando di fatto il sistema verso una privatizzazione progressiva”. Lo ha detto in Aula alla Camera Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze, durante la discussione generale sul decreto Milleproroghe.
“Il governo – conclude Merola - riapre i termini per accedere alla cosiddetta ‘Rottamazione-quater’ delle cartelle esattoriali, per i debitori decaduti a seguito del mancato, insufficiente o tardivo pagamento delle rate previste, mentre prepara la quinta, senza distinguere tra chi è realmente in difficoltà e chi sfrutta il meccanismo per rinviare i pagamenti. Le precedenti quattro rottamazioni hanno lasciato un buco di 21,6 miliardi sui 64,5 previsti, e ora la maggioranza discute se destinare altri 5,2 miliardi a una nuova rottamazione o 3-4 miliardi alla riduzione delle aliquote IRPEF. Il governo, mentre non stanzia fondi per medici e infermieri e impone tagli agli enti locali, favorisce chi può evadere le tasse, penalizzando i lavoratori dipendenti e compromettendo equità fiscale e welfare. Altro che quinta rottamazione, questo governo sta rottamando il Paese”.
Amendola e Simiani: governatore è un disastro per la dignità dei cittadini lucani
“L’audizione del Presidente Bardi, in qualità di Commissario per l’emergenza idrica in Basilicata, è stata imbarazzante e lesiva della dignità dei cittadini lucani. Convocato alla Camera su esplicita richiesta del PD per discutere il DL Emergenze e il PNRR, abbiamo assistito a un mero esercizio retorico, condito da promesse future che suscitano più timore che speranza: un mattinale più che un’audizione” Così dichiarano in una nota i deputati del PD, Enzo Amendola e Marco Simiani. “Nessuna risposta concreta – aggiungono – è arrivata sui temi cruciali. Abbiamo ascoltato solo descrizioni di problemi ormai noti, come la dispersione idrica, come se Bardi non fosse il Governatore della Basilicata da sei anni. Inoltre, nessuna chiarezza è stata fornita riguardo il rapporto con Acque del Sud e sulla possibilità di garantire alla Regione un ruolo di peso nella governance della società del MEF.”
I deputati sottolineano come, in assenza di interventi strutturali immediati, da Bardi politiche inadeguate, l’unico sollievo sia venuto dalla recente pioggia e neve: “se il meteo non fosse ‘venuto in soccorso’, i cittadini lucani avrebbero pagato un prezzo altissimo per l’inerzia e la mancanza di programmazione del governo regionale. “I lucani – concludono Amendola e Simiani – meritano risposte concrete e immediate. Chiediamo un piano dettagliato e trasparente degli interventi urgenti per scongiurare il ripetersi delle drammatiche situazioni degli ultimi mesi. L’evasività e la retorica non bastano più”.
“Mentre oggi la destra boccia l’emendamento sul salario minimo, si infittiscono due misteri che hanno caratterizzato questa legislatura: il primo è quello della delega al governo sulla questione salariale. La maggioranza si era presa sei mesi di tempo per formulare una proposta, ne sono passati dieci e di quella proposta non vi è traccia. Poi c’è un altro un altro mistero: noi qui oggi parliamo del collegato al Lavoro ed anche questa volta non sappiamo che fine abbia fatto la ministra del Lavoro purtroppo assente. Noi qui parliamo di italiani che nonostante abbiano un lavoro tornano a casa e sono poveri. Oggi votando contro il salario minimo non si fa un torto al Pd o alle opposizioni, ma 4 milioni di lavoratrici e lavoratori”.
Così il deputato dem, Marco Sarracino, responsabile nazionale Coesione, Sud e aree interne del Pd, intervenendo in Aula.
“Il disegno di legge sulla sicurezza rappresenta un attacco alle libertà individuali e collettive, reprime il dissenso e punta a creare sudditi invece di cittadini. È il panpenalismo all’ennesima potenza: affronta ogni problema con un nuovo reato e nuove aggravanti senza mettere un euro per rafforzare davvero politiche di sicurezza urbana e di coesione sociale; colpisce soggetti fragili come donne incinte e bambini costretti al carcere invece che a misure alternative; reprime ogni forma di dissenso anche se esercitato con la nonviolenza o la resistenza passiva. E infine fa fare al diritto un passo indietro di secoli
con l’apertura alla castrazione chimica, pena corporale dei nostri giorni” così il partito democratico in un post condiviso anche dai profili social dei gruppi parlamentari di camera e senato.
“Fin dal novembre 2023 - scrivono i dem - quasi un anno fa, quando il provvedimento è stato approvato in Consiglio dei Ministri, abbiamo condotto un’opposizione durissima, sfruttando ogni strumento consentito dai regolamenti parlamentari: dalle pregiudiziali di merito e di costituzionalità, ai voti segreti, alle centinaia di emendamenti studiai e condivisi con le altre opposizioni, fino all’audizione di giuristi, costituzionalisti e rappresentanti delle istituzioni per fare emergere le numerose contraddizioni di queste norme.
Abbiamo inoltre denunciato, scrivendo direttamente alla presidenza della Camera, i continui tentativi di imporre una vera e propria ‘dittatura della maggioranza’ con tempi e modalità di discussione lesivi dei diritti delle opposizioni. In commissione e in aula ci siamo opposti con fermezza in ogni occasione a norme incostituzionali che minano i diritti fondamentali delle persone e la libertà, arrivando a punire persino il dissenso pacifico e introducendo disposizioni razziste chiaramente pensate per colpire specifiche etnie.
Abbiamo preteso la discussione su ogni singola norma e chiesto il voto segreto per far emergere le contraddizioni che ancora serpeggiano nella maggioranza. Ma nonostante le dichiarazioni pubbliche tutti i partiti di maggioranza hanno abbassato la testa, assecondando le scelte liberticide e securitarie del governo.
La nostra battaglia non si ferma qui: dopo il voto di ieri continueremo a combattere in Senato e nelle piazze per denunciare un provvedimento che stravolge il codice penale per fare propaganda e mascherare i fallimenti del governo in materia di sicurezza”.
“Con la discussione in Commissione Ambiente della Camera del DL Emergenze è andato in scena l’ultimo vergognoso spettacolo di maggioranza e governo: scadenza degli emendamenti fissata mentre il testo doveva ancora essere approvato al Senato, poche ore per definire le proposte emendative, 9 minuti (un record assoluto per Montecitorio) per preparare i ricorsi sugli emendamenti non ammessi (quando alcuni di loro erano stati ammessi al Senato) e mezzo pomeriggio per bocciare tutto e confermare il provvedimento uscito da Palazzo Madama. Ci sono però dei territori, come la Sicilia, la Calabria e la Basilicata in piena emergenza siccità. Ma soprattutto la Laguna di Orbetello, che ha bisogno subito di risorse per le imprese in ginocchio (ricettive, balneari, ittiche) per la moria dei pesci e questo decreto era l’ultima opportunità prima della pausa estiva per dare ristori e risorse concrete. La destra ha colpevolmente evitato ogni confronto: vedremo come avranno il coraggio di spiegarlo alla popolazione, continuando magari ad addossare le colpe alla Regione: l’unico ente che si è mosso concretamente chiedendo lo stato di calamità. Se c’era la volontà politica il DL Emergenze poteva essere modificato visto che il decreto scade tra 10 giorni: evidentemente era più importante dare oltre 4 milioni alla città di Latina (con una legge lampo approvata in due giorni dai due rami del Parlamento) per un centenario che si terrà tra 8 anni che aiutare la Laguna di Orbetello”: è quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.
“Siamo davanti all'ennesima fiducia, che non sarà l'ultima, su un provvedimento fondamentale per il Paese nel solco di un metodico svilimento della democrazia parlamentare. Votiamo in realtà su un decreto omnibus che non dà risposte strutturali al comparto agricolo che soffre da troppo tempo: l'emergenza climatica e la peste suina non sono arrivate adesso ma voi continuate a rincorrerle tardivamente. E solo adesso vi accorgete della siccità che attanaglia le regioni del sud dopo l'inefficacia dei 14 mesi di commissariamento che non hanno prodotto risultati apprezzabili”. Lo dichiara la deputata dem Antonella Forattini esprimendo il voto contrario del Pd alla fiducia posta dal governo sul Dl Agricoltura.
“Al provvedimento – continua Forattini - manca il coraggio di proteggere la redditività delle imprese e a mantenere alto il 'made in Italy' nel mondo. Tutti gli interventi si susseguono sull'onda della cronaca quotidiana e sulle leve del consenso e non affrontano strutturalmente gli stravolgimenti legati ai cambiamenti climatici. Manca inoltre dell'aspetto preventivo che da un lato acuisce i gravi ritardi per gli aiuti alle colture colpite da patogeni o calamità e dall'altro non combatte la concorrenza selvaggia che stravolge i meccanismi del giusto prezzo e non garantisce giusti salari. Non incide sulla lotta al caporalato che deve essere essere contrastato con la piena attuazione della legge Martina Orlando e il superamento della Bossi Fini che non permette una presenza regolare dei lavoratori emigrati nelle nostre campagne".
“Questo provvedimento rappresenta l’ultimo sciagurato tassello della vostra riforma delle politiche di coesione. Una rivoluzione senza capo, né coda, voluta per principio, per strappare dalle mani degli enti territoriali il potere di decidere per sé il proprio destino, la traiettoria da dare al proprio sviluppo. Una battaglia ideologica voluta dal ministro Fitto in persona sulle note di quella canzone trita e ritrita per cui ‘le Regioni non sanno spendere’. Una teoria che però non ha mai trovato fondamento nei dati, visto che proprio l’ultima relazione del Mef dimostra che sia sui pagamenti che sull’avanzamento certificato, i programmi gestiti dalla Regioni tanto vituperate hanno fatto molto meglio dei Pon gestiti dai Ministeri. Nel frattempo, sotto la sua gestione, il nostro Paese ha speso appena lo 0,94% dei 75 miliardi di euro totali a disposizione nella programmazione Fsc 2021-2027. È questo il primo risultato dei disastri di Fitto. Se solo la smettesse di ricattare le regioni ‘nemiche’, rifiutandosi di sbloccare le risorse di Puglia, Campania e Sardegna, guarda caso le uniche Regioni del Sud governate dal Partito Democratico e dal centrosinistra, forse oggi vedremmo dati migliori. E invece no perché anche in questo caso la sua personale sete di vendetta è più forte di qualsiasi altra cosa. Anche di tutte quelle opportunità di sviluppo che a causa sua il Sud sta perdendo giorno dopo giorno”.
Così il capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Dl Coesione.
“Un provvedimento approvato di notte perché questa maggioranza e questa destra si vergognano. Si vergognano di aver spaccato l’Italia in due abbandonando di fatto il sud. E lo hanno fatto nella notte pensando e sperando che i cittadini non si accorgano della schifezza che hanno fatto. Hanno approvato una legge di nascosto senza nemmeno un euro, senza fondi per la sanità per le infrastrutture per le scuole. La Meloni si è piegata al disegno della lega e di Salvini. Siamo disgustati ma non finisce qui”. Lo dichiara Stefano Graziano deputato dem.
“Con questo emendamento chiediamo di salvaguardare l’interesse nazionale nelle richieste di funzioni da parte delle regioni. L’autonomia infatti deve rispettare la solidarietà e l’interesse nazionale, altrimenti non è autonomia ma secessione. Oggi, lo ha certificato lo stesso ministro Calderoli, sappiamo che non ci sono risorse per i Lep, cioè del principale strumento redistributivo, di eguaglianza e di pari opportunità per i servizi e le prestazioni dei cittadini. Il sogno anacronistico del federalismo della prima Lega, in assenza di qualsiasi fondo perequativo, diventa così un incubo. Così si spacca l’Italia in 20 corporazioni istituzionali. Si fa male al Nord e non solo al Sud, escludendo di fatto i comuni e le città metropolitane, e si affida ai soli esecutivi regionali e di governo l’esito delle cosiddette trattative”.
Così il capogruppo Pd in commissione Finanze, Virginio Merola, intervenendo in Aula alla Camera sul Ddl Autonomia.
“In realtà - aggiunge - lo scambio denunciato tra autonomia differenziata e premierato rientra nella logica politica di questa maggioranza: frammentare, consolidare corporazioni, affidare alla decisione del premier eletto l’equilibrio e l’accoglimento delle richieste, nella logica del ‘divide et impera’, come già stiamo sperimentando con la riforma fiscale di questo governo, che contrappone lavoro autonomo a lavoro dipendente. Si aggravano le condizioni del Sud, ma anche di quelle del Nord, perché queste hanno bisogno di stare in Europa per crescere e investire. Hanno bisogno di uno Stato capace di cedere sovranità all’Europa, non di creare un nazionalismo e regionalismo corporativo. Oggi - conclude - la priorità è un Italia unita nel sostenere il federalismo europeo, e voi invece rendete istituzionale e sistematico un miope egoismo che condanna al declino il nostro Paese, che produrrà meno democrazia e più diseguaglianze”.
Nuovo botta e risposta alla camera tra il Pd e il governo sull’autonomia differenziata. La capogruppo democratica, Chiara Braga, ha approfittato della presenza in aula del vicepremier Antonio Tajani per stigmatizzare le sue parole a conclusione dei lavori della segreteria di Forza Italia, dove Tajani ha annunciato che “Forza Italia sta lavorando ad avere il maggior numero di voti agli ordini del giorno per impedire che la riforma dell'autonomia differenziata non sostenga anche il Sud”. “Ministro Tajani le chiediamo coerenza - ha detto Braga - lei sa perfettamente che non si possono garantire i Lep con degli ordini del giorno, servono modifiche legislative perchè questo provvedimento, per come è scritto, penalizza il Mezzogiorno.
Fermatevi, convochiamo una capogruppo e ripensiamo il calendario in modo da riaprire una discussione su questo punto. Non possiamo ritardare questo momento questa discussione, perché è in questa fase, su questi emendamenti che si sta definendo esattamente il cuore della questione, cioè il finanziamento dei Lep”.
Ascoltare amministrazioni locali, norma può essere inserita in dl super bonus
“Seguiamo con estrema attenzione quanto sta avvenendo nei campi Flegrei. Occorre ogni sforzo possibile innanzitutto affinché la comunicazione alla popolazione locale sia totalmente coordinata. Come sempre in questi casi, offriamo al Governo la totale disponibilità ad ogni tipo di collaborazione. Chiediamo che informi il Parlamento sull'accaduto e sulle opportune e necessarie misure che intende adottare a sostegno delle comunità locali. Chiediamo di ascoltare le richieste delle amministrazioni locali che conoscono i problemi di quel territorio meglio di chiunque altro. Se da un lato c’è un tema di gestione dell’emergenza, dall’altro c’è un enorme problema di prevenzione. A tal proposito avevo proposto con un emendamento al decreto campi flegrei, di immaginare uno strumento di intervento e di incentivi per la messa in sicurezza degli edifici privati. Proprio oggi alla Camera inizierà la discussione sul decreto superbonus. C’è dunque la possibilità di intervenire. Il Governo ci ascolti”. Così in una nota il deputato democratico, responsabile nazionale Sud del Pd, Marco Sarracino.