“Il Governo continua a negare l’evidenza, incaponendosi in una crociata ideologica contro la canapa industriale che sta già causando danni enormi a un intero comparto produttivo.
Le norme contenute nel DL Sicurezza sono scellerate e ormai contestate da tutti, persino dagli assessori regionali delle forze di maggioranza”.
Lo dichiara Matteo Mauri, responsabile sicurezza del Partito Democratico, commentando la nota della Presidenza del Consiglio sul DL Sicurezza e sulla produzione di canapa.
Il PD e tutte le forze di opposizione stanno portando avanti da tempo in Parlamento una battaglia per abrogare o modificare profondamente l’articolo 18 del decreto, che di fatto vieta la coltivazione della canapa. “Non lo dice solo il PD – sottolinea Mauri – lo dicono all’unanimità tutti gli assessori regionali, compresi quelli di maggioranza questa norma mette a rischio un settore che, come ricordano loro stessi, in Italia conta 3.000 aziende, 30.000 addetti, 500 milioni di euro di fatturato e il 90% di export. E invece di correggere una misura ingiusta e dannosa – prosegue – il Governo insiste in uno scontro sterile pur di salvare l’insalvabile. È grottesco che la Presidenza del Consiglio si affretti a pubblicare una nota per difendersi dalla presa di posizione delle Regioni dove governano e per giustificare norme che uccidono l'intero comparto!
Segno di nervosismo e consapevolezza del pasticcio compiuto, quando ci sarebbe ancora tempo per correggere. Il Governo finge di non vedere – conclude – ma la realtà parla chiaro: la norma è sbagliata e in contraddizione rispetto alla normativa europea, e sta affossando un settore sano, sostenibile e ricco di giovani energie. Questa è l'ultima occasione per evitare il disastro. Il Governo smetta di fare stupida propaganda sulla pelle di imprese e lavoratori e blocchi questa assurdità".
“Immediata revisione dell’articolo 18 del Decreto Sicurezza per evitare il collasso del comparto della canapa industriale che incarna una visione moderna, legale e sostenibile dell’agricoltura italiana. Un divieto imposto senza prevedere deroghe o flessibilità applicative e nessun tipo di ristoro o ammortizzatore sociale”.
Questo il messaggio inviato al governo e alla maggioranza da promotori ed esperti che hanno partecipato oggi alla Camera alla conferenza stampa: “Salviamo la filiera della canapa industriale”.
Il capogruppo dem in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari, promotore dell’iniziativa, ha definito la norma “ingiustificabile sul piano della salute e della Sicurezza ed un attacco incomprensibile a un settore che è volano di economia sostenibile e occupazione giovanile”, sottolineando la “necessità di una sua revisione urgente della durante la discussione parlamentare”. Raffaele Desiante, presidente di Imprenditori Canapa Italia, ha evidenziato le conseguenze occupazionali: “Oltre 3mila aziende e più di 30mila lavoratori rischiano di trovarsi senza futuro. Senza ammortizzatori sociali, migliaia di famiglie potrebbero rimanere senza reddito da un giorno all’altro”. Dal mondo accademico, il professor Alfonso Celotto ha denunciato i profili di incostituzionalità e incompatibilità con il diritto Ue: “La norma è sproporzionata e non supportata da evidenze scientifiche, oltre a violare i principi di libera circolazione delle merci e della Costituzione art. 3 e 41”. Anche Stefano Masini di Coldiretti ha richiamato i vincoli europei: “La canapa è riconosciuta come coltura agricola legittima se il Thc è sotto lo 0,3%. Il divieto italiano discrimina le imprese nazionali e danneggia l’intera organizzazione economica della filiera. Occorre tenere aperto un tavolo di lavoro con il governo e il Parlamento per trovare soluzioni utili alla salvaguardia degli interessi economici della filiera”. Dal punto di vista economico e occupazionale, Ivan Nardone (Cia - Agricoltori Italiani) ha ricordato che “la filiera genera oltre 2 miliardi di euro l’anno, bloccarla significa interrompere un’esperienza di successo anche sul fronte del ricambio generazionale”.
“Oggi è stato incardinato in Commissione Giustizia il decreto legge sicurezza. Annichilendo il lavoro parlamentare, il Governo ha scelto di approvare un nuovo decreto che copia e incolla i contenuti del ddl sicurezza, ritirando quest’ultimo dalla discussione del Senato. Un fatto gravissimo, una lesione della democrazia, anche perché le modifiche contenute nel decreto sicurezza non raccolgono appieno le preoccupazioni su alcuni temi specifici, come quello riguardante le detenute madri”. Lo ha dichiarato la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
“Cambia purtroppo ben poco. Infatti è reso facoltativo il rinvio della pena per le detenute madri, ma si specifica che nel caso di detenute incinte o con figli con età inferiore ad un anno si potrà scontare la pena in un Icam e nel caso di figli da uno a tre anni la detenzione è prevista in un Icam oppure, se le ragioni di sicurezza lo richiedono, in un carcere. Una modifica – ha proseguito la deputata Pd - che rischia di peggiorare le cose, perché in Italia sono presenti pochi istituti a custodia attenuata, con il rischio di sottrarre le detenute ai legami di territorialità. Un Icam è un carcere, i bambini saranno costretti a crescere reclusi. Si sta perpetrando una grave violazione di diritti fondamentali – ha sottolineato Di Biase - come il supremo interesse del bambino”.
“Ma c’è di peggio, perché il decreto prevede anche che in casi di violazione della sicurezza o dell’ordine da parte delle madri, espressioni vaghe e prive di specificità quelle contenute nel decreto, è previsto il loro trasferimento in carcere e la sottrazione del minore. Un vero e proprio ribaltamento della civiltà giuridica e dei diritti” ha concluso la deputata Di Biase.
"Un italiano su tre ha un cane o un gatto in casa. Le spese veterinarie sono esosissime e chi ha un animale da compagnia lo sa bene. Quindi perché le aziende di farmaci veterinari continuano a speculare su questo tema? Perché un farmaco veterinario costa quasi 5 volte di più di quello per umana? La mia proposta di legge prova a dare una risposta a tutte queste domande. Gli stessi veterinari che sono costretti a somministrare i farmaci si trovano in grande difficoltà a causa dell'elevato prezzo dei farmaci. Noi con questa proposta di legge vogliamo dare il via libera alla somministrazione di farmaci umani per animali con lo stesso principio attivo ad un costo fino a 5 volte inferiore e a farmaci veterinari generici ed equivalenti a prezzi più accessibili, con una riduzione di almeno il 20%. Ci auguriamo che questo governo di centrodestra capisca che è necessaria una normativa in questo senso. Rendere i farmaci veterinari più accessibili è una scelta morale, etica e politica fondamentale". Lo ha detto Patrizia Prestipino, deputata Pd e Garante per gli animali di Roma Capitale, in conferenza stampa alla Camera di presentazione della pdl del Pd sui farmaci veterinari.
“Secondo l'approccio 'One Health' - ha spiegato Prestipino - la salute degli animali è interamente connessa con quella degli umani e degli ecosistemi. Vogliamo garantire la sicurezza sanitaria degli animali che vivono a stretto contatto nelle nostre famiglie perché la loro salute è strettamente interconnessa a quella delle famiglie e di tutti i cittadini. Non dimentichiamoci che molte pandemie si sono diffuse a causa dell’interazione fra essere umani e animali. Per realizzare un contesto abitativo e sociale sano e sicuro per tutti sono indispensabili le cure sanitarie che non possono prescindere dall’uso di farmaci.
I farmaci veterinari oggi costano troppo, sono un vero e proprio salasso e c'è a monte una vera e propria speculazione commerciale. L'applicazione della legge permetterebbe non solo la sicurezza pubblica, ma anche il risparmio delle tasche degli italiani”.
Lollobrigida distingua fra usi leciti e illeciti
“Con il decreto Sicurezza e il divieto di produzione, trasformazione e commercializzazione della canapa, il governo italiano ha reso criminali 3000 imprenditori che coltivano 4000 ettari di terreno e ha spedito di fatto la lettera di licenziamento a 12000 lavoratori a tempo pieno. Il volume di affari del settore, ora reso illegale, vale 900 milioni di euro annui. Circa il 95% delle infiorescenze di canapa industriale prodotte in Italia è destinato all'esportazione, principalmente verso altri Paesi dell'Unione Europea, dove trovano ampio utilizzo in vari settori. La scelta del governo è punitiva ed irresponsabile perché non solo espone l'Italia al ridicolo sul piano internazionale ma mina il principio della leale concorrenza, viola il diritto europeo e prepara il terreno a migliaia di ricorsi in tribunale e ad un probabile procedimento di infrazione”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Nel decreto - aggiunge - non è stata inoltre prevista alcuna proroga per l’entrata in vigore delle disposizioni , non è stato concesso il tempo necessario agli operatori di adeguarsi alle nuove disposizioni, non è stata prevista alcuna finestra di tempo per lo smaltimento o la regolarizzazione. Per questo insieme ai parlamentari del PD, Mauri, Furfaro, Forattini, Marino, Romeo, Rossi, abbiamo presentato una interrogazione parlamentare al Ministro Lollobrigida per sapere
quali urgenti iniziative il governo intenda adottare per gestire la crisi del settore della canapa industriale in seguito all’approvazione del decreto al fine di garantire una distinzione chiara tra usi leciti e illeciti della canapa, promuovendo una regolamentazione equilibrata e favorevole alla crescita del settore”.
mau“Il ransomware non è solamente una questione tecnica, ma è sempre di più una questione di sicurezza nazionale e di tutela economica delle nostre imprese e Pa. Serve dunque una risposta strategica e nazionale da parte del nostro Governo e delle istituzioni tutte”. Lo ha detto Matteo Mauri, deputato Pd e responsabile nazionale Sicurezza, ospite di “Progress” su Sky.
“Apprezzo la disponibilità e l'interesse della maggioranza, annunciato oggi dall'On. Mollicone, verso la nostra proposta, che è strategica e va a colmare un vuoto normativo in fatto di Cybersicurezza.
Non dimentichiamo - ha aggiunto Mauri - che l’Italia è il terzo Paese dell’Unione Europea e il sesto del mondo per numero di attacchi Ransomware e che dall’inizio del 2025 già due aziende sono state costrette a richiedere la Cig a causa del ransomware”.
“Con la nostra proposta introduciamo dei punti chiave fra cui il divieto di pagamento del riscatto per i soggetti del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e proponiamo un piano nazionale di azione e di supporto a imprese e Pubblica amministrazione.
Disincentivare il mercato del ransomware e rendere la vita difficile ai cybercriminali è fondamentale anche perché quei soldi vengono spesso usati per destabilizzare i sistemi democratici o per finalità di terrorismo".
"Pagare il riscatto non può essere perciò la soluzione. Lo Stato deve essere la rete di sicurezza che aiuta chi denuncia, non chi cede ai riscatti. Chi collabora, va sostenuto. Chi tace, va sanzionato”, ha concluso Mauri.
“È assurdo e profondamente sbagliato trasformare il disegno di legge Sicurezza in un Decreto Legge. Il governo, ancora una volta, sfregia il lavoro parlamentare e lo fa nel silenzio assordante della maggioranza, incapace di prendere parola o responsabilità. Siamo al trasformismo più spudorato, un vero e proprio gioco delle tre carte. Un esercizio di illusionismo politico che umilia le istituzioni e prende in giro i cittadini. Dopo essere stati costretti a far togliere alcune norme contro cui abbiamo condotto un'opposizione durissima – sia alla Camera che al Senato – e su cui, durante l’esame parlamentare e le audizioni, erano emerse evidenti criticità, ora il governo è costretto a correggerle. Ma lo fa con la scusa di un nuovo Decreto, introducendo misure che non hanno nulla di urgente. Nessuna emergenza, nessuna giustificazione per l’uso dello strumento straordinario del Decreto Legge. E lo dimostra lo stesso governo: quelle misure erano pronte da novembre 2023. Sono passati più di 16 mesi. Dov’è l’urgenza? La verità è che si cerca di introdurre misure contro il dissenso proprio in un momento in cui cresce la protesta, aumentano le preoccupazioni e l'incertezza economica. In un tempo in cui la destra dei falsi patrioti ha gettato nella crisi le economie mondiali, si cerca di soffocare le voci critiche. Il Parlamento viene svuotato, i diritti compressi, il dissenso criminalizzato. Ma noi non ci stiamo. Continueremo a dare battaglia, nelle aule e nelle piazze, contro un governo che ha perso ogni senso del limite democratico.”
Così il responsabile sicurezza del Pd, il deputato democratico Matteo Mauri.
"Il provvedimento del governo Meloni sulla canapa industriale, all'interno del ddl sicurezza, è una scelta sbagliata e demagogica che rischia di distruggere un intero settore produttivo che vale 2 miliardi di euro e impiega circa 20.000 persone in Italia". Lo dichiarano i deputati Matteo Mauri, Stefano Vaccari, Marco Furfaro e il senatore Andrea Giorgis, rispettivamente responsabile nazionale Sicurezza del Pd, capogruppo Pd in commissione Agricoltura, capogruppo Pd in commissione Affari sociali e capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali.
"Questa norma – proseguono gli esponenti dem – non ha nulla a che vedere con la tutela della salute o della sicurezza e avrà come unico effetto quello di azzerare un comparto strategico, con gravi conseguenze economiche, fiscali e occupazionali. I produttori stessi e le associazioni di categoria chiedono una regolamentazione chiara, ma regolamentare non significa aggredire un settore. Questo non ha alcun senso. Le aziende italiane hanno sviluppato prodotti di altissimo livello, apprezzati in tutto il mondo. Eppure, con questa scelta miope, si rischia di far fallire le nostre imprese e di regalare il mercato interno ai competitor stranieri. Una scelta folle".
"Il governo – concludono - ha ancora la possibilità di fermarsi e correggere l'errore. Fino a qualche settimana fa la maggioranza si intestardiva nel dire che il testo non fosse modificabile. Ma è ormai assodato che invece il ddl sicurezza verrà rivisto in molte sue parti e poi ritornerà alla Camera per il voto finale. C'è perciò la possibilità di cancellare integralmente l'art. 18 ed evitare uno scempio. Speriamo che il centrodestra si ravveda e lo faccia. In caso contrario vogliamo almeno sperare che accetteranno di prorogare l'entrata in vigore almeno all'anno prossimo, per evitare un danno economico sul raccolto 2025, di cui dovrebbero rispondere direttamente, e per prendersi un po' di tempo per approfondire la materia. È questo il momento di fermarsi e fare la scelta giusta".
"Ancora una volta il governo e la maggioranza dimostrano di non essere all’altezza delle sfide che il comparto della sicurezza impone. Il provvedimento in discussione si rivela del tutto insufficiente e privo di una visione strategica. È così povero di contenuti che risulta difficile persino votare contro. Ma proprio per questo è altrettanto complicato votare a favore". Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato Matteo Mauri, responsabile nazionale sicurezza del Partito Democratico, annunciando il voto di astensione del Gruppo dem al ddl sull’organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate e dei Vigili del fuoco.
"Abbiamo assistito – ha aggiunto l’esponente Pd - all’ennesima occasione persa: ogni volta che questa maggioranza affronta il tema delle forze dell’ordine, lo fa in modo demagogico, con aumenti di pene e nuovi reati, oppure non fa nulla. Qui siamo di fronte a un provvedimento che non risponde alle reali esigenze di chi ogni giorno garantisce la sicurezza del Paese. Eppure, stiamo parlando di corpi dello Stato che sono riconosciuti come eccellenze a livello internazionale, come dimostrano le operazioni delle nostre forze dell’ordine nei teatri esteri e gli interventi dei Vigili del Fuoco nelle emergenze globali."
"Questi professionisti – ha concluso Mauri - meritano molto di più. Meritano un investimento concreto in termini di risorse economiche, stipendi adeguati e politiche abitative per gli operatori della sicurezza, spesso costretti a lavorare in città con costi della vita insostenibili. E invece cosa fa questo governo? Nulla di tutto ciò. Addirittura, riduce i tempi di formazione per commissari e vicecommissari, rischiando di compromettere la qualità della preparazione e, di conseguenza, la sicurezza di tutti. Se il governo vuole davvero investire nella sicurezza e nel benessere degli operatori, smetta con le misure di facciata e cominci a lavorare seriamente per garantire organici adeguati, stipendi equi e una formazione di qualità. Ma temo che non siano le persone giuste per farlo".
"Il Governo continua a colpire le infrastrutture pugliesi. Soprattutto quelle dedicate al volo. Dopo il DDL "Spazio", che di fatto annulla 5 anni di progressi autorizzativi e investimenti fatti per lo spazioporto di Grottaglie, ora il Governo declassa la categoria antincendio dell’aeroporto di Brindisi, con conseguenze immediate e gravissime sull’operatività dell’aeroporto. Meno voli e meno sicurezza. È incredibile il disinteresse della maggioranza verso le infrastrutture strategiche pugliesi. Fiumi di parole, promesse, annunci. Mesi di strombazzate sul rilancio dell’aeroporto di Brindisi, convegni e interviste, per poi essere smentiti, probabilmente addirittura a loro insaputa, dal Governo. Se non fosse tragica questa assoluta irrilevanza dei parlamentari pugliesi di centrodestra, ci sarebbe persino da ridere. Invece ci tocca assistere e protestare contro una deliberata azione anti-Puglia del Governo. Dove sono gli eletti del centrodestra? A Brindisi, poi, il loro silenzio è inquietante. Enel, Eni, Aeroporto. Se ci siete battete un colpo e provate a dare una mano ad un territorio che ha bisogno di atti non di vuote parole, o peggio di un timido silenzio".
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Nel giorno in cui si apre la discussione in Senato sul DDL Spazio che come condiviso dallo stesso Elon Musk con l’articolo 25 apre la strada a Starlink come sistema di backup satellitare per l’Italia, Giorgia Meloni intervenendo in Aula ribadisce la sua singolare idea di “dominio della sicurezza” parlando di acquisto di armi, materie prime critiche, infrastrutture strategiche, cybersicurezza, difesa dei confini, lotta ai trafficanti. Ancora una volta nemmeno una parola per i satelliti e la necessità di costruire una rete satellitare autonoma e competitiva anche livello italiano ed europeo: su questo aspetto cruciale per la nostra sicurezza presente e futura l’obiettivo del Governo si conferma non essere il dominio ma la sottomissione al dominatore” così il vicepresidente della commissione trasporti della camera, il deputato democratico Andrea Casu, condividendo sui social un passaggio dell’intervento in Aula Montecitorio della Presidente del Consiglio dei Ministri.
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“La democrazia in Europa è sotto attacco e il servizio europeo per l’azione esterna ha rilevato un dato inquietante: degli oltre 2 mila canali di disinformazione russa e cinese rilevati l’88% viaggia su X il social network di proprietà di Elon Musk. Quanto ancora il Governo italiano potrà fare finta di non accorgersene?” Così il vicepresidente della commissione trasporti e comunicazione, il deputato democratico, Andrea Casu che aggiunge: “Mentre Musk offre il principale riparo a chi cerca di manipolare l’opinione pubblica europea ed italiana Meloni e Salvini non solo fanno finta di niente ma con l’articolo 25 del ddl spazio vogliono anche affidargli le chiavi della sicurezza del paese”.
"È inquietante che, in un contesto geopolitico così delicato, il governo Meloni non stia elaborando una strategia che permetta all'Europa di rafforzare la sua autonomia strategica sviluppando delle proprie infrastrutture satellitari, costruendo sistemi di sicurezza e difesa europee. La decisione nel DDL Spazio di aprire all'utilizzo di fondi pubblici italiani per rafforzare la capacità trasmissiva nazionale, attraverso investimenti rivolti ad attori stranieri non istituzionali come SpaceX appare insensata e miope, considerando le dichiarazioni di Elon Musk, che sollevano serie preoccupazioni sulla sicurezza europea”. Lo afferma il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Unione europea.
"Le affermazioni di Musk ‘se disattivo Starlink il fronte ucraino crolla’ e ‘dovremmo uscire dalla Nato, non ha senso che l'America paghi per la difesa dell’Europa’, evidenziano in modo chiaro i pericoli derivanti dalla dipendenza da un unico attore privato. È allarmante dunque che Giorgia Meloni non dica una parola per prendere le distanze da queste affermazioni inquietanti e soprattutto che il nostro governo abbia scelto di fare affidamento su Starlink senza perseguire invece una strategia autonoma di lungo periodo volta a sostenere la creazione di infrastrutture di sicurezza e difesa europee. È l'unica strada da percorrere se vogliamo garantire la nostra indipendenza e sovranità in futuro", ha concluso De Luca.
“Il ministro Salvini evidentemente è male informato: non è da questo lato dell’oceano che si vogliono mettere dazi per colpire l’economia e l’occupazione e anche sul dl spazio tutti i nostri emendamenti non erano contro Space X ma per garantire la difesa dell’interesse e della sicurezza nazionale. Tema a cui lui non è assolutamente interessato come dimostra ogni giorno sulla terraferma occupandosi di tutto tranne che della crisi dei trasporti che sta vivendo il nostro Paese. Invece di fare spot per Starlink spieghi perché dopo aver annunciato a mezzo stampa oltre due mesi e mezzo fa il rinnovo dei contratti di oltre 110 mila autoferrotranvieri non ha ancora trovato nemmeno un centesimo per onorare l’impegno che il Ministero aveva sottoscritto ufficialmente con Sindacati e Imprese”. Così in una nota il deputato dem Andrea Casu, vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera. “Evidentemente – continua il parlamentare Pd - il peggior ministro dei trasporti di sempre è troppo impegnato a cercare soldi pubblici per Starlink per occuparsi anche dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che ogni giorno sono in prima linea per garantire il diritto alla mobilità di tutti noi e che dovrebbero essere ringraziati non presi in giro”. “Chi è l’antitaliano?”, conclude Casu rovesciando alle ultime dichiarazioni di Salvini.
Il governo e la maggioranza non hanno dimostrato la necessaria autorevolezza né l’indispensabile indipendenza dai soggetti privati interessati alle attività spaziali. In teoria era un provvedimento semplice, si trattava di colmare un vuoto normativo come hanno già fatto altri undici Paesi europei. Non è questo provvedimento a far nascere l’economia dello spazio. Abbiamo da tempo un comparto spaziale nazionale composto da oltre 200 imprese; nel 2020 l’industria spaziale italiana ha generato entrate di circa 2 miliardi di euro, impiegando oltre 7.000 lavoratori nei principali poli industriali e, per quanto riguarda i brevetti, l’Italia è stata tra i primi dieci Paesi al mondo nel periodo 2016-2020.
Il tema era offrire un quadro normativo chiaro ed efficace, nella tutela dell’interesse nazionale. Il gruppo del Pd si è concentrato esattamente su questo con proposte emendative per scoraggiare l'ottenimento di certificazioni di attività spaziali in altri Stati a danno della space economy italiana. Abbiamo incalzato il governo a prendere atto che, nello scenario geopolitico che stiamo vivendo, è prioritario mettere in sicurezza l’autonomia e la sovranità digitale del nostro paese, prevedendo la priorità alle imprese e alle strategie nazionali ed europee e, solo in caso di comprovata impossibilità, attraverso il coinvolgimento di soggetti istituzionali di paesi appartenenti alla Nato. E qui si è appalesato il convitato di pietra, si è vista l’ombra lunga e nera di Musk. Sull’art 25 ha tuonato il suo portavoce in Italia, scagliandosi sulla piattaforma X contro le opposizioni e contro il Parlamento intero. Il Parlamento che tutti dovremmo difendere. Abbiamo atteso una parola chiara dal governo o dalla maggioranza, ma non è mai arrivata. Volete andare nello spazio e non sapete neanche perché siete qui.
Lo ha detto in Aula alla Camera Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività Produttive.