«La maggioranza ha rifiutato la richiesta di rinviare il provvedimento sul consenso informato in commissione, nonostante i fatti recenti, in particolare quanto avvenuto al liceo Giulio Cesare, che impongono una riflessione profonda sul clima educativo nelle nostre istituzioni scolastiche. Quanto accaduto al Giulio Cesare è un episodio grave che dimostra come non siano sufficienti soltanto sanzioni disciplinari: è necessario affrontare un problema culturale e sociale che riguarda il rispetto dell’altro e la costruzione di relazioni sane. In questo quadro, l’educazione sessuo-affettiva, richiamata dalle linee guida dell’UNESCO e dalle indicazioni dell’OMS, resta uno strumento essenziale. Abbiamo tentato di rafforzarla con emendamenti in commissione, emendamenti che purtroppo sono stati respinti». Così è intervenuta in Aula alla Camera la responsabile con delega alla scuola, istruzione, infanzia e povertà educativa nella segreteria nazionale del Partito Democratico, Irene Manzi. «Gli studenti del liceo hanno chiesto con forza percorsi formativi su questi temi e le loro famiglie hanno appoggiato tale richiesta: è una sensibilità diffusa nel Paese che non può essere ignorata. Per questo chiediamo al Governo un segnale di fiducia verso scuole, studenti e genitori, una fiducia che non si esprime irrigidendo procedure burocratiche, ma creando condizioni perché le attività educative possano svolgersi in modo semplice, sicuro e omogeneo. La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci ha ricordato l’urgenza di intervenire sul versante educativo. Minimizzare il problema o appellarsi al cosiddetto “paradosso nordico” equivale a voltarsi dall’altra parte davanti a un’emergenza che è prima di tutto educativa. La scuola svolge un ruolo formativo insostituibile, spesso anche in sostituzione di famiglie che vivono serie difficoltà e questo va ricordato e non sottovalutato. Alla luce del rifiuto della maggioranza, continueremo a sollevare il tema nelle sedi istituzionali e nella comunità scolastica, chiedendo che il prossimo passaggio legislativo tenga conto della necessità di strumenti educativi efficaci e diffusi. Ribadiamo la nostra opposizione a un atteggiamento che ignora l’urgenza educativa e continueremo a lavorare per garantire percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole del Paese».
“Quanto accaduto al liceo Giulio Cesare, a Roma, con l’ignobile elenco di ragazze da stuprare, ci ricorda in modo drammatico l’urgenza di intervenire con decisione. E invece il provvedimento presentato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito rappresenta, di fatto, la tomba della possibilità di costruire strumenti primari di contrasto alla violenza contro le donne. Una piaga sociale che continua a dilaniare il nostro Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, senza contare la violenza sommersa, quella che non arriva a denuncia, e quella che purtroppo emerge sempre più spesso anche tra le giovani generazioni. Ce lo dicono l’abbassamento dell’età delle vittime e degli autori di femminicidio, e ce lo confermano i tragici esempi di cronaca di questi giorni.” Così in aula la Deputata del Partito Democratico, Sara Ferrari, che aggiunge: “Di fronte a tutto questo, è ancora più grave che sia proprio il Ministero dell’Istruzione a muoversi nella direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove già venti Stati hanno introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Qui, invece, si creano ostacoli e si frappongono zeppe al percorso che dovrebbe portare l’Italia verso quella stessa direzione. Non è chiaro il perché, se non ipotizzando la volontà di compiacere una piccola minoranza portatrice di un fondamentalismo ideologico che pare imprescindibile per gli equilibri della maggioranza, ignorando così la stragrande maggioranza delle richieste che arrivano dalle scuole e dalle famiglie. Sono adulti che chiedono aiuto perché i loro figli non siano lasciati in balia dell’’educazione’ dei social e del web, ma possano esercitare il pieno diritto a una formazione adeguata all’affettività e alla sessualità.” Infine, la deputata del Partito Democratico ricorda che, perfino l’Assemblea dei Vescovi italiani il 25 ottobre scorso, ha invitato le Chiese ad avviare e “coordinare nuovi percorsi di formazione alle relazioni, alla corporeità, all’affettività e alla sessualità, tenendo conto anche dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, in particolare per preadolescenti, adolescenti, giovani e i loro educatori”. “Dunque - osserva Ferrari - mentre il Ministro Valditara impedisce alle scuole italiane di attivare questi percorsi, lasciandoli ‘appesi’ come i 600 milioni di euro di tagli all’istruzione previsti in bilancio, questi corsi vengono invece promossi dalle Chiese. È legittimo allora domandarsi allora se il Governo voglia abdicare ad un dovere educativo cui suppliranno paradossalmente invece i luoghi di culto”.
«La maggioranza ha rifiutato la richiesta di rinviare il provvedimento sul consenso informato in commissione, nonostante i fatti recenti, in particolare quanto avvenuto al liceo Giulio Cesare, che impongono una riflessione profonda sul clima educativo nelle nostre istituzioni scolastiche. Quanto accaduto al Giulio Cesare è un episodio grave che dimostra come non siano sufficienti soltanto sanzioni disciplinari: è necessario affrontare un problema culturale e sociale che riguarda il rispetto dell’altro e la costruzione di relazioni sane. In questo quadro, l’educazione sessuo-affettiva, richiamata dalle linee guida dell’UNESCO e dalle indicazioni dell’OMS, resta uno strumento essenziale. Abbiamo tentato di rafforzarla con emendamenti in commissione, emendamenti che purtroppo sono stati respinti». Così è intervenuta in Aula alla Camera la responsabile con delega alla scuola, istruzione, infanzia e povertà educativa nella segreteria nazionale del Partito Democratico, Irene Manzi. «Gli studenti del liceo hanno chiesto con forza percorsi formativi su questi temi e le loro famiglie hanno appoggiato tale richiesta: è una sensibilità diffusa nel Paese che non può essere ignorata. Per questo chiediamo al Governo un segnale di fiducia verso scuole, studenti e genitori, una fiducia che non si esprime irrigidendo procedure burocratiche, ma creando condizioni perché le attività educative possano svolgersi in modo semplice, sicuro e omogeneo. La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci ha ricordato l’urgenza di intervenire sul versante educativo. Minimizzare il problema o appellarsi al cosiddetto “paradosso nordico” equivale a voltarsi dall’altra parte davanti a un’emergenza che è prima di tutto educativa. La scuola svolge un ruolo formativo insostituibile, spesso anche in sostituzione di famiglie che vivono serie difficoltà e questo va ricordato e non sottovalutato. Alla luce del rifiuto della maggioranza, continueremo a sollevare il tema nelle sedi istituzionali e nella comunità scolastica, chiedendo che il prossimo passaggio legislativo tenga conto della necessità di strumenti educativi efficaci e diffusi. Ribadiamo la nostra opposizione a un atteggiamento che ignora l’urgenza educativa e continueremo a lavorare per garantire percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole del Paese».
“Apprendiamo dagli organi di stampa che il Ministro della Cultura, che aveva preso le distanze dall’uso degli uffici di diretta collaborazione e dei canali istituzionali per fare propaganda politica durante le elezioni regionali, ha deciso di trattenere come consigliere per la comunicazione la persona che lui stesso aveva indicato come responsabile e di cui aveva accettato le dimissioni. Prendiamo atto di un netto cambio di registro rispetto a quanto dichiarato ‘a caldo’. Chiederemo conto a lui direttamente e al Ministero dell’Interno di quanto accaduto, dal momento che è stato lo stesso Ministero a confermare che vi era stato un uso distorto della comunicazione istituzionale. Se tutto confermato, verificheremo poi come agire, ma è evidente che da Giuli c’è stato uno scaricabarile di facciata che, con questo nuovo atto, confermerebbe totalmente che le responsabilità — dichiarate da Giuli stesso e dal suo capo ufficio stampa — sono tutte politiche. È Giuli che dovrà spiegare quanto accaduto nelle sedi istituzionali competenti.” Così una nota del deputato democratico Piero De Luca, che aveva pubblicamente denunciato l’uso distorto dei canali istituzionali e dell’ufficio stampa del MiC durante la campagna per le elezioni regionali in Campania.
"Il Ministero della Cultura, con un atteggiamento grave e sfuggente, 'si lava le mani' per la situazione disastrosa in cui versa Villa Romana del Casale (in provincia di Enna) indicando nella Regione Siciliana e nel presidente Schifani — insieme ai suoi predecessori dello stesso schieramento politico — gli unici responsabili del degrado del sito Unesco. È inaccettabile che il Ministero, custode ultimo dei beni culturali italiani, si limiti a uno scaricabarile istituzionale, fingendo che la gravissima situazione dei mosaici e la totale assenza di manutenzione ordinaria non lo riguardino. E tutto questo con la complice assenza ed l'imbarazzante silenzio dei parlamentari di maggioranza del territorio". Lo dichiara la deputata Dem Maria Stefania Marino intervenendo in Aula sulla sua interpellanza urgente.
"La Regione Siciliana, è vero, ha competenze dirette, ma la gestione portata avanti negli ultimi anni si è rivelata incapace e priva di visione, come dimostrano tredici anni di interventi mancati, progetti annunciati e mai realizzati, e fondi utilizzati per eventi anziché per la tutela del sito. Proprio per questo il Ministero avrebbe il dovere di intervenire, coordinare, vigilare. Al contrario, oggi abbiamo assistito a un rimpallo di responsabilità indegno di un paese che si dice custode del proprio patrimonio culturale. Continuerò a vigilare e a denunciare questa paralisi amministrativa: la Villa Romana del Casale merita impegno, non abbandono istituzionale", conclude Marino.
Parlare di “vendetta” nel caso di donne che si rivolgono alla giustizia per aver subito violenza è l’ultima frontiera della volgarità di Salvini. Denunciare un reato è un diritto. E spesso nei casi di violenza sessuale comporta sofferenze, disagi, preoccupazioni e spese che molte si sarebbero risparmiate. Chissà che ne pensa Giulia Bongiorno che ha fatto della difesa delle donne una ragione professionale e che ieri evidentemente ha dovuto bloccare un provvedimento che aveva un unico scopo: proteggere le donne da altre violenze e dare alla magistratura strumenti per una giustizia giusta.
Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla camera dei Deputati.
Oggi conferenza stampa alla Camera ore 13
Non si riunirci a cercare verità e giustizia per la Strage di Ustica. Oggi conferenza stampa nella Sala stampa della Camera dei Deputati alle ore 13, con Daria Bonfietti, presidente Associazione Parenti Vittime della Strage di Ustica. All’appello per non fermare la ricerca della verità, lanciato dai parlamentari democratici Walter Verini e Andrea De Maria, hanno subito aderito parlamentari di diversi gruppo parlamentari, che interverranno alla Conferenza Stampa: Marco Pellegrini del M5S, Marco Lombardo di Azione, Ivan Scalfarotto di Italia Viva e Ilaria Cucchi di AVS.
Parteciperanno inoltre alla Conferenza Stampa Giuseppe Giulietti di Articolo 21, Vittorio Di Trapani presidente della Federazione Nazionale della Stampa e Carlo Bartoli, presidente dell'Ordine dei Giornalisti.
«Se il ministro Musumeci non è in grado di controllare nemmeno ciò che viene pubblicato sui propri canali social, allora c’è davvero da preoccuparsi per tutto il resto. È troppo facile scaricare ogni responsabilità sulle agenzie di comunicazione.
Solo due giorni fa l’ufficio stampa del ministro Giuli si é dovuto dimettere per aver fatto ‘autonomamente’ campagna elettorale dai profili istituzionali del MiC, oggi assistiamo a un nuovo episodio: la pubblicazione, sui canali del ministro Musumeci, di un post commemorativo per il terremoto dell’Irpinia corredato da una foto del sisma di Amatrice. Ma qui non si tratta solo di un errore tecnico: siamo di fronte a una gestione superficiale della memoria e della comunicazione istituzionale. Una gestione che manca di rispetto a comunità che hanno vissuto tragedie profonde e che meritano ben altro trattamento.
La destra parla spesso di memoria, ma episodi come questo la fanno apparire quantomeno sciatta e incapace di prendersi la responsabilità politica che le compete. La legislatura è ancora lunga: sarebbe il caso che chi ha ruoli istituzionali si assumesse finalmente l’onere e l’onore che tali ruoli comportano. Ci aspettiamo il solito scaricabarile che già stiamo leggendo ma qui le responsabilità sono politiche» così una nota del vicepresidente del gruppo del Pd della Camera, Toni Ricciardi.
“Chiederemo conto nelle sedi opportune dell’utilizzo degli uffici ministeriali per finalità politiche da parte del ministro Giuli. I comunicati diffusi oggi dall’Ufficio stampa del Ministero della Cultura, che invitano espressamente al voto per il candidato Cirielli, sono un fatto gravissimo, che non può passare inosservato.
Il ministro Giuli dovrà rendere conto di quanto accaduto. È inaccettabile che uffici pubblici, finanziati dai cittadini per svolgere funzioni istituzionali, vengano piegati a fini di propaganda politica. Un episodio che solleva interrogativi profondi sul rispetto delle regole e sull’autonomia della macchina pubblica” così una nota del deputato e segretario del Pd Campano, Piero De Luca.
«Oggi l’ufficio stampa del Ministero della Cultura ha diramato tre comunicati a sostegno della candidatura di Cirielli alla presidenza della Regione Campania, riportando peraltro dati falsi sull’azione del governo nel territorio campano.
Un atto vergognoso, mai verificatosi prima: uno strappo istituzionale gravissimo. Giuli utilizza le istituzioni e gli uffici del ministero per fare campagna elettorale con i soldi dei cittadini. Di questo chiederemo conto e presenteremo interrogazioni parlamentari».
Così in una nota i deputati del PD della Commissione Cultura della Camera dei deputati.
“Le parole della sottosegretaria Borgonzoni confermano, ancora una volta, che il Governo continua a generare confusione e incertezza invece di fornire risposte chiare al settore. Dopo tre anni di legislatura, il comparto si trova in una situazione di evidente difficoltà e restano irrisolti i nodi legati ai tagli introdotti in manovra. In questo contesto, l’annuncio di una riscrittura totale della legge Cinema appare come l’apertura di un nuovo fronte, che rischia di aggiungere ulteriore instabilità a un sistema già duramente messo alla prova. Il Governo chiarisca quali siano obiettivi, contenuti e tempistiche dell’intervento annunciato, e lo faccia in modo trasparente in Parlamento. Se l’intenzione è procedere realmente a una riforma strutturale, esiste già una proposta alternativa — la proposta presentata dal Pd che riforma la governance del settore con l’istituzione di una Agenzia autonoma per il Cinema e— che potrebbe essere discussa e valutata rapidamente. Chiediamo quindi che il ministro Giuli riferisca quanto prima alle Camere e che il Presidente Mollicone convochi un approfondimento in Commissione Cultura. Servono chiarezza, confronto e un percorso definito: misure improvvisate, unite ai tagli previsti in manovra, rischiano solo di aumentare l’incertezza in un settore strategico per il sistema culturale e industriale del Paese”, dichiara Matteo Orfini, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Cultura della Camera.
Lunedì 24 novembre conferenza stampa alla Camera
"Sulla Strage di Ustica vi è una verità incontrovertibile. Il Dc9 Itavia venne abbattuto in uno scenario di guerra da un aereo di un paese alleato. La mancata collaborazione dei Paesi alleati ha impedito negli anni di raggiungere piena verità e giustizia. Il prossimo 26 novembre ci sarà la decisione del GIP sulla richiesta di archiviazione dell' Inchiesta penale. Noi chiediamo che non si rinunci alla ricerca della verità e della giustizia, lo si deve alle vittime, ai loro familiari ed alla dignità del nostro Paese. Fondamentale è l'azione che deve assumere il nostro Governo verso paesi amici dell' Italia. Noi pensiamo si debba andare avanti nel chiedere ai Paesi Nato, a partite dalla Francia e dagli Stati Uniti, di fornire tutte le informazioni in loro possesso sulla strage di Ustica. Non è il tempo di archiviare questo impegno. E l'attuale Governo, il Parlamento, debbono fare fino in fondo la propria parte.
Dell'intera questione, con ulteriori elementi di novità processuali, si parlerà in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati alle ore 13 di lunedì 24 novembre, con Daria Bonfietti, presidente Associazione Parenti Vittime della Strage di Ustica . Al nostro appello hanno subito aderito parlamentari di diversi gruppo parlamentari, che interverranno alla Conferenza Stampa: Marco Pellegrini del M5S, Marco Lombardo di Azione, Ivan Scalfarotto di Italia Viva e Ilaria Cucchi di AVS.
Parteciperanno inoltre alla Conferenza Stampa Giuseppe Giulietti di Articolo 21, Vittorio Di Trapani presidente della Federazione Nazionale della Stampa e Carlo Bartoli, presidente dell'Ordine dei Giornalisti.
Così, in una dichiarazione congiunta, i parlamentari PD Walter Verini e Andrea De Maria.
“Il Partito Democratico esprime piena vicinanza alla popolazione del Friuli, alle famiglie colpite dal maltempo e ai comuni interessati, ai quali va il nostro sostegno in questo momento difficile. Un sentito ringraziamento va ai volontari, alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco per l’impegno e la dedizione dimostrati sul territorio” così oggi in Aula alla Camera, il deputato Federico Fornaro, componente dell’Ufficio di Presidenza del PD, che ha chiesto al Governo “un’informativa urgente sulla situazione. Le immagini – ha sottolineato Fornaro - riportano l’attenzione sulla fragilità dei nostri territori. Il Partito Democratico continuerà a seguire attentamente la situazione, garantendo vicinanza alle comunità locali e sollecitando interventi immediati e concreti”.
«Ci chiediamo per quale motivo, oggi, l’Ufficio Stampa del Ministro Giuli abbia deciso di inviare nuovamente lo stesso comunicato stampa già diffuso a maggio, relativo al numero dei visitatori nei musei italiani nel 2024. Stessi numeri, stesse informazioni. Non sarà forse che, alla vigilia delle elezioni regionali, qualche mente “illuminata” del collegio romano abbia pensato di poter capitalizzare ogni singola notizia riguardante l’attività del Ministero sul territorio? A pensar male si fa peccato, ma, come recita l’adagio, spesso ci si indovina. Spiace constatare ancora una volta come il patrimonio culturale venga piegato a bandiera da sventolare in prossimità delle elezioni, con l’obiettivo di racimolare qualche consenso in più, invece di essere valorizzato per la sua reale importanza e valore sociale. Ancora più grave, dal momento che le nomine che il Ministro sta effettuando nei CDA dei musei italiani sono caratterizzate da appartenenze di partito». Così una nota della capogruppo democratica nella Commissione Cultura della Camera, Irene Manzi.
“Alla luce del forte appello lanciato oggi da Papa Leone XIV a difesa della cultura e del cinema, risuona ancora più grave l’atteggiamento del governo, che continua a confermare i tagli al Fondo Cinema nella legge di bilancio. Ad oggi, nonostante le parole, gli annunci e le ricostruzioni ottimistiche di Giuli, nella realtà non è cambiato nulla: il testo della manovra resta quello, e i tagli restano al loro posto.
Da ciò che apprendiamo i ministeri stanno ancora lavorando, ma alle tante parole non seguono i fatti. Nessuna certezza sui tempi di eventuali modifiche al tax credit, nessuna garanzia per un settore che continua a essere tenuto in ostaggio dall’incertezza. Una situazione che blocca investimenti, congela le produzioni per mesi e rischia di avere effetti devastanti sul piano economico e occupazionale”.
Lo dichiara in una nota il deputato democratico, componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini.
“Il cinema e l’audiovisivo – ricorda il democratico – non sono orpelli da sacrificare a bilanci scritti male: se davvero il governo vuole rimediare all’errore, c’è un solo modo serio: Giuli e Giorgetti cancellino il taglio previsto dalla manovra. Tutto il resto è propaganda goffa e dannosa. Dopo l’appello del Papa, non ci sono più alibi: si mettano da parte i tagli e si scelga davvero di sostenere la cultura”.