“Da 18 mesi assistiamo ad attacchi israeliani con bombardamenti indiscriminati sulla Striscia di Gaza. Oltre 54mila persone sono state uccise, tra cui 18mila bambini, un'intera generazione di palestinesi. A ciò si aggiungono le operazioni militari israeliane in Libano, Siria, Cisgiordania, Yemen e, ora, Iran, un Paese di 90 milioni di abitanti. Il rischio di un’ulteriore escalation è gravissimo e va fatto tutto il necessario per impedirlo.” Lo dichiara Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“L’obiettivo dell'attacco all'Iran – prosegue l’esponente dem – oltre a cancellare il sesto round dei negoziati sul programma nucleare iraniano e rimandare la conferenza prevista a New York in questi giorni sulla soluzione a due stati, osteggiata dal governo Netanyahu, è anche quello di oscurare ciò che accade a Gaza e ritrovare il sostegno dei paesi occidentali che nelle ultime settimane vacillava a causa dei crimini commessi dal governo Netanyahu nella Striscia. Ma non possiamo permettere che ciò avvenga. Ogni giorno a Gaza, nonostante non se ne parli più, migliaia di civili affamati si riversano nei centri di distribuzione gestiti dall'organizzazione israelo-americana ‘Gaza Humanitarian Foundation’, che non ha alcune competenza umanitaria, ma raccoglie dati anche biometrici dei beneficiari palestinesi da consegnare all’esercito israeliano. E quotidianamente l’IDF e i contractors sparano sui civili ridotti allo stremo e in attesa di ricevere gli aiuti, uccidendone a decine. Tutto questo è inaccettabile. Il silenzio è colpevole. La legalità internazionale, così come l’Europa dei diritti e della solidarietà tra i popoli, sono sepolti sotto le macerie di Gaza".
“Il Partito Democratico – conclude Boldrini – continuerà a promuovere iniziative, dentro e fuori dal Parlamento, con le altre forze politiche progressiste e le associazioni per tenere viva l'attenzione su Gaza, per denunciare lo sterminio del popolo palestinese e fare pressione perché si ponga fine a tutto ciò. Se la comunità internazionale, governo italiano incluso, continuerà a voltarsi dall’altra parte si macchierà di una colpa di cui la storia le presenterà il conto”.
"Sto partecipando a Marzabotto alla bellissima manifestazione per la Pace. Davvero un fiume di gente in marcia verso Monte Sole. Una grande speranza in giorni così drammatici. Non bisogna rinunciare a battersi perché tacciano le armi e si riapra una prospettiva di dialogo. Marzabotto è ancora un volta terra di pace, in un lungo percorso di impegno sul conflitto in Medio Oriente, ricordo i campi di pace fra ragazzi palestinesi ed israeliani nella Scuola di Pace". Così Andrea De Maria, deputato Pd, dalla marcia per la pace marcia 'Save Gaza'.
“Il rischio di una guerra globale è sempre più alto . Ora più che mai c'è bisogno di una voce unica europea che sia concretamente efficace per un'immediata de-escalation militare. È la diplomazia la principale risorsa per fermare la follia di una guerra che sembra essere sempre più vicina e mondiale”. Così il deputato Stefano Graziano, capogruppo Pd in Commissione Difesa, in una nota sul conflitto in M.O. e a commento delle parole del ministro Crosetto in un'intervista sul riarmo dell'Italia.
“Le parole del ministro Crosetto – sottolinea l'esponente dem - confermano quanto il Pd, da tempo, sta proponendo: senza una revisione netta del ReArm Eu, il piano di rafforzamento militare si concretizzerebbe in un chiaro indebitamento nazionale e potrebbe essere utilizzato solo da quei Paesi in grado di far fronte a tale indebitamento. In altre parole senza un debito europeo non può esserci una difesa europea, ma solo di quella degli Stati che, unilateralmente, amplierebbero il loro bacino militare”, conclude Graziano.
Siamo molto preoccupati per quanto sta succedendo in Egitto dove si sono registrati fermi ed espulsioni di molti cittadini internazionali impegnati nella Marcia per Gaza. Risultano bloccati anche quindici italiani che agli organi di stampa hanno parlato di “vere deportazioni”. Proprio ieri abbiamo chiesto in Aula alla Farnesina di agire per assicurare il successo della carovana di migliaia di persone provenienti da 54 Paesi che sta avanzando verso Rafah attraverso il Cairo per portare solidarietà al popolo palestinese e per consegnare aiuti umanitari. Quando il mondo non agisce di fronte a un massacro di queste proporzioni, se semplici cittadini volontariamente con i loro mezzi si fanno carico di questa marcia per portare pace e giustizia devono essere sostenuti, devono essere facilitati e tutelati così come accaduto alla nostra delegazione italiana di parlamentari, ONG, giornalisti e accademici che dal 16 al 19 maggio. Chiediamo perciò al governo di intervenire con urgenza per garantire la sicurezza e la tutela dei nostri connazionali in marcia per Gaza.
Così in una nota la deputata Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera.
"Nella notte tra l'8 e il 9 giugno le forze armate israeliane hanno assaltato la nave Madleen di Freedom Flotilla, che voleva attraccare a Gaza per consegnare beni di prima necessità, e sequestrato il suo equipaggio.
A bordo della nave, che batte bandiera del Regno Unito, ci sono 12 persone tra cui l'attivista Greta Thunberg, il giornalista francese Yanis Mahmadi, l'europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan. Ci sono cittadine e cittadini svedesi, francesi, tedeschi, turchi, spagnoli, brasiliani, olandesi, tutti pacifisti e disarmati.
Ue, Uk, Brasile, Turchia e i paesi d'appartenenza dei volontari a bordo facciano pressione su Tel Aviv perché rilasci la nave e le persone che sono a bordo. Israele liberi immediatamente l'equipaggio della Madleen e permetta la distribuzione ordinata di viveri alla popolazione stremata di Gaza". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
«In queste ore, fuori da Montecitorio, cittadine e cittadini presidiano giorno e notte con una richiesta semplice e legittima: il governo italiano interrompa ogni collaborazione militare con Israele e faccia la sua parte per fermare il massacro in corso a Gaza. A loro va il mio pieno sostegno. Così la deputata dem Rachele Scarpa.
"Il presidio - aggiunge l'esponente Pd - andrà avanti fino all’8 giugno. Una data cruciale: se il governo non interviene, quel giorno si rinnoverà automaticamente il memorandum bilaterale sulla cooperazione militare e nella difesa, firmato nel 2005 tra l’Italia e Israele. Lasciare che questo memorandum si rinnovi tacitamente mentre a Gaza si affamano i civili, si bombardano i campi profughi e si violano sistematicamente i diritti umani, è una scelta scellerata. E ci rende complici. Dieci giuristi hanno già sollevato due possibili profili di incostituzionalità dell’accordo: il primo riguarda le violazioni gravi e sistematiche del diritto internazionale umanitario da parte dello Stato di Israele; il secondo, il mancato rispetto del diritto all’informazione dei cittadini italiani, che ignorano i costi e le conseguenze di questa cooperazione, spesso coperti da segreto militare".
"La vendita di armi a Israele - conclude Scarpa - deve essere sospesa. Va fermato il memorandum. Va congelato l’accordo di associazione UE-Israele. Vanno imposte sanzioni al governo Netanyahu, che sta guidando un’operazione criminale. E va riconosciuto lo Stato di Palestina. Il 7 giugno saremo in piazza, con chi rifiuta di girarsi dall’altra parte. Con chi chiede che l’Italia stia dalla parte del diritto. Non vogliamo essere complici di un crimine di guerra.
“Durante l’informativa alla Camera, ancora una volta, il ministro Tajani ha scelto la via dell’inazione, confermando l’inerzia politica e diplomatica del governo Meloni di fronte alla gravissima crisi umanitaria in corso a Gaza”. Così la deputata dem Rachele Scarpa, che accusa l’esecutivo di non aver assunto alcuna posizione concreta a fronte delle continue violazioni del diritto internazionale da parte del governo israeliano.
“Abbiamo ascoltato tante parole – prosegue l’esponente Pd - ma nessuna proposta vera. Tajani non ha nemmeno avuto il coraggio di nominare il primo ministro israeliano Netanyahu, nonostante le gravissime responsabilità nel blocco degli aiuti umanitari e nella gestione disumana della distribuzione. Si è limitato a citare l'iniziativa ‘Food for Gaza’, con cui l’Italia ha fatto entrare appena 110 tonnellate di cibo, mentre Israele ha bloccato per 80 giorni 116.000 tonnellate di aiuti. Una cifra che dà la misura della sproporzione e dell’inadeguatezza dell’azione italiana.”
“Inoltre – conclude Scarpa - gli aiuti entrati sono stati gestiti da contractor militari israeliani, causando il caos nella distribuzione e portando a episodi di violenza contro la popolazione palestinese. Uomini e donne ammassati in recinti metallici, trattati come bestiame, e addirittura bersaglio di spari. È una vergogna che contraddice ogni principio umanitario. Alla vigilia della manifestazione del 7 giugno, chiediamo che l’Italia si schieri apertamente con i partner europei che invocano quantomeno una revisione dell'accordo di associazione tra Unione Europea e Israele.
Non possiamo restare inerti: serve un’azione diplomatica decisa, all’altezza della tradizione umanitaria e democratica del nostro Paese”.
“L'obiettivo di questa guerra è quello di rendere impossibile la vita dei palestinesi sulla loro terra. Che cosa fa il governo italiano per fermare tutto questo? Le parole del ministro Tajani non bastano più: sono parole timide, imbarazzate e imbarazzanti. C'è bisogno di atti, di azioni concrete. Confortare la coscienza, con le parole vaghe e i minuti di silenzio, non servono ai palestinesi che aspettano la condanna a morte collettiva inflitta dal governo di Israele. Gaza ci riguarda, non è solo l'attacco definitivo alla Palestina, è un attacco ai pilastri della nostra civiltà e dell'umanità”. Lo dice il deputato Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, in replica al ministro Tajani sull'informativa sullo stato di Gaza.
“Sono gli ultimi giorni di Gaza – ha sottolineato l'esponente dem - le parole del ministro Tajani erano forse buone 19 mesi fa, 50mila morti fa. Tajani parla di aiuti umanitari ma l'unico vero aiuto è fermare Netanyahu. Il governo italiano ha sbagliato completamente la lettura politica di quello che stava avvenendo in Palestina. Ha continuato a parlare fino a ieri di legittima lotta al terrorismo, ma le azioni indiscriminate a Gaza, i bombardamenti di scuole e ospedali, gli assassini di operatori umanitari e di giornalisti, l'operazione 'Nuovo Ordine in Libano' che ha colpito le truppe italiane e l'allargamento del conflitto in Medio Oriente, raccontavano un'altra verità incontrovertibile. Netanyahu deve rispendere dei propri crimini, proprio perché noi non accetteremo mai che si confondano le responsabilità di un governo con un intero popolo. C'è un'altra Israele che prova repulsione, come ha detto Liliana Segre, nei confronti del governo Netanyahu e della sua guerra infinita. E lei non ha avuto nemmeno il coraggio di pronunciare quel nome”.
“Dopo mesi di ignavia, l'Europa prova a fare un passo, ma a mancare è il governo Meloni quando una maggioranza di paesi europei chiede di rivedere l'accordo tra Ue e Israele e il governo italiano vota contro. Dite che quello che fa il governo israeliano è inaccettabile? E allora perché siete contro le sanzioni? Perché non interrompete l’accordo di cooperazione militare con Israele? Se siete per i due stati perché bocciate il riconoscimento dello Stato di Palestina? Non è demagogia, è solo logica e politica. È giustizia”, conclude Provenzano.
“L'Italia deve essere all'altezza del proprio ruolo e il governo Meloni non può continuare a voltarsi dall'altra parte di fronte a ciò che sta accadendo a Gaza o non votare la revisione degli accordi con Israele proposta dall'UE altrimenti diventa complice. Non permettiamo, come ci ha detto il responsabile del Centro palestinese dei diritti umani, che la Palestina diventi la tomba del diritto internazionale”. Lo ha detto Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo sulla mozione per il rispetto del diritto internazionale affinché due popoli possano vivere in pace e autodeterminazione e perché il governo italiano intervenga a scongiurare lo sfollamento forzato da Gaza, la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e la protezione della popolazione civile.
“Dopo la netta condanna dell'attacco di Hamas del 7 ottobre – sottolinea l'esponente del Pd - dal governo italiano non sono seguite condanne altrettanto nette nei confronti dei crimini di guerra del governo Netanyahu. A Gaza ogni giorno si muore, non c'è cibo né ambulanze per soccorrere i malati. Gli aiuti vengono bloccati dal governo israeliano perché ritenuti 'pericolosi' anche se sono semplici generatori di corrente, filtri per depurare l'acqua infetta e sedie a rotelle per gli amputati”. “Non è possibile continuare a negare il massacro della popolazione di Gaza o la deportazione dalla propria terra. Servono azioni concrete per fermare il massacro e la deportazione di un popolo”, conclude Ghio.
L'Europa non sia complice e si attivi perché cessi ogni operazione di attacco a partire da quella di terra avviata oggi.
La deputata Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo dem, insieme a una delegazione di deputati del Partito Democratico composta da Laura Boldrini, Rachele Scarpa, Arturo Scotto, Nico Stumpo e l’europarlamentare Cecilia Strada, ha visitato il valico di Rafah e i principali centri logistici della Mezzaluna Rossa, nell’ambito della missione ‘Gaza oltre il confine’, promossa da AOI, ARCI e Assopace Palestina, denunciando la drammatica situazione umanitaria a Gaza. “A un anno dalla nostra prima visita, qui regna ancora la devastazione. Da marzo non entra più alcun aiuto: la fame è usata come arma di guerra da Netanyahu, il quale, grazie all’inazione e al silenzio dei leader europei, è consentito di fare qualsiasi cosa. Le loro omissioni, la mancanza di condanna e la presa di distanza da questo sterminio li rendono complici”, dichiara Ghio, chiedendo il cessate il fuoco e l’ingresso immediato degli aiuti. “Con la delegazione dem – aggiunge l’esponente Pd – abbiamo constatato lo stallo di camion carichi di cibo e medicine, fermi da oltre settanta giorni sotto temperature estreme, perché c’è un governo che in modo criminale continua a impedire l’accesso ai soccorsi. È urgente attivare un canale umanitario permanente e applicare le misure indicate dalla giustizia internazionale. Basta bombe, basta usare la fame come arma di guerra”. Ghio ha anche duramente condannato l’inizio dell’operazione militare israeliana di terra nel nord della Striscia di Gaza, definendola “l’ennesimo atto di brutalità che colpisce indiscriminatamente la popolazione civile. Mentre il mondo assiste in silenzio - ha concluso Ghio - famiglie intere sono costrette a fuggire sotto le bombe e ora colpite dagli attacchi, in un’escalation che calpesta ogni principio del diritto internazionale umanitario. È intollerabile”.
“Durante la nostra missione verso il valico di Rafah, abbiamo effettuato una doppia visita nei principali centri logistici di stoccaggio del materiale umanitario destinato alla popolazione di Gaza, gestiti dalla Mezzaluna Rossa”. Lo dicono in un video pubblicato sui social dei deputatiol Pd, i deputati dem Arturo Scotto e Nico Stumpo, al seguito della carovana verso il valico di Rafah.
Nel primo centro, Arturo Scotto ha potuto constatare di persona una situazione drammatica: “Qui ci sono camion fermi da mesi, carichi di beni di prima necessità, cibo, medicinali, tende, destinati alla popolazione civile, ma bloccati. Da due mesi non entra nulla attraverso il valico di Rafah. Le merci rischiano di deperire sotto un caldo di oltre 40 gradi. È urgente un intervento della comunità internazionale per sbloccare questi aiuti: la fame non può essere utilizzata come arma di guerra”.
Nel secondo centro di oltre 30.000 mq, Nico Stumpo ha evidenziato un ulteriore scenario di inaccettabile stallo: “Abbiamo attraversato file interminabili di TIR carichi di aiuti umanitari che non raggiungono Gaza. All’interno c’è materiale fondamentale per alleviare le sofferenze della popolazione civile. Ma tutto resta bloccato a causa di un governo criminale che impedisce l’accesso degli aiuti, continua a colpire e a uccidere. Durante la nostra visita abbiamo udito le esplosioni di bombe che cadevano su civili.”
“Chiediamo con forza - concludono Scotto e Stumpo - che si attivi immediatamente un canale umanitario permanente: non si può utilizzare la fame come arma di guerra”.
Dichiarazione di Rachele Scarpa , deputata Pd
“Alle mie spalle c’è il valico di Rafah. Noi eravamo già qui un anno fa. Questa era una bomba (si sente un boato). Oggi si sentono ancora le esplosioni. Un anno fa avevamo potuto vedere qualche camion, due o tre, di aiuti entrare da questo cancello. Oggi, da Mezzaluna Rossa, ci è stato confermato che da marzo non entra più nulla, né qui né dal valico di Kerem Shalom. La popolazione palestinese è stremata”. Lo dice in un video pubblicato sui social dei deputati Pd, la deputata dem Rachele Scarpa, parlando dal valico di Rafah mentre in lontananza si sentono i bombardamenti.
“La fame – conclude Scarpa – non viene solo utilizzata come un’arma di guerra, ma è parte di una strategia complessiva che punta all’annientamento del senso di comunità, della popolazione palestinese e, in ultima istanza, al suo allontanamento permanente dalla Striscia di Gaza. Siamo qui oggi per chiedere il cessate il fuoco, l’ingresso immediato degli aiuti umanitari e la fine di questo massacro”.
“Siamo a El Arish, questo è il mare che tocca anche Gaza, a pochi chilometri da qui c'è la Striscia. Qui dentro si sta consumando l'ennesimo massacro nel silenzio della comunità internazionale, mentre l'esercito israeliano ha ordinato l'ennesimo sgombero. Il rischio è che si consumino altri crimini di guerra altri crimini contro l'umanità. Oggi abbiamo chiesto al governo Meloni di attivarsi per lo sblocco immediato degli aiuti. Si muore di fame e i bambini vengono amputati senza anestesia. Gli aiuti devono entrare ora”.
Cosi' in una video sui social in cui si vede il mare che lambisce la Striscia di Gaza, le deputate e i deputati democratici Laura Boldrini, Valentina Ghio, Rachele Scarpa, Arturo Scotto e Nico Stumpo e l'eurodeputata Pd Cecilia Strada, al seguito della carovana verso il valico di Rafah.
“Siamo arrivati nella città di El Arish, a pochissimi chilometri da Gaza, dopo un viaggio lunghissimo di nove ore da Il Cairo attraverso il Sinai. Abbiamo ancora veramente nel cuore le parole dei profughi gazawi di ieri che ci hanno detto che gli ospedali di Gaza stanno diventando fosse comuni che seppelliscono il diritto internazionale. Nonostante questo, oggi da Netanyahu ancora parole di morte: annunciata l’intensificazione dei bombardamenti. E dai cieli di Gaza sono caduti volantini che invitano i gazawi a lasciare le loro case”. Così la deputata Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd, al seguito di una missione in viaggio verso il valico di Gaza composta da una delegazione di rappresentanti della rete di ong Aoi, Arci, Assopace Palestina, 11 parlamentari dell'Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, 3 eurodeputati, 13 giornaliste e giornalisti, accademici ed esperte di diritto internazionale.
“Abbiamo mandato un appello a Meloni e a Tajani perché intervengano ora con i loro omologhi israeliani per il cessate il fuoco e lo sblocco degli aiuti umanitari. La nostra delegazione è qui, domani saremo a Rafah pronti ad accompagnare lo sblocco degli aiuti umanitari affinché non muoia più nemmeno un palestinese”.
Dichiarazione di Laura Boldrini, deputata Pd da Rafah
"Sono scappato nove volte, con la mia famiglia, sotto i bombardamenti, correndo senza poter prendere niente con me". E' solo una delle drammatiche testimonianze che abbiamo ascoltato da alcuni di coloro che sono riusciti a lasciare Gaza e che abbiamo incontrato al Cairo, in Egitto. Pochi fortunati perché in salvo, che vivono col senso di colpa di essere al sicuro, di poter bere e fare un pasto mentre nella Striscia si continua a morire ogni giorno. Ci hanno raccontato cosa significa subire operazioni senza anestesia, soffrire la fame e non trovare nulla da mangiare, nutrirsi col cibo per animali trovati per strada o con erbe selvatiche nella speranza di sopravvivere. Sotto le bombe. Mentre le nostre bacheche social sono piene di immagini scintillanti e video divertenti, le loro sono una lunga sequenza di condoglianze, di annunci di morti, di ultime volontà di chi sa che presto sarà il suo turno.
E hanno rivolto un atto di accusa pesantissimo verso l'Ue e la comunità internazionale che lasciano che tutto questo accada senza fare nulla. Nulla per fermare lo sterminio del popolo palestinese.
"Senza argini - hanno detto - Netanyahu farà anche peggio di così".
Una responsabilità che pesa su tutti noi. Per questo siamo venuti qui, parte di una delle più grandi delegazioni che si sia mai spinta al valico di Rafah, con l’intento di entrare a Gaza. E oggi, con il peso di queste voci ci muoviamo verso Al-Arish: una strada molto lunga e piana di check-point. Da lì raggiungeremo Rafah e tenteremo di entrare a Gaza.
Per dare voce a questa tragedia umanitaria. Perché nessuno possa dire: "io non sapevo". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, dalla Carovana solidale per Rafah "Gaza oltre il confine" a cui partecipa insieme alle colleghe Rachele Scarpa e Valentina Ghio e ai colleghi Arturo Scotto e Nico Stumpo, all'eurodeputata Cecilia Strada, a parlamentari di Avs e del M5S, giornalisti, operatori umanitari e giuristi di diritto internazionale.
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