Vaglio sicurezza Israele sta impedendo corretto arrivo aiuti umanitari
“Lasciamo Rafah e torniamo ad Al Arish a visitare il centro logistico della Mezzaluna rossa. Qui si stoccano le merci che non hanno passato il vaglio di sicurezza di Israele. Visitiamo un paio di capannoni e vediamo la quantità di aiuti che sono arrivati da tutto il mondo. Arabia Saudita, Kuwait, Germania, Francia, Australia, Indonesia oltre a ong come Oxfam. Sconcerta che tra i beni bloccati siano quelli salvavita. Respinti anestetici, incubatrici per bambini, bombole di ossigeno, generatori, toilette chimiche, refrigeratori, depuratori d’acqua. E poi le ambulanze: ne autorizzano sette a settimana, mentre lì ne sono parcheggiate sedici, si lamenta Ahmed che ci accompagna nei depositi per conto della Mezzaluna”. È la denuncia del deputato democratico, Arturo Scotto, che sta tenendo un diario del viaggio in Egitto e a Rafah della delegazione di parlamentari, giornalisti e rappresentanti delle principali Ong italiane che operano a Gaza.
A questo link il testo integrale del diario di viaggio: https://compagnoilmondo.it/diario-dal-confine-di-guerra-armi-di-sopravvi...
“La comunità internazionale intervenga per un cessate il fuoco immediato e per far entrare a Gaza tutti gli aiuti necessari. A rischio altri 85mila morti nei prossimi mesi”
“Siamo arrivati al valico di Rafah per dire con le nostre voci e i nostri corpi che la comunità internazionale si deve attivare per un cessate il fuoco immediato e duraturo. Non c’è più tempo da perdere la popolazione civile di Gaza sta morendo e se non si fermano le bombe il rischio sono altri 85mila morti nei prossimi sei mesi. La catastrofe umanitaria è arrivata a proporzioni inaudite: 6000 bambini orfani e persone che muoiono per denutrizione e disidratazione, oltre che per mancanza di medicinali ed epidemie”, così la deputata e vicepresidente PD alla Camera Valentina Ghio dal Valico di Rafah dove si trova con una delegazione di altri 13 parlamentari dell’opposizione e diverse associazioni per una missione umanitaria.
“La comunità internazionale – prosegue Ghio - deve intervenire per fermare l'arbitraria decisione delle autorità di rigettare molti degli aiuti che arrivano. Durante il viaggio verso Rafah abbiamo visto 1500 camion carichi fermi da un mese o anche due. Una scena inaudita. Nel centro di stoccaggio della Mezzaluna Rossa egiziana abbiamo visto le merci rigettate dai controlli israeliani per generiche ragioni di sicurezza. C’erano incubatrici per bambini; sussidi per disabili e anziani; cassette mediche; generatori, tutto rigettato, anche il cioccolato per i bambini, perché considerato bene non di prima necessità. Il blocco di questo materiale, in molti casi salvavita è inaccettabile e la comunità internazionale non può non intervenire”.
“Siamo qui – conclude la vicecapogruppo PD alla Camera - per chiedere con forza che i governi, a partire dal nostro, intervengano per far entrate a Gaza tutte le merci necessarie per ragioni umanitarie, e si attivino per un cessate il fuoco che fermi questa immane catastrofe”.
Il Partito democratico ha votato a favore della missione difensiva Aspides nel Mar Rosso, a garanzia della libertà e della sicurezza della navigazione, e di quelle che prevedono interventi aggiuntivi in Ucraina e in Medio Oriente. Ma non possiamo rimanere indifferenti al grido di disperazione che viene dalla striscia di Gaza e dal confine con l’Egitto. Proprio in queste ore una delegazione di parlamentari tra cui molti esponenti del Pd, ci racconta di una strage silenziosa dovuta alla mancanza di medicinali e di generi alimentari. Per questo nella nostra risoluzione avevamo chiesto che nella missione Levante ci fosse il ripristino dei fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi all'Unrwa per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo l'accesso illimitato alle cure. Colpisce la reazione di chiusura del governo soprattutto alla luce delle parole del ministro Tajani che a proposito della situazione a Gaza aveva parlato di “catastrofe umanitaria” e si è invece presentato in Aula con pochi fondi e molti tagli alla presenza attiva dell’Italia in quell’area.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
La risoluzione presentata dal Gruppo del partito democratico autorizza la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali Aspides in Mar Rosso, Levante in Medioriente e il proseguimento della missione civile dell'Ue in Ucraina e impegna il governo “a farsi promotore di una azione diplomatica volta a favorire la consegna del materiale di natura umanitaria anche attraverso la creazione di corridoi marittimi verso porti nella Striscia di Gaza e a sostenere un’azione diplomatica, nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente, il cessate-il-fuoco a Gaza e la pace nell’intera regione”.
Ecco il testo integrale della risoluzione del Pd
La Camera,
premesso che,
con l’entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, l’Italia si è dotata di uno strumento normativo che ha innovato il procedimento di deliberazione delle missioni internazionali, pur restando nelle funzioni del Parlamento il fondamentale potere di «autorizzare» nuove missioni internazionali o la loro proroga ai sensi dell’articolo 2, comma 2; la legge ha trasferito al Governo, nella fase di programmazione e istruttoria, la scelta delle missioni internazionali da avviare o da prorogare, ma la fase decisionale è rimasta nella disponibilità esclusiva delle Camere che possono negare l’autorizzazione;
l'impegno internazionale che l'Italia profonde ricorrendo alla leva delle missioni militari e degli interventi di natura civile negli scenari di crisi costituisce la necessaria risposta a persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico – il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti – e a fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euromediterranea;
nell’anno in corso, il quadro geopolitico internazionale oltre ad essere condizionato dal protrarsi dell’invasione Russa dell’Ucraina, che ha riportato un conflitto di natura “tradizionale” in Europa, ha visto aggiungersi lo scoppio della crisi mediorientale a seguito dell’attacco terroristico condotto da Hamas con l’uccisione di oltre 1.200 civili, il perpetrarsi di stupri e torture e, infine, il rapimento di più di 200 cittadini israeliani e stranieri, anche europei, condotti a Gaza come ostaggi;
a seguito degli attacchi terroristici il Premier israeliano Netanyahu ha annunciato un assedio totale della Striscia di Gaza, autorizzando la più grande mobilitazione militare del Paese dalla guerra dello Yom Kippur del 1973, prima nel Nord e successivamente nel Sud della Striscia che ha già comportato l’uccisione di oltre 30mila persone, di cui il 70% minori e donne;
il Medio Oriente si trova a vivere una profonda instabilità politica e militare, con azioni e provocazioni che stanno determinando un'escalation regionale, a partire dagli scontri al confine tra Israele e Libano, dalla Siria; e dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houti sostenuti dall'Iran;
al quadro già drammatico e in un’area tradizionalmente caratterizzata da elevata instabilità e volatilità, occorre aggiungere gli attacchi subiti dalle navi mercantili in navigazione nel Mar Rosso da parte di un gruppo armato di ribelli yemeniti filo-iraniano, gli Houthi, che ha trasformato lo stretto di Bab al Mandeb in una tratta a grande rischio per i numerosi attacchi condotti contro navi e mercantili in transito nel Mar Rosso e che sono stati condannati, lo scorso gennaio, dalla risoluzione 2722 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (con 11 voti a favore e 4 astensioni di Russia, Cina, Algeria e Mozambico). Il Consiglio ha chiesto l’immediata cessazione degli attacchi, poiché stanno ostacolando il commercio globale “e minano i diritti e le libertà di navigazione, nonché la pace e la sicurezza regionale”; ribadendo il diritto degli Stati membri, in conformità con il diritto internazionale, di difendere le proprie navi dagli attacchi, compresi quelli che minano i diritti e le libertà di navigazione;
il perdurante e massiccio blocco della libera navigazione sulla rotta di Suez costituisce un attacco sostanziale agli interessi commerciali strategici e alla sicurezza dell'Unione europea e danneggia in modo sostanziale il nostro Paese e gli altri Paesi del Mediterraneo;
difatti, attraverso il Canale di Suez si calcola che passi il 16% delle importazioni italiane. Confartigianato ha stimato che il rischio di attacchi da parte dei ribelli Houthi dello Yemen alle navi che attraversano lo Stretto di Bab el-Mandeb è costato, nel trimestre che va da novembre 2023 a gennaio 2024, 8,8 miliardi di euro in termini di perdite suddivise tra 3,3 miliardi, cioè 35 milioni al giorno, per mancate o ritardate esportazioni, e 5,5 miliardi, vale a dire 60 milioni al giorno, per l’impossibilità di approvvigionarsi di prodotti manifatturieri;
il Consiglio Affari Esteri della UE ha varato ufficialmente in data 19 gennaio 2024 l’operazione EuNavFor Aspides sulla base della proposta formulata da Italia, Francia e Germania al fine di proteggere il traffico mercantile in tutta l’area, da Hormuz a Bab el-Mandeb e fino a Suez;
la missione europea Aspides è pianificata per operare un anno salvo ulteriori estensioni e si coordinerà con l’operazione navale europea Eunavfor Atalanta attiva in funzione anti-pirateria nel Golfo di Aden e Oceano Indiano;
Aspides è configurata come una missione difensiva che prevede l’uso delle armi al solo fine di protezione del traffico mercantile e per intercettare eventuali droni, missili e barchini esplosivi diretti contro le navi;
il quartier generale dell’operazione è situato a Larissa, in Grecia, il comando operativo è affidato al commodoro greco Vasilios Griparis mentre il comando delle forze in mare è assegnato al contrammiraglio Stefano Costantino, imbarcato sul cacciatorpediniere Caio Duilio;
considerando che,
la missione Levante invece è volta ad assicurare la protezione delle forze schierate, in particolare UNIFIL e MIBIL, e sostenere l’evacuazione di contingenti, le NEO di connazionali e di Paesi like minded e la fornitura di aiuti umanitari compreso lo schieramento di una capacità sanitaria. L’area geografica dell’Operazione è la seguente; Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, Libano, Egitto, Giordania, Cipro, EAU, Qatar e regione del Mediterraneo Orientale;
purtroppo, la situazione umanitaria all’interno della Striscia è al collasso. L’OMS ha definito la striscia di Gaza una zona di morte. Secondo il World Food Programme, nel nord della striscia 1 bambino ogni 6 sotto i due anni soffre la fame. Dal 7 ottobre a Gaza sono entrati circa 10mila camion con aiuti umanitari. Più o meno la quantità che prima della guerra entrava ogni mese. Nelle ultime settimane il numero di convogli che hanno attraversato i valichi di Rafah e Karem Shalom è diminuito. A gennaio è stato negato l’accesso al 56% delle consegne, rispetto al 14% del periodo da ottobre a dicembre;
dunque ribadiamo il nostro appello al governo affinché sostenga ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia- così come già approvato dalla mozione 1/00233 presentata dal Partito Democratico poche settimane fa;
continuiamo ad affermare con forza, soprattutto dinanzi all’avvio di una missione navale europea, che si è registrata fin qui una scarsa assertività e un colpevole ritardo nell’iniziativa diplomatica dell’Unione europea, anche di semplice coordinamento con i tentativi di dialogo promossi dai Paesi arabi, le cui interlocuzioni principali stanno avvenendo con l’Amministrazione americana, come testimoniano le reiterate missioni nella regione del Segretario di Stato Anthony Blinken;
dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e l’Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, seguendo le indicazioni del suo Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana e palestinese, nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei “due popoli, due Stati”, anche rafforzando le iniziative di dialogo coi paesi terzi dell’area o da essi promosse;
nell’esaminare tale missione Levante, sollecitiamo, inoltre, nuovamente il governo a ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell’anno in corso all’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo altresì l’accesso illimitato alle cure- anche alla luce dello sblocco da parte della Commissione europea di una prima tranche da 50 milioni- di euro degli 82 previsti per il 2024- all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), dopo che, a fine gennaio, aveva sospeso il suo sostegno all’agenzia in seguito alle accuse riguardo il coinvolgimento di 12 membri del personale negli attacchi di Hamas di ottobre scorso;
l’Italia ha, difatti, una lunghissima tradizione di presenza attiva in Palestina, in West Bank come a Gaza, di organizzazioni della cooperazione allo sviluppo, ma la loro attività rischia oggi di arrestarsi a causa dei tagli del Governo italiano: nel 2021, vi erano destinati 15 milioni per i progetti di sviluppo e 5,2 milioni per l’emergenza umanitaria; nel 2022, rispettivamente, 16,3 milioni e 3,6; nel 2023, invece, solo 11 milioni esclusivamente destinati all’emergenza umanitaria, con il conseguente congelamento di dieci progetti a Gaza e in West Bank, proprio nel momento in cui sarebbero stati più necessari;
auspichiamo dunque che il governo preveda ulteriori risorse finanziare, già all’interno della missione stessa, per sostenere l’implementazione degli aiuti umanitari a Gaza, anche attraverso le organizzazioni internazionali a partire da World Food Programme (WFP) e UNRWA, sia recuperando le somme attribuite ad attività di cooperazione e sviluppo per il Medio Oriente per l’anno 2023 e non spese a causa della difficoltà ad operare nel contesto regionale a seguito del conflitto a Gaza, sia implementando ulteriormente le somme stanziate per le attività di cooperazione civile-militare e per la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza;
considerando, altresì, che,
il Partito Democratico ha chiesto al Governo, anche con la mozione 1/00233 approvata lo scorso 13 febbraio, l’impegno a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato difensivo definito, a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation regionale e la pace in Medio Oriente;
chiediamo all’Europa un’iniziativa politica più incisiva che, oltre alle missioni previste, attivi tutti i canali diplomatici con l’obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto in Medio Oriente e di promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una missione internazionale di interposizione a Gaza, che coinvolga i paesi arabi, sotto l’egida delle Nazioni Unite;
propongono all’Assemblea di autorizzare per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2024 la partecipazione dell’Italia alle seguenti tre nuove missioni, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 26 febbraio 2024 (Doc. XXV, n. 2), di seguito riportate:
EUROPA
Partecipazione di personale di magistratura alla missione civile dell’Unione europea denominata EUAM Ukraine (European Union Advisory Mission) in Ucraina (scheda n. 34-bis/2024);
ASIA
Dispositivo militare per il contributo nazionale in esito al conflitto Israele-Hamas – Operazione Levante (scheda n. 13-bis/2024), impegnando il Governo a farsi promotore di una azione diplomatica volta a favorire la consegna del materiale di natura umanitaria anche attraverso la creazione di corridoi marittimi verso porti nella Striscia di Gaza;
Proroga dell’impiego di un dispositivo multidominio in iniziative in presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area del Mar Rosso e Oceano Indiano nord-occidentale (scheda 26-bis/2024), impegnando il Governo a sostenere una azione diplomatica, nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente, il cessate-il-fuoco a Gaza e la pace nell’intera regione.
“Nella striscia di Gaza la situazione è drammatica. Chiediamo al governo di potenziare immediatamente gli aiuti umanitari”. Così la democratica Lia Quartapelle a termine dei lavori delle commissioni parlamentari che hanno esaminato le deliberazioni del Cdm sulla partecipazione italiana alle missioni. “Le parole di Tajani – aggiunge - non trovano purtroppo conferma negli atti ufficiali del governo che, in parlamento, ha posizioni molto più timide rispetto a quelle dal ministro. Chiediamo azioni concrete per favorire gli aiuti, e su questo, siamo molto delusi dalla bocciatura di un nostro emendamento per il ripristino dei fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele e dei contributi all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente. Senza questi fondi e senza il ruolo dell’UNRWA è veramente difficile consentire agli operatori di pace di aiutare la popolazione sui territori e garantire l’accesso illimitato alle cure”
UNRWA è la spina dorsale dell'assistenza sanitaria nella Striscia: sospendere fondi è una decisione miope.
È ciò che è emerso nel corso della seconda mattinata di incontri della delegazione dei parlamentari italiani, impegnati nella missione a Rafah, con le agenzie delle Nazioni Unite.
"Il 15,6% dei bambini a Gaza è sotto il livello minimo di nutrizione. Prima era dell’1%. La stima è che a Rafah ora ci sia un bagno ogni 600 persone, le epidemia sono in aumento e senza un cessate il fuoco le proiezioni parlano di ulteriori 85mila morti in 6 mesi per infezioni o malattie. 1500 camion di aiuti umanitari sono bloccati al valico" ha riferito Richard Brennan, responsabile regionale a Gaza per l’OMS.
Questo perché - conferma la Mezzaluna Rossa egiziana - "i camion di aiuti umanitari subiscono quattro tipo di controlli che durano complessivamente 30 giorni e se anche un solo articolo non viene accettato dalle forze israeliane, tutto il carico è rifiutato e resta inutilizzato nei magazzini.
Il capo di UNRWA in Egitto, Sahar Al-Jobury ha sottolineato che UNRWA lavora sulla base di un mandato internazionale e sta cercando di eseguire il proprio incarico, ma con i fondi sospesi il personale non riesce a lavorare e subisce anche restrizioni nei movimenti.
Bisogna confermare i fondi a UNRWA, aprire tutti i valichi, togliere l'assedio alla striscia e cessare il fuoco.
Come ribadito da Amani Salah, responsabile Affari umanitari di OCHA, Gaza è la chiave della stabilità della regione. È necessario fermare il massacro e lavorare al domani di questa area. La violenza rischia di generare nuove ondate di estremismo.
La pace si costruisce solo con la pace.
La delegazione farà oggi tappa ad Al Arish per poi raggiungere il valico di Rafah domani.
*Così i parlamentari della delegazione Stefania Ascari, Carmela Auriemma, Angelo Bonelli, Ouidad Bakkali
Laura Boldrini, Dario Carotenuto, Sara Ferrari, Nicola Fratoianni, Valentina Ghio, Francesco Mari, Andrea Orlando, Rachele Scarpa, Arturo Scotto, Alessandro Zan*
Fondi annunciati non ci sono, potenziare aiuti umanitari nella striscia di Gaza
“Il Ministro degli esteri Tajani rilascia interviste in cui annuncia una nuova iniziativa umanitaria italiana in medio oriente che non trovano riscontro nell’atteggiamento in parlamento di governo e maggioranza” così il capogruppo democratico nella commissione Difesa della Camera, Stefano Graziano interviene a margine dei lavori delle commissioni parlamentari che ha esaminato le deliberazioni del Cdm sulla partecipazione italiana alle missioni e su cui il Pd ha votato favorevolmente. “Abbiamo votato a favore – sottolinea Graziano – non possiamo però non sottolineare alcuni aspetti critici tra cui che nel corso dell’esame è stata approvata una riformulazione di un nostro emendamento che conferma la timidezza con cui il governo sta intervenendo nell’area. L’Italia può e deve essere promotrice di una forte azione diplomatica per favorire la consegna del materiale umanitario nella Striscia di Gaza. Non basta sostenere l’impegno europeo, serve un intervento concreto che passa necessariamente attraverso il potenziamento dei fondi. Sulla stampa Tajani parla di 10 milioni che però non trovano conferma negli atti ufficiali. Così come è fondamentale il ripristino dei fondi per le Ong e – conclude Graziano – il coinvolgimento dell’agenzia delle nazioni unite per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione e garantire accesso illimitato alle cure”.
"Le elezioni europee di giugno sono elezioni in cui l'estrema destra ha molte aspettative e l'Italia è un punto di riferimento per le ultradestre d'Europa. Giorgia Meloni è infatti la leader dei Conservatori e riformisti, partito in cui sono confluite formazioni come Vox di Abascal, Reconquête di Zemmour, il Pis di Morawiecki e il Fidesz di Orbàn.
D'altro canto, il vicepremier Salvini non è da meno e sta nello stesso partito di Marine Le Pen e di Afd che, in Germania, vorrebbe promuovere una vera e propria pulizia etnica eliminando tutti i migranti, i richiedenti asilo e perfino i tedeschi di seconda generazione.
La vittoria di questa destra sarebbe la fine dell'UE. Ci troveremmo con una Unione Europea delle nazioni e degli egoismi, con un pericoloso sfaldamento delle istituzioni comunitarie.
L'Unione, così com'è, però, non funziona. Non funziona l'Europa intergovernativa, come abbiamo visto anche recentemente con la vicenda della direttiva contro la violenza sulle donne, ottima nella versione votata dal Parlamento e poi svilita nella versione approvata dal Consiglio. Non funzione perché l'unanimità impedisce di andare avanti. Non funziona perché l'UE che potrebbe essere un gigante è oggi irrilevante sul piano politico, come vediamo con i due conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente.
Ursula Von Del Leyen dice di voler istituire il commissario alla difesa, ma a che serve se non c'è una politica estera comune? L'Ue del futuro deve avere una posizione autonoma rispetto alla Nato, non può più continuare ad andare a traino e a essere gregaria.
Per tutte queste ragioni, il Pse è l'unica alternativa all'ultradestra e deve promuovere un'Europa a due velocità che miri a una maggiore integrazione, rinunciando anche ad ambiti di sovranità, e che punti agli Stati Uniti d'Europa.
La pace è un obiettivo identitario dell'UE che negli ultimi anni è stato del tutto trascurato e disatteso, ma che non può che tornare prioritario. Per tanto dobbiamo unire le forze con chi chiede ora il riconoscimento dello Stato di Palestina: è Natanyahu a dire che sarebbe un regalo ad Hamas, ma questa posizione del governo più a destra della storia di Israele non può trovare sponde nei partiti progressisti. È il momento che l’UE dia concretezza alla formula “due popoli e due stati” riconoscendo la Palestina perché senza uno Stato palestinese non ci sarà pace né per i palestinesi né per gli israeliani". Lo ha dichiarato Laura Boldrini oggi intervenendo alla direzione nazionale del PD che si è tenuta oggi.
Ecco il testo della mozione del Pd approvata alla camera che contiene l’impegno per il governo a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza.
La Camera, impegna il Governo:
1) a sostenere ogni iniziativa volta alla liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, al fine di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi e sicuri all’interno della Striscia;
2) a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l'obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei «due popoli, due Stati», in linea con le risoluzioni dell'Onu, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento;
3) a sostenere l'Unione europea nell'attuazione in tempi rapidi delle sanzioni già deliberate contro Hamas, per colpire la capacità organizzativa, economica e finanziaria dell'organizzazione terroristica;
4) a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato definito a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente e la pace in Terra Santa.
La mozione è firmata dalla segretaria Schlein, dalla capogruppo Braga, e da tutti i componenti del gruppo dem Provenzano, Amendola, Graziano, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fossi, Furfaro, Gianassi, Girelli, Gnassi, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Quartapelle Procopio, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti, Pastorino.
“Grazie all’unità del Partito democratico l’asse del governo si è spostato su il cessate il fuoco umanitario in Medioriente. L’Italia dalla parte giusta”. Così il capogruppo in commissione difesa del Pd alla Camera, Stefano Graziano.
"La Camera ha approvato la mozione del Partito Democratico che impegna il governo a chiedere un immediato cessate il fuoco a Gaza. Ora il governo sia conseguente e si muova subito in sede internazionale per lo stop a questa catastrofe in Medio Oriente". Lo scrive sui social il deputato dem Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito Democratico.
“La Camera dei deputati del Parlamento italiano impegna il Governo Meloni a chiedere il cessate il fuoco a Gaza.
E sì, oggi il partito democratico ha fatto la sua parte. E ha riportato l’Italia dalla parte giusta, quella della pace in Medio Oriente, dove deve stare”. Così il responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano.
Il cessate il fuoco umanitario è l’unico strumento per bloccare la catastrofe nella catastrofe in Medio Oriente, fermare una strage a Rafah e consentire la liberazione degli ostaggi. Ora c’è una mozione che impegna il Governo grazie alla determinazione del Pd.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
Governo italiano assente, farà sentire la sua voce?
"Oggi l'intergruppo della Camera per la pace tra Israele e Palestina, nel giorno in cui si discutono in Aula le mozioni sul Medio Oriente ha voluto organizzare questo flash mob insieme alle associazioni che lavorano nella cooperazione italiana a Gaza e in Cisgiordania per dire 'basta' ai bombardamenti indiscriminati e per far pressione affinché il governo italiano arrivi a richiedere il 'cessate il fuoco'. Noi oggi voteremo delle mozioni in cui chiederemo il cessate il fuoco a Gaza. Che farà il Governo? Questo è il punto. Ancora non abbiamo sentito una parola chiara e forte da parte del Governo italiano, mentre il mondo intero lo sta facendo. Il mondo intero chiede a Benjamin Netanyahu di fermarsi e il Governo italiano sembra non avere voce. Per questo oggi noi abbiamo voluto farla sentire la nostra voce con questo flash mob". Lo ha detto Laura Boldrini, deputata Pd e componente dell'Intergruppo parlamentare per la pace in Medio Oriente, a margine del flash mob organizzato a Montecitorio.
"Ci sono parlamentari e rappresentanti della società civile. Noi abbiamo voluto ribadire lo stop dei bombardamenti indiscriminati dell’esercito israeliano a Gaza e la necessità di proteggere la popolazione civile perché oggi sono queste le cose più importanti ed impellenti da fare. I tribunali internazionali devono poter lavorare e fare il loro percorso di indagine rispetto ai crimini commessi da entrambe le parti e gli Stati dovranno poi rispettare le risultanze dell'attività giurisdizionale internazionale", ha aggiunto Boldrini rispondendo alle domande dei cronisti.
“Sostenere ogni iniziativa per un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste dell’Onu, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo la fornitura di aiuti umanitari nella Striscia; sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all’Ue, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l'obiettivo di celebrare, come proposto nel Consiglio Ue di ottobre, una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei ‘due popoli, due Stati’, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell’Anp nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento”.
Questi i primi due punti della mozione del Pd sul Medio Oriente che verrà discussa e votata oggi alla Camera. Nel testo si richiede al governo anche di promuovere “una missione internazionale di interposizione a Gaza, sotto egida Onu, che coinvolga i Paesi arabi che possono assumersi la responsabilità della ricostruzione della Striscia” e “il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Ue”. La mozione chiede anche di “sostenere l’Ue nell'attuazione in tempi rapidi delle sanzioni già deliberate contro l’organizzazione terroristica Hamas” e di “adoperarsi affinché l’Ue appronti un pacchetto di sanzioni contro i coloni colpevoli di crimini verso la popolazione palestinese in Cisgiordania, nonché nei confronti delle organizzazioni o degli enti economici che direttamente o indirettamente ne sostengono l'azione”. Chiesto anche il “ripristino dei fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell'anno in corso all'Unrwa” e di “favorire il lavoro di Commissioni d’inchiesta indipendenti per accertare violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario”. La mozione chiede infine di “sostenere, all'interno di una cornice Ue, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con gli altri attori regionali”.