09/12/2025 - 19:01

"Alla vigilia della Giornata mondiale dei diritti umani, il Consiglio europeo ha fatto un enorme passo indietro sul diritto all'asilo, fiore all'occhiello dell'Ue terra dei diritti. Ma consiglierei prudenza al ministro Piantedosi e al centrodestra che esultano, perché l'iter non è ancora terminato: il testo deve ancora passare dal Parlamento di Strasburgo.
Ma c'è un'altra ragione per cui l'Italia ha poco da gioire, perché il nostro paese avrà più oneri di prima. Essendo paese di primo approdo di chi arriva via mare, dovrà aspettare che altri paesi dell'Ue diano la disponibilità ad accogliere le persone o a dare un sostegno economico, ma nessuno dei paesi amici della destra ha dato disponibilità di condividere la responsabilità. Inoltre chi arriva in Italia, ma poi si sposta in un altro paese dell’Ue sarà rimandato in Italia perché il regolamento di Dublino non è stato modificato. Insomma, l'Italia ha tutto da perdere da questo patto.
Non ultimo va ricordato che la lista dei paesi sicuri non cambia nulla rispetto alle decisioni che le commissioni territoriali e i giudici possono prendere perché il diritto d'asilo non dipende dal paese da cui si proviene, ma dalla condizione personale del richiedente asilo. Un paese può essere sicuro per alcune persone, ma per altre no. E sono, appunto, le commissioni e i giudici a decidere caso per caso.
Tutta questa esultanza, dopo avere buttato centinaia di milioni di euro nei centri in Albania, inutilizzati per due anni, è davvero poco giustificata". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

 

09/12/2025 - 13:15

«Quello che è avvenuto ieri al Consiglio dell’Unione Europea va spiegato bene, perché non coincide affatto con la narrazione trionfalistica del ministro Piantedosi.

Il Consiglio UE ha approvato due proposte: una definizione aggiornata di ‘Paese terzo sicuro’ e una lista europea di ‘Paesi di origine sicuri’. Lo ha fatto con il voto contrario di Francia, Spagna, Grecia e Portogallo, cioè quattro dei Paesi più esposti ai flussi migratori. E il testo approvato non è definitivo: si apre ora il negoziato con il Parlamento europeo.

In nessun passaggio l’Europa ha sdoganato, autorizzato o richiamato l’accordo Italia–Albania. Lo ha ricordato oggi anche Monsignor Perego, presidente della Commissione CEI per le migrazioni, definendo i centri in Albania “costosi, scandalosi e finora inutilizzati”. Le sue parole confermano che non c’è alcuna base giuridica per considerare l’intesa un modello europeo. La propaganda non può sostituire le norme.

Inoltre, la lista europea dei Paesi sicuri non conferma quella italiana: la restringe. La CEI ha parlato di un elenco “più che dimezzato” rispetto alle scelte del governo. E resta fermo un principio fondamentale: il diritto d’asilo riguarda sempre la persona e la sua situazione concreta, non la semplice provenienza da un Paese inserito in un elenco.

Il ministro parla di ‘svolta voluta dall’Italia’, ma i fatti dicono altro: l’UE non ha adottato il modello Meloni–Piantedosi, non ha avallato i centri in Albania, non ha modificato il Patto Asilo e Migrazione, e non ha cancellato la valutazione individuale delle domande.

Siamo di fronte all’ennesima operazione propagandistica del governo, che usa il tema della migrazione per rivendicare successi inesistenti invece di cercare soluzioni serie e condivise». Lo dichiara il deputato del Pd, Silvio Lai.

 

04/11/2025 - 18:29

"Abbiamo fatto nostro l'appello dei comboniani che operano in Sudan dove è in corso una catastrofe umanitaria di proporzioni enormi. La città di Al-Fashir, la principale città del Darfur settentrionale, assediata per 18 mesi, è recentemente caduta sotto il controllo delle RSF. Le stime parlano di centinaia di migliaia di morti, di atrocità, mutilazioni e torture in un contesto di conflitto civile che va avanti ormai da due anni e su cui regna un insopportabile e colpevole silenzio che deve finire.
Per questo, dopo la conferenza stampa con un collegamento dal Sudan, sono intervenuta in aula per chiedere al governo di venire a riferire su quale sia la posizione dell'Italia rispetto a quanto accade in Darfur. Vuole o no, il governo, impegnarsi per il cessate il fuoco? Vuole o no chiedere l'apertura di canali sicuri per fare entrare gli aiuti umanitari e per evacuare le persone da Al-Fashir, bloccare il commercio di armi come prevede il trattato sul commercio di armi? Vuole o no, il governo, che ci sia una commissione di inchiesta indipendente sui crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella zona di Al-Fashir e in tutto il Darfur? E, infine, vuole o no rafforzare la pressione diplomatica sui paesi che alimentano il conflitto come gli Emirati Arabi Uniti?
L'Africa è un continente a cui dovremmo prestare molta attenzione. Ma l'Africa per il governo è solo il piano Mattei che di fatto serve a facilitare gli affari delle aziende italiane nei paesi africani. Oltre al Sudan, ci sono altre situazioni drammatiche nel continente africano su cui servono azioni politiche mirate,  non l’inerzia. Penso al Mali, dove la capitale Bamako è circondata da gruppi che sostengono l'Isis, e penso alla Nigeria dove Trump vuole addirittura intervenire con le armi.
Di tutto questo vogliamo che il governo venga a riferire in aula perché finora non sappiamo nulla di quale sia la posizione dell'Italia. E faremo anche atti parlamentari per avere impegni scritti da parte del governo". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

 

10/10/2025 - 12:35

“Secondo gli ultimi dati raccolti dalla UIL dal 2014 al 2023 sono stati chiusi 258 consultori, facendo emergere con chiarezza un quadro di sottodimensionamento e sottofinanziamento, tanto che per rispettare il parametro previsto dalle normative vigenti, uno ogni 20.000 abitanti, servirebbero 810 consultori in più. Ad oggi nel nostro Paese solo 5 regioni in Italia risultano adempienti e rispettano il rapporto numero dei consultori/utenti previsto dalle normative vigenti.

È dunque necessario che il ministro della Salute promuova, in sede di Conferenza Stato-Regioni, un monitoraggio aggiornato sullo stato attuale dei consultori familiari e l’adozione di linee guida vincolanti che assicurino omogeneità e qualità dei servizi erogati in tutto il territorio nazionale”. Così si legge nell’interrogazione al ministro Schillaci, promossa dalle deputate Ilenia Malavasi e Valentina Ghio e sottoscritta dal Gruppo Pd alla Camera, in primis dalla segreteria Schlein e dalla capogruppo Braga.

“È altresì fondamentale – sottolineano le parlamentari dem - prevedere un incremento del Fondo Sanitario Nazionale, adeguandolo al rapporto spesa sanitaria/PIL dei Paesi Europei più industrializzati, vincolando parte di tale incremento all'aumento delle risorse per il funzionamento dei consultori.

È ormai chiaro che i consultori, nati come presidi fondamentali per la salute e il benessere delle donne sotto molteplici aspetti, sono stati progressivamente tagliati nel numero e privati delle risorse necessarie per svolgere le loro funzioni essenziali. È giunto il momento di invertire questa rotta, ripristinando il ruolo ampio e articolato a tutela della salute e delle scelte riproduttive consapevoli delle donne.”

 

23/09/2025 - 13:02

“Condanniamo le violenze, sempre, ma vorrei sentire una risposta da parte del Governo a questi ragazzi che chiedono spiegazioni sul silenzio imbarazzante su Gaza”.

Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta a ReStart su Rai3, sulle manifestazioni di ieri.

“Per la prima volta tantissime persone, soprattutto giovani, hanno deciso di manifestare e sono scese in piazza pacificamente per dire che pretendono un atteggiamento diverso da parte della politica - ha proseguito la deputata dem - Non si può usare il pretesto di pochi che ieri hanno sbagliato a fronte di quelle centinaia di migliaia di persone che hanno scelto di rinunciare a uno stipendio e vogliono una presa di posizione”.

“Gli altri Paesi lo hanno fatto, Francia, Inghilterra, Spagna, perché l’Italia no? Abbiamo sempre svolto un ruolo di mediatore in quei territori, anche in momento di dialettica difficile. Invece dal Governo, come sempre, arrivano solo risposte sicuritarie, senza trattare ciò che è realmente importante: abbiamo chiesto a Giorgia Meloni di riferire in Aula, ci manderà il ministro Tajani. Nel frattempo l’Italia resta indietro” ha concluso Gribaudo.

 

01/08/2025 - 17:48

“Le due domande di pronuncia pregiudiziale sulla questione dei Paesi di origine sicuri erano state sollevate dal Tribunale ordinario di Roma già a ottobre e il governo ha scelto di ignorarle, andando avanti con i due tentativi, fallimentari, di novembre e gennaio. Ora che la pronuncia è arrivata, palazzo Chigi esprime ‘sorpresa’. Una posizione semplicemente ridicola, di un esecutivo che ha scelto deliberatamente di ignorare i dubbi evidentemente fondati posti dai giudici e che, dopo il primo tentativo, ha macchiato il nostro paese con altre due deportazioni illegali, a novembre e a gennaio. Anche la ‘la seconda fase’, quella per cui la struttura di Gjadër è diventata un Cpr italiano, è già stata messa in discussione da un’ordinanza della Cassazione che rinvia alla Corte di Giustizia europea. Il governo si fermi ora: non una vita in più rovinata, non un euro in più speso in questo progetto folle. Perseverare con questa propaganda inutile e violenta è diabolico”.

Così la deputata democratica, Rachele Scarpa.

 

01/08/2025 - 17:10

“Lo avevamo denunciato in Parlamento, ma il governo Meloni ha preferito ignorare ogni voce critica pur di portare avanti un accordo propagandistico, costoso e in aperto contrasto con i principi europei. La Corte di Giustizia dell’UE è stata chiara: non si possono trasferire migranti in Paesi terzi considerati sicuri senza una reale garanzia di protezione per tutti.

Questo progetto si sta rivelando sempre più per quello che è: uno spreco enorme di denaro pubblico, una misura costosa, inefficace e totalmente ideologica.

Il governo si fermi, rispetti la sentenza della Corte e smetta di fare propaganda sulla pelle dei migranti e con i soldi dei contribuenti italiani” così la capogruppo democratica in commissione affari costituzionali della Camera Simona Bonafè.

 

01/08/2025 - 15:00

"Un paese si può definire "sicuro" quando lo è per tutti i gruppi che compongono la sua società: per tutte le etnie, le religioni, gli orientamenti politici, le identità di genere. E i giudici possono valutare se un paese è sicuro oppure no. Lo stabilisce la sentenza di oggi della Corte di giustizia  europea. Quindi la lista dei "paesi sicuri" stilata dal governo Meloni non è conforme al diritto europeo che è di rango superiore rispetto a quello italiano e la legge italiana non può andare contro quella europea, checché ne pensino Meloni e Piantedosi.
Ed è proprio su quella lista che nasce il malaugurato "protocollo Albania" sulla base del quale sono stati costruiti i due centri di identificazione e detenzione a Gjader e Shengjin, dove i diritti dei migranti vengono regolarmente violati e per i quali il governo sta spendendo 114mila euro al giorno per la detenzione di pochissime persone.
Non sono neanche serviti a ridurre i flussi migratori, come raccontava la propaganda del governo, dato che nei primi 6 mesi del 2025 gli sbarchi sono aumentati del 16% rispetto allo scorso anno.
Un fallimento su tutta la linea: legale, economica, umana, in termini di diritti e di politiche migratorie. Una premier con un briciolo di coscienza dovrebbe chiedere scusa per aver buttato via il denaro dei contribuenti, mettendo in piedi in Albania un sistema di centri inutilizzabili, raccontando bugie agli italiani e alla italiane". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

01/08/2025 - 12:26

“La sentenza della Corte di Giustizia Europea sui paesi sicuri segna uno spartiacque: il modello Albania, per come era stato concepito dal Governo Meloni, non regge e non è compatibile con il diritto comunitario. Un paese non può essere inserito nella lista dei paesi sicuri da uno stato qualora non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione, e l’eventuale designazione deve poter essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo. Già dopo il primo trasferimento ad ottobre il governo avrebbe dovuto fermarsi: alla luce di questa sentenza i tentativi di novembre e gennaio risultano dolosi, attuati per esigenze meramente politiche e propagandistiche. Se c’è un momento in cui fermare questa follia, quello è adesso: la “prima fase”, la funzione originaria dei centri, non è sostenibile, e la seconda, quella che trasforma il centro di Gjadër in CPR, ha mostrato in questi mesi le sue enormi disfunzionalità, in termini di diritti umani innanzitutto, ma anche a livello logico, logistico ed economico. Il Governo continuerà a portare in Albania persone che già si trovano trattenute in Italia, per poi doverle riportare tutte in Italia, anche in caso di rimpatrio? Continuerà a deportare persone vulnerabili, che poi verranno valutate come incompatibili con il trattenimento? Continuerà ad accanirsi su poche decine di sfortunati, per tenere in piedi il frutto mostruoso della sua propaganda? L’unica soluzione dignitosa per l’esecutivo è di fermarsi: rinunciare a questa follia, risarcire chi ne ha pagato il prezzo, e abbandonare la bugia del “funzioneranno”: il nostro paese merita politiche migratorie migliori” così la deputata democratica, Rachele Scarpa.

 

22/07/2025 - 18:38

Sconforta sentire dire dai ministri Ue che gli hub per i rimpatri in Paesi Terzi sono una soluzione necessaria e innovativa, purché vengano rispettati i diritti umani. E sconcerta sentire il ministro Piantedosi parlare del CPR in Albania come 'un modello' per questi hub: il centro in Albania è un modello di come non vanno fatte le cose, se si vogliono davvero rispettare i diritti umani". Così la deputata Pd Rachele Scarpa e l'eurodeputata dem Cecilia Strada, appena rientrate da una nuova ispezione

nel Centro di Gjadër.

"Nel centro - sottolinea la deputata dem - ci sono al momento 26 persone, tra cui alcune arrivate qui il 16 luglio in un trasferimento di cui non si aveva avuto notizia pubblica. Abbiamo trovato, ancora una volta, casi di persone vulnerabili che non avrebbero mai dovuto, secondo gli stessi criteri del ministero, essere portate qui. E infatti sono già rientrate o stanno per rientrare in Italia".

"Non sappiamo - aggiungono le esponenti Pd - se i ministri Ue abbiano mai messo piede a Gjadër, noi sì, molte volte. Anche in questa visita abbiamo trovato episodi di autolesionismo, tentati suicidi, persone disperate. E, indipendentemente dalla buona volontà dei singoli operatori che lavorano nel centro, il fatto che sia in territorio straniero, mina, di fatto, molti diritti, a partire dal diritto alla difesa, alla salute, all'unità familiare. Qualcuno, per esempio, ha figli italiani". Nel centro di Gjadër, finora, sono transitate 132 persone. Sappiamo che qualcuno è stato rimandato nel Paese di origine, che molti sono invece stati riportati in Italia e liberati, ma è impossibile avere numeri certi data la totale mancanza di trasparenza da parte del

governo, nonostante le molte richieste di informazioni".

"La Commissione e molti ministri europei - denuncia l'europarlamentare - vogliono andare spediti verso un sistema che non garantisce alcun rispetto dei diritti umani. Io cercherò di oppormi in ogni modo, sostenendo le colleghe che lavorano sul regolamento rimpatri e occupandomi del dossier sui Paesi terzi sicuri e sui Paesi sicuri di origine, di cui sono appena stata nominata relatrice ombra per il gruppo dei socialisti".

"L'Albania è un modello, sì: un modello che ha già mostrato di essere un buco nero dei diritti. Un modello da abbandonare", concludono Scarpa e Strada.

 

15/05/2025 - 15:15

“Era febbraio 2024 quando il parlamento ha licenziato il protocollo con l'Albania per la realizzazione dei centri. Dopo poco più di un anno il governo presenta un nuovo decreto che modifica radicalmente l'accordo precedente. Il governo ammette di avere fallito e che il modello presentato dalla Presidente del Consiglio come il sistema che ci avrebbe copiato tutta l'Europa è stato un enorme flop: un modello di spreco di risorse. Il Pd è stato facilmente profeta di quello che sarebbe successo: un progetto che non serviva a nulla se non alla propaganda del governo, pagata a caro prezzo dai contribuenti italiani”. Lo ha dichiarato la deputata Pd, Simona Bonafè nella dichiarazione di voto alla fiducia posta dal governo sul cosiddetto Dl Albania.
“I numeri – sottolinea l'esponente dem - non sono piegabili alla narrazione quotidiana del falso successo del governo: anche nella versione originaria i centri avrebbero potuto trattenere al massimo il 2% dei migranti che arrivano in Italia. Invece di ammettere il fallimento, il governo prima si accanisce contro i giudici, poi facendo il gioco delle tre carte, crea una lista dei 'Paesi sicuri' e infine, sposta le competenze della convalida dei trattenimenti alla corti d'appello, distorcendo il sistema giudiziario”.
“Con questo decreto, in Albania arriveranno migranti trasferiti dai Cpr italiani in attesa di essere espulsi. Ma dov’è l’ effetto deterrenza? Parlavate di lotta contro i trafficanti di esseri umani per tutto il globo terracqueo e l'unico criminale che è stato trovato in Italia, Almasri, è stato riportato a casa con gli onori di Stato. I tanti soldi spesi per un fallimento annunciato, andavano spesi per la sanità pubblica e per abbattere le liste d'attesa e per fare vere politiche di cooperazione con i Paesi dai quali i migranti partono”, conclude Bonafè.

 

02/04/2025 - 17:41

"Un sistematico traffico di esseri umani gestito da apparati dello stato tunisino, con compravendita di persone, torture, stupri, deportazioni: è il quadro drammatico che emerge dal rapporto “STATE trafficking” presentato oggi al Comitato diritti umani della Camera che presiedo. Il rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricercatori che chiedono l’anonimato per motivi di sicurezza, con il supporto di Onborders, Border Forensics e l’associazione sugli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) riguardo alle costanti violazioni dei diritti dei migranti perpetrate dal regime dell'autocrate Kais Saied.
Secondo le testimonianze raccolte dai ricercatori, gli apparati militari e di polizia tunisini vendono i migranti subsahariani a soggetti libici che gestiscono centri di detenzione i quali a loro volta obbligano i migranti a chiedere un riscatto alle famiglie per la loro liberazione. Un commercio raccapricciante in cui le persone vengono vendute come se fossero schiavi. Questo fenomeno ha subito un crescendo da quando Saied pronunciò il suo famigerato discorso di odio, a febbraio 2023, parlando di "sostituzione etnica" che i migranti subsahariani starebbero compiendo ai danni della Tunisia. Da allora le violenze dei singoli cittadini, ma anche le persecuzioni di agenti governativi, sono aumentate esponenzialmente. Inoltre, secondo quanto denunciato da Asgi nel corso dell’audizione, le autorità tunisine sono direttamente responsabili della morte di centinaia di persone al largo delle coste del paese dove le motovedette, finanziate con fondi europei e italiani, provocano volutamente naufragi per ostacolare le partenze.
La Tunisia non può restare nell'elenco dei paesi sicuri. Non è un paese sicuro quello in cui vengono costantemente e sistematicamente violati i diritti umani.
Presenteremo un'interrogazione al governo per sapere se è a conoscenza di quello che il report denuncia e come intenda assicurarsi che le autorità tunisine  di impegnino per reprimere un tale disgusto fenomeno". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

26/03/2025 - 18:10

“La peritonite infettiva felina (Fip) è una malattia mortale nel 96% dei casi sintomatici per i gatti. Eppure, esiste una cura efficace che, mentre in Paesi come il Regno Unito è autorizzata, in Italia continua a rimanere indisponibile. Non possiamo accettare questa situazione di stallo, che lascia nel buio migliaia di famiglie italiane costrette a cercare soluzioni nel mercato nero, spesso rischiando truffe e compromettendo la salute dei propri animali”. Lo dichiara la deputat dem Eleonora Evi, in merito a un’interrogazione presentata al ministro della Salute Orazio Schillaci per chiedere risposte concrete sulla mancata autorizzazione della terapia.

“I cittadini e i veterinari – conclude Evi - chiedono chiarezza. Chi ama gli animali non può trovarsi di fronte a una scelta impossibile tra il rispetto delle regole e la possibilità di salvare vite. È inaccettabile che il nostro Paese resti indietro su una questione così urgente. Il governo agisca subito per garantire ai veterinari gli strumenti per curare e alle famiglie la possibilità di accedere a trattamenti sicuri ed efficaci”.

 

20/03/2025 - 14:30

Il riconoscimento del diritto di voto per i fuori sede nei prossimi referendum rappresenta una seconda piccola grande vittoria per il Partito Democratico e per tutti coloro che si battono per una democrazia più inclusiva e accessibile. È un risultato che abbiamo ottenuto con determinazione, dopo anni di impegno e mobilitazione". Così Marianna Madia, deputata del Partito Democratico e prima firmataria della pdl “Voto dove vivo” insieme al senatore dem Marco Meloni.

"La nostra battaglia per garantire il voto ai fuori sede – spiega l’esponente dem - è iniziata molto tempo fa. Solo poche settimane fa, il ministro Piantedosi aveva escluso questa possibilità, ma grazie al nostro pressing, al lavoro costante e all’azione congiunta con il senatore Meloni, che ha portato alla presentazione di due proposte di legge e alla mobilitazione delle associazioni, tra le quali il comitato ‘Voto dove vivo’,  il governo ha dovuto cambiare posizione e inserire questa misura nel decreto approvato".

"Si tratta – conclude Madia - di una seconda tappa, dopo la prima sperimentazione alle scorse elezioni europee. Ora, però, non possiamo fermarci: è necessario garantire ai cittadini fuori sede il diritto di voto in modo strutturale e definitivo, come avviene negli altri Paesi avanzati. Chiediamo quindi che la proposta di legge già approvata alla Camera e bloccata al Senato da mesi venga finalmente discussa e approvata. Non possiamo accettare meccanismi parziali o soluzioni provvisorie: serve una legislazione chiara, che assicuri il voto ai fuori sede non solo nei referendum, ma anche alle elezioni politiche ed europee".

 

31/01/2025 - 20:19

“Per la terza volta, il governo ha trasferito migranti in Albania senza rispettare le norme, e per la terza volta questi dovranno essere rimpatriati. Il cosiddetto ‘modello Albania’ si conferma un fallimento totale: una violazione dei diritti umani che spreca milioni di euro degli italiani solo per alimentare la propaganda ideologica della destra. Tornano tutti in Italia. Di nuovo.”

“Appena due giorni fa ho potuto parlare con uno di loro. Ho trovato una persona spaventata e disorientata, che si commuoveva ricordando la detenzione e le violenze subite in Libia, che mi chiedeva: ‘ma è vero che forse andrò in Italia?’ Oggi, è avendo in testa quel ragazzo, non troppo più grande di me, che accolgo con sollievo la decisione della Corte d’Appello di sospendere il trattenimento delle 43 persone portate a Gjader, in attesa della pronuncia della Corte Europea di Giustizia sui paesi sicuri. Ma anche con sdegno.”

“Sdegno per la deportazione che hanno subito queste persone, tra cui quattro minori e due vulnerabili. Sdegno per i soldi dei contribuenti buttati. Un’operazione disumana, inutile e costosissima, orchestrata solo per alimentare la propaganda del governo.”

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