“Dopo il salario minimo, la destra vuole fare secca anche la proposta sulla riduzione dell’orario di lavoro promossa dalle opposizioni. Oggi in commissione Bilancio hanno di nuovo accampato la scusa delle coperture, addirittura motivando in maniera del tutto falsa e infondata che il fondo per gli incentivi alle imprese per la settimana corta investiva anche il settore pubblico e non aveva un tetto di spesa. Non sanno nemmeno leggere gli articoli di una legge. Sono in difficoltà e dunque, anziché discutere nel merito le proposte che allargano i diritti dei lavoratori, decidono di cancellarle. Continueremo la nostra battaglia in Aula dove dovranno dire davanti al Paese perché sono contrari alla sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario come in tutti gli altri Paesi europei”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Tajani dice che il salario minimo non è da paese democratico. Significa che Francia, Germania e Inghilterra non sono paesi democratici secondo il Ministro degli Esteri italiano. Io penso che chi ha la responsabilità di guidare la diplomazia italiana, ogni tanto, dovrebbe collegare la lingua al cervello. Oltre che sapere di cosa si parla quando si tratta della vita di milioni di lavoratori poveri". Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, commenta le dichiarazioni del ministro Tajani sul salario minimo
“I dati diffusi da Istat e Caritas confermano che l’Italia è un Paese sempre più povero, dove un lavoratore su tre è povero anche se ha un impiego. Eppure, di fronte a questa emergenza sociale, il governo Meloni continua a ignorare la realtà e a rifiutare la nostra proposta sul salario minimo legale”.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro intervistato sui social dei deputati dem.
“In questi giorni in Parlamento – prosegue l’esponente Pd – abbiamo discusso dell’istituzione della Giornata Nazionale della Ristorazione, mentre migliaia di lavoratori sono costretti a mettersi in fila per ricevere pacchi alimentari. La verità è che Giorgia Meloni e la sua maggioranza non conoscono l’umiliazione di chi, pur lavorando, non riesce a garantire un pasto quotidiano ai propri figli. Ignorano la sofferenza di un Paese reale che chiede dignità e giustizia sociale. Il Partito Democratico ha presentato una proposta chiara e sostenuta da decine di migliaia di firme: il salario minimo legale. Pretendiamo che venga calendarizzata al più presto. E se ciò non accadrà, continueremo senza esitazione la nostra battaglia, ricordando a ogni seduta parlamentare che la priorità deve essere quella dei salari, dei rinnovi contrattuali, della sanità pubblica e della scuola”.
“Il centrodestra vive in una realtà distopica, alimentata dalla propaganda – conclude Scotto – mentre i giovani laureati fuggono all’estero per salari più dignitosi. Noi non ci faremo mettere nell’angolo. Riporteremo il dibattito politico sulle cose che contano, perché il Parlamento non può essere trattato come un soprammobile di Palazzo Chigi. È tempo di rispetto, verità e giustizia sociale”.
"Il ministro Foti non può dire che le aree interne sono una priorità per il suo governo. Nel suo piano strategico per le aree interne, al punto numero 4, tra gli obiettivi da raggiungere, parlando di irreversibilità della situazione, il ministro scrive: 'un numero non trascurabile di aree interne si trova già in una fase compromessa e queste aree quindi non possono porsi alcuna inversione di tendenza'. Questo è quanto ha scritto il governo e quanto afferma il suo collega Giorgetti questa mattina, sventolando bandiera bianca certificando l'ineluttabilità del processo di spopolamento. Questo governo ha detto a quelle migliaia di ragazze e ragazzi che ogni anno sono costretti ad andare via, che alla fine hanno fatto bene perché in Italia non avrebbero avuto alcun futuro. Questo governo si arrende e abbandona le aree interne". Lo dice il deputato Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale del Pd, in replica al ministro Foti durante il Question Time sullo spopolamento delle aree interne.
"Il governo - sottolinea l'esponente dem - uccide le speranze con le sue scelte politiche: con il no al salario minimo, con i tagli alla sanità pubblica in territori dove è già difficile raggiungere le zone ospedaliere, con il taglio del fondo perequativo infrastrutturale che serviva per le nostre strade, le nostre ferrovie, le nostre reti idriche soprattutto nelle regioni dove la siccità avanza. E vuole farlo con l'autonomia differenziata che farà esplodere ancora di più diseguaglianze e divari inaccettabili. Il Pd invece, a quei ragazzi vuole offrire la speranza di un futuro nel territorio in cui nascono. Vuole garantire loro il diritto a restare". "Se il governo ritiene che le aree interne rappresentino un problema di cui liberarsi, se ritiene che chi vi abita deve essere condannato alla solitudine, alla paura di essere cittadini di serie B, con meno diritti e meno servizi, noi crediamo che quelle persone in quei territori siano una grande occasione di crescita e sviluppo nel nostro paese. E non le abbandoneremo", conclude Sarracino.
“Per ISTAT la fuga dei cervelli ha origine nei bassi salari. Caritas spiega che il 30 per cento di chi fruisce dei pacchi alimentari è povero pur lavorando. Ma in Parlamento, ieri, abbiamo votato la ‘giornata nazionale sulla ristorazione’ e non il salario minimo che la destra si rifiuta di calendarizzare nonostante decine di migliaia di firme raccolte. Questo diniego continuo e inspiegabile rappresenta il testamento politico di un governo che si è definitivamente separato dalla realtà”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
“Abbiamo chiesto nell’ufficio di presidenza della Commissione Lavoro della Camera che si calendarizzi immediatamente la legge di iniziativa popolare sul salario minimo avanzata dalle opposizioni. Anche alla luce dell’intervista del Presidente dell’Istat sulla fuga dei giovani laureati a causa delle basse retribuzioni e dell’ultimo rapporto Caritas sulla povertà lavorativa , riteniamo che non ci sia più tempo da perdere”.
Così i capigruppo in commissione Lavoro, Arturo Scotto (Pd), Valentina Barzotti (M5S) e Franco Mari (Avs).
«L’intervista del Presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, pubblicata oggi su La Stampa, è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Una fotografia impietosa dell’Italia reale, ben lontana dalla narrazione trionfalistica della destra. A parlarci non sono opinioni, ma i numeri: i giovani italiani sono costretti a fuggire all’estero perché da noi sono meno pagati, più precari e con meno opportunità rispetto ai loro coetanei europei, anche a parità di titolo di studio. L’Italia sta perdendo il suo capitale umano migliore: innovatori, ricercatori, professionisti che potrebbero contribuire alla crescita del Paese e che invece vengono spinti via», dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Partito Democratico.
«Abbiamo un problema strutturale di lavoro povero e di svalutazione del merito che il Governo continua a ignorare. I salari reali sono crollati del 9% rispetto al 2021, mentre i giovani restano intrappolati in un ciclo infinito di contratti precari, stage gratuiti e totale incertezza. Questo non è accettabile in un Paese che vuole definirsi civile.»
«Per questo rilancio con forza l’urgenza di introdurre un salario minimo legale, che garantisca una retribuzione dignitosa e metta fine allo sfruttamento di chi lavora per poche centinaia di euro al mese. Allo stesso tempo, è indispensabile vietare gli stage gratuiti, una forma mascherata di sfruttamento che umilia competenze e aspirazioni. La mia proposta di legge in tal senso è stata depositata già nel novembre 2022, ma da allora la maggioranza di destra non ha nemmeno ritenuto di calendarizzarla in Commissione Lavoro.»
«Le soluzioni ci sono, ma il Governo Meloni continua a distogliere l’attenzione dai veri problemi, parlando ossessivamente di immigrazione e alimentando paure che non trovano riscontro nemmeno nei dati ufficiali. L’unico esodo reale che stiamo vivendo è quello dei nostri giovani migliori. E su questo non si può più tacere», conclude Gribaudo.
“Fa bene Matteo Ricci a proporre l’introduzione di un salario minimo per tutti coloro che lavorano con contratti legati alla Regione Marche, compresi i subappalti. I dati della Caritas ci dicono chiaramente che in questi anni la povertà nella regione è aumentata. A questo si aggiunge l’emigrazione di tante ragazze e ragazzi, costretti a lasciare il proprio territorio per i bassi salari e la mancanza di opportunità. Per questo la proposta di Ricci rappresenta una speranza concreta per una regione che ha bisogno di protezione sociale e occasioni di crescita, non della propaganda di una destra che continua a ignorare chi è più fragile e in difficoltà”, così il deputato democratico Marco Sarracino.
“Non c’è più tempo da perdere. L’inerzia del Governo Meloni di fronte all’emergenza salariale nel nostro Paese è grave e inaccettabile. Ogni giorno che passa peggiora la condizione di vita di milioni di persone. I dati pubblicati dalla Caritas sono emblematici: aumentano i lavoratori poveri, le famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese e, in un numero crescente di territori, il costo della vita erode redditi già insufficienti”, così il deputato democratico Augusto Curti commenta la proposta dell’europarlamentare del Pd e candidato alla guida della Regione Marche, Matteo Ricci. “Quanto accade nei territori, a partire dalle Marche, è la cartina di tornasole di una realtà sociale che si deteriora mese dopo mese. In questo contesto, la decisione di Ricci, di vincolare chiunque lavori per la Regione al rispetto dei contratti collettivi nazionali e a garantire un salario minimo di 9 euro l’ora è una scelta giusta, sacrosanta, che va nella direzione della dignità del lavoro. Il Parlamento deve affrontare immediatamente la proposta per introdurre un salario minimo legale. Il Governo non può più rinviare: ogni giorno di ritardo è una condanna per chi lavora ma non riesce comunque a vivere con dignità” conclude Curti.
"Subito il salario minimo nei bandi e negli appalti pubblici: l’irresponsabile inerzia del Governo Meloni sta impoverendo milioni di persone”, afferma la deputata democratica, Irene Manzi, sottolineando come la Caritas abbia certificato con nettezza l’aumento dei lavoratori poveri, l’incapacità delle famiglie di far fronte al caro vita e la progressiva erosione dei redditi. “È inaccettabile che, mentre il costo della vita sale, lo Stato si limiti a osservare. In questo senso - sottolinea Manzi - la proposta di Matteo Ricci di vincolare chiunque lavori per la Regione Marche al rispetto dei contratti collettivi nazionali e a garantire un salario minimo di 9 euro l’ora è un modello da seguire. Una proposta giusta, sacrosanta, rispettosa della dignità del lavoro - conclude Manzi appellandosi al Governo - a non rimandare più l’approvazione della proposta del salario minimo: serve coraggio politico, subito.”
“I dati pubblicati oggi dalla Caritas italiana sono un grido d’allarme che non può essere ignorato. In Italia ci sono oltre 5,6 milioni di poveri assoluti, 6 milioni di persone che rinunciano alle cure e un terzo degli assistiti Caritas in grave disagio abitativo. Eppure, di fronte a questa emergenza sociale, il Governo continua a guardare altrove, più preoccupato di alimentare polemiche ideologiche che di affrontare la realtà quotidiana di milioni di famiglie.”
Lo dichiara Silvio Lai, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Bilancio alla Camera, commentando il Rapporto Statistico 2025 della Caritas.
“Siamo il settimo Paese in Europa per incidenza di persone a rischio povertà ed esclusione sociale. Il lavoro non basta più a garantire una vita dignitosa: 1 lavoratore su 5 è povero, e tra gli operai la quota in povertà assoluta sale al 16,5%. Mentre i salari reali sono crollati dell’8,7% dal 2008, il peggiore dato del G20, il Governo taglia il reddito di inclusione, smantella il welfare e ignora l’urgenza di un salario minimo legale.”
“Inoltre, quasi il 10% degli italiani rinuncia alle cure sanitarie, soprattutto per costi troppo alti o per le lunghe liste d’attesa. E nelle periferie, nelle aree interne e nei piccoli comuni, dove lo Stato è spesso assente, è solo la rete della Caritas a intercettare i bisogni più urgenti. Questo è un segnale gravissimo di ritirata dello Stato sociale.”
“Di fronte a queste cifre, il silenzio del Governo Meloni è assordante. Si continuano a fare annunci sulla sicurezza e sulle riforme istituzionali, ma non si trova una parola o un euro per chi non ha una casa, una cura, un pasto. È tempo che la politica torni a parlare di giustizia sociale, non di propaganda.”
“Il Partito Democratico chiede al Governo di rispondere immediatamente a questi dati con azioni concrete: rilancio della sanità pubblica, politiche per la casa, lotta alla povertà lavorativa, riforma degli strumenti di sostegno al reddito e introdurre finalmente un salario minimo dignitoso.”
“I numeri della Caritas sono sconvolgenti: oltre il 23 per cento dei loro assistiti sono poveri pur lavorando. Il 30 per cento di questi sono tra i 35 e i 49 anni. Ci descrivono una emergenza nazionale che la destra continua a occultare. La povertà lavorativa esiste, aver bloccato la proposta del Salario minimo avanzata dalle opposizioni è stato un atto di vigliaccheria politica nei confronti di chi non ha potere né voce. Chiediamo che si riapra immediatamente una finestra per discutere di nuovo su questa misura di civiltà che esiste nella stragrande maggioranza dei Paesi europei”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Leggo che l’ex segretario della Cisl, Luigi Sbarra, entrerà nel Governo Meloni come sottosegretario al Sud. Tanti auguri. Ora forse è più chiaro il motivo per cui si schierò con forza per il no al salario minimo due anni fa”. Così, in un post social, il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, commenta la proposta della presidente Meloni di nominare Sbarra a Sottosegretario con delega al Sud.
"Nell'ultimo biennio le morti sul lavoro nel nostro paese sono aumentate: i numeri sono purtroppo chiari ed evidenti. Se oggi il Ministro Calderone deve venire in Parlamento per riferire annualmente su una piaga drammatica della nostra società e non limitarsi a parlarne soltanto in conseguenza di eventi terribili è grazie ad una iniziativa del Partito Democratico. Le politiche della destra, nonostante i continui proclami non sono state né incisive né efficaci. Al contrario: svilendo diritti, rifiutando il salario minimo, la settima corta e non definendo responsabilità precise sui subappalti a cascata hanno inevitabilmente promosso un sistema privo di tutele e quindi più pericoloso. Serve un cambio di passaggio che fini ad oggi la Premier Meloni ha promesso soltanto a parole": è quanto dichiara il deputato Pd e segretario Dem della Toscana Emiliano Fossi a seguito delle comunicazioni del Ministro Elvira Calderone sulla sicurezza sul lavoro, svolte oggi giovedì 12 giugno a Montecitorio.
“Per Tajani il salario minimo non è la soluzione dell’emergenza del potere d’acquisto di questo paese. Emergenza che Giorgia Meloni nega. Non è chiaro però come voglia risolverlo se non con le solite politiche fiscali che finora si sono rivelate inefficaci. La verità è che dopo un anno e mezzo dalla bocciatura del salario minimo il governo non ha fatto nulla per aumentare le retribuzioni né di chi è sotto il 9 euro e nè di chi è sopra. Lo dimostrano i cinque milioni di lavoratori ancora in attesa di contratto: a loro interessa solo far propaganda”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.