La villetta della presidente Meloni mascherata da abitazione modesta, il villone di Salvini acquistato a prezzi stracciati, il super-appartamento del sottosegretario Durigon, la villa della ministra Santanchè: chiederemo conto al Governo con interrogazioni parlamentari di tutti gli inquietanti interrogativi che le inchieste pubblicate dal domani stanno portando alla luce. Quello che però è già evidente è che questo Governo sta regalando agli italiani solo promesse tradite mentre l’unico “Piano Casa” effettivamente realizzato riguarda il Ministro Salvini e l’acquisto a prezzi stracciati della sua nuova villa”.
“Nella manovra, infatti, non sono previste le risorse che servono per affrontare l’emergenza abitativa, né oggi né nei prossimi provvedimenti.”
Lo dichiara il deputato democratico Andrea Casu. “Se il governo non avvia una politica seria, concreta e non ideologica sul tema della casa – prosegue Casu – le difficoltà delle grandi e delle piccole città resteranno irrisolte. Le chiacchiere stanno a zero: senza investimenti veri non si affronta l’emergenza abitativa che pesa su migliaia di famiglie.”
“Non siamo di fronte ad un testo di semplificazione. Un testo di legge da 75 pagine, un dossier di 320 pagine non è semplificazione.
Il provvedimento nasceva con 33 articoli. Oggi arriva in Aula un altro provvedimento più che raddoppiato, 74 articoli di cui almeno la metà non sono stati adeguatamente discussi né al Senato né alla Camera, nelle commissioni competenti. Siamo di fronte a un testo sconfinato che viene presentato blindato, mortificando l’attività legislativa e il ruolo di tutto Parlamento.
Quanto nel merito, e mi riferisco all’articolo 11, la ministra Santanchè ha sbagliato ancora una volta a cercare di travestire in semplificazione una norma che serve solo a scippare i Comuni di scelte fondamentali per la mobilità. Il Pd vuole rispondere positivamente alle legittime esigenze delle strutture alberghiere senza però dare un calcio nel sedere ai sindaci e alle autonomie dei territori.
Non possiamo togliere qualsiasi prerogativa e autonomia ai sindaci e alle amministrazioni locali per condizionare le loro scelte solo in virtù delle norme nazionali. Vale per il carico scarico così come per i dehors: questo governo non può continuare a privatizzare porzioni di suolo pubblico a colpi di false semplificazioni!
Le norme non possono essere scritte contro chi poi le deve far applicare. Se l’Anci ci chiede di modificare delle norme, andiamo in quella direzione, cerchiamo insieme una modifica.
In questo modo il Governo getta la maschera. Non è per l’autonomia differenziata, ma solo per la differenziazione. E per avere i pieni poteri per decidere a livello nazionale come e chi differenziare. Il Governo Meloni dimostra che il suo unico obiettivo è poter decidere direttamente, al posto delle autonomie locali e comunali. E questo non va bene”. Lo ha detto in Aula Andrea Casu, deputato della presidenza del gruppo Pd alla Camera e vicepresidente della commissione Trasporti della Camera, intervenendo sul ddl semplificazione.
"Daniela Santanchè dovrebbe dimettersi da tempo per vicende ben più gravi di questa, ma abbiamo avuto l’ennesima prova della sua inadeguatezza dal post entusiasta che ha pubblicato per rilanciare la storia di una famiglia inglese convinta che fosse venuta a vivere in Italia perché si vive meglio, quando se fosse andata oltre il titolo e avesse letto l’articolo del Telegraph avrebbe scoperto che racconta l’esatto contrario, spiegando le ragioni del pentimento che li aveva portati a ritornare in Inghilterra. I post si possono cancellare, la figuraccia internazionale di avere un ministro come lei no. Se Giorgia Meloni non è in grado di ottenere le sue dimissioni perlomeno la obblighi a chiudere i profili social!". Lo scrive sui suoi canali social il deputato Pd e vicepresidente in Commissione Trasporti, Andrea Casu pubblicando anche lo screenshot del post cancellato dalla Ministra Santanché.
“Sulla tassa di soggiorno e sul turismo, il governo dell’autonomia differenziata dimostra ancora una volta di essere autonomo solo nel togliere. Toglie risorse proprie dei Comuni per tenersene la differenza a Roma”. Lo dichiara in una nota Andrea Gnassi, deputato del Partito Democratico ed ex sindaco di Rimini.
“L’imposta di soggiorno – spiega l’esponente dem – è nata per finanziare i costi diretti generati dai flussi turistici: dalla mobilità al decoro urbano, dai rifiuti alla tutela ambientale e alla depurazione delle acque. Invece il governo, con un’operazione surreale e mirata, priva proprio le città turistiche di risorse ormai vitali. È una strategia chiara: mentre il centrodestra, sia con la ministra Santanchè che con proposte di legge parlamentari di pura facciata, sbandierano l’importanza del turismo e delle città turistiche, di fatto poi, toglie concretante ai territori ciò che serve per sostenere i servizi e progetti essenziali. Come Partito Democratico presenteremo una proposta di legge strutturata che definisca fondi e criteri per garantire risorse stabili alle città a vocazione turistica. Siamo pronti a lavorare con tutte le forze parlamentari per soluzioni condivise".
“La tassa di soggiorno – conclude Gnassi - è l’unico brandello di autonomia fiscale rimasto ai Comuni e il governo non la può usare per finanziare spese statali previste per legge come il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità. Serve semmai dare ai Comuni più libertà di utilizzo, anche per la sicurezza o l’alloggio delle forze dell’ordine. Daremo battaglia in Parlamento e nel Paese perché le città turistiche non siano penalizzate e perché lo Stato garantisca i servizi essenziali come previsto dalla legge”.
Governo incapace di dare prospettiva a un settore cruciale.
“L’Italia possiede il più grande patrimonio museale al mondo, decine di siti Unesco e 8.000 km di coste nel cuore del Mediterraneo. Un Paese così non può affrontare il turismo con slogan o con improvvisati ‘oroscopi’, come purtroppo sta facendo la ministra Santanchè, imbarazzando lo stesso governo di cui fa parte. Servono meno rancore e più studio, meno propaganda e più strategia”. Lo dichiara Andrea Gnassi, deputato Pd ed ex sindaco di Rimini, intervenendo alla trasmissione L’Aria che Tira.
“Il turismo balneare – prosegue l’esponente dem – è oggi nel caos a causa del mancato recepimento della direttiva Bolkestein: né gli imprenditori né i Comuni hanno certezze sul futuro delle concessioni. Ciò significa che non possono programmare né investire, mentre il governo continua a rinviare una legge adeguata. Dire che non ci sono problemi perché ‘le seggiovie sono piene’ è un non-senso: sarebbe come giustificare la crisi della Nazionale di calcio con la vittoria di Sinner a Wimbledon. Il turismo è un’industria complessa, che va dal balneare al congressuale, dal culturale al digitale, e non può essere liquidata con battute superficiali”.
L’ex Sindaco di Rimini richiama poi la necessità di politiche di lungo respiro: “Non possiamo oscillare dall’overtourism al crisis tourism. Serve un vero piano strategico nazionale, che non sia solo evocato, ma che intervenga concretamente: riqualificazione delle coste, contrasto all’inquinamento marino, strumenti per l’aggregazione di prodotto e l’innovazione dei processi. Occorre collegare i grandi attrattori culturali - Venezia, Firenze, Roma - con trasporti efficienti e integrati, così da aumentare la permanenza media dei turisti internazionali e distribuire i flussi anche nei borghi e nelle città d’arte minori. Nel 2024 In Spagna queste politiche hanno portato a entrate per 126 miliardi, in Francia 77: l’Italia è ferma a 59. Per il 2025 il trend è che Spagna e Francia crescono di più e meglio che l'Italia. Non basta invocare i ‘turisti alto spendenti’, quando in realtà si sta promuovendo un 'turismo escludente' che penalizza i ceti medi italiani, già colpiti dal crollo del potere d’acquisto”.
“Il punto – conclude Gnassi – è che in Italia il turismo non è mai stato considerato alla stregua di un’industria strategica, come la meccanica, l’automotive o la chimica. È tempo di cambiare approccio, trattandolo per quello che è: una delle prime industrie del Paese. Ma per farlo servono serietà, visione e politiche industriali, non slogan e battute estemporanee. Questo governo, purtroppo, non si è dimostrato all’altezza delle potenzialità straordinarie del nostro sistema turistico”.
"Promesse cadute nel nulla e una soluzione che oggi viene messa seriamente in discussione anche dalla Commissione UE: è questo il penoso bilancio del Governo Meloni sulla questione balneari. Un tema sul quale in campagna elettorale tutti i partiti di maggioranza hanno giurato che mai e poi mai avrebbero applicato la “odiosa” direttiva Bolkestein, e poi, una volta al Governo, hanno dato vita a una toppa peggiore del buco.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato del PD, componente della Commissione Finanze.
“Le regole scritte dalla destra per favorire le gare sono sbagliate e inique, come diciamo dall’inizio. E infatti oggi tutti gli enti locali interessati si guardano bene dal far partire i bandi per paura di gravissimi contenziosi. Nel frattempo la Ministra Santanché si è volatilizzata e Raffaele Fitto non dice più una parola. È questa la strategia del Governo per risolvere un nodo decennale che riguarda uno dei settori cruciali della nostra economia? Giocando a nascondino con imprese che danno lavoro a migliaia di persone?”
"Come ormai nello stile di questo governo, la ministra Santanché oggi in aula non ha minimamente risposto nel merito della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni. Ha preferito appellarsi al vittimismo propagandistico, al tacco 12 e alle borse, di cui potrebbe evitare di parlare, date le ultime notizie sui suoi acquisti e ha ostentato le sue ricchezze che secondo lei la sinistra non le perdona. Chissà cosa pensano i suoi ex dipendenti, che avrebbero lavorato pur percependo, a loro insaputa, la cassa integrazione Covid, di questo sfoggio di lussi, aziende e proprietà. Una replica imbarazzante e arrogante di chi pensa di non dover rendere conto a nessuno del suo operato. Una replica che vuole sviare dal merito delle gravi questioni che le vengono contestate. Si sbaglia la ministra Santanchè: potrà anche restare ben salda al suo posto, ma questo non la assolve dalle sue responsabilità politiche ed etiche. Noi continueremo a ricordarglielo". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Dichiarazione di Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro
Daniela Santanchè annuncia che resterà inchiodata al suo posto. A maggior ragione dopo la decisione di Delmastro di liquidare come sentenza politica una condanna a 8 mesi. Martedì ci sarà la mozione di sfiducia alla Camera dei Deputati: aspettiamo che ci spieghi molte cose. Non solo le sue innumerevoli traversie giudiziarie, ma soprattutto perché dopo due anni di governo non c’è nessun indicatore del turismo che dica che l’Italia cresce di più della Francia, Spagna e Gran Bretagna. Si può fare propaganda martellante, ma i dati non mentono mai.
“Come volevasi dimostrare, il TAR Liguria conferma l’illegittimità della proroga al 20 settembre 2027 per le concessioni balneari. Ma se con questa sentenza migliaia di comuni e imprenditori ripiombano nell’incertezza la colpa non è da attribuire al tribunale ligure. La responsabilità di tutto questo caos, piuttosto, è del Governo Meloni e dello scarica-barile con cui mesi fa ha pensato di gestire la vicenda.”Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Abbiamo un Governo che a più riprese, e non solo su questo fronte, si è dimostrato completamente incapace di offrire soluzioni adeguate. Mentre la Ministra Santanché è troppo impegnata a risolvere i suoi problemi giudiziari per adottare il decreto attuativo sugli indennizzi, tutto il settore della balneazione sta pagando il prezzo di misure raffazzonate e confuse e gli stessi enti locali non hanno alcuna indicazione su come procedere. Questa storia è l’emblema delle modalità con cui la destra gestisce la cosa pubblica: palla in tribuna e dito puntato sull’Europa. Poco importa se, nel frattempo, si aprono migliaia di contenziosi e chiudono migliaia di imprese.”
“Già il decreto Infrazioni sulla direttiva Bolkestein non conteneva nessuna delle tante promesse fatte in questi anni, a cominciare dalla sua non applicazione. Allora non importava al governo di coinvolgere territori e imprese per ragionare su un provvedimento serio e negoziare poi con l’Ue un vero rilancio del turismo balneare. Unico interesse della Meloni era brigare per la nomina di Fitto e sulle sorti di un settore che vale il 30% del Pil turistico italiano. Ancora oggi nessuno dalle parti del governo si occupa degli aspetti applicativi del decreto Bolkestein. Santanché è ormai unanimemente riconosciuta come una ministra che si occupa solo delle sue questioni private, con il totale imbarazzo della presidente del Consiglio. Con la sentenza del Tar della Liguria ‘il re è nudo’. Non esiste una proroga automatica e i comuni sono soli e al buio nell’immaginare e costruire procedure di gara senza alcuna certezza. Entro marzo 2025 il governo deve emanare il decreto attuativo per gli indennizzi dei concessionari uscenti, atto senza il quale vi è totale caos ed è impossibile fare le gare. Basta con le dichiarazioni roboanti. Il governo convochi un Tavolo nazionale con regioni comuni e parti sociali e si comporti seriamente”.
Così il deputato democratico della commissione Attività produttive, Andrea Gnassi.
Chiudete i centri per immigrati in Albania rimasti vuoti e usate le risorse per la sanità. Lo chiediamo da tempo, insieme agli operatori del settore e ai cittadini: serve un impegno serio, non un euro va disperso per assicurare un sistema gratuito e universale che garantisca cure, prevenzione e ricerca. Abbiamo presentato una proposta di legge a prima firma Schlein che finora la maggioranza ha preferito boicottare, per aumentare la spesa sanitaria fino al 7% del pil, cioè come la media europea. È una richiesta che viene anche da molti amministratori del centrodestra perché la salute riguarda tutti: servono risorse per le assunzioni, per coprire la carenza di personale, tagliare le liste d'attesa e favorire la sanità di prossimità. Se Meloni non vuole occuparsi dei guai dei suoi ministri, da Nordio a Santanchè, si occupi almeno dei problemi reali delle persone.
Così in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera dei Deputati e al Senato.
“Donzelli cerca di sviare l’attenzione, ma noi non ci caschiamo. Oggi in aula glielo abbiamo detto chiaramente: Meloni è sotto ricatto? Risponda a questa domanda, invece di provare a spostare l’attenzione sulle opposizioni. E ci dica anche per quale motivo Sangiuliano è stato cacciato, mentre Santanchè ha il diritto di restare”. Così in una nota il vicepresidente del gruppo del Pd della Camera, Toni Ricciardi replica a Giovanni Donzelli, responsabile dell'organizzazione di Fratelli d'Italia.
“In un Paese normale oggi non ci troveremo in questa situazione e un minimo di buon senso avrebbe evitato l'ennesima mortificazione delle istituzioni. Qual è la fotografia che ci rimane dell'Aula? La ministra Santanché è stata abbandonata dalle forze di maggioranza ad eccezione di Fdi con una difesa d'ufficio. Il governo è spaccato in un'ora buia. Santanché chiese le dimissioni dei ministri Provenzano, Speranza, Lamorgese e di altri ministri e il paragone delle motivazioni sono a dir poco risibili rispetto ai motivi per cui oggi siamo in Aula”. Così il deputato dem Toni Ricciardi intervenendo in Aula sulla mozione santanché.
“Ma – continua il vicepresidente del Gruppo Pd - la domanda che vorrei fare non è a lei ministra ma a Giorgia Meloni: perché il ministro Sangiuliano è stato invitato a dimettersi e la stessa cosa non avviene con Santanché? Esistono leve di ricattabilità che la ministra del Turismo può vantare a differenza di Sangiuliano? Domande retoriche perché il governo tace. Una valanga sta per travolgere il governo per la sua non credibilità crescente in tutti i dati macro-economici”.
“Meloni è ricattata da Santanché? Non ha forza di pretendere le dimissioni di una ministra che imbarazza il governo, il suo partito e tutte le istituzioni. Sta difendendo l'indifendibile, si tolga dall'imbarazzo e chieda dimissioni di Santanché”, conclude Ricciardi.
“Fdi alla minoranza attaccava governo e maggioranza di turno per incoerenza tra impegni presi e azioni realizzate. Oggi quel partito ha fatto carta straccia del principio di coerenza e tradisce le promesse elettorali, scappa e si nasconde dinnanzi ai problemi. Da coerenza, coerenza, coerenza oggi Fdi è poltrona, poltrona, poltrona! E la ministra Santanché non è seconda a nessuno in fatto di brutalizzazione della coerenza: ha chiesto le dimissioni di capi di governo, di ministri e sottosegretari senza che ci fossero procedimenti penali a sorreggere tali richieste. Lo ha fatto nei confronti del ministro Speranza che con competenza, rigore e serietà ha affrontato la prova più difficile – il Covid – della storia repubblicana”. Così il deputato dem Federico Gianassi in Aula di Monetecitorio sulla mozione Sanatnche'.
“Oggi la ministra deve fare un passo indietro, anzi doveva già averlo fatto dimettendosi all’inizio di questa vicenda. Difronte alle questioni politiche non si può scappare, non si possono fare sconti perché ne va della dignità delle istituzioni”. “Ma la Santanché non è la sola a scappare, con lei c'è Giorgia Meloni improvvisamente scomparsa insieme alle sue promesse. Le accise sul carburante sono ai massimi storici e gli scafisti che doveva rincorrere sono addirittura liberati e riconsegnati al paese d'origine come è successo con Almasry. L’unica coerenza della presidente del Consiglio è scappare davanti ai problemi”, conclude Gianassi.
“Ormai Santanché è stata scaricata persino da Ignazio La Russa. Che le chiede in maniera esplicita di valutare la possibilità di dimissioni. L’ostinazione della ministra del Turismo appare oggettivamente incredibile. Non siamo mai andati dietro i risvolti giudiziari del caso Visibilia, abbiamo sempre posto da un anno e mezzo una questione politica di fondo: può una personalità istituzionale nonché imprenditrice usare i fondi della Cassa Covid per i propri dipendenti e continuare a farli lavorare per la propria azienda? A questa domanda non hanno mai risposto né lei, né Giorgia Meloni. Le dimissioni davanti a questo uso improprio di risorse pubbliche dovevano essere istantanee. Noi continuiamo a chiederle”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.