“Dopo la netta presa di posizione del Cdr di RaiSport che ha confermato la sfiducia nei confronti del direttore Paolo Petrecca, come parlamentari dell’opposizione in Commissione di Vigilanza non possiamo restare in silenzio. Quanto sta accadendo in Rai è grave e sintomatico di una visione autoritaria e distorta del servizio pubblico. Il governo Meloni continua nel suo disegno di sottomissione dell’informazione pubblica, cercando di trasformare la Rai in un megafono politico, sacrificando professionalità, autonomia e pluralismo.
Nel merito, colpisce il fatto che il piano editoriale del direttore Petrecca sia stato bocciato due volte dalla redazione. Su 105 aventi diritto al voto, solo 30 giornalisti hanno espresso parere favorevole. Eppure il direttore continua a rimanere al suo posto, forte – a suo dire – del sostegno politico in azienda. Il servizio pubblico è patrimonio di tutti e non proprietà di una maggioranza politica. Serve un cambio di passo immediato, serve rispetto per i professionisti e trasparenza nella gestione. Petrecca non è più difendibile. L’azienda ne prenda atto”.
Così i componenti del Pd nella Commissione di Vigilanza Rai
I componenti del Partito Democratico in Commissione di Vigilanza Rai, hanno presentato un’interrogazione parlamentare all’Amministratore Delegato della Rai in merito al mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori impiegati nell’appalto per il settore della logistica e dei materiali scenotecnici.
Nell'interrogazione si chiede:
"se l’azienda risulti essere a conoscenza di quanto sta accadendo e se non ritiene quanto mai opportuno e necessario verificare il perché del mancato pagamento da parte di Movi.Log srl e se non intenda attivarsi per consentire ai lavoratori in questione di percepire le spettanze retributive dovute."
I parlamentari democratici segnalano che, secondo le organizzazioni sindacali, la società Movi.Log S.r.l., impegnata nell’appalto Rai Cptv e materiali scenotecnici, non avrebbe corrisposto gli stipendi del mese di maggio 2025, facendo riferimento a presunti problemi finanziari o bancari. I lavoratori chiedono che sia la Rai stessa a intervenire qualora Movi.Log non proceda ai pagamenti dovuti. I diritti del lavoro altri - concludono i dem - vanno garantiti anche negli appalti. La Rai sia garante”
Presentata mozione in Parlamento con le forze d’opposizione
“La Commissione di Vigilanza Rai, di cui sono capogruppo per il Partito Democratico, è purtroppo bloccata da mesi. La maggioranza ha scelto di paralizzare di fatto un organo di garanzia fondamentale per il pluralismo e la trasparenza. Questo stallo è aggravato dal mancato rinnovo dei vertici aziendali della Rai, che riflette una volontà politica di mantenere il controllo sulla governance del servizio pubblico. È inaccettabile che, mentre l’Europa ci chiede più indipendenza e trasparenza, il governo italiano continui a occupare la Rai invece di occuparsene.
Per questo motivo, insieme ad altri colleghi delle opposizioni, ho promosso una mozione parlamentare che impegna il Governo a rispettare le scadenze previste dall’European Media Freedom Act (EMFA), entrato in vigore nel 2024 e pienamente applicabile in Italia dall’agosto 2025. Il regolamento europeo impone standard chiari: nomine trasparenti, indipendenza editoriale, finanziamenti pubblici non condizionati dal potere politico. La nostra mozione chiede l’avvio immediato dell’iter legislativo per adeguare la governance della Rai a questi principi, restituendo centralità al pluralismo dell’informazione e alla libertà di espressione.
Oggi la Rai rischia seriamente di non essere più un servizio pubblico, ma un megafono del governo di turno (TeleMeloni). Il canone pagato dai cittadini non può finanziare una televisione piegata alla propaganda. Per questo serve una riforma vera, coraggiosa, che garantisca autonomia e indipendenza, come previsto dalla Costituzione e ora anche dall’EMFA. Senza un cambiamento strutturale, ogni altro discorso è secondario. La Rai deve tornare a essere uno spazio di confronto libero, pluralista, al servizio della democrazia.
Il tempo delle ambiguità è finito. O si sceglie la trasparenza e l’indipendenza, o si tradisce la missione del servizio pubblico. Io ho scelto da che parte stare”. Lo ha detto Stefano Graziano capogruppo Pd in commissione di Vigilanza sulla Rai nel corso del suo intervento presso la Summer School “Tutta un’altra Europa” del Parlamento Europeo.
“La lettera recapitata a Sigfrido Ranucci ha il tono di un’intimidazione e rappresenta un atto grave nei confronti di chi fa giornalismo d’inchiesta nel servizio pubblico. Porteremo questo ennesimo episodio in Commissione di Vigilanza, dove chiederemo all’azienda un chiarimento formale” così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai commentano il contenuto della lettera firmata dall’amministratore delegato dell’azienda, Giampaolo Rossi e il direttore delle risorse umane di via Mazzini. “Anche questo intervento - sottolineano i democratici - si inserisce nel clima di pressione che da tempo colpisce diverse trasmissioni di approfondimento della Rai. Un segnale preoccupante, soprattutto a poche settimane dall’entrata in vigore del Media Freedom Act, che impone all’Italia di garantire un servizio pubblico radiotelevisivo indipendente dalla politica. Serve un cambio di rotta: il pluralismo e la libertà d’informazione vanno difesi con determinazione”.
"Un'altra sonora bocciatura per Paolo Petrecca. Dopo il disastro di Rainews, anche la redazione di RaiSport respinge senza appello il suo piano editoriale: 65 no, appena 30 sì. La seconda sfiducia in meno di un mese. Non siamo di fronte a un equivoco, ma a un problema strutturale: si continuano ad affidare incarichi chiave non sulla base di competenze, ma di appartenenze. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: progetti deboli, redazioni spaccate, ascolti in calo.
Il tentativo di riciclare Petrecca a RaiSport è fallito. La redazione ha parlato chiaro, due volte. Se c’è rispetto per il lavoro dei giornalisti e per l’autonomia del servizio pubblico, l’unica strada è quella delle dimissioni. Le nomine non possono continuare a essere lottizzazioni politiche in stile ‘TeleMeloni’. Il servizio pubblico non è un rifugio per i fedelissimi" Così i componenti dem della Commissione di Vigilanza Rai.
“Quella del cinema è una lobby tanto potente quanto corrotta che me l'ha fatta pagare”. Davanti a queste dichiarazioni gravissime, il corrispondente Rai a Parigi, Gennaro Sangiuliano, dovrebbe recarsi in procura e sporgere denuncia, se ritiene di essere a conoscenza di fatti penalmente rilevanti. Le sue parole non possono essere liquidate come una semplice provocazione politica, tanto più che lo stesso ex ministro ha dichiarato di non occuparsi più di politica attiva. Chiediamo con fermezza che siano forniti chiarimenti urgenti su quanto affermato: sarebbe del tutto irrituale che un dirigente della Rai, servizio pubblico, si prestasse a fare da amplificatore a una campagna politica condotta da Fratelli d’Italia in toni che rischiano di degenerare in puro sciacallaggio. Peraltro, da quanto apprendiamo dalla stampa e non smentito dalla dg Cinema del MiC, gli atti sono stati approvati nel 2023 e quindi firmati, gestiti e politicamente coperti dall’attuale governo e, per essere precisi, proprio quando a capo del MiC era Sangiuliano” così una nota dei componenti democratici in vigilanza Rai.
“Siamo al fianco dei giornalisti della Rai, che stanno vivendo una pressione senza precedenti. In gioco non c’è solo la libertà di informazione, ma la dignità stessa della professione giornalistica, oggi minacciata da una strategia che punta a intimidire attraverso la messa in discussione dei posti di lavoro o minacciando spostamenti forzati al di fuori delle proprie regioni. Particolarmente gravi sono i casi che riguardano i giornalisti delle trasmissioni d’inchiesta e i lavoratori precari del servizio pubblico, a cui – con il ricatto del taglio di programmi e spazi – si tenta di imporre un'obbedienza politica inaccettabile.
Mai come in questo periodo abbiamo assistito a un’ingerenza così sistematica e sfacciata sulle scelte editoriali e professionali dei singoli giornalisti. Il servizio pubblico radiotelevisivo non può diventare uno strumento di propaganda di governo né un terreno di intimidazione per chi fa informazione con rigore e autonomia.
È altresì necessario che l’azienda Rai si impegni a riaprire il confronto con il sindacato dei giornalisti e le sue rappresentanze di base, dopo l’accordo firmato per l'assunzione di 127 giornalisti nelle sedi regionali: lo spostamento di professionisti formati in ambiti d'inchiesta, mette in discussione la tenuta delle redazioni di approfondimento, che in questi anni hanno garantito un’informazione libera da condizionamenti e al servizio del Paese e lascia senza prospettiva decine di giornalisti che rischiamo di perdere il posto di lavoro .
Chiederemo in Vigilanza di fare luce su tutto questo per difendere la libertà di stampa, il pluralismo e il diritto dei cittadini a un’informazione libera, indipendente e di qualità” – così i capigruppo della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai di opposizione Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Maria Elena Boschi (IV), Peppe De Cristofaro (AVS).
Grande preoccupazione, Cda senza presidente non può prendere queste decisioni
“Siamo preoccupati dalle notizie di queste ore sui palinsesti del servizio pubblico per la prossima stagione televisiva Rai. Sembra che alcune trasmissioni di giornalismo d’inchiesta e di approfondimento, tra i cardini del contratto di servizio e della mission del servizio pubblico, potrebbero subire pesanti tagli a partire dalla prossima stagione. Agorà Weekend, Tango, Petrolio, Gocce di Petrolio e Indovina chi viene a cena, trasmissioni informative e di servizio pubblico, sono ad alto rischio e potrebbero non essere confermate nei palinsesti Rai 2025/2026. Si parla inoltre di una possibile riduzione di quattro puntate per Report e di due per il programma di Riccardo Iacona Presa diretta. Su queste possibili decisioni, anche se non ancora confermate, sta montando un malumore generale contro la gestione della programmazione da parte della direzione approfondimento, guidata dal meloniano Paolo Corsini. Se queste voci venissero confermate ci troveremmo di fronte ad una riduzione dell’offerta di approfondimento giornalistico e d’inchiesta che rischia di minare il pluralismo radiotelevisivo. Un Cda senza presidente non può prendere decisioni di questo tipo”. Lo affermano i capigruppo della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai di opposizione Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Mariaelena Boschi (IV), Peppe de Cristofaro (Avs).
“Se le notizie sulla chiusura di alcuni programmi Rai, denunciate dai sindacati e riprese da diverse testate giornalistiche, fossero confermate, saremmo di fronte a un fatto di estrema gravità. Un vero e proprio colpo al cuore del servizio pubblico, ormai piegato dal Governo a diventare grancassa della sua propaganda. Si sta consumando uno spoil system mascherato, portato avanti con mezzucci e forzature per eliminare dal palinsesto voci considerate scomode dal Governo e dalla maggioranza. Un’operazione grave, che mina il pluralismo e l’autonomia editoriale, principi fondanti della Rai come servizio pubblico. Ci batteremo in Commissione di Vigilanza e in tutte le sedi istituzionali per contrastare questo metodo e difendere l’indipendenza della Rai da ogni tentativo di occupazione politica”, così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai.
“Il Partito Democratico esprime pieno sostegno ai giornalisti dei programmi d’inchiesta Rai che denunciano l’accordo tra azienda e sindacati che penalizza fortemente l’informazione d’approfondimento e lascia senza tutela professionisti fondamentali del servizio pubblico.
La marginalizzazione delle trasmissioni storiche di inchiesta è un fatto grave, che va approfondito con urgenza in Commissione di Vigilanza Rai. Per questo il Pd richiederà un’immediata audizione sui contenuti dell’accordo, sulle sue ricadute editoriali e sul rispetto del contratto di servizio.
Difendere il giornalismo d’inchiesta significa difendere la qualità e l’indipendenza dell’informazione pubblica” così i componenti democratici nella commissione bicamerale di vigilanza Rai.
“La decisione della Rai di bloccare per ben due volte la diffusione del comunicato sindacale dell’Usigrai sulla consultazione referendaria rappresenta un atto gravissimo. Si tratta di un vero e proprio doppio bavaglio, che nega ai giornalisti del servizio pubblico il diritto fondamentale di esprimersi su temi che toccano direttamente i diritti dei lavoratori e la qualità democratica dell’informazione.
Ma il bavaglio imposto non è un caso isolato. La responsabilità più grave è politica: la maggioranza, premier in testa, ha scientemente disertato ogni confronto pubblico sul referendum, sottraendosi al dibattito, eludendo ogni responsabilità di informazione, e contribuendo così a un vero e proprio sabotaggio del diritto di voto dei cittadini. Un comportamento che va chiamato con il suo nome: ostruzionismo istituzionale intollerabile. Il referendum è uno degli strumenti più alti della democrazia diretta, garantito dalla Costituzione. Ricordare ai cittadini che si vota non è propaganda: è dovere civico, giornalistico e istituzionale. Chi lavora nel servizio pubblico lo sa bene. Chi lo dirige, evidentemente no” così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai.
“Esprimiamo pieno sostegno alla nota del Cdr Approfondimento della Rai, che con coraggio richiama l'attenzione sulla tragedia umanitaria in corso a Gaza e sul ruolo imprescindibile dell’informazione.
Le giornaliste e i giornalisti del servizio pubblico chiedono che si ‘alzi la voce’: per il cessate il fuoco, per l’accesso agli aiuti e ai media internazionali, per la protezione dei civili e per il rispetto del diritto internazionale. È una richiesta che condividiamo profondamente.
Il servizio pubblico non può restare in silenzio. Ha il dovere di raccontare. È in gioco non solo la libertà d’informazione, ma la credibilità della Rai e la sua missione costituzionale.
Serve un salto di attenzione e responsabilità. La Rai deve continuare a dare spazio a chi cerca la verità, e proteggere chi ogni giorno lavora per raccontarla” così i componenti del Partito Democratico nella Commissione parlamentare di vigilanza Rai.
“Gasparri presenta una proposta di legge per riformare la Rai, ma la verità è che la maggioranza continua a tenere bloccata la Commissione di Vigilanza. Una scelta inaccettabile, frutto delle profonde spaccature tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sul futuro del servizio pubblico. Nel frattempo, si avvicina l’entrata in vigore della cosiddetta "TeleMeloni Tax", ovvero il costo che gli italiani dovranno pagare per il mancato recepimento in Italia dell’European Media Freedom Act, il regolamento europeo che impone criteri di trasparenza e indipendenza nella governance dei media pubblici”, dichiara il deputato Stefano Graziano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione di Vigilanza Rai.
«Il Partito Democratico – prosegue Graziano – chiede una riforma vera, chiara e coraggiosa della Rai, che restituisca al servizio pubblico il ruolo che la Costituzione e i cittadini gli affidano: quello di garantire informazione libera, autonoma, pluralista, lontana dai condizionamenti del potere politico. Il canone pagato dagli italiani non può essere usato per finanziare una televisione di Stato al servizio della propaganda di governo”.
"Quanto stabilito dalla Direzione Generale della Rai, come evidenziato oggi anche da una sentenza del Tribunale del lavoro di Busto Arsizio, rappresenta una misura discriminatoria gravissima. Obbligare alla fruizione forzata di ferie o aspettativa non retribuita i dipendenti e collaboratori che abbiano aderito a partiti, sindacati, comitati referendari o movimenti politici è inaccettabile in una democrazia. Una decisione che conferma il livello allarmante di degenerazione del servizio pubblico radiotelevisivo e la concezione autoritaria, padronale e profondamente antidemocratica con cui l’attuale governance sta gestendo la Rai. Siamo di fronte a un’idea di servizio pubblico che calpesta la libertà di pensiero, di espressione e di partecipazione civile dei lavoratori. Chiediamo con urgenza l’immediata eliminazione di questa disposizione palesemente discriminatoria: chi lavora in Rai non può essere punito per le sue idee o per il suo impegno civile e politico. La Rai è un patrimonio di tutti, non un feudo di chi oggi la governa pro tempore" così il capogruppo Pd nella commissione di vigilanza Rai, Stefano Graziano.
“Non è bastato metterlo al riparo di Raisport dopo i danni che ha inflitto a Rainews. E così Raisport ha bocciato a larga maggioranza il piano editoriale di Paolo Petrecca, con 51 voti contrari e 36 favorevoli. Il noto gaffeur, che nel curriculum vanta il solo titolo di affezionatissimo meloniano, non ha così la fiducia della sua nuova redazione, che ha capito subito che fine avrebbe fatto (vedi il crollo degli ascolti di Rainews). Per rispetto del lavoro dei giornalisti, del servizio pubblico e della dignità dell’informazione sportiva, Paolo Petrecca deve rassegnare le dimissioni. Un’altra battuta a vuoto di TeleMeloni che non azzecca una scelta che sia una, in quello che è ormai solo diventato un nominificio monocolore. In spregio degli ascoltatori” così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai.