“La cronaca regala ogni tanto delle perle straordinarie. A questo punto ci aspettiamo che il Ministro dell’Interno si autoconfini in Albania…” Con queste parole, il responsabile nazionale Sicurezza del Partito Democratico, il deputato dem Matteo Mauri, ha commentato sui social la notizia del respingimento, da parte del governo di Bengasi, della missione “Team Europe” che includeva anche il ministro Piantedosi.
“Se non facessero pena, farebbero ridere. E meno male che – secondo la Premier Meloni – l’Italia oggi conterebbe a livello internazionale, o che – grazie al ‘Piano Mattei’ – gli africani ci guarderebbero con occhi diversi. Quello che si vede, invece, è una gigantesca figuraccia internazionale non degna della nostra storia diplomatica. Siamo davanti a un Governo incapace, confuso e arrogante, altro che prestigio: qui c’è solo improvvisazione e dilettantismo” conclude Mauri.
“Sulla salute mentale servono investimenti, servono strutture. Ma soprattutto, serve lo psicologo di base, che il Governo sta ostinatamente bloccando nei lavori in Commissione. Introdurlo, pensate, costerebbe appena 25 milioni di euro: il nulla rispetto al miliardo di euro buttato in Albania o nei condoni. Il nulla rispetto ai 150 milioni di euro stanziati per condonare le multe ai No-Vax. Presidente Meloni, ministro Schillaci, ma cosa state aspettando?”. Lo scrive in post social il deputato Marco Furfaro, capogruppo Pd in Commissione Welfare alla Camera.
'Abbiate cura della salute mentale, della salute fisica e, soprattutto, degli affetti. Tutto il resto è superficiale'. “Sono le parole da gigante di Giovanni Iotti nella lettera che ha lasciato ai suoi genitori prima di morire a soli 19 anni. Era malato da tempo, ma non ha mai smesso di vivere a pieno. Di studiare, di aiutare gli altri, di tenere accesa la luce. E allora, anche in suo nome, diciamolo chiaramente: la salute mentale è una priorità. E uno Stato serio la deve trattare come tale”, conclude Furfaro.
“Un’altra vergogna sulla pelle dei più fragili. Il governo Meloni ha deciso di tagliare 13 milioni di euro dal Fondo per la povertà per finanziare un bonus da 40 euro al mese destinato alle madri lavoratrici con due o tre figli fino a 10 anni. Un sostegno minimo, per di più costruito sottraendo risorse a chi vive in povertà assoluta. E non perché i soldi manchino. Ma perché si è scelto di prenderli proprio da lì. Si potevano trovare altrove. Tra i miliardi stanziati per i condoni fiscali a chi evade le tasse, tra i 150 milioni di euro usati per cancellare le multe ai No Vax, nel miliardo buttato via per costruire degli inutili centri per migranti in Albania. Ma no. Hanno scelto di tagliare il fondo che dovrebbe garantire dignità a chi non ce la fa. Un fondo che Giorgia Meloni aveva già ridotto e indebolito di un miliardo di euro. E così, nel 2025, in Italia, se sei povera e non produci, non meriti nemmeno un aiuto. Ma se lavori e fai abbastanza figli, allora sì: un piccolo contentino lo meriti.
Non è un errore, è una scelta politica. Una strategia che riserva briciole per alcuni e il nulla totale per gli altri. Il governo fermi questa ennesima follia”. Cosi sui social il deputato Marco Furfaro, capogruppo dem in commissione Affari sociali e responsabile nazionale Welfare del Partito Democratico.
Altre 15 persone sono state portate ieri nel CPR di Gjader dai CPR italiani, nonostante i due rinvii pregiudiziali operati dalla Corte di Cassazione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Una forzatura politica grave: in sostanza il Governo va avanti per la sua strada, deportando persone e ignorando deliberatamente le pronunce dei giudici, in quello che è evidentemente ormai interpretato dall’esecutivo come un mero braccio di ferro con la legge, tutto a spese dei contribuenti italiani, giocato sulla pelle di poche persone deportate solo per ragioni di propaganda.
Ricordo infatti che, dopo i rinvii pregiudiziali dell’ultima ordinanza della Corte di Cassazione, almeno nell’attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia, l’unico esito ipotizzabile è la totale cessazione del trattenimento nel centro di Gjader sia dei cittadini stranieri espulsi che non presentano domanda di protezione internazionale a Gjader, sia di coloro che invece presentano domanda dal centro stesso. Le ipotesi sono due: o il governo non ha letto questa ordinanza, o la sta deliberatamente ignorando.
Non è un caso infatti che di questo ultimo trasferimento, apprendiamo solo da fonti albanesi. Il governo non osa darne notizia, perché è consapevole di muoversi in un terreno scivoloso, operando dei trattenimenti senza finalità e fuori dal perimetro della legge. Questo, insieme al rimpatrio illegittimo di 5 persone egiziane direttamente dall’Albania, in aperta violazione della direttiva rimpatri, disegna un quadro inquietante di spregiudicatezza: un governo che, sprovvisto di argomenti giuridici seri, punta a dimostrare il “funzionamento” dei suoi centri a suoni di forzature. Non mi sorprenderei se nei prossimi giorni si tentassero altri rimpatri illegali, solo per aumentare le percentuali che il ministro Piantedosi ha disperato bisogno di sbandierare in diretta e che Meloni ha disperato bisogno di portare in Europa. Eppure, dietro alle retoriche trionfalistiche, parliamo pur sempre di poco più di un centinaio di persone: secondo i miei calcoli, così salgono a 119 le persone che da aprile sono transitate per il CPR di Gjader. Ecco la “svolta storica” nelle politiche migratorie che la destra italiana propone in Europa: la persecuzione ossessiva di 100 disgraziati, al modico prezzo dell’evaporazione della legge, del calpestamento del diritto comunitario, della perdita di ogni senso logico e logistico di utilità e di finalità di ciò che si fa. Conta solo la propaganda.
Cosí la deputata del Pd Rachele Scarpa.
Con una prassi più che discutibile, il Viminale “risponde” con una dichiarazione alla stampa alla questione sollevata con l’interrogazione che ho presentato stamattina insieme a tante e tanti colleghi delle opposizioni sul rimpatrio di 5 cittadini egiziani direttamente da Tirana. Nell’interrogazione si chiedeva “quale sia la norma giuridica in base a cui il Ministro ha disposto l’avvenuto rimpatrio di cittadini egiziani dal CPR di Gjader direttamente verso l’Egitto, e se il Ministro abbia valutato, come ritengono gli interroganti, che tale operazione è avvenuta in contrasto con quanto previsto dalla Direttiva 115/CE/2008 in materia di rimpatri”.
Il Viminale replica sostenendo la legittimità del rimpatrio in questione alla luce delle intese tra Italia Albania, probabilmente facendo riferimento alla parte del protocollo in cui si enuncia “nel caso in cui venga meno per qualsiasi causa, il titolo di permanenza nelle strutture, la parte italiana trasferisce immediatamente i migranti fuori dal territorio albanese”: un’espressione che risulta vaga, priva del requisito della determinatezza che dovrebbe avere la norma e che non può essere interpretata nel senso di un allontanamento verso il paese di origine. Inoltre il Viminale omette completamente di rispondere alla seconda parte della domanda, la più importante: tutto questo - a partire dal Protocollo Italia-Albania stesso - è compatibile con le norme europee? Io credo di no.
Secondo la Direttiva rimpatri con la nozione di "allontanamento" si deve intendere infatti l'espulsione che può avvenire solamente dal territorio di uno Stato membro perché le garanzie previste dal diritto europeo devono valere in ogni fase della procedura di espulsione. L'espulsione dall'aeroporto di Tirana direttamente verso l'Egitto è avvenuta altresì in violazione dell'articolo 13 della Costituzione perché il pieno controllo di legittimità sull'allontanamento dal territorio nazionale può ritenersi tale solo se l'intero processo avviene nel territorio in cui sussiste la giurisdizione italiana. Le operazioni di polizia condotte fuori dal centro di Gjader in territorio albanese nei confronti delle persone trasportate (trasporto, imbarco etc.) sono però prive di controllo giurisdizionale e avvengono dunque senza alcuna copertura normativa. Il Governo Meloni continua a far “funzionare” il centro albanese a suon di omissioni, illegittimità, sprechi, tentativi su tentativi in spregio delle norme comunitarie. Vogliono fare come Trump, ormai è evidente, e lo vogliono fare portandoci fuori dai confini giuridici dell’Unione Europa. Non glielo permetteremo.
Così la deputata del Pd Rachele Scarpa.
“Con la pdl sulla sanità avremmo voluto discutere dei problemi demografici legati all'allungamento dell'età delle persone e del fatto che tra 25 anni, 2 italiani su 5 avranno oltre 65 anni e saranno affetti almeno da una patologia cronica. Avremmo discusso della continuità assistenziale dove i progressi restano troppo timidi, della carenza del personale sanitario e delle diseguaglianze territoriali, sapendo che in Italia 5 Regioni non hanno un solo posto letto di neuropsichiatria infantile. Ma la maggioranza ci risponde con la solita frase trita: non ci sono le risorse e cancella qualunque dibattito. Le risorse vanno impegnate per la sanità non per i centri in Albania o per la propaganda e l'ideologia del governo”. Lo dice il deputato Paolo Ciani, Vicepresidente del Gruppo Pd-Idp, intervenendo sulla pdl per il rifinanziamento e la riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale.
“La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti”, continua Ciani citando l'art. 32 della Costituzione. “Tina Anselmi, che nel 1978 firmò la legge che istituiva il SSN, sintetizzò il nuovo sistema come basato sulla globalità delle prestazioni, l'universalità dei destinatari, l'eguaglianza dei trattamenti, il rispetto della libertà e della dignità della persona. Trascorsi 47 anni e dopo una pandemia dimenticata con troppa fretta, dispiace che non si possa discutere di una pdl sulla sanità ma che l'intento della maggioranza sia solo quello di sopprimere”, conclude Ciani.
Apprendo con estrema preoccupazione che il 9 maggio scorso alcune persone di nazionalità egiziana, trattenute nel CPR di Gjadër in Albania, sarebbero state rimpatriate direttamente da Tirana al Cairo, senza mai transitare dall’Italia. Un’operazione che, se confermata, rappresenterebbe non solo un grave precedente, ma una vera e propria violazione della Direttiva europea in materia di rimpatrio, delle garanzie procedurali, del diritto a un ricorso effettivo e del principio di non-refoulement.
Ho immediatamente depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere al Ministro dell’Interno su quale base giuridica sia stato disposto questo rimpatrio forzato, avvenuto da uno Stato extra-UE come l’Albania, con modalità che sembrano più simili a una consegna arbitraria che a un’operazione condotta nel rispetto del diritto. La domanda è semplice: sotto quale giurisdizione si trovavano quelle persone, quando sono state accompagnate in aeroporto per essere rimpatriate coattivamente?
Non è la prima volta che denunciamo le gravi criticità dell’accordo Italia-Albania, ma stavolta siamo davanti a un salto di livello che conferma come l'intera operazione propagandistica del Governo Meloni si muova continuamente in una zona grigia giuridica e politica, dove il diritto sembra sospeso e il controllo democratico azzerato. E intanto continuano a fioccare centinaia di milioni di euro di denaro pubblico per finanziare un’operazione fallimentare, inefficace e potenzialmente illegittima sotto diversi punti di vista. Serve trasparenza, serve responsabilità politica e serve subito uno stop a queste derive. Il Parlamento e l'opinione pubblica non possono essere tenuti all’oscuro da rimpatri coatti effettuati in sordina. Il Governo deve rispondere, e deve farlo ora.
Così la deputata del Pd Rachele Scarpa.
"Oggi è la Giornata Mondiale del Rifugiato. Non possiamo limitarci alle dichiarazioni di rito. Non possiamo celebrare chi fugge se poi lo respingiamo, lo rinchiudiamo, lo lasciamo morire. Questa mattina ho partecipato all’iniziativa organizzata a Roma da Refugees in Lybia, per chiedere l’immediato stop al Memorandum Italia-Libia. Un patto che ha consentito per anni respingimenti illegittimi, violenze sistematiche, torture e stupri nei centri di detenzione libici, come confermato da numerosi e autorevoli rapporti internazionali.
Dobbiamo prenderci la responsabilità di rimediare al danno immenso fatto nel 2017 con la sottoscrizione di questo memorandum. Non possiamo accettare che il nostro paese fornisca mezzi e formazione alla cosiddetta “guardia costiera libica”, foraggiando un sistema che produce sofferenza e morte. Non possiamo più accettare che i confini siano luoghi dove la legge non vale e la dignità si annulla.
I dati globali sono drammatici: 123 milioni di persone costrette ad abbandonare la propria casa, a causa di guerre, persecuzioni, violenze, catastrofi ambientali. Ma invece di costruire accoglienza e protezione, continuiamo a costruire muri" .
"Le politiche italiane, europee e d'oltre Oceano non rispondono più ai principi della solidarietà e dei diritti, ma a una logica securitaria che alimenta solo marginalità, detenzione e morte. A Gaza, in Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo e in tante altre parti del mondo si scappa per sopravvivere. E chi scappa verso di noi trova confini chiusi, accordi con Paesi terzi per esternalizzare le responsabilità, CPR in Italia e persino in Albania, respingimenti nel deserto tunisino. È inaccettabile.
Servono vie sicure, corridoi umanitari, regolarizzazione per chi è già nel nostro Paese, aumentare la sorveglianza per salvare vite nel Mar Mediterraneo, investire nell’accesso ai servizi, dare protezione per chi fugge da persecuzioni o disastri. Servono politiche che mettano al centro la vita, non il respingimento. In questa giornata non basta ricordare: bisogna scegliere da che parte stare. E io, oggi come ogni giorno, sto dalla parte di chi lotta per essere accolto come persona e non come problema."
Così Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico.
Il sistema Cpr negli ultimi vent’anni è degenerato e oggi la detenzione amministrativa rappresenta in tutta la sua violenza e la sua assurdità la criminalizzazione nel segno del panpenalismo della condizione di irregolarità delle persone straniere, rendendo questa condizione una vera e propria colpa da espiare, in un paese che però non dà alcuno strumento per regolarizzare la propria situazione. Le condizioni di trattenimento nei Cpr sono disumane, con ancora meno garanzie di quelle che troviamo nelle carceri italiane, ed è solo per ragioni di propaganda che il governo italiano sceglie di investire in questo “modello”, addirittura provando ad esportarlo in Albania. Su questo fronte c’è solo una risposta possibile: chiudere i Cpr e investire sul superamento della Legge Bossi Fini, che crea irregolarità e alimenta alla radice questo sistema perverso.
Così la deputata del Pd Rachele Scarpa, intervenendo all'incontro "Giustizia secondo Costituzione", un evento promosso dal Partito democratico per riflettere sullo stato della giustizia in Italia a partire dai principi fondanti della nostra Carta costituzionale.
Governo inerte, chiediamo ripristino fondo politiche per le famiglie e bonus per centri estivi e babysitting
"La risposta del governo Meloni è "ognuno si arrangi da sé". "Il governo ignora un tema che riguarda in maniera acuta milioni di quelle famiglie di cui Meloni si riempie la bocca. Ci troviamo di fronte all'assenza di qualunque risposta. Noi chiediamo al Governo di ripristinare nella sua interezza il fondo politiche per la famiglia ai Comuni e istituirne un secondo destinato alle famiglie a copertura dei servizi di babysitting e delle attività dei centri estivi per la fascia 6-9 anni. Oltre ai proclami il Governo Meloni dimostri di non essere sordo alle esigenze delle famiglie. Siamo al record di decreti legge approvati a colpi di fiducia e non ci sono nelle commissioni proposte di legge". Lo ha detto la presidente del gruppo Pd alla Camera, Chiara Braga, in apertura della conferenza stampa del Pd sul "caro centri estivi".
"Questo governo, che trova il tempo per legiferare su tutto, si è dimenticato le famiglie. Ma le famiglie italiane, e in particolar modo le donne, in questo periodo dell’anno vivono un’emergenza, non hanno la possibilità di andare a lavorare serenamente sapendo che non c'è una struttura accessibile che possa tenere i propri bambini durante la chiusura scolastica estiva. Oggi i centri estivi costano il 23% in più rispetto a due anni fa e il governo Meloni non ha fatto letteralmente niente per aiutare le famiglie, abbandonate a se stesse per tre mesi al netto della propaganda di Valditara che parlava di scuole aperte d’estate. Ricordiamo che si tratta di istituti senza aria condizionata, invivibili, e che i centri estivi sono costosissimi, circa 1.400 euro per 8 settimane, una cifra irraggiungibile per una famiglia media". Lo ha detto la vicepresidente della Camera del Pd, Anna Ascani, a margine della conferenza stampa del Pd sul "caro centri estivi".
"Questa è una vera e propria emergenza che riguarda le famiglie italiane. Troppe sono le famiglie che hanno difficoltà ad individuare le risorse per chi si prenda cura dei propri figli durante la lunghissima pausa estiva della chiusura scolastica. La situazione diventa ancora più drammatica quando si tratta di famiglie con due o più bambini. Noi chiediamo non soltanto di ampliare le risorse per i centri estivi e quindi i fondi che vanno dati ai Comuni ma anche di prevedere altre risorse per le famiglie, in modo da poter prevedere l'utilizzo di una babysitter in base alle proprie esigenze. Chiediamo al governo di mettere al centro dell'agenda le vere emergenze delle famiglie
a partire dalle misure urgenti contro il caro centri estivi”. Lo ha detto Michela Di Biase, capogruppo Pd in commissione bicamerale Infanzia e adolescenza, a margine della conferenza stampa del Pd sul "caro centri estivi", prima firmataria della proposta di legge che prevede l’istituzione del bonus per i servizi di babysitting e altri servizi integrativi per l’infanzia fra cui anche i centri estivi nei periodi di chiusura delle scuole.
"Se sei figlio di Giorgia Meloni, puoi salire su un volo di Stato per il G7 e seguire tua madre mentre lei lavora. Ma se non lo sei, chi si occupa di te a scuola finita, quando mamma e papà devono lavorare e non possono permettersi un centro estivo da 400 euro al mese? Giorgia Meloni ci racconta ogni giorno un'Italia in cui tutto va bene. Noi crediamo che ogni bambino abbia diritto a un'estate dignitosa, a un luogo educativo, sociale e sicuro. E ogni genitore abbia il diritto di lavorare senza sentirsi in colpa o svenarsi per un servizio essenziale. Ecco perché abbiamo presentato una proposta di legge per creare un fondo nazionale permanente che garantisca fino a 2.400 euro annui per le famiglie a basso reddito, coinvolgendo Comuni, Terzo Settore e comunità educanti. Il governo Meloni ha trovato un miliardo di euro per il fallimentare e inumano accordo con l'Albania, ma zero euro per i bambini e le famiglie italiane. Questa è la loro scala di priorità. La nostra, invece, parte dai bisogni veri del Paese". Lo ha detto Marco Furfaro, responsabile nazionale Welfare del Pd, a margine della conferenza stampa del Pd sul "caro centri estivi".
“Se sei figlio di Giorgia Meloni, puoi salire su un volo di Stato per il G7 e seguire tua madre mentre lei lavora. Ma se non lo sei, chi si occupa di te a scuola finita, quando mamma e papà devono lavorare e non possono permettersi un centro estivo da 400 euro al mese?”.
Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo PD in Commissione Affari Sociali, a margine della conferenza stampa di presentazione della proposta di legge per un piano nazionale di sostegno ai centri estivi.
“Giorgia Meloni ci racconta ogni giorno un’Italia in cui tutto va bene. Dove chi denuncia le mancanze è brutto e cattivo. Dove nemmeno i rapporti della Caritas, che certificano che 6 milioni di persone rinunciano a curarsi, sono attendibili. Ma allora la domanda è: in questa narrazione dorata, che fine fanno i figli di chi non ha privilegi? Chi si prende cura di loro?”.
“Noi crediamo che ogni bambino abbia diritto a un’estate dignitosa, a un luogo educativo, sociale e sicuro. E ogni genitore abbia il diritto di lavorare senza sentirsi in colpa o svenarsi per un servizio essenziale. Ecco perché abbiamo presentato una proposta di legge per creare un fondo nazionale permanente che garantisca fino a 2.400 euro annui per le famiglie a basso reddito, coinvolgendo Comuni, Terzo Settore e comunità educanti”.“Il governo Meloni ha trovato un miliardo di euro per il fallimentare e inumano accordo con l’Albania, ma zero euro per i bambini e le famiglie italiane. Questa è la loro scala di priorità. La nostra, invece, parte dai bisogni veri del Paese”.
“Perché la ministra Bernini non è presente in Aula mentre si discute un provvedimento nel quale è pesantemente intervenuta? Siamo davanti ad un atto di vero teppismo politico: la riforma impantanata in Parlamento, nella notte, viene trasformata in un emendamento per essere approvata al Senato e oggi alla Camera. La ministra Bernini ha rubato i diritti e le tutele per i ricercatori precari ed è scappata, smantellando una riforma che era stata fatta da tutti insieme durante il governo Draghi”. Lo dice il deputato Matteo Orfini nella dichiarazione di voto sul Dl Pnrr e avvio dell'anno scolastico 2025/26.
“È grave – sottolinea l'esponente Pd - che questo governo venga meno a quegli impegni e lo faccia con argomenti falsi, con una forma di insopportabile paternalismo: i ricercatori hanno una voce e hanno il diritto di parlare per se stessi, ma l'esecutivo non ha l'umiltà di ascoltarli e, invece, con un meccanismo perverso di flessibilità al risparmio, precarizza la loro vita”.
“Siamo di fronte ad un ricatto, c'è un sistema malato, feudale di schiavismo accademico che rende il mondo universitario ingiusto. C'è bisogno di una ricerca sana, non precaria, e il bisogno di correggere il metodo proposto dal governo: per mantenere gli impegni presi, sono necessarie le giuste risorse, quelle stesse risorse che il governo impegna su cose che non servono a nulla come i centri in Albania. Spiace che la senatrice Cattaneo abbia con la sua firma avallato un metodo che umilia il Parlamento. E spiace che la presidente della CRUI e il presidente dell'Accademia dei Lincei abbiano plaudito al ritorno alla precarietà”, conclude Orfini.
“Ogni giorno che passa i fatti dimostrano sempre di più l’assurdità dei centri in Albania voluti dalla Meloni. La Destra ha provato a forzare le regole per un progetto che era sbagliato fin dall’inizio. Una propaganda fatta sulla pelle dei più fragili e mettendo le mani nelle tasche degli italiani che stanno già pagando un miliardo di l euro per la propaganda della Meloni”. Così il responsabile nazionale sicurezza del Pd, il deputato democratico Matteo Mauri che aggiunge: “Le motivazioni alla base del rinvio parlano chiaro: esistono dubbi fondati sulla compatibilità del cosiddetto “Piano Albania” con il diritto europeo. È un giudizio che pesa come un macigno su un’operazione propagandistica e pasticciata, costruita sulla pelle delle persone e ai margini della legalità.
“trasferire migranti in Albania non è solo un modo per aggirare la giurisdizione italiana, è un atto politicamente sbagliato, giuridicamente fragile e moralmente discutibile”.
“Sarà per i continui battibecchi interni alla maggioranza, per l’esito deludente delle amministrative o per la crescente perdita di credibilità, ma il ministro Salvini sembra aver completamente perso lucidità. Se la Premier Meloni ha davvero a cuore la sicurezza del Paese, lo richiami immediatamente all’ordine”. Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Affari europei alla Camera, commentando le ultime dichiarazioni del vicepremier contro il Consiglio d’Europa. “Anche oggi – prosegue De Luca – il ministro dell’Interno si scaglia contro il Consiglio d’Europa in una polemica inutile e insopportabile, finalizzata soltanto a cercare visibilità e a far dimenticare che la sua vicinanza alle forze dell’ordine o ai temi della sicurezza si limita ai post sui social e a qualche esternazione da palcoscenico. Mentre mancano, ancora una volta, i fatti concreti”.
De Luca critica duramente "l’assenza di contenuti reali nel cosiddetto “decreto sicurezza”, un provvedimento puramente demagogico e propagandastico che, da un lato, fa scivolare il Paese verso una deriva illiberale da Stato di polizia, criminalizzando il dissenso, condannando i figli delle detenute madri, reiterando nel danno erariale inutile e disumano dei centri in Albania, e, dall'altro, non contiene nessuna misura vera per la prevenzione né per il personale delle forze dell’ordine: è privo delle assunzioni promesse e dello scorrimento delle graduatorie, tanto sbandierati ma puntualmente disattesi. Salvini – conclude De Luca – insieme a suoi colleghi di governo continua a inseguire un nemico al giorno per distogliere l’attenzione dalla realtà dei fallimenti sul tema della sicurezza ma anche sui problemi economici e sociali che toccano la carne viva dei nostri cittadini. Si fermino".
«Questo decreto nasce da un grave vulnus democratico: la scelta del Governo di ricorrere alla decretazione d’urgenza, la contrazione del dibattito in commissione e la doppia tagliola ha sottratto spazio al confronto parlamentare», ha dichiarato Andrea Casu (Pd) in Aula alla Camera, sottolineando che “a sicurezza è un grande tema che riguarda tutti: cittadini, enti locali, operatori delle forze dell’ordine. E proprio per questo avrebbe meritato un vero dibattito, non l’ennesimo provvedimento bandiera scritto solo per alimentare la propaganda del governo e attaccare il dissenso. Non possiamo pensare che introdurre nuovi reati o inasprire le pene risolva i problemi. La nonviolenza non può essere criminalizzata, non può essere equiparata alla violenza: va rispettata e riconosciuta per ciò che è”, ha aggiunto Casu, denunciando anche «la distruzione ideologica del settore agroindustriale della canapa e la totale assenza di interventi reali per superare il sovraffollamento carcerario. «Servono investimenti veri: oggi mancano oltre 11.340 agenti nella Polizia di Stato. Il Governo spende milioni per costruire un centro in Albania mentre lascia sguarniti i nostri territori. Se davvero volete occuparvi di sicurezza – ha concluso – cominciate ad assumere gli idonei ai concorsi per vice ispettori e allievi agenti e a rafforzare i presidi sul territorio. Non serve altra propaganda, ma risposte concrete”.