“Dal governo solo chiacchiere. Gli impegni presi per la Romagna, a cominciare dai risarcimenti al 100% per famiglie ed imprese, rimangono solo nell'album delle buone intenzioni e sono lettera morta nei decreti del governo, compreso l'ultimo prima della chiusura estiva. Da Regione, provincie e comuni arrivano proposte serie per come candenzare gli interventi ed impegnare le risorse ma, nonostante la disponibilità del commissario Figliuolo, dalla Meloni e dai suoi ministri si fanno orecchie da mercante. Così non va bene. Hanno fatto bene gli amministratori locali a chiedere un urgente incontro alla presidente Meloni. Non si presenteranno con il cappello in mano. Loro stanno già lavorando sul territorio per fronteggiare emergenze e consentire la ripartenza. Chiedono di avere al fianco le istituzioni nazionali perché finora non hanno avvertito la giusta e concreta collaborazione e chiedono di avere le risorse necessarie per riavviare le attività e tornare nelle proprie abitazioni per ridare un senso alla vita di tutti i giorni. Girarsi dall'altra parte sarebbe un oltraggio insopportabile”.
Lo dichiara Stefano Vaccari, deputato Pd, Segretario di Presidenza della Camera.
“Altro che underdog, la presidente Meloni è invece una doubledog. Da un lato vuole apparire venuta dal basso e con un profilo istituzionale e in ascolto delle persone; in realtà, vive di politica da sempre al punto da non staccarsi da una matrice culturale che persino nega la strage neofascista di Bologna e di fatto fa zero sulla tragedia dell’alluvione. Anzi, la usa contro l’Emilia Romagna. Ciò che accade in questi giorni è clamorosamente evidente. Sull’alluvione si sono lasciati andare 4 mesi senza un'azione che sia una sulla ricostruzione. Meloni deve chiarire chi è e cosa vuole essere: è la presidente di un esecutivo che governa nell’interesse di tutti gli italiani, in particolare quelli colpiti, o la capa di una ben precisa fazione politica? Ad oggi non c’è un euro, né un atto, in favore di famiglie e imprese. Almeno si sblocchi e si consenta di utilizzare il primo miliardo di euro previsto per azioni rimaste incompiute (ammortizzatori sociali, imprese) del primo decreto emergenza. Se non avverrà con un provvedimento entro qualche giorno, creare il caos sociale per speculare in vista delle elezioni del 2024 non è più un'ipotesi, ma nei fatti diventa una realtà”.
Lo dichiara il deputato democratico della commissione Attività produttive, Andrea Gnassi.
“È finito il tempo delle parole. Ascoltate il Parlamento, accantonate la propaganda e mettetevi alla stanga. Dal Pnrr dipende il futuro dell’Italia e dell’intera Europa. È in gioco il nostro destino. Oggi il ministro doveva venire qui e chiedere anzitutto scusa: per i danni prodotti con i ritardi accumulati; per le criticità finanziarie create al Paese, come rileva l’Fmi; per le tensioni scaricate su comuni e imprese a causa dei tagli; agli italiani per il rischio di far saltare l’attuazione del Piano e perdere un’occasione storica per il Paese. A questo caos avete aggiunto gravi errori che hanno paralizzato l’Italia. Presi dalla vostra ossessione per l’accentramento dei poteri e per lo smantellamento dei controlli esterni, avete perso più tempo a centralizzare la gestione delle risorse che ad accelerarne la spesa”.
Così Piero De Luca, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera con delega al Pnrr, intervenendo in Aula in replica alle comunicazioni del ministro Fitto.
“Ad oggi - ha aggiunto - la terza rata non è stata erogata. La dead line della quarta era il 30 giugno ed è stata completamente bucata, e come abbiamo appreso solo dalla stampa ben 17 obiettivi su 27 sono ancora in alto mare. Non ci permettiamo di chiedervi a che punto siamo sulla quinta rata. Avete tagliato interventi per 16 miliardi di euro, di cui 13 destinati agli enti locali, per progetti di gestione dei rischi alluvione, riduzione del dissesto idrogeologico, mobilità sostenibile, valorizzazione del territorio e rigenerazione urbana. Ma vi rendete conto del danno enorme provocato? Le vostre proposte fanno saltare più di 500 strutture sanitarie, case e ospedali di comunità, già finanziate per rafforzare la rete territoriale. Questa è la realtà, al di là della vostra propaganda. Ed è bene chiarire che non ci sono fattori esterni. La responsabilità - ha concluso - è nella vostra drammatica incapacità e inadeguatezza”.
"Con un tempismo perfetto, con il paese in ginocchio a causa dei cambiamenti climatici e smentendo clamorosamente gli annunci della Premier Meloni su un nuovo piano idrogeologico, il Ministro Fitto ammette che sono uscite dal Pnrr misure per 16 miliardi di euro, dall'efficientamento energetico dei comuni fino al dissesto idrogeologico, dall'idrogeno alla gestione del rischio alluvione. Magari non sono negazionisti ma sicuramente irresponsabili ed incapaci": è quanto dichiara Simona Bonafè, vice presidente vicaria dei Deputati Pd.
“La transizione ecologica sarà un bagno di sangue”, ha ripetuto la destra in questi anni. Ecco, Ministro, il bagno di sangue c’è già, ed è il frutto della mancata e tardiva transizione e lotta alla crisi climatica. Abbiamo apprezzato le sue parole contro il negazionismo, sulla “tropicalizzazione”. Meglio tardi che mai. Ma non deve dirlo a noi, lo dica ai suoi colleghi di partito e di governo. Alla Premier che solo qualche settimana fa diceva che la sua priorità era “fermare il fanatismo ultraecologista”. Oggi è lo stesso Ministro dell’Ambiente Pichetto a metterne in dubbio l’origine antropica dei cambiamenti climatici. Siete semplicemente imbarazzanti. Dovremmo riconoscerci tutti nelle parole del Presidente Mattarella, che ieri ha lanciato l’allarme all’Europa sull’emergenza climatica con la Presidente della Grecia perché il Mediterraneo è l’hot spot della crisi climatica. Non una volta la Presidente Meloni ha posto la questione. Ma cosa parlate a fare di Mediterraneo se non parlate di questo? È questa la minaccia alla nostra vita quotidiana.
Cosa ha fatto fin qui per aiutare la Sicilia, i comuni colpiti? Lo stato di emergenza lo abbiamo chiesto noi, ma non basta. Perché si tratta di far fronte a fenomeni sempre più violenti ma sempre più ordinari: si tratta di predisporre un grande piano strutturale di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio, di mitigazione e di adattamento al mutamento climatico. Servono investimenti, nuove infrastrutture sostenibili. E proprio mentre lei in quest’Aula ci chiede unità, in un’altra stanza del governo stanno saltando tra i 16 e i 19 miliardi del PNRR destinati proprio alla gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. Una scelta non solo dannosa, ma pericolosa. Avete capito, non tutti, che il problema del cambiamento climatico esiste. Ma quando capirete che siete in ritardo? Siete il governo e dovete dare risposte ora.
Così Peppe Provenzano, della segreteria nazionale del Pd, intervenendo alla Camera durante l’informativa del ministro Musumeci.
“Ogni evento calamitoso si porta dietro un’alluvione di parole, di piani, di commissari, di programmi. Sempre più spesso, purtroppo. Il ministro Musumeci ha ben rispettato questa tradizione con un intervento che si può definire ‘Fiumi di parole’, per ricordare una bella canzone di qualche anno fa. Purtroppo, però, i fiumi veri che esondano non si fermano con le parole. La fragilità italiana si affronta spendendo i tanti soldi non spesi applicando le procedure accelerate che esistono ma non sono applicate perché non ci sono le necessarie competenze nei Comuni, nelle Province e nelle Autorità di distretto: geologi, ingegneri idraulici, geografi. Competenze che oggi si contano con il lumicino”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Servono unità operative decentrate - continua l’ex Sottosegretario all’Ambiente - che agiscano per la prevenzione e l’adattamento in modo ordinario e non in concomitanza con gli eventi. Purtroppo il sistema degli enti locali italiani è estremamente frammentato e non può reggere la potenza degli eventi naturali. Se questo Paese vuole sopravvivere nel confronto implacabile con la natura, occorre accorpare comuni, province e regioni. E si deve iniziare a farlo nelle politiche sul dissesto idrogeologico. Ma la politica preferisce ancora ‘Fiumi di parole’ che travolgono tutto”.
Dichiarazione deputati Pd della commissione Agricoltura
L’inadeguatezza del decreto alluvione, sia dal punto di vista organizzativo e strategico che delle risorse impegnate, trova conferma nelle misure previste per il comparto agricolo che non ha bisogno soltanto di aiuti finanziari immediati per fronteggiare l’emergenza in atto , legata soprattutto ai terreni completamente allagati, ma anche alla necessità di riavviare l’attività ricostruendo le basi per tornare a produrre nel giro di pochissimi anni. Alle proposte emendative del gruppo Pd in commissione agricoltura, respinte in gran parte dalla maggioranza di destra, si sono aggiunti alcuni ordini del giorno, a firma dei deputati Stefano Vaccari, Antonella Forattini, Stefania Marino e Andrea Rossi, accolti con riformulazione e come raccomandazione dal governo e poi votati dall’Aula.
In particolare è stato chiesto al governo di estendere le misure adottate per le imprese agricole colpite dall’alluvione di maggio anche a quelle interessate dalle gelate verificatesi in emilia romagna ad aprile. Così come è stato sollecitato il governo ad adottare ulteriori iniziative normative volte a sospendere i contributi consortili e finanziarie con opere d’urgenza atte a prevenire il rischio di ulteriori rotture ed esondazioni, soddisfando al contempo le richieste di approvigionamento irriguo. Infine è stato chiesto al governo di prevedere risorse aggiuntive finalizzate a compensare le imprese del settore pesca e dell’acquacoltura, settore duramente colpito e inspiegabilmente dimenticate dal Governo bocciando ogni proposta anche in Commissione.
Dichiarazione di Ouidad Bakkali, deputata Pd
“A distanza di 84 giorni dalla alluvione che ha devastato l’Emilia Romagna e alcune aree di Marche e Toscana questo governo chiede la fiducia su un provvedimento che noi valutiamo ancora inadeguato.” Così la deputata Pd Ouidad Bakkali in dichiarazione di voto sulla fiducia al decreto alluvione . “Il governo – ha proseguito Bakkali- ha messo in atto azioni e posture inadeguate, scomposte e inopportune: penso al colpevole ritardo nella nomina del Commissario costata tante dichiarazioni sguaiate in risposta alla richiesta dei territori e delle parti sociali di fare presto e di tenere insieme emergenza e ricostruzione, nominando il Presidente della Regione Bonaccini.” Per Bakkali, “dopo le posture e le azioni messe in campo con due decreti che nella loro somma risultano ampiamente insufficienti sul piano delle risorse, si è giunti finalmente alla nomina del Commissario Figliuolo al quale auguriamo buon lavoro e di cui apprezziamo le capacità e lo spirito di sacrificio, ma la dotazione a sua disposizione per fronteggiare i bisogni – ha rimarcato Bakkali - è molto lontana dalla quantificazione dei 9 miliardi che è stata fatta. Poche risorse, spalmate su un triennio, a fronte di un mandato che scade tra meno di un anno. Perché – è l’osservazione della deputata Dem- 1,8 miliardi di euro non sono sufficienti per finanziare i quasi 6mila interventi prioritari e mezzo milione di euro è già stato speso per le urgenze, esponendo -peraltro- i già fragili bilanci degli enti locali. Per i danni ai privati, tra famiglie e imprese si superano i 4 miliardi e ad oggi sono stati stanziati solo 120 milioni di euro a fronte di quasi 7000 persone stimate ancora fuori casa. E poi parliamo di 15mila aziende colpite, 7000 delle quali nel comparto agricolo. Queste sono le dimensioni – ha concluso Bakkali- questo lo scarto enorme tra quello di cui c’è bisogno e quello che realmente questo Governo mette a disposizione: ovvero, come confermato dal Commissario in audizione, poco più di 2 miliardi e 600 milioni complessivi, un terzo di quanto realmente necessario. Non può esserci dunque fiducia se le basi della premessa sono le azioni e le condotte viste fin qui.”
Per comprendere da che parte stia la ragione, rispetto a quanto avvenuto oggi in Commissione Ambiente, è sufficiente soffermarsi sulla reazione scomposta e totalmente fuori luogo dell’on Foti. Quest’ultimo, cavillando sui tecnicismi nel vano tentativo di mascherare un imbarazzo politico oramai debordante, si affida ad un classico della destra italiana: l’insulto. La verità è che, sul Decreto Alluvione, il Governo ha operato fin dall’inizio con cinismo e scarso senso della prospettiva. Emanando un provvedimento miope, infarcito di lacune e asfittico dal punto di vista delle risorse. Un Decreto che, dopo l’odierna vergognosa approvazione dell’emendamento soppressivo che cancella il ruolo istituzionale degli Enti Locali, risulta ufficialmente decontestualizzato dai Territori e dalle Comunità colpite. Foti, anziché lasciarsi andare a inesattezze circa l’assenza della minoranza in Commissione Ambiente, dovrebbe premurarsi del disagio provocato ai colleghi di maggioranza. Deputati della Repubblica ridotti a meri esecutori e costantemente esautorati da un dirigismo sempre più autoritario. Tra l’altro non potevamo di certo attenderci dalla maggioranza un sostegno al nostro emendamento, vista l'impossibilità di sostenere i propri, come da abitudine presentati e fatalmente ritirati. La verità è che, oggi come nel corso dell’intero processo di conversione del Decreto, la minoranza è stata presente e partecipe: la mole di proposte, correttivi e integrazioni prodotta smentisce ogni tentativo di distogliere lo sguardo dall’inconcludenza di questa destra. Consigliamo all’On. Foti, molto più utilmente, di lamentare le assenze del Sottosegretario Bignami durante i passaggi cruciali del provvedimento in Commissione. Ma siamo certi che l’On Foti troverà il modo di giustificare tali assenze con impegni improrogabili.
Così il deputato del PD Augusto Curti.
Dichiarazione di Ouidad Bakkali, deputata Pd
"Alla fine, non riuscendo a commissariare Figliuolo a cui stavano sottraendo , attraverso un emendamento a sorpresa, un terzo del budget del Decreto, escludono dalla collaborazione fattuale i territori e le istituzioni che li rappresentano. Chiudono l’iter del DL Alluvione in Commissione, prima del voto di fiducia, con un ultimo emendamento soppressivo che rivela il vero volto di questo Governo che vuole centralizzare decisioni e risorse. Sopprimere il comitato istituzionale composto da sindaci, presidenti di provincia, presidenti di unioni di comuni vuol dire tenere ai margini i sindaci che sono stati e saranno il punto di riferimento delle comunità colpite. Il Commissario Figliuolo in Audizione ha ribadito il ruolo centrale della ricostruzione dei territori nella gestione dei prossimi passi, quindi la nostra fiducia che si opererà in questo senso è riposta solo ed esclusivamente nella sua decisione, mentre è chiaro invece l’orientamento del Governo su come devono essere gestite le risorse. Proprio per questa ragione noi volevamo che fosse il Parlamento a sancirlo nel Decreto e che, oltre alla volontà del Commissario, vi fosse anche un chiaro orientamento politico in questo senso.
Questa forzatura è inaccettabile : e l’ennesima prova che questo Governo ha poco a cuore il destino dei territori alluvionali, mentre ha grandissimo interesse nel politicizzare quanto successo qui in Romagna ed iniziare la campagna elettorale per le Regionali del 2025.”
“Prima i ritardi incredibili ormai quasi tre mesi dall’alluvione e ancora zero dallo Stato per le terre alluvionate. Poi le risorse insufficienti inadeguate sia per gli indennizzi a imprese e famiglie al 100% come da impegni della presidente Meloni; poi una struttura centralistica con un Commissario e 60 persone che, al netto di Figliuolo, senza Regione e reti territoriali, si sta gia inabissando in burocrazia, lentezza e danni perpetui per le terre colpite. Ora l’inimmaginabile. Dopo aver promesso e proclamato in Parlamento e al Paese intero che la struttura commissariale di Figliuolo sarebbe stata affiancata e integrata dalla nomina dei subcommissari, (i presidenti di Regione) con una struttura tecnica di supporto e un tavolo istituzionale per la ricostruzione con Comuni e reti territoriali, indispensabili per una ricostruzione rapida e vera, e dopo aver votato tale proposta nelle commissioni Ambiente e Bilancio tra ieri notte e oggi il blitz del governo che fa saltare tutto. Riconvocano le commissioni in tutta fretta Con la scusa che non vi era copertura sulle spese della struttura di supporto e la fanno saltare insieme al tavolo istituzionale con i comuni. Una sorta di golpe bianco sull’alluvione, sulla ricostruzione che vuole di fatto togliere di mezzo chi conosce il territorio e può aiutare Figliuolo, e cioè la Regione, gli Enti locali, le reti territoriali economiche e sociali dell’Emilia Romagna. Così si vuole colpire la filiera locale della ricostruzione e con essa la sua rapidità e efficenza. Chi farà le pratiche e quali sono le strutture che dovranno smaltire decine di migliaia di richieste di famiglie e imprese e occuparsi di opere pubbliche? È un golpe bianco perché così si creeranno disagi, lentezze, burocrazie e si creerà caos sociale sul quale specularci sopra politicamente per le elezioni del 2024. Oggi è evidente ciò che il governo Meloni vuole: non la ricostruzione ma L’Emilia Romagna. Era solo una scusa la supposta mancanza di copertura finanziaria per il tavolo istituzionale e per la struttura di supporto dato che il Pd aveva proposto che fossero senza “oneri nuovi a carico della finanza pubblica“. È evidente con lo strappo istituzionale di oggi che il governo Meloni non indossa la fascia tricolore che guarda agli interessi e ai problemi dei cittadini e delle imprese, ma accende la fiamma tricolore per le prossime elezioni”. Lo dichiara il deputato del Pd, Andrea Gnassi.
“La presentazione e l’approvazione da parte della destra dell’emendamento soppressivo che cancella il ruolo istituzionale degli Enti Locali dal Decreto Alluvione è una scelta politica, anche se mascherata dietro un tecnicismo parlamentare. Governo e maggioranza mettendo nel mirino e cancellando il comitato istituzionale, il tavolo che garantiva un reale coordinamento del lavoro con le istituzioni territoriali, e la partecipazione fattuale di comuni, province e unione dei comuni, sanciscono la loro volontà di comandare centralizzando ogni decisione, anziché di governare. Con una discussione seria e franca si sarebbe potuto affrontare e risolvere ogni questione realmente ‘tecnica’. Invece, nonostante il nostro emendamento fosse stato approvato in commissione Ambiente all’unanimità e avesse anche ottenuto il parere favorevole della commissione Bilancio, la destra ha scelto la via dello scontro. A pagare pegno saranno i cittadini, le imprese e gli enti locali dell’Emilia Romagna, che fino ad oggi hanno solo visto le passerelle dei ministri e della presidente del Consiglio e nulla più”.
Lo dichiarano i deputati democratici della commissione Ambiente e dell’Emilia Romagna.
È caduta la maschera. Una forzatura inaccettabile in Parlamento pur di tagliare fuori la filiera istituzionale dalla ricostruzione post alluvione in Emilia Romagna. Non gli interessa nulla di un territorio che chiede risposte efficaci e urgenti, vogliono solo il potere.
Lo ha scritto su Twitter Chiara Braga capogruppo Pd alla Camera dei deputati.
“Pensavamo che di fronte ad una drammatica alluvione potessero prevalere a livello istituzionale solidarietà e comunione d'intenti. Ci dobbiamo ricredere. Pur di mantenere il controllo assoluto sull'utilizzo delle risorse, peraltro insufficienti, il governo e la destra, utilizzano il grimaldello della Ragioneria per abrogare un emendamento del PD, già votato con il parere favorevole unanime della Commissione Ambiente e avvallato ieri sia dal sottosegretario Freni che dalla Commissione Bilancio. Si allargava la governance della cabina di regia del Commissario alla ricostruzione Figliuolo ai presidenti di Regione indicati come vice Commissari che si sarebbero dotati di una struttura di supporto e si istituiva in comitato interistituzionale per coinvolgere i sindaci nel processo di ricostruzione. Analogamente a quanto si è già fatto con successo dopo il sisma del 2012 in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Niente di tutto questo sarà possibile perché il Governo e la maggioranza hanno voluto dare l’ennesimo schiaffo al buon senso e ai territori colpiti dall’alluvione.
Al governo hanno deciso di comportarsi come i sciacalli che approfittano delle altrui sventure per tenersi stretto il malloppo e la sua gestione, nella becera logica degli interessi politici. Ci auguriamo che non ci sia la velata complicità anche del Generale Figliuolo perché se fosse così saremmo in presenza di una grave ingerenza sul Parlamento da parte di un organismo commissariale di nomina governativa”.
Lo dichiara il deputato del PD Stefano Vaccari
Stiamo assistendo a una forzatura inaccettabile in Commissione sul decreto Alluvioni. Il Governo pretende di cancellare un emendamento del Pd su cui aveva dato poche ore prima parere favorevole in Commissione Bilancio e che è stato approvato all’unanimità sul ruolo dei subcommissari Presidenti di Regione e dei comitati istituzionali dei sindaci, nascondendosi dietro un improvviso cambio di parere della Ragioneria dello Stato. L’ennesimo pasticcio di un Governo e di una maggioranza pronti a ogni forzatura e accecati solo dalla volontà di fare del post alluvione una battaglia politica, mortificando una filiera istituzionale e un territorio che chiede invece serietà e velocità per far partire la ricostruzione.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati