"Il Ministero della Cultura, con un atteggiamento grave e sfuggente, 'si lava le mani' per la situazione disastrosa in cui versa Villa Romana del Casale (in provincia di Enna) indicando nella Regione Siciliana e nel presidente Schifani — insieme ai suoi predecessori dello stesso schieramento politico — gli unici responsabili del degrado del sito Unesco. È inaccettabile che il Ministero, custode ultimo dei beni culturali italiani, si limiti a uno scaricabarile istituzionale, fingendo che la gravissima situazione dei mosaici e la totale assenza di manutenzione ordinaria non lo riguardino. E tutto questo con la complice assenza ed l'imbarazzante silenzio dei parlamentari di maggioranza del territorio". Lo dichiara la deputata Dem Maria Stefania Marino intervenendo in Aula sulla sua interpellanza urgente.
"La Regione Siciliana, è vero, ha competenze dirette, ma la gestione portata avanti negli ultimi anni si è rivelata incapace e priva di visione, come dimostrano tredici anni di interventi mancati, progetti annunciati e mai realizzati, e fondi utilizzati per eventi anziché per la tutela del sito. Proprio per questo il Ministero avrebbe il dovere di intervenire, coordinare, vigilare. Al contrario, oggi abbiamo assistito a un rimpallo di responsabilità indegno di un paese che si dice custode del proprio patrimonio culturale. Continuerò a vigilare e a denunciare questa paralisi amministrativa: la Villa Romana del Casale merita impegno, non abbandono istituzionale", conclude Marino.
“Il Partito Democratico voterà contro la proposta di legge Italia in scena perché si tratta di un provvedimento debole nei contenuti e improprio nella forma”. Lo ha detto in Aula alla Camera la deputata dem Giovanna Iacono, componente della commissione Cultura, intervenendo in dichiarazione di voto sulla proposta di legge sul Codice dei beni culturali e sull’istituzione del circuito “Italia in scena”.
“È singolare – spiega l’esponente Pd – che una proposta di legge riprenda esattamente il titolo di un libro del suo stesso proponente e presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone. Un atto parlamentare non può trasformarsi in una vetrina personale o nel prolungamento di un’operazione editoriale: il Parlamento è il luogo in cui si tutelano l’interesse generale e la sobrietà delle istituzioni”.
“Nel merito – conclude Iacono – il testo presenta gravi criticità: vaghezza degli strumenti attuativi, assenza di un piano finanziario strutturato, eccessiva enfasi sulla promozione a scapito della tutela. La cultura non può ridursi a un format o a un brand: valorizzare significa rendere fruibile il patrimonio nel rispetto della sua identità e del suo valore pubblico. L’Italia non ha bisogno di nuove scenografie legislative, ma di investimenti stabili, risorse e tutele per chi lavora nella cultura. La cultura è un diritto, non un ornamento, e va sostenuta con politiche solide, non con slogan”.
“Il Partito Democratico chiede che la modifica del Codice dei beni culturali sia l’occasione per un confronto serio e costruttivo su come valorizzare davvero il nostro patrimonio, coinvolgendo il terzo settore, le imprese culturali e creative e tutte le realtà che ogni giorno contribuiscono a rendere viva la cultura italiana.” Lo dichiara Irene Manzi, capogruppo del Pd in commissione Cultura della Camera, che, dopo l’avvio in Aula dell’esame della proposta di legge di modifica del Codice dei beni culturali, ritorna sul tema.
“Il testo in discussione – spiega Manzi – dovrebbe affrontare con concretezza i temi della gestione sussidiaria e della valorizzazione, ma rischia di essere indebolito da un’impostazione più simbolica che sostanziale. A partire dal titolo stesso, ‘Italia in scena’, che con i beni culturali ha davvero poco a che fare, ed è anche il titolo del libro del relatore, presidente della commissione nonché primo proponente della proposta di legge, Federico Mollicone. Per questo abbiamo presentato un emendamento soppressivo del nome: un atto di buonsenso, oltre che di rispetto per il Parlamento e per il settore culturale”.
“Il nome ‘Italia in scena’, il circuito che il governo vuole creare per valorizzare i beni culturali, è anche il titolo del libro del relatore, presidente della commissione nonché primo proponente della proposta di legge, Federico Mollicone. Un volume, con prefazione di Giorgia Meloni, tutto dedicato all’esperienza parlamentare e politica di Mollicone. Ognuno può scrivere un libro su di sé, ma addirittura assegnare lo stesso titolo ad un testo di legge appare scelta inopportuna, diretta ad autocelebrare il proprio ego. Mi permetto questo suggerimento ai colleghi di maggioranza: almeno cambiate titolo alla legge, perché rischiate in questo modo di far passare in secondo piano temi rilevanti che il testo porta in Aula ed inerenti la valorizzazione dei beni culturali e la realizzazione di forme di sussidiarietà orizzontale e di coinvolgimento di imprese culturali e creative e di soggetti del Terzo Settore”.
Così la capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi, intervenendo in Aula sulla legge di modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio e di istituzione del circuito ‘Italia in scena’.
“Questa proposta - ha aggiunto - ha il merito di consentire di discutere di cultura in quest’Aula, cosa che non avviene quasi mai. Ci auguriamo che questo avvenga anche nella prossima Legge di Bilancio, auspicando che almeno questa volta il ministero della Cultura non si limiti a fare il passivo spettatore di tagli decisi dal ministero dell'Economia. Il ministero della Cultura - ha concluso - abbia il coraggio di farsi parte attiva e propositiva per il sostegno reale alla filiera della creatività che costruisce l'ossatura di questo Paese. Abbiamo bisogno di pochi proclami e di molti fatti”.
È stata depositata alla Camera dei Deputati una proposta di legge a prima firma della deputata Pd Giovanna Iacono, volta a tutelare, conservare e valorizzare le case natali e gli studi di scrittori, artisti, scienziati e figure di rilievo che hanno contribuito in modo significativo alla storia culturale, artistica e scientifica del nostro Paese. "Con questa proposta - dichiara l'esponente dem - intendiamo salvaguardare un patrimonio prezioso ma spesso trascurato. Non si tratta di semplici edifici, ma di luoghi simbolo della nostra memoria collettiva: spazi che raccontano la vita, le opere, l’attività e il pensiero di chi ha arricchito la nostra identità culturale". Il testo prevede il censimento e la tutela formale di questi immobili, l’istituzione di un Registro Nazionale delle case natali e degli studi, interventi di restauro e di musealizzazione, nonché l’attivazione di percorsi didattici, turistici e culturali che ne favoriscano la fruizione da parte della collettività. È inoltre istituito un Fondo Nazionale da 5 milioni di euro l’anno per garantire interventi di manutenzione, promozione e valorizzazione.
"Investire nella conservazione e nella valorizzazione di questi luoghi significa generare ricadute positive sul turismo culturale, sull’economia locale e sulla formazione delle nuove generazioni. La loro tutela e valorizzazione si inserisce in una più ampia strategia di promozione dell’identità culturale e di incentivo alla fruizione consapevole del nostro patrimonio diffuso, anche in coerenza con quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio", conclude Iacono.
“La situazione dell’editoria italiana è preoccupante e i dati emersi dal Salone del Libro di Torino devono far riflettere il Governo su quanto (non) è stato fatto finora.” Così i deputati democratici Manzi, Iacono, Orfini e Berruto componenti della Commissione Cultura della Camera, che oggi hanno presentato un’interrogazione urgente al Ministro della Cultura Alessandro Giuli, che sarà chiamato a rispondere domani in Commissione.
“L’impatto delle scelte del Governo, dai tagli alla 18App alla mancata adozione di misure compensative per il settore, sta producendo effetti allarmanti. Lo confermano i dati diffusi dall’Associazione Italiana Editori (AIE), che registrano nei primi quattro mesi del 2025 un crollo del 3,6% nel mercato dell’editoria di varia, con quasi un milione di copie vendute in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, e una riduzione della spesa per libri di 15,9 milioni di euro.”
“La nuova ‘Carta della cultura giovani’ e la ‘Carta del merito’, introdotte in sostituzione della 18App, hanno ristretto l’accesso ai benefici, burocratizzato e complicato le procedure, riducendo drasticamente la capacità di spesa in beni culturali da parte dei giovani: nei primi quattro mesi del 2025 gli acquisti con queste carte si sono ridotti di circa 30 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un dato che conferma il flop del nuovo impianto che non funziona e rischia di impoverire il tessuto culturale ed economico del Paese.”
“Nell’interrogazione – proseguono i deputati dem – chiediamo al ministro quale politica di sostegno il Governo intenda adottare per rilanciare la lettura, semplificare l’accesso alle misure, ristabilire un principio di universalità per il bonus cultura, e soprattutto aprire un confronto con l’intera filiera del libro, dalle case editrici ai librai fino ai bibliotecari, per trovare soluzioni concrete e strutturali. Serve un cambio di passo immediato” concludono.
“Oggi la Commissione bicamerale sulle Questioni regionali ha audito, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui LEP, il prof. Vincenzo Tondi Della Mura. “Ringraziamo Fratelli d’Italia per aver chiesto al presidente Silvestro di audire il Prof. Tondi Della Mura, nonostante fosse terminato il ciclo di audizioni conoscitive sui LEP nell’ambito del progetto di legge Calderoli sull’autonomia. L’audizione del professore è stata fondamentale per la lucidità e la inequivocabilità degli argomenti portati a sostegno della tesi della assoluta mancanza di terzietà della Commissione tecnica per i fabbisogni standard e della parzialità dell’attività di determinazione quantitativa dei Lep fino a qui condotta. Il Prof. Tondi ha ricordato come la Corte Costituzionale, nella sentenza che ha smontato il disegno autonomista della maggioranza, abbia più volte richiamato i lavori e le conclusioni dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio che aveva espresso fondate e circostanziate critiche circa le modalità di determinazione dei Lep. Il modello di indipendenza dell’UPB, interamente composto da esperti riconosciuti e nominati dal Parlamento - ha sostenuto il Professore - costituisce il modello da seguire se si vuole assicurare una determinazione dei fabbisogni standard slegata dalla logica politica. La Commissione Tecnica, invece, è attualmente composta anche da soggetti le cui competenze in materia di spesa sociale e di finanza non sono chiare e con evidenti conflitti di interesse, come per esempio Elena d'Orlando, presidente della Commissione e consulente del Governatore Zaia proprio in materia di Autonomia. Significativo l’esempio portato dal professore circa i criteri per la determinazione dei fabbisogni standard in materia di spesa culturale: è evidente che se il criterio di calcolo sono il numero di libri letti o di musei aperti e operanti sul territorio, potrebbe sembrare logico che la Sicilia abbia diritto a condizioni di costo standard più bassi del Trentino, e così la Valle dei Templi di Agrigento avrebbe meno valore dei beni culturali trentini. Ci auguriamo che la relazione finale della Commissione Bicamerale dia la giusta evidenza alle critiche del Prof. Tondi. Ci auguriamo altresì che l’operazione verità voluta da Fratelli d’Italia faccia da prologo ad una rinnovata posizione del partito della presidente Meloni rispetto al folle progetto leghista.”
Così Claudio Stefanazzi, Daniele Manca, Andrea Martella, Piero De Luca, Emiliano Fossi, Andrea Gnassi, Nicola Irto, parlamentari del Partito Democratico e componenti della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
"Israele vuole cancellare la Palestina, con la complicità di Trump e nel sostanziale silenzio dell'Ue. Lo sta facendo annettendo, chilometro dopo chilometro, i territori palestinesi della Cisgiordania. Non solo nelle città e nei villaggi assaltati dall’Idf e dai coloni, ma anche nei siti archeologici.
In Cisgiordania ci sono circa 6mila aree di interesse archeologico. Come hanno denunciato nell'audizione al Comitato diritti umani della Camera, i rappresentati dell'ong israeliana Emek Shaveh e di quella palestinese Mosaic Centre, i coloni stanno chiudendo ai palestinesi l’accesso a molte di queste aree. I siti vengono occupati dai coloni e militarizzati dall'Idf, la narrazione storica e archeologica stravolta a uso politico, le fonti di reddito che arrivano da queste aree vengono sottratte ai palestinesi. Tutto questo viola gli accordi di Oslo e la Convenzione dell’Aja del 1954, che disciplina rigorosamente la tutela dei beni culturali in caso di guerra, nel tentativo di cancellare la storia e la cultura palestinesi.
Su questo, ho presentato un'interrogazione al governo per chiedere se non ritenga di dover fare pressioni su Israele perché rispetti i siti archeologici della Cisgiordania.
Ma vorremmo anche sapere se il governo italiano pensi o meno di esprimere condanna e di prendere le distanze dal piano rivelato dal Financial Times che prevede lo svuotamento di Gaza e il confinamento di oltre 2 milioni di palestinesi in una piccolissima area ad al-Mawasi.
Netanyahu e il suo governo vogliono eliminare la Palestina dalle carte geografiche e nessuno sembra volerli fermare. Una colpa gravissima di cui la storia chiederà il conto". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Perfino l'archeologia, in Cisgiordania, è diventata strumento di annessione dei territori palestinesi da parte del governo israeliano. E' quello che hanno riferito le ong Emek Shaveh e Mosaic Centre, rispettivamente israeliana e palestinese audite oggi dal Comitato diritti umani della Camera che presiedo.
Entrambe le associazioni si occupano di difendere il patrimonio culturale e per tutelare i siti archeologici e denunciano come da moltissimi anni ormai, siti archeologici di Gerusalemme Est e della Cisgiordania vengano narrati privilegiando la storia ebraica a scapito di quella araba.
Negli ultimi sei anni, ha spiegato Talya Ezrahi, rappresentante di Emek Shaveh, il processo di militarizzazione dei siti con il pretesto di proteggere i beni archeologici si è intensificato notevolmente. Diverse aree archeologiche sono state occupate dai coloni con il pieno sostegno del governo.
In Cisgiordania ci sono circa 6mila siti di interesse archeologico e quasi ogni insediamento palestinese ne ha uno vicino. Ma i coloni stanno via via chiudendo ai palestinesi l'accesso a queste aree. E' quello che sta succedendo, ad esempio a Sebastia, nei pressi di Nablus, dove tutta l'area archeologica che testimonia insediamenti da circa 4mila anni, è stata isolata per impedire l'accesso ai palestinesi del vicino villaggio, in totale violazione non solo degli accordi di Oslo, ma anche della Convenzione dell'Aja del 1954 che disciplina la tutela dei beni culturali in caso di conflitti armati.
Il tentativo, denunciano le Ong, non è solo di annessione, ma anche di cancellazione della cultura palestinese oltre che di sottrarre fonti di reddito agli abitanti palestinesi della Cisgiordania.
Un attacco a 360 gradi che il governo Netanyhau sta sferrando indisturbato e, anzi, sostenuto dall'alleato statunitense che non perde occasione di ribadire il suo programma di pulizia etnica a Gaza e l'appoggio incondizionato al governo israeliano.
Presenterò un'interrogazione al governo italiano per chiedere di fare pressione sulle autorità israeliane affinché rispettino i siti archeologici in territorio palestinese e finisca la politica di aggressione volta alla totale annessione della Cisgiordania". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Giuli esca dal letargo e batta un colpo contro deregulation della Lega
"La maggioranza si spacca e blocca i lavori della Commissione Cultura della Camera a causa dell’emendamento della Lega che punta a depotenziare il ruolo delle Soprintendenze nella tutela del patrimonio culturale. Un attacco grave e irresponsabile che mette a rischio la salvaguardia dei beni culturali, introducendo una deregulation pericolosa e priva di criteri uniformi.
Come Partito Democratico, riteniamo questa proposta inaccettabile e incostituzionale: il parere vincolante delle Soprintendenze è un baluardo essenziale per garantire la protezione del nostro patrimonio storico e paesaggistico. Eliminare questa prerogativa significa aprire la strada a interventi sregolati e compromettere irrimediabilmente il patrimonio culturale, la pianificazione urbanistica e paesaggistica.
In questo scenario, il silenzio del ministro Giuli è incomprensibile e preoccupante. Il Ministero della Cultura non può sottrarsi alle proprie responsabilità: la tutela del patrimonio culturale non è un ostacolo burocratico, ma un dovere costituzionale che lo Stato ha il dovere di garantire. Chiediamo al ministro di assumere una posizione chiara: difendere il nostro patrimonio o lasciare campo libero a questo attacco sconsiderato alla tutela?"
Così i componenti democratici nella Commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, Mauro Berruto, Giovanna Iacono e Matteo Orfini.
Maggioranza spaccata, sospeso esame in commissione
“La maggioranza si spacca e blocca i lavori della Commissione Cultura della Camera sul controverso emendamento presentato dalla Lega, che punta a depotenziare il ruolo delle Soprintendenze nella tutela del patrimonio culturale. Si tratta di una norma profondamente sbagliata, che mina le fondamenta della protezione dei beni culturali e apre le porte a una pericolosa deregulation, trasformando la tutela in un sistema disomogeneo e inefficace, a “macchia di leopardo”.
Così si esprimono, in una nota unitaria, i componenti PD, M5S, AVS, AZ in Commissione Cultura della Camera, dopo che la maggioranza ha chiesto la sospensione dell’esame del DL Cultura per una pausa di riflessione interna sull’emendamento della Lega, che vede l’ostilità degli altri partiti di governo.
“La proposta della Lega di eliminare il parere vincolante delle Soprintendenze – sottolineano le opposizioni – rappresenta un grave attacco alla tutela del patrimonio culturale italiano e crea un pericoloso precedente, che rischia di compromettere anche la pianificazione urbanistica e paesaggistica. Le Soprintendenze non sono un ostacolo burocratico, ma un presidio fondamentale per garantire la tutela e uno sviluppo rispettoso della storia e dell’identità dei territori. In questo contesto, è assordante il silenzio del ministro Giuli, che ancora una volta sembra ignorare le questioni fondamentali relative all’azione del Ministero della Cultura quando la stessa Costituzione attribuisce allo Stato la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio”. Le opposizioni chiedono quindi al ministro Giuli di “rompere il silenzio e chiarire la posizione del governo: l’esecutivo intende difendere il patrimonio culturale del Paese o avallare questo becero attacco alla tutela?”.
“È con grande preoccupazione che apprendiamo della messa in vendita dello storico Circolo Unione di Racalmuto, luogo simbolo della cultura siciliana e del legame profondo con l'opera e il pensiero di Leonardo Sciascia. Questo spazio, nato nel 1836 come "Sala di conversazione" e successivamente rinominato "Circolo Unione", rappresenta non solo un punto di riferimento per la comunità locale, ma anche un tassello fondamentale del patrimonio culturale nazionale.
La decisione di UniCredit Re Services di mettere in vendita l'immobile rischia di cancellare un pezzo della nostra storia, trasformando un luogo di cultura e dialogo in una banale proprietà commerciale. Come sottolineato dal direttore della Strada degli Scrittori, Felice Cavallaro, è necessario uno sforzo collettivo per impedire che un bene così prezioso venga svenduto o destinato a usi incompatibili con la sua identità.
Non possiamo inoltre non riconoscere l'impegno di Salvatore Picone, che ha contribuito attivamente alla salvaguardia del Circolo e che da un anno ne è presidente. Grazie al suo impegno e alla collaborazione di tutti i soci, il Circolo ha potuto continuare a essere un punto di riferimento culturale per la comunità.
Il Circolo Unione non è solo un edificio storico: è il "porto dell'amicizia", come lo definiva Sciascia, un luogo di incontro tra generazioni e custode di una biblioteca ricca di volumi preziosi. Le sue sale hanno ospitato discussioni culturali e politiche che hanno segnato la storia della Sicilia e del nostro Paese. Anche grazie al riconoscimento come "Luogo della memoria e dell'identità siciliana", è evidente che il valore di questo circolo supera di gran lunga il suo prezzo di mercato.
Per questo facciamo appello al presidente della Regione Siciliana, al governo regionale e alle istituzioni nazionali affinché si attivino con urgenza. Sosteniamo la proposta di una compravendita a un prezzo simbolico, come richiesto dai soci del Circolo Unione, o, meglio ancora, la possibilità di un intervento pubblico che garantisca la salvaguardia di questo patrimonio.
È fondamentale che la Regione Siciliana e il Ministero della Cultura assumano un ruolo di guida per preservare l'identità culturale della nostra isola. Come accaduto per altre case legate a scrittori siciliani, è indispensabile creare una rete di beni culturali che valorizzi la figura di Sciascia e i luoghi della sua memoria.
Non possiamo permettere che l'anno in cui Agrigento è Capitale italiana della cultura sia ricordato per la perdita di un simbolo così importante. Chiediamo, dunque, alle istituzioni, alle forze politiche, al mondo della cultura e a tutta la comunità di unirsi in un fronte comune per salvare il Circolo Unione di Racalmuto. La cultura non può e non deve essere svenduta” così Giovanna Iacono e Giuseppe Provenzano, deputati del Partito Democratico.
Manzi e Sarracino, da Mic gestione opaca, nomina consigliera grandi eventi è stata formalizzata?
La capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi, e il responsabile nazionale Sud del Pd, Marco Sarracino, hanno presentato un’interrogazione parlamentare alla presidente del consiglio Meloni e al ministro della cultura Sangiuliano per sapere se la notizia della nomina della consigliera del ministro della Cultura per i grandi eventi, riportata dagli organi di stampa, sia stata formalizzata o se si è davanti ad una gestione opaca degli incarichi fiduciari del Ministro che rischiano di danneggiare l’immagine del Paese rispetto ad un settore quale quello della cultura di grande rilevanza strategica per l’Italia.
Ecco il testo dell’interrogazione.
Interrogazione a risposta in Commissione al Presidente del Consiglio e al Ministro dei beni Culturali
Per sapere
Premesso che:
- Attraverso i canali social la Presidente della Fashion Week Milano Moda, Maria Rosaria Boccia ha comunicato nei giorni scorsi di essere stata nominata consigliere del Ministro per i Grandi Eventi;
- Dal Ministero dopo che la notizia è apparsa anche sugli organi di informazione hanno reso noto che si tratta di una informazione destituita di fondamento in quanto si riporta testualmente: “la signora Maria Rosaria Boccia non è mai stata nominata Consigliere del Ministro per i "Grandi Eventi";
- Si è trattata di una pessima figura per il Ministro purtroppo non nuovo ad episodi del genere;
- Preoccupa la superficialità con cui persino incarichi di natura fiduciaria vengono gestiti dall’attuale Ministro esponendo l’immagine del Paese a pessime
figure anche sul piano internazionale.
Si chiede di sapere se la nomina riportata in premessa sia stata formalizzata o, in caso contrario cosa sia accaduto dal momento che ne appare una gestione opaca degli incarichi fiduciari del Ministro che rischiano di danneggiare l’immagine del Paese rispetto ad un settore quale quello della cultura di grande rilevanza strategica per l’Italia.
Presentata interrogazione da Marco Simiani e Ylenia Zambito, parlamentari Pd
“Garantire il completamento della ristrutturazione del Campanile della Basilica Romanica di San Piero a Grado di Pisa”: è quanto chiedono i parlamentari del Partito Democratico Marco Simiani ed Ylenia Zambito che hanno presentato, rispettivamente alla Camera dei Deputati ed al Senato, due interrogazioni similari.
“La chiesa distrutta dai bombardamenti nazisti è stata infatti ricostruita mentre per il campanile mancano le risorse. Il sindaco Conti, nonostante le promesse, non si è ancora attivato per reperire i finanziamenti necessari e sebbene la Lega, il suo partito, sia al governo e lo sia stato quasi per 5 degli ultimi 7 anni: il dicastero dei Beni culturali ha infatti reso noto che non sono mai pervenute richieste relative al finanziamento per la ricostruzione del Campanile. Ci appelliamo quindi al Ministro Sangiuliano affinché intervenga ed assicuri il restauro di un simbolo della città e patrimonio artistico, storico e culturale del territorio".
La presidenza della Camera si attivi per tutelare la nostra collega Irene Manzi a cui va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno. Il sottosegretario Sgarbi non è nuovo a insulti e volgarità rivolti alle donne e ha scelto da diversi giorni di utilizzare i giornali per minacciare e offendere l'onorevole Manzi, rea a suo avviso insieme a molti altri deputati di averne chiesto la rimozione dal suo incarico, perché inadeguato a ricoprire quel ruolo al Ministero dei beni culturali. Il sottosegretario Sgarbi, infatti, risulta ufficialmente indagato per riciclaggio di opere d'arte. Lui che dovrebbe tutelare, per sua delega, il patrimonio culturale del nostro paese. Di fronte a questo scempio, anziché attendere l’esito delle indagini, prende la parola sui giornali perché in Parlamento gli è stato impedito di entrare da parte del suo stesso Ministero, per denigrare la collega Manzi, così come sta facendo con altre colleghe come Elisabetta Piccolotti a cui va la stessa nostra solidarietà.
Guarda caso due donne non degli uomini, scocciato dal fatto che una donna si sia permessa di sbugiardarlo in Aula e ne abbia chiesto le dimissioni perché è inadeguato. Chi ricopre incarichi pubblici deve rispettare le istituzioni. La Costituzione chiede disciplina e onore, quelle che evidentemente Sgarbi ha abbandonato da tempo.
Chiediamo quindi insieme alle altre opposizioni con una mozione che finalmente verrà messa ai voti la prossima settimana che il ministro Sangiuliano rimuova dall’incarico il suo sottosegretario. La misera cultura maschilista che rappresenta Sgarbi non deve trovare mai cittadinanza nelle istituzioni. Per questo noi continueremo a contrastarla e ci aspettiamo che lo faccia con la stessa forza anche quella donna che oggi guida il governo di cui continua a far parte questo sottosegretario.
Così la capogruppo del PD alla Camera Chiara Braga, intervenendo in Aula.