“L’approvazione della proposta di legge che obbliga gli istituti bancari a stipulare, a chiunque lo richieda, un contratto di conto corrente è un segnale positivo, soprattutto per quei soggetti fragili a cui spesso questo diritto viene negato. Altrettanto positivo è l’accoglimento del mio ordine del giorno che si rivolgeva a una particolare categoria di cittadini: i membri delle forze dell’ordine e delle forze armate”. Così Claudio Stefanazzi, deputato del Partito Democratico, membro della Commissione Finanze.
“In particolare - sottolinea l'esponente dem - l’odg sollevava il tema della vulnerabilità economica del personale dei Corpi dovuto a situazioni di sovraindebitamento, che non di rado derivano da eventi oggettivi e non imputabili alla volontà dei soggetti ma che troppo spesso vengono ignorate. È bene, invece, che dalle istituzioni arrivi un chiaro segnale di sostegno a queste persone che più di molte altre vivono condizioni di esposizione e che, per questo, dovrebbero godere di tutele adeguate". "Mi auguro che il Governo rispetti l’impegno preso oggi e adotti tutte le misure che servono a restituire la dovuta serenità ai membri delle forze dell’ordine e delle forze armate che vivono momenti di difficoltà”, conclude Stefanazzi.
“Il provvedimento sui conti correnti non è una questione meramente burocratica ma l'ennesimo tassello che la politica deve aggiungere al diritto di cittadinanza completa e che non lascia indietro nessuno. Il diritto che lega cittadini e banche che stiamo discutendo è un obbligo di civiltà dopo che per molto tempo veniva ti negata la possibilità di aprire un conto corrente se non eri specchiato o non avevi 'l'amico' che te lo permetteva. Si restituisce il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini che non dovranno più dimostrare di essere 'più puri tra i puri' per avere un diritto”. Lo dichiara il deputato Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo Pd, annunciando il voto favorevole dei dem sulla pdl dell'obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente.
“Sempre meno in questa Aula stiamo a discutere di iniziative parlamentari – sottolinea il parlamentare Pd - e sempre più chiamati ad approvare provvedimenti governativi. Oggi siamo chiamati a votare all'unanimità, finalmente, per una norma di buon senso che dà risposte alle esigenze dei cittadini e il Pd risponde sì come opposizione responsabile che lavora come pungolo e sostegno a provvedimenti che reputa giusti”, conclude Ricciardi.
“La decisione annunciata dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo di "remotizzare" l’unica filiale esistente sull’isola di Salina ha suscitato le proteste di cittadini e istituzioni”. Lo denuncia il deputato del Partito Democratico Peppe Provenzano, annunciando la presentazione di un’interrogazione parlamentare, sottoscritta anche dai deputati Barbagallo, Iacono, Marino e Porta, indirizzata ai Ministri per gli Affari europei, per la Protezione civile e per l’Economia.
“Il ridimensionamento di un presidio come quello in oggetto in una piccola isola determina come conseguenza enormi disagi per i correntisti e per le imprese in un territorio economicamente dinamico» – prosegue Provenzano – sottolineando come «la remotizzazione della filiale pregiudica l'accesso a un servizio essenziale e aggrava il processo di spoliazione dei servizi che penalizzano le comunità che risiedono sull’isola”.
Nell’interrogazione si evidenzia che “le isole minori non possono continuare a subire scelte che le marginalizzano e che alimentano il processo di spopolamento”, e si ricorda come la stessa istituzione di una Commissione parlamentare per il contrasto agli svantaggi derivanti dall’insularità rappresenti “il segnale della necessità di una attenzione maggiore e più incisiva nei confronti di questi territori”.
Per questo, conclude Provenzano, “abbiamo chiesto al Governo quali tempestive iniziative intenda attivare, supportando le istituzioni locali al fine di scongiurare la chiusura della filiale di Salina e garantire la presenza di uno sportello bancario pienamente operativo nell’interesse dei cittadini e del tessuto economico presente sull’isola”.
"’Niente allarmismi, equilibrio e moderazione’, sono le parole ricorrenti che Meloni e i suoi ministri continuano a ripetere in queste ore dopo l'introduzione dei dazi al 20% da parte di Trump ai prodotti provenienti dall'Europa. Ciò che non sentiamo, invece, è come il governo italiano intenda affrontare lo tsunami conseguenza delle grave decisione del Tycoon. C'è uno stallo che di certo non aiuta l'Europa ad avere il sostegno di tutti i Paesi, per avviare una concreta trattativa e tantomeno consente di esplorare nuovi mercati internazionali. Lo ha chiesto giustamente anche il Presidente Zaia. C'è grande preoccupazione nel mondo produttivo che sto riscontrando negli incontri che come gruppo PD stiamo facendo al Vinitaly, con imprenditori, consorzi ed organizzazioni. Niente panico ripetiamo pure noi ma serve un’azione unitaria e pressante da parte di Bruxelles, che sulle etichette del vino oggi è venuta a dire qui al Vinitaly parole rassicuranti. Perché c'è da difendere l'economia italiana, imprese e lavoratori, e non gli amici alleati sovranisti!”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari, da Verona a margine del convegno di Federvini a Vinitaly.
“L'intervento della Commissione di Garanzia sugli scioperi relativamente ai servizi minimi essenziali nel settore ferroviario non solo rischia di penalizzare i diritti dei lavoratori, ma finisce per indebolire anche i sindacati rappresentativi che, come sempre, hanno rispettato le regole. Non si combattono gli scioperi selvaggi con nuove restrizioni, ma con azioni concrete e una seria legge sulla rappresentanza sindacale, che tuteli davvero i lavoratori e non chi cerca di cavalcare l’ondata di malcontento senza alcun mandato democratico”. Lo dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Partito Democratico.
“Questa non è la strada giusta per garantire la continuità dei servizi ferroviari. I disagi, purtroppo ricorrenti, che interessano il trasporto su rotaia vengono spesso imputati agli scioperi, ma bisogna ricordare che altre volte si tenta di nascondere l'incapacità del ministro e delle istituzioni di affrontare le vere criticità del sistema ferroviario, attribuendo colpe ai sindacati”, ha aggiunto Gribaudo.
“La verità - continua la parlamentare piemontese - è che gli scioperi, soprattutto quelli organizzati dai sindacati rappresentativi, sono una forma di legittima protesta e non vanno criminalizzati. Al contrario, servono investimenti reali, riforme e un piano di sviluppo che permetta al settore di rispondere alle necessità dei cittadini. In questo contesto, un sistema delle fasce di garanzia che penalizzi i lavoratori è un ulteriore passo indietro. La vera sfida è tutelare i diritti dei lavoratori, a cominciare dal rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto a gennaio del 2024, senza ostacolare il loro legittimo diritto di scioperare e senza continuare a criminalizzare chi lotta per condizioni di lavoro più dignitose”.
Infine conclude la deputata dem: “Il nostro impegno sarà quello di portare avanti la proposta di una legge che rafforzi la rappresentanza sindacale, che consenta alle organizzazioni maggiormente rappresentative di giocare un ruolo fondamentale nel dialogo sociale. Solo così si potrà trovare una soluzione ai disagi nel settore ferroviario e in altri comparti senza danneggiare i diritti di chi lavora e si impegna ogni giorno”.
Orfini: caos legislativo ha bloccato un settore virtuoso, gravi responsabilità del governo Meloni
“Quali regole deve seguire un produttore cinematografico? Può avviare nuovi progetti o deve continuare a restare fermo a causa del caos legislativo che si è creato?” Queste le domande con cui il deputato democratico, componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini, è intervenuto in Aula alla Camera per chiedere al governo di “prevedere un’informativa urgente al Parlamento da parte del ministro Giuli per fare chiarezza sulle regole del tax credit, su cui ieri si è espresso il TAR e che, dall’inizio di questa legislatura, sono state oggetto di interventi caotici e ideologici del governo, che stanno affossando un intero settore capace di produrre valore, lavoro e cultura”. “Le responsabilità sono gravi: i dati sono sotto gli occhi di tutti – ha aggiunto Orfini - le produzioni sono ferme, gli stabilimenti cinematografici sono vuoti, le maestranze si stanno rivolgendo ad altri settori pur di lavorare e le grandi produzioni internazionali stanno virando verso altri paesi a noi concorrenti. Cosa dobbiamo aspettare ancora? Non c’è più tempo. Giuli venga in Aula per chiarire questa situazione disastrosa generata dal governo Meloni che sta affossando l’industria cinematografica e audiovisiva italiana”.
“I tagli agli enti locali previsti nella legge di bilancio mettono seriamente a rischio i servizi essenziali dei Comuni. Ne siamo convinti e ora anche l’Anci lo mette nero su bianco almeno nella nota di accompagnamento all’audizione. A fronte di 8 miliardi di tagli, del blocco del turnover per il personale al 75%, dell’obbligatorietà degli accantonamenti, il governo stanzia per gli enti locali solo 350 milioni. Una miseria che non compensa neanche lontanamente i tagli e i mancati finanziamenti. Purtroppo oggi non abbiamo sentito dal rappresentante di Anci una parola di chiarezza, né su come i nostri comuni potranno in queste condizioni finanziarie garantire i servizi essenziali e né su come sarà possibile far fronte alle spese correnti, come la manutenzione delle strade o delle scuole. E’ inaccettabile che il Governo continui a scaricare sui Comuni e sui cittadini il peso della riduzione della spesa, mentre i nostri sindaci continuano ad aspettare risposte concrete”.
Così la deputata Pd in Commissione bilancio Silvia Roggiani, intervenendo nel corso dell’audizione dei rappresentanti di ANCI, UPI, Conferenza delle regioni e delle province autonome.
“Non c’è una questione morale nel Pd. C’è una questione morale nel Paese. Che purtroppo, a volte, tocca anche il Pd. Continuo a credere che la sinistra, su questo aspetto, deve essere diversa dai tratti generali del Paese. Perché se non lo è non può cambiarlo. Il garantismo può diventare a volte un alibi e un adagiamento allo stato di fatto. Il rigore, a casa nostra, non è mai troppo. La selezione delle nostre classi dirigenti ha perduto rigore. Il correntismo ha abbassato le difese immunitarie. Perché la fedeltà di gruppo, il più delle volte, rende inefficaci le regole di vita comune. Dire questo non è giustizialismo ma vuol dire immaginare una comunità sempre più vicina a quello che il nostro popolo si aspetta da noi. Senza condannare chi viene toccato dalla giustizia, ma cercando di ridurre i casi in cui questo avviene”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Il governo Meloni anche sulla vicenda dei risarcimenti per i mutui con l’Euribor manipolato si è voltato dall’altra parte. Avevamo chiesto di intervenire per informare, tutelare e garantire i diritti dei risparmiatori dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione che consente il recupero degli interessi indebitamente incassati dalle banche ma la nostra proposta è stata affossata dalla destra”: è quanto dichiara il deputato Pd Marco Simiani sul suo ordine del giorno al Decreto Capitali respinto dall’Aula di Montecitorio.
“Recenti stime, per i mutui a tasso variabile stipulati o in corso nel periodo tra il 2005 e il 2008, parlano di possibili rimborsi di circa 7000 euro su 100mila di prestito. Sono migliaia in tutta Italia le persone interessate che rischiano però di non ricevere i rimborsi dovuti perché interviene la prescrizione o per le difficoltà economiche di molti cittadini che non possono intraprendere singolarmente costose e lunghe battaglie legali contro gli istituti di credito. Avevamo chiesto al governo di intervenire a sostegno dei correntisti senza ottenere alcun risultato. Continueremo questa battaglia in Parlamento: ho appena depositato sulla vicenda una interrogazione al Ministro Giorgetti”, conclude Marco Simiani.
Scorciatoie burocratiche del governo per impedire di visionare aggiornamento progetto
“Non chiediamo risorse in più con il cappello in mano. Ma pretendiamo che le risorse del Fondo di sviluppo e coesione che spettano alla Regione Siciliana vengano utilizzate per realizzare infrastrutture prioritarie ed indispensabili come il completamento della Nord-Sud o la Palermo-Agrigento. Bastano infatti dieci anni delle spese correnti destinate al cda della società Stretto di Messina e al comitato tecnicoscientifico del ponte per realizzare la Marsala -Mazara. Sono sufficienti due annualità del finanziamento del ponte per realizzare sia il completamento della SiracusaGela, atteso da 50 anni, sia la messa in sicurezza, con il raddoppio della strada con più morti nel sud, la 284 Paterno' Adrano”. Lo ha detto il segretario regionale del PD Sicilia e capogruppo PD in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo intervenendo oggi alla Camera alla discussione per la legge di Bilancio dello Stato, già approvata dal Senato.
“Ma in quest'aula e davanti all’intero Paese – ha proseguito - denunciamo un fatto gravissimo: dopo aver affidato ad una società direttamente con un decreto legge la realizzazione di un'opera per un'importo cinque volte superiore a quello originario in barba ad ogni principio del nostro ordinamento giuridico, addirittura in questa sessione e' stata negata alle opposizioni, la possibilità di visionare la relazione di aggiornamento del progetto consegnata a settembre dalla società Stretto di Messina al Ministero. Lo abbiamo chiesto ripetutamente perché lo riteniamo un atto fondamentale per valutare la congruità dei prezzi e l'analisi dei costi; Ma ci è stata negata, come nei peggiori regimi, perché – è la risposta – è un atto endoprocedimentale. Non ci fermeremo! Sappia il ministro Salvini che non ci fermeremo!!
Su questo progetto del Ponte pendono ombre lunghissime - ha aggiunto - ed incognite legate al rispetto delle procedure di impatto ambientale e di vulnerabilità sismica. Siamo convinti che le scorciatoie normative e burocratiche che continua ad imboccare questo governo – ha concluso - si riveleranno un vicolo cieco”.
“ È incredibile e sconvolgente come la destra continui a mistificare la realtà. Per coprire la figuraccia e l'irrilevanza del Governo sulla riforma del Patto di stabilità, per sviare l'attenzione dalla clamorosa sfiducia a Giorgetti e la gravissima spaccatura in maggioranza, per distrarre dal fatto che il Governo non ha una linea unitaria in politica estera ed europea, Fazzolari tira dal cilindro l'ultima battuta che non fa ridere ma fa solo piangere, dicendo che il Mes non serve all'Italia. Gli ricordiamo, come ha fatto poco fa l'Eurogruppo, che, ratificare la riforma del Mes avrebbe prodotto notevoli effetti positivi. Avrebbe rafforzato la stabilità della zona euro di cui fa parte l'Italia. Avrebbe assicurato un paracadute pubblico a tutti i risparmiatori, anche italiani, in caso di crisi bancarie sistemiche, evitando il rischio di mettere le mani nei conti correnti dei privati. E soprattutto, come ha chiarito lo stesso Mef lo scorso giugno, avrebbe migliorato il rating dei nostri titoli di Stato, consentendo in sostanza di pagare meno soldi degli italiani per interessi sul debito. Risorse che la destra ha deciso oggi di bruciare sottraendole ai nostri cittadini e mettendo in pericolo la tenuta finanziaria del Paese. Altro che non serve. Pur di non smentire la falsa demagogia di questi anni, la destra sta sacrificando e devastando gli interessi nazionali dell'Italia e degli italiani”. Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue.
Lo scrive su X Lia Quartapelle, deputata Pd
A febbraio @bancaditalia segnalava prelievi di 1 mln € dai conti correnti dell’ambasciata russa in Italia. Avevo presentato una interrogazione per chiedere al governo di convocare l’ambasciatore russo e chiedere spiegazioni. Sono passati 10 mesi i milioni sono diventati 4, in Russia si è scoperto che un giornalista è stato pagato 600k euro da un oligarca. Da noi il governo non ha ancora spiegato cosa fa per monitorare o fermare questi flussi. Presenterò un’altra interrogazione.
“Sul Mes, che esiste già da undici anni, si è attivata una delle più grandi campagne di disinformazione mai messa in campo nella storia del nostro Paese. È falso, infatti, che la sua revisione: autorizza un prelievo forzoso sui conti correnti di famiglie e imprese; istituisce un meccanismo automatico di ristrutturazione del debito degli Stati; attiva una sorveglianza macroeconomica permanente; toglie poteri in materia di governance economica alla Commissione; prevede un meccanismo in grado di aiutare solo le banche tedesche; obbliga l’Italia a versare 125 miliardi di euro, ma tale cifra rappresenta il capitale sottoscritto dal nostro Paese, di cui sono stati versati finora poco più di 14 miliardi, e la modifica del Mes non cambierà nulla al riguardo. Quindi, tutte fake news. D’altro canto, di insussistenza di effetti negativi ma, anzi, a segnalare i suoi effetti positivi per l’Italia è lo stesso capo di gabinetto del ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti. E’ il Ministero da voi presieduto a chiedere che la riforma sia ratificata. Non farlo significherebbe solo tenerci il Mes che già è in vigore. Basta inquinare il dibattito e a nuovi rinvii dell'approvazione. Ogni giorno che passa è un mattoncino in meno di credibilità dell'Italia sui tavoli europei”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Politiche europee alla Camera, Piero De Luca, intervenendo in Aula.
“Avete formalmente affidato - ha aggiunto - le linee e le scelte di indirizzo politico europeo all’opposizione. Abbiamo presentato al posto vostro una proposta di legge di autorizzazione alla ratifica dell’accordo di riforma che migliora le difese per imprese e cittadini. Dovete solo votare il testo di legge oggi in discussione. Invece state buttando da mesi la palla in Tribuna, con argomenti incomprensibili e spesso surreali. Da ultimo, abbiamo sentito rievocare formule particolari per dilatare ulteriormente i tempi come la ‘logica di pacchetto’, che certo non ci spaventa. Ci preoccupa, invece, la ‘logica del pacco’ che l’Italia potrebbe ricevere a livello europeo. Non ci rafforza, infatti, questo tira e molla nelle trattative sulla nuova governance europea, non ci rafforza nei negoziati per la revisione del Pnrr. Ci rende al contrario molto più deboli e poco affidabili. State mettendo a serio rischio la credibilità del nostro Paese - ha concluso - che è l’unico ancora a non aver concluso l’iter di revisione del Mes già avviato e condiviso da tutti gli altri Stati dell’Unione europea. Togliamo all’Italia questo stigma”.
“Il Documento di Economia e Finanza licenziato dal Consiglio dei Ministri riflette fedelmente la sconsiderata leggerezza con cui questo Governo sta gestendo l’eredità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la governance dei fondi strutturali europei. L’idea che emerge, e che rafforza il sospetto sorto dopo le recenti decisioni di accentramento del Ministro Fitto, è che queste risorse non siano ritenute utili allo sviluppo economico del Paese. Al contrario, tra lo smantellamento dell’Agenzia della Coesione e le ricorrenti uscite della maggioranza sulla possibilità di rinunciare a una parte delle risorse del PNRR, sembra sempre più chiaro che questo Governo non abbia alcun interesse nell’utilizzare questi importanti strumenti per rilanciare la nostra economia e i territori svantaggiati.”
Così, in una nota congiunta, Claudio Stefanazzi e Ubaldo Pagano, deputati del Partito Democratico, rispettivamente componenti delle Commissioni Finanze e Bilancio a Montecitorio.
“I numeri del DEF sulla crescita dei prossimi anni restituisce la fotografia di un Governo arrendevole rispetto alle capacità del Paese di risollevarsi. Invece di guardare ai fondi europei come una grande opportunità per rigenerare interi territori, continuiamo a registrare regolarmente passi indietro frutto dell’incapacità amministrativa di molti Ministri e della totale mancanza di lungimiranza nella gestione della cosa pubblica.”