Presentazione ddl per una nuova regolamentazione del part-time
Oggi, martedì 15 luglio, alle ore 11.00, presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati, si terrà una conferenza stampa per presentare il nuovo disegno di legge sulla regolamentazione del lavoro part-time che il Pd ha depositato al Senato a prima firma Susanna Camusso.
Interverranno la segretaria del Pd Elly Schlein, la capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, la senatrice Susanna Camusso, e la responsabile nazionale Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
Il disegno di legge punta a superare il part-time involontario, che colpisce soprattutto le donne, trasformandolo in una scelta libera, tutelata e reversibile. Un passo concreto per contrastare la precarietà e garantire pari opportunità nel mondo del lavoro.
“Il part-time - scrivono le Democratiche - è prevalentemente una storia di donne: la nostra proposta vuole far sì che il part-time, a partire da quello involontario, non sia una trappola di sfruttamento e mortificazione del lavoro delle donne”.
Martedì 15 luglio, ore 11
Sala Berlinguer
Via degli Uffici del Vicario, 21
Roma
Info e accrediti stampa: pd.ufficiostampa@camera.it
Presentazione ddl per una nuova regolamentazione del part-time
Domani, martedì 15 luglio, alle ore 11.00, presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati, si terrà una conferenza stampa per presentare il nuovo disegno di legge sulla regolamentazione del lavoro part-time che il Pd ha depositato al Senato a prima firma Susanna Camusso.
Interverranno la segretaria del Pd Elly Schlein, la capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, la senatrice Susanna Camusso, e la responsabile nazionale Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
Il disegno di legge punta a superare il part-time involontario, che colpisce soprattutto le donne, trasformandolo in una scelta libera, tutelata e reversibile. Un passo concreto per contrastare la precarietà e garantire pari opportunità nel mondo del lavoro.
“Il part-time - scrivono le Democratiche - è prevalentemente una storia di donne: la nostra proposta vuole far sì che il part-time, a partire da quello involontario, non sia una trappola di sfruttamento e mortificazione del lavoro delle donne”.
"Una battaglia del Pd diventa legge: tutele per lavoratrici e lavoratori colpiti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche. Posto di lavoro garantito e permessi per curarsi. Oggi il Senato approva all'unanimità la mia proposta. Dalla parte giusta". Lo scrive su X la deputata Debora Serracchiani, dopo la definitiva approvazione al Senato del ddl sulla conservazione del posto di lavoro per malati oncologici", già approvato dalla Camera.
“Abbiamo depositato un disegno di legge che rende strutturali gli ammortizzatori sociali per i lavoratori che operano nei cantieri piuttosto che in agricoltura o in altri settori e sono esposti a temperature estreme. Non ci troviamo più davanti a una emergenza come spesso viene descritta, ma davanti a cambiamenti climatici che stanno trasformando il modo di lavorare e che mettono a rischio la salute e la sicurezza di migliaia di operai e braccianti. Ad oggi il governo non ha ancora emesso nessun provvedimento come - seppur in maniera tardiva - fu fatto negli scorsi anni. Serve un intervento che duri nel tempo e che non sia affidato a emendamenti fatti in extremis e magari fuori tempo massimo. Qui stanno morendo i lavoratori per il caldo e non si può risparmiare sulla vita delle persone”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Non è più rinviabile il riconoscimento dei comuni montani insulari all'interno dei provvedimenti normativi dello Stato. Si tratta di territori che vivono una duplice condizione di svantaggio: da un lato, la montagna con tutte le sue fragilità e difficoltà; dall’altro, l’insularità, che acuisce l’isolamento e rende più onerosa ogni attività, dalla scuola alla sanità, dal lavoro ai trasporti": è quanto dichiara la deputata PD Maria Stefania Marino, commentando il suo emendamento al disegno di legge sulla Montagna in discussione a Montecitorio. La proposta prevede che all'interno della classificazione delle zone montane, siano
individuati e distinti ulteriori criteri che definiscono le zone montane costituite dai comuni montani insulari.
"La Costituzione riconosce il diritto delle isole a misure speciali. È ora che questo principio venga finalmente attuato nei fatti, anche attraverso il pieno riconoscimento dei comuni montani insulari nei criteri legislativi. È una battaglia di giustizia territoriale, non solo una correzione tecnica. Mi appello in particolare ai colleghi della maggioranza eletti nelle isole: è tempo di superare le appartenenze politiche per dare risposte concrete a comunità che, troppo spesso, si sentono abbandonate. Una montagna su un’isola resta montagna, ma con sfide ancora più complesse. E lo Stato ha il dovere di riconoscerle e affrontarle": conclude.
“L’intelligenza artificiale è una sfida cruciale per il futuro del nostro Paese. Proprio per questo non può essere affidata a una gestione spezzettata tra agenzie governative: serve un'autorità indipendente, dotata di competenze, visione e autonomia”, così Andrea Casu, deputato del Partito Democratico e vicepresidente della commissione Trasporti.
“Abbiamo provato in Parlamento a correggere gli errori del governo – prosegue l’esponente dem - ottenendo alcuni risultati: un ruolo prioritario per la collaborazione con soggetti italiani ed europei per l’Agenzia per la Cybersicurezza, il principio del riconoscimento della necessità del sostegno pubblico alle micro piccole e medie imprese e del fatto che non possano essere introdotti nuovi oneri rispetto alle scelte comunitarie. Ma tutto questo non basta. L’esecutivo continua a ignorare i nodi fondamentali: nessuna risorsa stanziata, nessuna norma per tutelare il diritto d’autore contro il saccheggio delle opere di artisti e creativi per l’addestramento dell’IA, nessun investimento per potenziare la formazione per docenti e studenti, nessuna protezione concreta dei dati strategici e sensibili della pubblica amministrazione”.
“Abbiamo proposto – conclude Casu - di usare l'IA per la sicurezza sul lavoro, per prevenire incidenti e salvare vite. Ma ci siamo scontrati con un governo incapace di scegliere di inviare un segnale forte ai nuovi oligarchi digitali per la difesa del futuro dell’Italia e dell’Europa. La battaglia ora prosegue in Senato perché l’interesse nazionale e la sicurezza non si tutelano solo a parole, ma con leggi serie, investimenti mirati e scelte coraggiose. Il Partito Democratico è pronto a continuare questa sfida in Parlamento e nel Paese”.
Testo migliorato ma mancano ancora aspetti fondamentali a partire dalla tutela del lavoro
“Grazie alle pressanti richieste delle opposizioni il Ddl Intelligenza artificiale in discussione oggi in Aula è un testo che presenta miglioramenti e margini di intervento: il governo su nostra insistenza ha soppresso il comma 2 dell’articolo 6, che conteneva un generico obbligo di collocazione su server italiani senza però accogliere la nostra richiesta di qualificare e garantire adeguatamente la sicurezza dei dati strategici. Durante l’esame nelle Commissioni X e XI alla Camera sono stati inoltre approvati importanti emendamenti come quello a firma Ascani che prevede che per le azioni che l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale deve necessariamente portare avanti per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale sia data priorità a soggetti italiani ed europei. Una scelta strategica se vogliamo costruire un'effettiva sovranità digitale ed essere protagonisti di questa partita. Soddisfazione anche per l’approvazione degli emendamenti Casu e Peluffo: il primo richiama il ruolo dello Stato a sostegno del tessuto produttivo nazionale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole a fronteggiare una sfida epocale; mentre il secondo stabilisce che non devono essere previsti obblighi ulteriori rispetto a quanto già stabilito a livello europeo, un principio questo indispensabile per evitare di appesantire la corsa allo sviluppo. Restano ancora aperti nodi cruciali come quello relativo alla sicurezza dei dati strategici, alla necessità di un'autorità unica e indipendente per l'intelligenza artificiale, al diritto d'autore. E soprattutto la questione della tutela del lavoro e dei lavoratori, assente nel provvedimento su cui dovremmo ancora confrontarci per governare questa rivoluzione e garantire che nessuno la subisca", così la vicepresidente della Camera, la democratica Anna Ascani insieme ai deputati del Pd delle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera Ouidad Bakkali, Anthony Barbagallo, Andrea Casu, Paola De Micheli, Christian Di Sanzo, Valentina Ghio, Andrea Gnassi, Roberto Morassut, Alberto Pandolfo e Vinicio Peluffo.
“Il provvedimento del governo sull'IA è nato vecchio sebbene volesse anticipare il regolamento europeo sulla materia. L'iter parlamentare è stato così lento e ora l'Italia si trova nella condizione di inseguire gli altri Paesi europei ridotta al ruolo di spettatrice. Non possiamo permettere che il nostro sapere e i nostri dati finiscano sotto il controllo di potenze straniere. Il caso Paragon è un monito di quanto sia pericoloso affidarsi ciecamente a infrastrutture esterne. Mancano inoltre le risorse: un miliardo di euro non sono sufficienti e la vicina Francia, con i suoi 100 mld a disposizione, sono un chiaro segnale di quanto il governo Meloni dia un segnale di sfiducia sulle potenzialità nazionali”. Lo dice il deputato Pd, Alberto Pandolfo, intervenendo in Aula sulla discussione del Ddl sull'Intelligenza artificiale.
“Le nuove tecnologie – continua l'esponente dem - devono essere strumento al servizio dell'uomo per aprire gli orizzonti promuovendo sempre uguaglianza. La IA è una sfida epocale, una vera rivoluzione che plasma il presente e futuro in modo inesorabile. Ma è assolutamente chiaro che questo strumento deve rimanere solo nelle mani dell'uomo, antropocentrico e soprattutto responsabile: la IA deve garantire i diritti e le libertà fondamentali in modo trasparente e senza discriminazioni”. “Invece questo provvedimento è carente di garanzie per la tutela del mondo del lavoro: un errore strategico e imperdonabile quello di escludere gli emendamenti del Pd che coinvolgevano le parti sociali nell'Osservatorio per l'IA perché sappiamo che l'IA, se non governata, rischia di ampliare le diseguaglianze”, conclude Pandolfo.
“Se la maggioranza avesse ascoltato interamente le critiche del Partito Democratico al Senato l’emendamento del Governo 6.2 non sarebbe stato necessario. Purtroppo l’intervento effettuato non è sufficiente: perché la soppressione tout court del riferimento ai server nazionali è comunque un errore perché non qualifica e garantisce in alcun modo la sicurezza dei dati strategici. Tra i passi avanti compiuti durante il lavoro in commissione sottolineiamo l’importanza degli emendamenti del Partito Democratico che hanno indicato un criterio di priorità per la collaborazione con soggetti italiani ed europei per le sfide che ACN è chiamata ad affrontare, hanno sancito il fatto che la normativa nazionale non possa introdurre ulteriori obblighi rispetto alle norme comunitarie e sottolineato il ruolo che deve avere lo Stato nel sostenere le micro, piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole nell’affrontare questa rivoluzione”. Lo dice il deputato Pd, Andrea Casu, segretario d'Aula e relatore di minoranza del disegno di legge in materia di intelligenza artificiale.
“Restano però tutte le nostre critiche sulla governance: indipendentemente da chi siede a Palazzo Chigi l’intelligenza artificiale non può essere gestita da un'agenzia governativa deve essere governata da un’autorità indipendente e lo spezzatino di poteri previsto da questo testo rischia di creare solo ulteriore confusione. Il nodo cruciale – sottolinea infine l'esponente dem - rimane la tutela verso il futuro del lavoro, e questa è la principale carenza di questo testo: il lavoro, i sindacati, la sicurezza sul lavoro. L’intelligenza artificiale non può e non deve servire a sostituire il lavoro, ma a realizzare pienamente la nostra Costituzione. Quindi l’importanza della formazione: della formazione nel lavoro, per il lavoro, e della formazione nella scuola”. “Se vogliamo tutelare i diritti fondamentali, non possiamo dimenticare il diritto d’autore. L’Italia è seduta su una pentola d’oro di dati, dati che vengono costantemente depredati e che dobbiamo dotarci di strumenti più adeguati per difendere”, conclude Casu.
“Con il CdM di ieri il Governo dichiara ufficialmente guerra alla Corte Costituzionale, aprendo un altro gravissimo conflitto tra poteri dello Stato. Nella stesura del DDL delega sui Livelli Essenziali delle Prestazioni, il Ministro Calderoli ha soltanto fatto finta di ascoltare i richiami della Consulta e seguirne le indicazioni. Al contrario, ha presentato un testo che ricalca ostinatamente i profili di incostituzionalità che erano stati rilevati con la sentenza di dicembre. È chiaro, ormai, che Calderoli e la Lega stanno combattendo una battaglia personale contro gli interessi della Repubblica e le istituzioni preposte a garantirne l’unità, nel colpevole silenzio degli alleati di Governo, nazionalisti soltanto nei simboli di partito.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato del Partito Democratico, componente della Commissione Finanze a Montecitorio.
“Il testo presentato dal Governo non fa altro che aggirare le censure della Corte, soprattutto su due aspetti cardine: in primis, dettando principi e criteri direttivi oltremodo generici, incapaci di orientare le decisioni su standard che riguardano diritti di primaria importanza per i cittadini; in secondo luogo, mancando ancora una volta di indicare le coperture necessarie per permettere agli enti territoriali di garantire con effettività ed efficacia i servizi e le prestazioni legate ai nuovi LEP. Nei prossimi mesi, e ben prima che la Corte possa intervenire nuovamente, vedremo certamente altre forzature. Perché, occorre ricordarlo, il problema non è soltanto nei criteri e nelle risorse, ma anche nella Commissione tecnica per i fabbisogni standard che svolgerà tutto il lavoro a monte. Una Commissione che soffre di un insopportabile conflitto di interessi, a partire dalla sua Presidente, per anni stretta collaboratrice di Zaia alla Regione Veneto e parte integrante della delegazione che trattò le intese per l’autonomia.”
“Come si può avere un minimo di fiducia verso una classe dirigente che da due anni cerca esplicitamente di dividere il Paese in due? Anche in questo caso e come avvenuto per l’autonomia continueremo a dare battaglia in tutte le sedi, dai tribunali alle piazze. Perché la Repubblica - conclude Stefanazzi - è e deve restare una e indivisibile.”
“La ministra Bernini chiede, senza alcuna vergogna, di avere i numeri, come se non conoscesse le condizioni di lavoro di chi si occupa della ricerca e non solo in Italia. Si parla di 40mila precari a livello nazionale e di oltre 4mila solo in Piemonte: dopo anni di tagli queste persone chiedono al Governo di venire ascoltate e in cambio ricevono parole vuote e canzonatorie”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Partito Democratico, sullo sciopero indetto oggi, 12 maggio, in tutta Italia da parte dei precari e delle precarie dell’università.“La ministra non comprende cosa vogliono? Che si smetta di distruggere con continui tagli dei fondi e dei finanziamenti una delle offerte didattiche più prestigiose e stimate nel mondo, permettendo a chi ci lavora di continuare a garantire nelle accademie di tutta Italia la formazione che gli studenti e le studentesse meritano - prosegue la deputata dem - Il Ddl 1240 firmato dalla ministra Bernini e dal Governo Meloni non fa altro che rendere il perenne precariato l’unica prospettiva di continuità all’interno delle università, dando a questa condizione un carattere istituzionale e consentendo di fatto agli atenei di non assumere mai i precari e le precarie”.
“Oggi queste persone scioperano con una dignità che dovrebbe essere d’esempio per tutta la politica. Quello che ci viene chiesto è semplice: diritti e tutele per chi svolge un ruolo così importante in una democrazia” conclude Gribaudo.
Stupisce che la Lega proponga un ddl sui salari dopo due anni e mezzo di governo. Soprattutto perché non fanno i conti con la realtà. I salari sono bassi perché il governo è stato fermo in questi mesi, non ha aiutato a firmare i contratti e quando li ha imposti come nel pubblico impiego ha spaccato il sindacato e riconosciuto solo un terzo del potere d’acquisto perduto dai lavoratori. Rispondano invece alla nostra domanda: perché non sostengono il salario minimo che alzerebbe gli stipendi di tre milioni e mezzo di lavoratori e darebbe nell’immediato una scossa alla domanda interna. Siamo stanchi della propaganda di governo: vogliamo fatti concreti.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.
“Oggi è stato incardinato in Commissione Giustizia il decreto legge sicurezza. Annichilendo il lavoro parlamentare, il Governo ha scelto di approvare un nuovo decreto che copia e incolla i contenuti del ddl sicurezza, ritirando quest’ultimo dalla discussione del Senato. Un fatto gravissimo, una lesione della democrazia, anche perché le modifiche contenute nel decreto sicurezza non raccolgono appieno le preoccupazioni su alcuni temi specifici, come quello riguardante le detenute madri”. Lo ha dichiarato la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
“Cambia purtroppo ben poco. Infatti è reso facoltativo il rinvio della pena per le detenute madri, ma si specifica che nel caso di detenute incinte o con figli con età inferiore ad un anno si potrà scontare la pena in un Icam e nel caso di figli da uno a tre anni la detenzione è prevista in un Icam oppure, se le ragioni di sicurezza lo richiedono, in un carcere. Una modifica – ha proseguito la deputata Pd - che rischia di peggiorare le cose, perché in Italia sono presenti pochi istituti a custodia attenuata, con il rischio di sottrarre le detenute ai legami di territorialità. Un Icam è un carcere, i bambini saranno costretti a crescere reclusi. Si sta perpetrando una grave violazione di diritti fondamentali – ha sottolineato Di Biase - come il supremo interesse del bambino”.
“Ma c’è di peggio, perché il decreto prevede anche che in casi di violazione della sicurezza o dell’ordine da parte delle madri, espressioni vaghe e prive di specificità quelle contenute nel decreto, è previsto il loro trasferimento in carcere e la sottrazione del minore. Un vero e proprio ribaltamento della civiltà giuridica e dei diritti” ha concluso la deputata Di Biase.
“La destra evoca un clima idilliaco nei posti di lavoro, ma nella realtà, con i provvedimenti approvati in questi due anni, contribuisce a peggiorare le condizioni dei lavoratori aumentando a dismisura le possibilità di assumere con contratti precari, a tempo determinato e in somministrazione e con continui attacchi al principio fondamentale della rappresentanza. Siamo convinti che le regole della rappresentanza vadano messe in chiaro, nero su bianco, ma devono partire da ciò che le parti sociali da tempo stanno proponendo. Purtroppo la visione della destra ha seminato i suoi veleni anche su questo disegno di legge che era nato con altre intenzioni. Possiamo quindi dire che ‘c’era una volta’ un disegno di legge della Cisl finalizzato a disciplinare varie forme di partecipazione dei lavoratori alla governance delle imprese. Forme accumunate da un principio base: una partecipazione attivata dalla contrattazione collettiva nazionale o di secondo livello. Questo approccio non piaceva a Confindustria che sosteneva che la partecipazione dovesse essere solo una libera scelta delle imprese. E questo è quello che è diventato questo disegno di legge. Della proposta della Cisl non resta che il titolo. Noi ci asteniamo, nel rispetto di questo grande sindacato. Ma è una sfiducia critica finalizzata a favorire un processo costruttivo per modificare in tutte le sedi opportune i tanti aspetti negativi di questo testo”.
Così la deputata democratica, Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd, intervenendo nell’Aula per annunciare il voto di astensione del Gruppo al Ddl Partecipazione dei lavoratori.
Ci opporremo con fermezza a ddl annunciato
“La Lega costretta a ritirare l’emendamento contro le Soprintendenze. Grazie alla ferma e tempestiva reazione delle opposizioni, il governo ha dovuto imporre il ritiro di un emendamento becero che avrebbe colpito alla radice la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico italiano e la pianificazione urbanistica.
Il Partito Democratico si opporrà con la stessa determinazione al Disegno di Legge annunciato, continuando a difendere un sistema di protezione dei territori e del patrimonio che il mondo intero ci invidia.
È sbagliato considerare le Soprintendenze come un ostacolo da aggirare anziché riconoscerne l’importanza fondamentale. Il loro lavoro capillare su tutto il territorio nazionale è essenziale per garantire la salvaguardia della nostra storia, della nostra cultura e dell’identità del Paese.
Il PD continuerà a vigilare e a battersi affinché l’Italia non rinunci a strumenti fondamentali per la tutela del suo patrimonio”. Così una nota dei deputati del Pd della commissione Cultura della Camera.