“Un’occasione persa, che lascia i cittadini esposti a pratiche commerciali aggressive nel mercato dell’energia”. Lo dichiara il deputato Alberto Pandolfo, capogruppo del Pd in commissione Attività produttive, commentando la decisione della maggioranza di respingere l’emendamento sottoscritto del Partito Democratico che avrebbe introdotto tutele più forti nella fase di cambio fornitore. “La nostra era una misura di buon senso, che metteva al centro trasparenza, libertà di scelta e correttezza del mercato”, afferma.
"Il primo intervento previsto dall’emendamento mirava a rendere lo switching un passaggio esclusivamente tecnico, impedendo a qualsiasi operatore di interrompere, manipolare o sovrascrivere la procedura di cambio fornitore. Chi decide di cambiare – osserva l’esponente Pd – deve poterlo fare senza ostacoli artificiali e senza pressioni indebite. Il secondo punto vietava al fornitore uscente di utilizzare l’informazione, oggi trasmessa dal Sistema informativo integrato, sulla volontà del cliente di passare a un nuovo operatore. Quella informazione viene spesso sfruttata per ricontattare il cliente durante lo switching, con pretesti di chiarimenti o anomalie: nei fatti è retention commerciale, spesso accompagnata da telemarketing aggressivo. Una norma analoga esiste già nel settore delle telecomunicazioni e funziona senza penalizzare nessuno".
“La maggioranza – conclude Pandolfo – ha scelto di mantenere un sistema opaco, segnato da asimmetrie informative che impediscono una concorrenza autentica proprio mentre il mercato dell’energia cambia profondamente. In un contesto in cui i cittadini chiedono chiarezza, semplicità e protezione di fronte a offerte sempre più complesse e a un telemarketing diventato insopportabile, il Pd rivendica una proposta che avrebbe ridotto pressioni indebite e reso il mercato più contendibile. Resta l’amarezza per una bocciatura inspiegabile: era una misura di trasparenza e responsabilità verso i consumatori, ma la maggioranza ha preferito voltarsi dall’altra parte
Bocciato ordine del giorno sottoscritto da tutti i deputati del Pd, del M5S e di Avs
“Ogni giorno milioni di cittadini continuano a subire il telemarketing selvaggio, ma la destra preferisce ignorare il problema. In Aula abbiamo chiesto una riforma seria, concreta, capace di colpire davvero un sistema fatto di abusi, truffe e violazioni della privacy. La maggioranza ha invece bocciato il nostro ordine del giorno, lasciando il ddl Concorrenza una scatola vuota e rinunciando a tutelare le persone, soprattutto fragili ed anziani”. Lo dichiara il deputato dem Marco Simiani.
“Dal 19 novembre - conclude Simiani - è stata attivata una stretta dell’Agcom che blocca alcune chiamate. Si tratta di un primo strumento ma ad oggi non sufficiente per scoraggiare i call center che stanno aggirando i divieti. Servono norme strutturali: deve essere obbligatorio, nei display del telefono dei cittadini, l'immediato riconoscimento di una chiamata di natura commerciale non richiesta. Soltanto così potremo risolvere definitivamente il problema. Il governo Meloni ha perso l’ennesima occasione per proteggere i consumatori e ripulire un settore infestato da pratiche scorrette. Continueremo a batterci perché chi telefona per vendere o truffare sia finalmente regolato da regole chiare, controlli veri e sanzioni efficaci”.
“Il Partito Democratico riconosce i miglioramenti alla legge di Delegazione europea introdotti durante l’esame parlamentare, inclusa la delega sulla direttiva anti-Slapp, che però resta limitata alle sole controversie transfrontaliere, rischiando di produrre una disparità di tutela tra chi opera in Italia e chi è coinvolto in procedimenti in più Stati Ue. Accanto ai passi avanti, restano tuttavia elementi significativi di preoccupazione. Il nostro Paese conta oggi 68 procedure di infrazione aperte, 22 riguardano l’ambiente: qualità dell’aria, gestione dei rifiuti, tutela delle acque, biodiversità, emissioni industriali. In questo quadro, la mancata presentazione per il secondo anno consecutivo della Legge europea rappresenta un punto critico. Le mancanze in materia ambientale, i ritardi nella gestione delle infrazioni e l’assenza di una strategia europea realmente efficace non consentono l’espressione di un nostro voto favorevole. Dal Pd giungerà un’astensione responsabile per evidenziare le insufficienze del provvedimento, ma per affermare anche la nostra volontà di continuare a lavorare per un’Italia più credibile, più europea, più moderna, capace di trasformare la transizione ambientale e la tutela dei diritti democratici non in un peso, ma nella più grande occasione di sviluppo e giustizia sociale del nostro tempo”.
Così la deputata dem, Rosanna Filippin, intervenendo in Aula per annunciare il voto di astensione del Gruppo Pd sulla legge di Delegazione europea.
La scuola non è censura ma sempre educazione, confronto e crescita. Quello che manca al provvedimento del Ministro dell’Istruzione e del Merito sull’educazione sessuo-affettiva. Per tenere corsi nelle scuole servirà il consenso dei genitori e comunque solo a partire dalle medie. Un colpo durissimo alla possibilità di costruire strumenti reali per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Una ferita che continua a lacerare il Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, e un sommerso enorme di violenza che riguarda anche le ragazze e i ragazzi più giovani. Lo raccontano l’età sempre più bassa delle vittime e degli autori e i tragici fatti di cronaca di questi giorni. L’Italia va in direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove venti Stati hanno già introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Difficile capire perché, se non pensando al bisogno di compiacere una minoranza ideologica che oggi detta gli equilibri della maggioranza. E così si ignorano le richieste che arrivano dalle scuole e dalle famiglie, da tanti educatori che chiedono strumenti veri per aiutare ragazze e ragazzi a non essere lasciati nelle mani di un’“educazione” fatta solo di social e web.
Un altro passo indietro sul fronte dei diritti e delle opportunità.
Lo ha scritto sui social Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Dovevate essere il Governo dalla parte delle famiglie, vi state smentendo anche su questo: il Ddl Valditara, impregnato di ideologia e contro l’educazione sessuoaffettiva, è un passo indietro per la scuola italiana”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, aderendo al flash mob indetto dalle opposizioni davanti a Montecitorio contro il Ddl Valditara.
“L’Italia rimane uno degli ultimi Paesi dell’Unione Europea a non avere l’obbligo dell’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, ma questo non può stupirci se gli stessi ministri che dovrebbero occuparsi di istruzione e di parità di genere pensano che la prevenzione sia inutile” prosegue la deputata dem.
“State portando avanti pura ideologia sulla pelle dei giovani, che continueranno a non ricevere una formazione adeguata, da professionisti competenti, su tematiche fondamentali come il consenso, il rispetto e tutto ciò che di positivo ne consegue. Vergogna” conclude Gribaudo.
Al termine della seduta della Camera (orientativamente alle ore 13.30) flash-mob contro il ddl Valditara delle deputate e dei deputati del PD, M5S, AVS, +Europa e Azione davanti all’ingresso principale di Montecitorio.
“Con l'approvazione di questa legge, andrete a limitare se non a impedire l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, ignorando, come sempre, quanto gli studenti, le famiglie chiedono. Servirebbe invece parlare, educare e prevenire. Azioni fondamentali che il ministro Valditara continua a disattendere”. Così la deputata e Capogruppo Pd in Commissione Cultura, Irene Manzi annunciando il voto contrario dei dem al ddl sul Consenso informato.
“Di fronte all’emergenza educativa che tocca le famiglie e la scuola servirebbero percorsi stabili di educazione sessuo-affettiva , mentre l'esecutivo e la maggioranza si chiudono nel bunker dell'oscurantismo, riducendo l'autonomia scolastica e burocratizzando relazioni tra scuola e famiglia che dovrebbero ispirarsi ad un clima di serenità e fiducia”.
“L'educazione è un processo collettivo che coinvolge tutti gli attori della comunità educante: gli insegnati, gli studenti, le famiglie e le istituzioni. Con questo provvedimento e con tutti quelli presi fino ad oggi dal ministro Valditara, il governo va contro questo processo, sfiduciando di fatto l’autorevolezza dei docenti in una battaglia che mira a creare divisioni anziché comunità educanti”, conclude Manzi.
“Oggi, al grido “Dio patria famiglia“ la maggioranza di centrodestra, guidata dalla Lega, ha affossato l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, che da tutti è considerata il primario strumento di prevenzione della violenza contro le donne e dei femminicidi. Perfino il sinodo dei vescovi italiani si è impegnato a promuovere percorsi di educazione alla sessualità e all’affettività anche nel rispetto dei diverse identità di genere, mentre il governo istituisce un percorso ad ostacoli per l’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole italiane. Anziché colmare la distanza con altri 20 paesi europei che prevedono l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole, il governo porta l’Italia a chiudersi culturalmente nella retroguardia, umilia la scuola pubblica e fa un danno ai giovani, a cui nega il diritto ad un’educazione piena, abdicando al suo dovere costituzionale. Un giorno buio, anche per il contrasto alla terribile piaga sociale della violenza contro le donne che conta oltre 100 femminicidi all’anno nel nostro paese. Oggi la destra al governo si è assunta una responsabilità grave” così la deputata
democratica Sara Ferrari.
“Quanto accaduto al liceo Giulio Cesare, a Roma, con l’ignobile elenco di ragazze da stuprare, ci ricorda in modo drammatico l’urgenza di intervenire con decisione. E invece il provvedimento presentato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito rappresenta, di fatto, la tomba della possibilità di costruire strumenti primari di contrasto alla violenza contro le donne. Una piaga sociale che continua a dilaniare il nostro Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, senza contare la violenza sommersa, quella che non arriva a denuncia, e quella che purtroppo emerge sempre più spesso anche tra le giovani generazioni. Ce lo dicono l’abbassamento dell’età delle vittime e degli autori di femminicidio, e ce lo confermano i tragici esempi di cronaca di questi giorni.” Così in aula la Deputata del Partito Democratico, Sara Ferrari, che aggiunge: “Di fronte a tutto questo, è ancora più grave che sia proprio il Ministero dell’Istruzione a muoversi nella direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove già venti Stati hanno introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Qui, invece, si creano ostacoli e si frappongono zeppe al percorso che dovrebbe portare l’Italia verso quella stessa direzione. Non è chiaro il perché, se non ipotizzando la volontà di compiacere una piccola minoranza portatrice di un fondamentalismo ideologico che pare imprescindibile per gli equilibri della maggioranza, ignorando così la stragrande maggioranza delle richieste che arrivano dalle scuole e dalle famiglie. Sono adulti che chiedono aiuto perché i loro figli non siano lasciati in balia dell’’educazione’ dei social e del web, ma possano esercitare il pieno diritto a una formazione adeguata all’affettività e alla sessualità.” Infine, la deputata del Partito Democratico ricorda che, perfino l’Assemblea dei Vescovi italiani il 25 ottobre scorso, ha invitato le Chiese ad avviare e “coordinare nuovi percorsi di formazione alle relazioni, alla corporeità, all’affettività e alla sessualità, tenendo conto anche dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, in particolare per preadolescenti, adolescenti, giovani e i loro educatori”. “Dunque - osserva Ferrari - mentre il Ministro Valditara impedisce alle scuole italiane di attivare questi percorsi, lasciandoli ‘appesi’ come i 600 milioni di euro di tagli all’istruzione previsti in bilancio, questi corsi vengono invece promossi dalle Chiese. È legittimo allora domandarsi allora se il Governo voglia abdicare ad un dovere educativo cui suppliranno paradossalmente invece i luoghi di culto”.
“Con questo provvedimento levate di fatto ai giovani il diritto ad una formazione affettiva e sessuale, libera e consapevole, con un fondamento scientifico ma che possa consentire loro di vivere al meglio una vita basata sul rispetto e sulla conoscenza dell’altro. Con questo provvedimento voi state dicendo che parlare a scuola di corpo, emozioni, consenso è una minaccia. E’ un grande arretramento culturale che rivela la paura profonda di una scuola che emancipa, che fa pensare, che mette in discussione gli stereotipi. Di fatto con questo provvedimento, condannate il paese ad un analfabetismo relazionale”. Lo ha detto intervenendo in aula Valentina Ghio vicepresidente del gruppo pd alla Camera, sul ddl sul consenso informato in ambito scolastico.
Serve scelta condivisa nell’interesse del Paese
“Il Partito Democratico nel sostenere in Aula al Senato le ragioni dell’approvazione del disegno di legge sulle disposizioni sanzionatorie a tutela dei prodotti alimentari italiani aveva dato seguito agli auspici del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida per una scelta condivisa nell’interesse del Paese. Oggi alla Camera chiediamo però che il governo introduca le parti mancanti generate dalla riforma Caselli. Ci riferiamo, ad esempio, alla riduzione del delitto di agropirateria a semplice aggravante della frode e all’esclusione delle prove sperimentali tra quelle direttamente ammissibili. A differenza del decreto Terra dei Fuochi, inoltre, si registra una sostanziale riduzione. La violazione del Made in Italy (vendita di prodotti con segni mendaci), infatti, è punita con la multa fino a 20mila euro e la reclusione da tre a 18 mesi e non si applicano le intercettazioni telefoniche almeno alle ipotesi citate di agropirateria. Possiamo risolvere velocemente queste integrazioni con una corsia preferenziale concordata tra tutti i gruppi e concludere dopo l’approvazione della legge di bilancio con la votazione definitiva del provvedimento. Chiediamo a Lollobrigida quell’atto di responsabilità che aveva chiesto a tutti i parlamentari e che sostanzialmente ha ricevuto vista l’assenza di voti contrari al Senato. Ci vuole solo un po’ di coraggio, ci auguriamo che il ministro e la maggioranza possano trovarlo qui alla Camera”.
Così i capigruppo Pd alla Camera, Stefano Vaccari (commissione Ecomafie), Antonella Forattini (commissione Agricoltura) e Federico Gianassi (commissione Giustizia), in una lettera aperta inviata al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
“Oggi in Aula ho replicato alla risposta del viceministro Sisto sul disegno di legge 978, dichiarandomi insoddisfatto. Il provvedimento, come denunciano la Consulta Nazionale Antiusura, il Centro Studi SoloAffitti, le associazioni dei debitori e perfino la Federazione Europea della Giustizia, rischia di accelerare sfratti ed esecuzioni, non di semplificare la giustizia. Togliere il controllo del giudice sull’ingiunzione di pagamento significa colpire soprattutto chi è più fragile. Già oggi il 20% delle esecuzioni delle prime case nasce da debiti condominiali, aggravati dall’aumento delle bollette e degli affitti: il Ddl 978 renderebbe questi processi ancora più rapidi e incontrollati. Con il pretesto della semplificazione, il governo arriva a cancellare garanzie fondamentali di difesa e giustizia sociale. Non a caso in Senato sono già stati presentati emendamenti (da una senatrice della stessa maggioranza) per correggere un impianto che rischia di trasformare la giustizia civile in un terreno di caccia per chi ha maggiore potere economico. Continueremo a opporci con forza a questo disegno di legge, chiedendo soluzioni che tutelino davvero cittadini e famiglie in difficoltà, che sono sempre di più, come i dati ogni giorno ci confermano”.
Così il deputato dem, Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e capogruppo in commissione Ecoreati.
“Oggi alla Camera è andato in scena l’ennesimo atto di una maggioranza che, dopo oltre duecento voti in aula, continua a blindare un provvedimento che non semplifica, ma complica la vita dei cittadini, delle imprese e delle amministrazioni locali.” Così il deputato democratico Andrea Casu è intervenuto in dichiarazione di sul disegno di legge in materia di semplificazione. Casu ha denunciato l’assenza totale di ascolto da parte del Governo: “Non avete raccolto le preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, dei professionisti, dei sindaci, delle imprese. Non avete accolto nemmeno le richieste dell’Anci. Avete scelto di trasformare un provvedimento tecnico in un contenitore di norme inserite all’ultimo momento, con interventi scollegati e privi di visione.” Secondo il deputato, il Governo ha costruito “uno specchietto per le allodole”, una riforma che si presenta come semplificazione ma contiene norme caotiche che rischiano di generare nuovo contenzioso: dalle norme per la gestione del suolo pubblico, al silenzio assenso per le costruzioni nelle aree a rischio idrogeologico, dalla riforma dell’ACI agli interventi sulle successioni. “Il Parlamento dovrebbe essere il luogo del confronto trasparente, non un passaggio al buio per ratificare testi scritti da pochi e imposti a tutti.” “L’Italia ha bisogno di norme chiare, condivise, scritte alla luce del sole, che permettano a tutti di muoversi e lavorare con certezza. Invece state costruendo un sistema che concentra potere, divide il Paese e scarica su cittadini e amministrazioni responsabilità impossibili” ha concluso Casu. “Che si tratti di semplificazioni o manovra di bilancio l’obiettivo del Governo è sempre lo stesso calpestare altri poteri e enti locali per promettere a ciascuno qualcosa in più, a costi insostenibili per l’intera comunità. L’unico obiettivo è dire agli italiani: adesso il potere ce l’abbiamo noi, la tua vita, il tuo lavoro, le scelte che condizionano la tua esistenza, dipendono da Giorgia Meloni che evidentemente ha letto il Signore degli anelli ma non ne ha capito il messaggio: perché mettere tutti i poteri nella stessa mano è sempre un errore, questo ci insegna Tolkien”.
“Esprimiamo la nostra ferma contrarietà alla modifica prevista dall’articolo 47 del DDL Semplificazioni, che estende da 20 a 70 anni la durata dei diritti sulle cosiddette fotografie semplici. Una scelta che riteniamo sproporzionata, ingiustificata e potenzialmente dannosa per l’accesso alla conoscenza, la tutela del patrimonio culturale e il lavoro degli operatori del settore.
Le fotografie semplici hanno da sempre una funzione documentaria: raccontano fatti, luoghi, contesti sociali e storici. Prolungare il vincolo di esclusiva fino a 70 anni significherebbe bloccare per decenni la libera circolazione di immagini fondamentali per archivi, biblioteche, musei, istituti di ricerca ed editori.
Un’estensione così ampia rischia inoltre di generare contenziosi, complicare i progetti di digitalizzazione e appesantire gli oneri amministrativi senza offrire un reale beneficio al sistema culturale nazionale.
Riconosciamo il valore del lavoro dei fotografi e la necessità di una tutela adeguata, ma questa proposta non garantisce un equilibrio corretto tra diritti degli autori e interesse pubblico. Al contrario, rischia di accentuare le disparità e di limitare la libera fruizione del patrimonio visivo, soprattutto quello di interesse storico e sociale.
Riteniamo che sarebbe stato necessario avviare un confronto ampio e qualificato con istituzioni culturali, professionisti, giuristi ed enti di settore, al fine di costruire una disciplina moderna, proporzionata e rispettosa della funzione pubblica e documentale delle immagini fotografiche. Gli stessi avrebbero chiesto di ritirare o di rivedere profondamente questa norma”.
Così la deputata democratica, componente della commissione cultura della camera, Giovanna Iacono.
“Gravissime scelte del Governo nel ddl semplificazioni grazie al quale sono rese di fatto edificabili aree a rischio idrogeologico. Si rendono più indifese popolazioni e insediamenti, si colpisce la sicurezza e lo sviluppo delle aree interne. Gli uffici comunali di tutta Italia vengono esposti al rischio di reati penali. Siamo in presenza di una delirantee illusoria ricerca di consenso che produrrà, se non fermata, rischi per la vita stessa delle persone”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.