Interrogazione a Urso, incontro previsto per fine mese deve essere risolutivo
Una interrogazione al Mimit e un appello al Governo da parte del Pd perché i conti su Eurallumina non tornano. “L’incontro del 14 dicembre al Ministero con azienda e sindacati, pur confermando la CIG per i lavoratori ha rinviato a fine gennaio l’appuntamento con le soluzioni che però non appaiono certe all’orizzonte”, affermano i parlamentari sardi del PD Silvio Lai, primo firmatario dell’interrogazione alla Camera, e Marco Meloni al Senato.
“Per quanto riguarda la CIG, ad oggi non è ancora stato emanato il provvedimento di ripartizione delle risorse fra le regioni e il decreto del ministero del Lavoro per evitare ritardi nell’erogazione ai lavoratori, per ciò che riguarda il blocco azionario dell’azienda, il Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF) non ha ancora rivisto la sua decisione nonostante la vendita del 21,37% delle azioni della proprietà effettuata a ottobre, e sul versante del gas, dal ministero non giungono notizie che riportino una soluzione alle problematiche.
“Eurallumina - proseguono i Dem nella interrogazione firmata anche da Andrea Casu e Stefano Vaccari - senza la revoca del provvedimento e senza nuove modalità di approvvigionamento energetico, non può procedere con il progetto di ripartenza dell’impianto e con il relativo investimento da 300 milioni di euro, in una condizione di incertezza sul futuro aziendale che causa persino difficoltà di trovare società per la redazione dei progetti operativi dell’impianto oltreché causare continue richieste di spiegazioni dai fornitori sulla posizione attuale della Società.”
“Per questo - scrivono i Dem - serve un colpo di reni da parte del Governo e del ministro Urso, non si può arrivare al buio al prossimo appuntamento: occorrono le risposte concrete sulla CIG e sul gas e occorre che il CSF prenda una decisione sul blocco delle azioni che rendono l’operatività aziendale limitata alla ordinaria amministrazione. Eurallumina non è una azienda qualunque e soprattutto il Sulcis non è un territorio qualunque, sul quale non porre attenzioni speciali e il nostro appello al Governo è per un’azione rapida e concreta, non si può aspettare ancora senza certezze.”
Scorciatoie burocratiche del governo per impedire di visionare aggiornamento progetto
“Non chiediamo risorse in più con il cappello in mano. Ma pretendiamo che le risorse del Fondo di sviluppo e coesione che spettano alla Regione Siciliana vengano utilizzate per realizzare infrastrutture prioritarie ed indispensabili come il completamento della Nord-Sud o la Palermo-Agrigento. Bastano infatti dieci anni delle spese correnti destinate al cda della società Stretto di Messina e al comitato tecnicoscientifico del ponte per realizzare la Marsala -Mazara. Sono sufficienti due annualità del finanziamento del ponte per realizzare sia il completamento della SiracusaGela, atteso da 50 anni, sia la messa in sicurezza, con il raddoppio della strada con più morti nel sud, la 284 Paterno' Adrano”. Lo ha detto il segretario regionale del PD Sicilia e capogruppo PD in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo intervenendo oggi alla Camera alla discussione per la legge di Bilancio dello Stato, già approvata dal Senato.
“Ma in quest'aula e davanti all’intero Paese – ha proseguito - denunciamo un fatto gravissimo: dopo aver affidato ad una società direttamente con un decreto legge la realizzazione di un'opera per un'importo cinque volte superiore a quello originario in barba ad ogni principio del nostro ordinamento giuridico, addirittura in questa sessione e' stata negata alle opposizioni, la possibilità di visionare la relazione di aggiornamento del progetto consegnata a settembre dalla società Stretto di Messina al Ministero. Lo abbiamo chiesto ripetutamente perché lo riteniamo un atto fondamentale per valutare la congruità dei prezzi e l'analisi dei costi; Ma ci è stata negata, come nei peggiori regimi, perché – è la risposta – è un atto endoprocedimentale. Non ci fermeremo! Sappia il ministro Salvini che non ci fermeremo!!
Su questo progetto del Ponte pendono ombre lunghissime - ha aggiunto - ed incognite legate al rispetto delle procedure di impatto ambientale e di vulnerabilità sismica. Siamo convinti che le scorciatoie normative e burocratiche che continua ad imboccare questo governo – ha concluso - si riveleranno un vicolo cieco”.
Dichiarazione di Marco Simiani, capogruppo Pd Commissione Ambiente
“E’ soltanto con gli investimenti di oggi che possiamo cercare di prevenire i disastri di domani. E noi non accettiamo più la solita cantilena della mancanza di risorse, perché questa destra ha trovato i soldi per poter fare opere faraoniche e paradossalmente i fondi di sviluppo e coesione che sono destinati al Ponte sullo Stretto potevano essere utilizzati per mettere in sicurezza le infrastrutture e realizzare vie di fuga efficaci nei Campi Flegrei. Si tratta di una precisa scelta politica.” Così Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente, intervenendo in aula per motivare il voto contrario del Pd al decreto sul rischio sismico dei Campi Flegrei . Per l’esponente del Pd “il dovere delle Istituzioni, della politica, è quello di dare risposte alla popolazione, non tranquillizzarla solo per ottenere il consenso. Non dobbiamo aver paura di dire che Campi Flegrei sono il nostro “supervulcano”, un sistema complesso e giovane, composto da una trentina di vulcani, formatosi circa 60 mila anni fa per collasso dopo una eruzione di circa 80 chilometri cubi di magma. Ribadire ciò non è allarmismo, è geologia.” Per Simiani, “il decreto presenta molte lacune, a cominciare dalla mancata analisi sull’attività vulcanica, una impostazione talmente riduttiva che è stata confutata dallo stesso ministro Musumeci che con le sue dichiarazioni – poi rimangiate- ha provocato solo caos.” “Siamo purtroppo lontanissimi – ha concluso Simiani- da come dovrebbe essere gestita la situazione. Per questo motivo le proposte che il Partito Democratico aveva avanzato partivano proprio dalla necessità di stanziare risorse adeguate per risolvere la vulnerabilità sismica dei patrimonio edilizio privato - anche per evitare rischiose ripercussioni sul mercato immobiliare – rinnovando la possibilità di usufruire di un super sisma bonus per gli interventi di mitigazione previsti a seguito dell’analisi di vulnerabilità nell’area flegrea. Così come per noi era prioritario l’avvio immediato all’esercizio delle gallerie di collegamento tra la Tangenziale di Napoli e il Porto di Pozzuoli. Infine, avevamo chiesto assunzioni di personale da parte degli enti locali interessati, nonché per le attività di presidio del territorio, in deroga ai tetti di spesa, di agenti di polizia locale a tempo determinato. Qui occorre soprattutto prevenzione ma se non si individuano con chiarezza i rischi non può esserci alcun intervento efficace” .
“Con questo decreto sull’immigrazione siamo arrivati a quota quattro, uno a trimestre, come le vecchie pagelle di una volta. Avete introdotto la norma incivile sulla cauzione di 5mila euro per non finire in un centro di accoglienza, fino all'accordo con l’Albania che costerà molto, complicherà tanto e non risolverà nulla. La realtà è che non sapete come gestire quella che da molti anni oramai battezzate come un'emergenza, ma che emergenza non è. Perché fenomeno che appartiene a questo nostro tempo ed è per questo che chiede uno sguardo coerente sul piano umano con i nostri principi di civiltà. Noi pensiamo che queste norme calpestano la Costituzione”.
Lo ha detto il deputato democratico, Gianni Cuperlo, annunciando il voto contrario del Gruppo Pd al Dl Immigrazione.
“Viene cancellato lo Stato di diritto - ha aggiunto - quando si stabilisce, come fate in questo decreto, l’espulsione di persone che vivono in Italia e sono integrate nel lavoro. Da domani, infatti, si potrà venire espulsi a discrezione del ministro dell'Interno per supposti gravi motivi di ordine pubblico o sicurezza dello Stato. In alcuni casi la misura sarà disposta direttamente dal prefetto, con misure più restrittive anche sul diritto di difesa. Violando tre sentenze della Corte Costituzionale e con una misura inedita decidete di colpire i più fragili, i minori stranieri non accompagnati, una terminologia che sa molto di polvere e burocrazia. Ma parliamo di sedicenni partiti spesso dal girone più infernale del mondo, lì dove si muore di fame o di guerra. Ragazzini che rischiano di essere collocati in un centro per adulti con una promiscuità vietata dalle stesse norme europee. Occorrerebbero risposte - ha concluso - guardando a quei 25mila corpi in fondo al Mediterraneo che mai vedranno una sepoltura e invece votate un decreto che peggiorerà le cose. Poi a marzo, con il primo caldo e il mare più clemente, tornerete qui in Parlamento per un quinto decreto per fermare l'emergenza che non c’è”.
“I tragici fatti di Caivano hanno scosso le coscienze del Paese intero. La violenza perpetrata da un gruppo di ragazzi, la gran parte minori, ai danni di due bambine di 10 e 12 anni ci ha lasciati sgomenti, senza parole. Dobbiamo però constatare, con amarezza, che avete reagito costruendo un decreto sbilanciato, che richiama alla sicurezza, al carcere e alla repressione, omettendo colpevolmente di formulare una proposta in termini di riabilitazione e reinserimento sociale. Soprattutto, lo avete fatto replicando ancora una volta lo schema che già abbiamo visto troppe volte in questo primo anno di legislatura: questo è il 46esimo decreto legge approvato. Soffocate il confronto parlamentare, utilizzate impropriamente lo strumento della decretazione d’urgenza. Avete messo a segno il peggiore record nella storia della nostra Repubblica. L’annullamento del confronto democratico!”.
Lo ha detto la deputata democratica delle commissioni Giustizia e Infanzia e adolescenza, Michela Di Biase, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Dl Caivano.
“Questa legge - ha aggiunto - contrariamente a quanto recita nel titolo, si occupa solo della criminalità giovanile, senza tenere in considerazione ciò che serve sul fronte della povertà educativa e sul disagio dei più giovani. Aumentate la possibilità per i minori di custodia cautelare in carcere. Estendete la misura dell’ammonimento anche ai minori di 14 anni. Con i vostri emendamenti avete addirittura peggiorato il testo, riducendo il perimetro di applicazione dello strumento più efficace per recuperare i minori, ossia la messa alla prova. Avete invece colpevolmente bocciato tutti i nostri: risorse per la rigenerazione urbana delle periferie; investimenti sullo sport e sul servizio di assistenza psicologica nelle scuole; per colmare fenomeni di vulnerabilità sociale e ridurre l’abbandono scolastico. Volevamo si cambiasse paradigma, che oltre alla repressione ci si occupasse anche della cura. E’ da un anno - ha concluso - che per inseguire la logica della comunicazione rispondete con provvedimenti spot alle emergenze. Decreto Ong, decreto Rave, Cutro ed oggi Caivano la dicono lunga: in ognuna di queste leggi, per dirla con le parole del costituzionalista Staiano, alcuni capisaldi della civiltà giuridica in campo penale, presenti in Costituzione, sono stati spinti fuori dall’orizzonte”.
"Tra le poche cose che ci sono in questo decreto ce n'è una che testimonia tutta la furia ideologica di una destra che, quando è in difficoltà sul piano economico e sociale, fa due cose: mettere in campo le riforme istituzionali, con la scusa del “non riusciamo a fare le cose, abbiamo bisogno di più poteri” e su questo noi vi fermeremo, o scagliarsi contro le persone che fuggono da guerre e povertà, additandole come il problema. Nessuno ci ha ancora spiegato cosa c'entrano con un decreto, che dovrebbe occuparsi dei problemi del Mezzogiorno, due articoli in cui si aumenta la possibilità di trattenere un migrante in un CPR fino a 18 mesi e in cui si qualificano questi siti quali strutture per la difesa e la sicurezza nazionale. Ma cosa c'entra questa cosa con il Sud? Ma dove lo avete scritto questo decreto, a Pontida?". Lo ha detto il deputato e responsabile Sud e Coesione della segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino in dichiarazione di voto alla Camera sul Dl Sud.
"La prova più evidente dello spirito antimeridionale del Governo è rappresentata dall'autonomia differenziata - ha aggiunto l'esponente dem - un disegno che spaccherà il Paese, che tradisce il Sud, che ha visto critiche da tutti, non solo dalle opposizioni, ma dalla Banca d'Italia, dalla Commissione europea, dalla Conferenza episcopale, dalle imprese, dai sindacati; eppure, fate finta di non sentire. Ma che fine hanno fatto i patrioti? Qui si sta mettendo in discussione l'unità e la tenuta del Paese. Certe volte mi capita di dire ad amici e regioni del Nord, che mostrano più difficoltà a riconoscere il Mezzogiorno, che questo patrimonio è anche vostro, è il patrimonio dell'Italia unita e dovreste essere orgogliosi anche voi, perché senza il Mezzogiorno non ci sarebbe stata l'Italia, e non ci sarebbe stata l'Italia senza il Mezzogiorno: sono parole del Presidente Giorgio Napolitano; lui che, assieme a tanti altri, aveva capito che la questione meridionale è, innanzitutto, una questione nazionale, che con gli egoismi non si va da nessuna parte, che le diseguaglianze sono un freno alla competitività di tutto il Paese, anche del Nord. Quando parliamo del Sud credo ve ne sia una che supera le altre: le migliaia di ragazze e ragazzi che vanno via dal nostro Paese non perché vogliono farlo ma perché costretti, perché non hanno un'alternativa. Così come quelle ragazze e quei ragazzi che, invece, hanno deciso di restare, di lottare, che sognano di costruire il proprio futuro nel luogo in cui sono nati, che vedono nello sviluppo del Sud una speranza di cambiamento delle proprie prospettive, una grande opportunità. Ecco, quando noi difendiamo il Sud - ha concluso Sarracino - il Partito Democratico lo fa principalmente per loro ed anche per questo votiamo contro questo provvedimento".
“Con i nostri emendamenti abbiamo provato a migliorare un decreto che anziché parlare di coesione e sviluppo, crea solo una grande illusione. L’illusione nei confronti delle imprese che vorranno usufruire dei vantaggi che offrono le Zes, ma che al momento, non hanno alcuna copertura economica. Per non parlare delle tante piccole e medie imprese che verranno tagliate fuori da una norma insensata che prevede una soglia minima di investimento pari a 200mila euro. Avevamo chiesto inoltre di avere nuove assunzioni per la nostra pubblica amministrazione, così come la stabilizzazione degli attuali lavoratori precari che hanno acquisito importanti conoscenze. Ma questo decreto, oltre a non affrontare nessuna delle importanti questioni che riguardano il Sud continente anche due articoli che il Pd ritiene assolutamente inaccettabili. Due articoli in materia di immigrazione che non solo aumentano fino a diciotto mesi la possibilità di trattenere in un Cpr chi fugge da guerra e povertà, ma che definisce addirittura tali strutture quali siti per la difesa e la sicurezza nazionale. Per queste ed altre ragioni ci siamo opposti e continueremo ad opporci ad un provvedimento che è contro il Mezzogiorno, mentre dovrebbe rappresentare una grande occasione di sviluppo e crescita del nostro Paese. Ma da un governo che sostiene un progetto come quello dell’autonomia differenziata, c’era da aspettarselo”.
Lo scrivono in una nota i componenti della commissione Bilancio della Camera.
“Condividiamo e sosteniamo l'iniziativa delle più importati Associazioni italiane a internazionali contro il Dl Immigrazione e Sicurezza. È assolutamente fondata la loro preoccupazione ed è sacrosanto l'appello che hanno lanciato contro le ultime norme volute dal governo con il Dl 133, che mettono a rischio i diritti dei minori stranieri migranti. È un grave errore pensare di introdurre procedure che rischiano di far espellere minorenni, che devono essere tutelati più di chiunque altro e che sono protetti dal diritto internazionale. Così come è un errore mettere giovani ragazze e ragazze stranieri non accompagnati negli stessi centri di accoglienza con gli adulti costringendoli a una condizione di promiscuità pericolosa, inaccettabile e da sempre vietata. La scelta di derogare al numero massimo di persone nei centri di accoglienza è la dimostrazione dell'associazione incapacità del governo di affrontare questa fase in modo adeguato. Non solo condividiamo l'iniziativa autorevole del mondo dell'associazionismo contro il Decreto appena incardinato alla Camera, ma come Partito Democratico faremo di tutto in Commissione e in Aula per impedire che anche questo scempio venga realizzato”.
Così il deputato democratico della commissione Affari costituzionali ed ex vice ministro dell’Interno, Matteo Mauri.
Oggi più che ieri c’è l’esigenza di tutelare la redditività delle imprese agricole spesso condizionate nella fase della produzione da processi biologici e da fattori meteorologici. Per questo come Gruppo Pd, insieme ai colleghi Stefania Marino, relatrice del progetto di legge, Antonella Forattini e Andrea Rossi, siamo intervenuti con una serie di proposte emendative alla Camera, approvate dalla Commissione Agricoltura, al decreto legislativo 198/2021, che consentono ora di mantenere in equilibrio la fissazione dei prezzi e il rapporto tra fornitori e grande distribuzione, con una più puntuale definizione dei costi di produzione. Mai più dunque prodotti acquistati sotto costo dalla grande distribuzione rispetto ai costi effettivi di produzione.
Al tempo stesso con gli emendamenti Pd si è stabilito che la definizione di parametri di sostenibilità ambientale sociale ed economica di un prodotto non può prescindere dal rispetto dei diritti dei lavoratori a cominciare dalla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Spetterà infine al Ministero dell’Agricoltura promuovere campagne divulgative e programmi di comunicazione istituzionale volti a favorire una corretta informazione del consumatore sulla composizione e formazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari ivi compresi i prodotti freschi.
Lo dichiara Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
Il decreto che dovrebbe individuare le aree disponibili per l‘insediamento di impianti per energie rinnovabili appare confuso e inutile rispetto agli obiettivi che dovrebbe raggiungere. Criteri troppo ampi che lasciano di fatto tutto libero, rischio far west per l’agrivoltaico con regole più restrittive di quelle dei progetti già presentati senza che ci sia un indirizzo operativo, forti critiche dalla maggioranza delle regioni dopo che il documento è stato depositato in conferenza Stato Regioni venerdì scorso. Una sorta di vorrei ma non posso che dimostra quanto la strategia confusa di un Governo per grande parte negazionista climatico, populista e libertario nel suo profondo emerga quando occorre dare regole certe a cittadini e imprenditori.
Il rischio che si corre è che i progetti già presentati vadano oltre le deboli regole che sono definite nel decreto e che siano le commissioni ministeriali e regionali ad entrare in difficoltà. Nella scelta di aree disponibili o vietate, percentuali di aree agricole utilizzabili e sanzioni per chi non provvede a fare la sua parte. In più manca totalmente una strategia che riguardi l’eolico offshore che molti paesi europei hanno regolamentato, in qualche caso mettendo all’asta le disponibilità, non per fare cassa quanto per mantenere un controllo su impianti che possono porre problemi di sicurezza nazionale. Insomma, tanta confusione nel Governo e un rischio far west nelle rinnovabili sono la conseguenza naturale di un decreto scritto male nonostante un anno di lavoro governativo”. Lo dichiara Silvio Lai, deputato Pd della commissione bilancio della Camera.
Con la maggioranza di governo non ci divide lo sconcerto, il dolore e la rabbia per quello che accade sui luoghi di lavoro di un Paese che ha 3 morti al giorno secondo i dati Inail. Ci divide l’idea di un modello di sviluppo fondato su una competizione al ribasso su tutele, saliari e investimenti. Ci divide l’idea di un Paese che non scommette sulla qualità del lavoro, e pertanto non incrocia la modernità e non può parlare di giustizia sociale.
Siamo uniti contro gli infortuni sul lavoro, ma siamo divisi sulle ricette e sui tempi delle scelte che vanno operate. Voi avete dimostrato di avere altre urgenze molto discutibili. All’indomani della strage di Brandizzo non avete avuto la sensibilità di convocare un consiglio dei ministri e varare un decreto per assumere subito mille ispettori in più sul lavoro e aumentare i controlli. Voi siete quelli che hanno appena tolto mezzo miliardo sulla sicurezza delle tecnologie nelle ferrovie, che hanno cambiato il codice degli appalti e inserito subappalti a cascata e non avete detto una sola parola sul massimo ribasso anche nella pubblica amministrazione.
Se vogliamo cambiare insieme, cambiamo subito il codice degli appalti ed eliminiamo soprattutto nei settori più sensibili il ricorso ai subappalti a cascata. Questo è l’impegno che dovete prendere subito sulla sicurezza sul lavoro.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd della commissione Lavoro, intervenendo in Aula durante la dichiarazione di voto
“Signor ministro Salvini, lei oggi si è limitato a descrivere informazioni sui tragici fatti di Brandizzo di cui questo Parlamento era perfettamente a conoscenza. Se si fosse recato di persona in quel cantiere, come hanno fatto nell'ordine il presidente Mattarella e tante altre figure istituzionali, avrebbe sicuramente avvertito sulla pelle l'indignazione per la cronaca di una morte annunciata. Quelle famiglie di quegli operai morti di cui lei giustamente ha evocato i nomi chiedono verità e giustizia, ma chiedono soprattutto che non accada mai più. Lei ieri ha parlato a proposito di Lampedusa di ‘atto di guerra’. Ma cosa è questa silenziosa continua strage sul lavoro se non una guerra a bassa intensità? La risposta che lei offre è ordinaria e mi consenta, senza polemica, reticente”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro, durante l’informativa urgente del ministro Salvini sulla strage di Brandizzo.
“La sicurezza – ha concluso Scotto - non è accessoria, la sicurezza è la base principale per stabilire se un lavoro è dignitoso o se non lo è. Più il lavoro è precario, intermittente, povero, più il rischio di infortuni sale. E voi lo sapete bene, visto che nel vostro decreto lavoro avete liberalizzato i contratti a termine, aumentato i voucher, aumentato il lavoro somministrato. Quello che è accaduto a Brandizzo non è la patologia del sistema, ma la fisiologia di un modello con cui si sono costruiti in questi anni i lavori pubblici nel nostro Paese. Dunque non bastano le condanne, ci vogliono le scelte. Lei è il ministro che ha liberalizzato i subappalti a cascata nei cantieri pubblici. Secondo lei, quella imprese medie e piccole talvolta piccolissime su cosa risparmiano ministro? Glielo dico, io sui materiali sul costo del lavoro sulla sicurezza di chi lavora. Quando esce da qui firmi un atto, un decreto, un'ordinanza, un dpcm, decida, lei che dica una cosa semplice: sui cantieri di mia competenza, non si liberalizzano più i subappalti. Poi bussi alla porta del ministro Fitto e pretenda che quel mezzo miliardo di euro sottratto allo sviluppo tecnologico della sicurezza sul settore ferroviario, venga subito ripristinato. Su una cosa non si può risparmiare: non si può risparmiare sulla vita dei lavoratori, sulla loro sicurezza, sulle loro tutele, sui loro salari”.
“Le misure per le lavoratrici e i lavoratori esposti al caldo estremo contenute in questo decreto sono insufficienti, inadeguate e tardive. Per questo il Gruppo del Partito Democratico ha dovuto votare contro anche alla Camera. La destra ha scelto di non tutelare quel 90% di lavoratrici e lavoratori del comparto agricolo che non hanno un contratto a tempo indeterminato, così come i lavoratori del mondo delle piattaforme, bocciando tutte le proposte di modifiche in tal senso”.
Lo ha detto la deputata dem, Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, intervenendo in Aula in dichiarazione di voto sul Decreto Caldo.
“L’esecutivo sceglie di non scegliere - ha aggiunto - colpendo ancora i più fragili. Un ‘decretuccio’ figlio di una logica emergenziale che non risolve i problemi e non maschera il pregiudizio di fondo: il governo affronta con poca serietà e consapevolezza il dramma della crisi climatica, di cui l’Italia è uno dei Paesi più esposti in Europa. Il nostro voto contrario nasce dal profondo convincimento che nel nostro Paese si debba affrontare con grande determinazione, responsabilità e in modo strutturale questa emergenza, con strumenti nuovi e diversi che garantiscano il diritto alla vita per chi lavora. Serve un sistema di norme e tutele che scatti automaticamente all’aumentare delle temperature, nuovi ammortizzatori sociali che aiutino lavoratori e imprese. La sicurezza - ha concluso - deve diventare una priorità, anche di fronte al clima”.
“Il governo continua ad accanirsi contro i rider, ad oggi una delle categorie senza diritti, simbolo di precarietà e spesso costretta a mettere a rischio la propria incolumità per pochi euro. La destra ha infatti respinto un ordine del giorno del Pd che avrebbe garantito a questi lavoratori maggiori tutele, anche sotto forma di specifiche indennità aggiuntive, in caso di eventi climatici estremi. Sono ancora sotto gli occhi di tutti le immagini dei giorni scorsi del ciclo fattorino che tentava a Genova di consegnare una pizza al buio durante un nubifragio mentre era in corso un’allerta meteo. Siamo sconcertati da questa maggioranza che volta le spalle ai più deboli e respinge qualsiasi norma elementare di sicurezza sul lavoro anche dopo la tragedia di Brandizzo”: è quanto dichiara il deputato Pd Emiliano Fossi sul suo ordine del giorno al cosiddetto “Decreto Caldo” respinto dall’Aula di Montecitorio.