11/06/2025 - 19:06

“L'Italia naviga senza rotta, senza una visione dello sviluppo infrastrutturale in un'epoca di grandi cambiamenti. E’ ferma sulle sue gracilità e sulle sue debolezze. Si investe soprattutto grazie a quel Pnrr prima boicottato dalla destra e poi stravolto e rallentato. Ma, soprattutto, per il dopo Pnrr il governo non ha messo in campo alcuna strategia. Non c’è alcuna idea di futuro del Paese. Il sistema ferroviario e stradale si regge su una colonna vertebrale e sulle braccia, ma senza costole e senza gambe, per usare un'immagine tratta dalla fisiologia umana. Una colonna peraltro già sovraccarica che sta andando incontro al collasso. Il governo si è buttato sull'avventura Ponte sullo Stretto, un inghiottitoio di denaro pubblico a difesa del quale è stato approvato il decreto Sicurezza per vietare ogni protesta pacifica, cancellando tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione degli investimenti”.

Così il deputato democratico della commissione Trasporti, Roberto Morassut, intervenendo in Aula nella discussione delle mozioni sulle Infrastrutture.

“Cosa sta facendo il governo - ha aggiunto - per recuperare il gap di innovazione e modernizzazione tecnologica della rete ferroviaria? Prima si sono affacciati scenari di privatizzazione, poi immediatamente ritirati. Poi si annuncia una riforma sui porti, che però sparisce nel dimenticatoio, ma abbiamo capito che la vera intenzione era sintetizzata dalla parola magica della privatizzazione delle autorità portuali trasformate in Spa, con il seguito delle zuffe sulle nomine. Nel frattempo si è dato il via alla privatizzazione degli interporti, compromettendo la sovranità stessa del nostro Paese. Nessuna programmazione anche sul trasporto pubblico locale e sulla continuità territoriale. Due settori fondamentali il cui unico annuncio è stato l’aumento delle tariffe. Chiediamo - ha concluso - che il governo cambi rotta o, meglio, ne assuma una e coinvolga il Parlamento nelle scelte”. 

 

11/06/2025 - 11:53

"Le notizie che arrivano da Los Angeles sono veramente inquietanti e non concepibili in un paese democratico. Mandare la Guardia nazionale a reprimere le proteste è un metodo che ricorda la Russia di Putin: autoritarismi violenti, non democrazie. Metodi imposti, in netto contrasto con la sindaca di Los Angeles e del governatore della California. Le proteste si stanno allargando ad altre città e Trump minaccia di mandare l'esercito ovunque: una mossa che rischia di spaccare gli Stati Uniti e di militarizzare il Paese. E' così che le democrazie si trasformano in autocrazie: reprimendo il dissenso con la violenza.
Cos'ha da dire Giorgia Meloni sui metodi del suo amico Trump? E' a questo che punta anche lei partendo dal decreto sicurezza?
Apprendiamo, per altro, che Trump ha deciso di deportare 9mila stranieri nella famigerata prigione di Guantanamo. Tra loro ci sarebbero anche centinaia di cittadini europei e alcuni italiani. Abbiamo chiesto al ministro Tajani di venire a riferire in aula su come intenda intervenire anche rispetto ai nostri concittadini che potrebbero essere deportati a Guantanamo.
L'Italia non può restare indifferente, non solo per quello che riguarda gli italiani coinvolti, ma perché ha il dovere di vigilare sul rispetto dei diritti umani e delle regole democratiche anche e soprattutto da parte dei paesi alleati" Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

09/06/2025 - 14:30

Questa mattina una delegazione di parlamentari del Partito Democratico composta dal senatore Lorenzo Basso e dai deputati Valentina Ghio, Alberto Pandolfo e Luca Pastorino hanno svolto una visita ispettiva al carcere di Marassi dopo i gravissimi fatti avvenuti nei giorni scorsi. I parlamentari hanno incontrato la direttrice, dottoressa Tullia Ardito, per verificare le condizioni del giovane detenuto vittima delle violenze e per cercare di comprendere come sia stato possibile che si verificasse un episodio così grave all’interno di una struttura penitenziaria dello Stato.

Si tratta di un ragazzo giovanissimo, mai stato in carcere prima, con una difficile storia personale alle spalle, che per giorni è stato sfigurato in numerose parti del volto con macchinette tatuatrici illegali e poi seviziato e violentato. Un episodio inaccettabile, che impone una riflessione immediata e profonda. È evidente che il sistema di garanzia e protezione non ha funzionato, e lo Stato deve assumersi fino in fondo la responsabilità di capire cosa sia accaduto e perché.

Durante la visita abbiamo constatato ancora una volta una situazione strutturale critica nonostante la grande professionalità degli operatori. Il carcere di Marassi presenta un tasso di sovraffollamento costante, aggravato proprio nei giorni dei fatti: quasi 700 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 550, una condizione di pressione insostenibile che solo in parte è stata ridotta con un primo sfollamento e con i trasferimenti seguiti alla rivolta (attualmente i detenuti sono 676).

Gravissima anche la carenza di personale: a Genova il personale di polizia penitenziaria del ruolo sovrintendenti è sotto organico del 48%, con quasi 50 unità in meno, ridotte ulteriormente durante i giorni festivi. Una condizione che mette a rischio tanto la sicurezza della struttura e di chi vi opera all'interno, quanto il rispetto dei diritti delle persone che vi sono detenute.

Di fronte a questa realtà, il governo invece di incentivare interventi a “bassa soglia”, sostenere le attività di volontariato e rieducazione, dedicare le opportune risorse ad agenti e personale, si limita a inventare nuovi reati con il Decreto "Repressione", invece di affrontare le vere emergenze del sistema.

E di fronte a un fatto di questa gravità il sottosegretario Delmastro continua a tacere. Cosa intende fare il governo per ripristinare condizioni dignitose di sicurezza e tutela all’interno degli istituti penitenziari, a partire da quello di Marassi dove si e' verificata questa gravissima violazione? Perché non e' stata ancora predisposta una ispezione per verificare puntualmente quanto accaduto?

Continueremo a seguire con attenzione l’evolversi delle inchieste in corso e presenteremo un’interrogazione parlamentare al Ministero della Giustizia per ottenere risposte puntuali e impegni concreti. Non ci fermeremo finché non sarà fatta piena luce su quanto accaduto.

 

 

04/06/2025 - 17:28

"L'approvazione del dl sicurezza anche al Senato, quindi definitiva, segna una pagina buia per le libertà e i diritti delle italiane e degli italiani. Un decreto che non risolve nulla sul piano della sicurezza, ma mette in campo gravi strumenti repressivi del dissenso, della protesta e delle libertà delle persone. Penso al reato di resistenza passiva che manderebbe in carcere i padri e le madri del pacifismo mondiale, o ai 2 anni di condanna che rischia chi fa un blocco stradale durante una manifestazione per tutelare il posto di lavoro o pretendere politiche efficaci contro la crisi climatica.
E penso soprattutto a quell'art.31: un dispositivo pericolosissimo che permette, con la firma della presidente del Consiglio, ad agenti dei servizi segreti di dirigere e organizzare associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico, senza subire conseguenze penali. Questo nel paese della strage della stazione di Bologna, di piazza Fontana, di piazza della Loggia, dell'Italicus, di Ustica. Non a caso le famiglie delle vittime delle stragi hanno protestato, ma sono rimaste del tutto inascoltate. Scelte di una gravità inaudita che spingono l'Italia fuori dall'alveo delle democrazie liberali e verso uno stato di polizia". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

04/06/2025 - 17:27

“Quanto sta accadendo nel carcere di Marassi a Genova è semplicemente intollerabile. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza agli agenti penitenziari feriti durante la rivolta e a tutti gli operatori della giustizia che quotidianamente lavorano in condizioni sempre più difficili e gravose. Un plauso va anche alla nuova sindaca di Genova, Silvia Salis, che sta gestendo con prontezza e responsabilità questa emergenza, mantenendo un costante raccordo con le autorità coinvolte”. Così la responsabile nazionale Giustizia del PD, Debora Serracchiani, insieme ai deputati liguri Valentina Ghio e Alberto Pandolfo e Luca Pastorino, che sottolineano come “la situazione nelle carceri italiane rappresenta un allarme sociale ormai insostenibile. Nessuno vuole giustificare i disordini, ma è inaccettabile che l’inattività del Governo persista. Anche il decreto sicurezza, approvato definitivamente oggi al Senato, non prevede alcun finanziamento per l’assunzione di nuovo personale né misure concrete per affrontare il drammatico sovraffollamento carcerario. Questo silenzio e questa mancanza di investimenti aggravano ulteriormente la situazione, mettendo a rischio la sicurezza di operatori e detenuti. È il momento di mettere da parte le lacrime di coccodrillo e lavorare insieme, in modo unitario e responsabile in Parlamento, per affrontare con urgenza questa emergenza e garantire condizioni dignitose e sicure nelle carceri italiane. Non possiamo permettere che si ripetano eventi come quelli a cui stiamo assistendo a Genova, che rappresentano un fallimento collettivo”.

 

04/06/2025 - 17:17

“Oggi la destra ha compiuto un atto gravissimo: ha trasformato la paura in norma, ha ridotto il Parlamento a un passacarte e ha lasciato le forze dell’ordine senza risorse né futuro. Con il voto di fiducia imposto al Senato, il Governo ha approvato un decreto che non aumenta la sicurezza, ma restringe le libertà. Criminalizza i più fragili, i migranti, chi manifesta, chi soccorre. E lo fa togliendo a deputati e senatori ogni possibilità di intervento, ogni confronto, ogni correttivo.”

Lo dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, commentando l’approvazione definitiva del decreto sicurezza.

“Non c’è un euro per assumere nuovo personale, non c’è una norma che sblocchi le graduatorie, non c’è alcun rispetto per chi ogni giorno indossa una divisa per garantire i diritti di tutti. Insieme al collega Andrea Casu abbiamo presentato ordini del giorno chiari per chiedere lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi per vice ispettori e per rafforzare davvero la Polizia di Stato. Il Governo li ha bocciati. E chi osa lamentarsene viene persino redarguito e intimidito pubblicamente dal sottosegretario Molteni, che invece di ascoltare chi chiede giustizia, usa le sue pagine social per rispondere con arroganza e minacce velate. È un uso del potere che offende le istituzioni.”

“Questa maggioranza continua a usare i decreti legge come manganelli politici, saltando ogni confronto democratico, blindando norme con il voto di fiducia e tradendo ogni promessa. Non si governa la sicurezza con la propaganda, ma con investimenti seri e rispetto per i cittadini, per chi lavora nelle forze dell’ordine, per chi manifesta pacificamente e per il Parlamento.”

“Chi oggi ha votato questo decreto ha votato contro le libertà e contro la dignità del lavoro pubblico. Il Partito Democratico sarà al fianco di chi resiste e si oppone a questa deriva.”

 

04/06/2025 - 13:01

Il decreto sicurezza è l’abdicazione dello Stato di diritto a favore della paura. Dopo aver mortificato il Parlamento, negando il confronto e la possibilità di migliorare l’obbrobrio, ora vengono peggiorate leggi esistenti, colpendo soprattutto persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità o fragilità sociale. Tutto ciò che è incontrollabile, che devia da una norma definita, diventa reato e il diritto penale sostituisce sempre di più il confronto pubblico, il dibattito politico e civile. Tutto questo ci avvicina molto e in modo pericoloso alle società illiberali e alle democrazie autoritarie che tanto piacciono a Giorgia Meloni.

Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.

 

04/06/2025 - 12:14

“Le parole del senatore Berrino sul decreto Sicurezza sono gravi e inaccettabili. Riflettono una visione maschilista della maternità, in cui un rappresentante di Fratelli d’Italia si arroga il diritto di stabilire chi possa o meno essere madre. Si tratta di un’offesa profonda alla dignità delle donne, ma anche dei bambini e delle bambine, ridotti a meri strumenti di propaganda invece che riconosciuti come persone da proteggere”, dichiara Simona Bonafè, capogruppo democratica nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, che ha duramente contrastato il decreto durante l’esame a Montecitorio. “Il decreto – sottolinea la democratica - conferma un approccio repressivo e ideologico: limita i diritti delle madri detenute e impone una condizione inaccettabile alle bambine e ai bambini, costretti a crescere in carcere. Gli Icam, nonostante il nome, restano strutture penitenziarie, inadatte allo sviluppo affettivo e alla socializzazione con i coetanei. Non esistono “carceri a misura di bambino”: esistono diritti fondamentali da rispettare e tutele imprescindibili da garantire e difendere” conclude Bonafè.

04/06/2025 - 11:58

“Le parole pronunciate dal senatore di Fdi, Giovanni Berrino durante il dibattito sul cosiddetto decreto Sicurezza sono semplicemente inaccettabili. Affermare che “le donne che fanno figli per poter rubare non sono degne di farli” non è solo una grave caduta di stile: è l’espressione brutale di una visione disumana, che calpesta i diritti, la dignità e la complessità delle vite reali di tante donne, bambine e bambini coinvolti”, dichiara Michela Di Biase, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione bicamerale Infanzia e adolescenza.
“Berrino si esprime con superficialità su un tema delicatissimo che evidentemente non conosce, e dimostra così l’incapacità di Fratelli d’Italia di superare la propaganda per assumersi fino in fondo la responsabilità che richiede il legiferare per tutti gli italiani. Il rispetto per l’infanzia, la tutela del legame madre-figlio e il diritto alla genitorialità non possono essere sacrificati sull’altare del cinismo ideologico”, prosegue Di Biase.
“Come abbiamo già fortemente criticato anche alla Camera, il decreto conferma la linea repressiva del governo: introduce margini discrezionali per negare o interrompere il rinvio della pena per le detenute madri e incinte, utilizza criteri vaghi per il loro trasferimento in carcere e, con gravità inaudita, prevede la possibilità di sottrarre i bambini alle madri per mere e generiche “ragioni di ordine”. È un vero rovesciamento dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali”.
“Il decreto, inoltre, conferma che bambini innocenti continueranno a vivere reclusi. Gli Icam sono carceri a tutti gli effetti, solo con colori più tenui: ma restano luoghi inadatti all’infanzia, che negano la socialità, il contatto con i coetanei, la possibilità di crescere liberi. Dietro la retorica della sicurezza si nasconde una politica punitiva che colpisce i più vulnerabili. È il momento della responsabilità. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha il dovere morale e istituzionale di prendere le distanze da queste parole vergognose, pronunciate da un esponente del suo partito, e di chiedere scusa. Da madre e da Premier”, conclude Di Biase.

03/06/2025 - 19:13

“Il decreto Infrastrutture è l’ennesimo provvedimento senza bussola, senza una visione strategica per il Paese. Un mosaico disomogeneo di norme, che affrontano temi cruciali in modo frammentato e sbilanciato, con un unico punto fermo: l’ossessione del governo per il Ponte sullo Stretto”. Lo ha detto in Aula alla Camera, Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo dem, nel corso delle dichiarazioni sulle pregiudiziali di costituzionalità.

“Nel merito – ha proseguito l’esponente Pd – questo decreto è carente di risorse, svuotato nei contenuti su porti, infrastrutture ferroviarie, mobilità sostenibile, interventi per la rete idrica.
Una scelta miope, che mette a rischio la sicurezza dei cittadini. Il Ponte, invece, assorbe tutto: 14 miliardi per un’opera inutile e dannosa, con criticità ambientali irrisolte, rischio sismico e una sproporzione di costi che dovrebbe preoccupare”.

“Sussistono poi – ha concluso Ghio - i pericoli legati alla legalità. È grave il tentativo, sventato grazie all’intervento del Quirinale, di centralizzare i controlli antimafia sul Ponte sotto il ministero delle Infrastrutture. Nel frattempo il capitolo porti è rimasto un titolo vuoto: non solo assistiamo al fermo sulle nomine dei nuovi presidenti delle Autorità di sistema portuale che, in attesa che le forze politiche di maggioranza si mettano d'accordo, sono lasciate in stallo con commissariamenti che in alcuni casi, come Genova durano da quasi due anni. Questo decreto è il simbolo di una politica infrastrutturale improvvisata, senza alcuna forma di pianificazione, con una sproporzione devastante per il Paese fra promesse annunciate e risultati reali. Il ministro Salvini esca dalla sua ossessione personale e costosa del Ponte e dia al Paese una vera politica per le infrastrutture.

 

01/06/2025 - 15:12

"La ministra Calderone, ‘laureata' in precarizzazione del mondo del lavoro, oggi da Genova spiega che il giorno dopo il referendum continuerà a lavorare sulla sicurezza del lavoro. La domanda è: perché non lo ha fatto prima? Visto che la sua patente a crediti si è rivelata nient’altro che una gigantesca autcertificazione che ha riguardato solo la metà delle imprese edili a cui sono stati fatti meno del 2 per cento dei controlli e appena 20 sospensioni di patente. Sono dati dell’Inail rispondendo a una interrogazione del Pd, non della Cgil. Fanno solo chiacchiere”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.

"Dopo tanti decreti inutili - conclude Scotto - dove la parola sicurezza è stata usata e abusata solo per reprimere chi dissente e chi protesta, una sola misura doveva fare il governo per decreto: introdurre il principio della responsabilità delle imprese committenti lungo la catena degli appalti. Per la destra però il dramma di 3 morti sul lavoro al giorno non è un urgenza. Perché non vogliono toccare interessi consolidati e continuare a garantire l’impunità dei colletti bianchi. Il referendum dell’8 e 9 giugno è una risposta all’azione dannosa e inefficace del governo e della ministra Calderone. Bisogna andare a votare".

 

31/05/2025 - 16:00

"La ministra Calderone, ‘laureata' in precarizzazione del mondo del lavoro, oggi da Genova spiega che il giorno dopo il referendum continuerà a lavorare sulla sicurezza del lavoro. La domanda è: perché non lo ha fatto prima? Visto che la sua patente a crediti si è rivelata nient’altro che una gigantesca autcertificazione che ha riguardato solo la metà delle imprese edili a cui sono stati fatti meno del 2 per cento dei controlli e appena 20 sospensioni di patente. Sono dati dell’Inail rispondendo a una interrogazione del Pd, non della Cgil. Fanno solo chiacchiere”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.

"Dopo tanti decreti inutili - conclude Scotto - dove la parola sicurezza è stata usata e abusata solo per reprimere chi dissente e chi protesta, una sola misura doveva fare il governo per decreto: introdurre il principio della responsabilità delle imprese committenti lungo la catena degli appalti. Per la destra però il dramma di 3 morti sul lavoro al giorno non è un urgenza. Perché non vogliono toccare interessi consolidati e continuare a garantire l’impunità dei colletti bianchi. Il referendum dell’8 e 9 giugno è una risposta all’azione dannosa e inefficace del governo e della ministra Calderone. Bisogna andare a votare".

 

30/05/2025 - 17:53

“La reazione scomposta del sottosegretario Molteni alla legittima reazione sui social degli idonei traditi dal Governo Meloni che hanno visto bocciare gli ordini del giorno che avevamo presentato per chiedere finalmente un impegno concreto per lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi per vice ispettori e le altre necessarie a colmare le attuali carenze nella dotazione organica  della Polizia di Stato tradisce una visione sbagliata e pericolosa” così il deputato, Andrea Casu, che ha presentato insieme alla vice presidente del Partito Democratico Chiara Gribaudo due ordini del giorno sul tema in parlamento nel corso della discussione del decreto sicurezza. “Le forze dell’ordine - aggiunge Casu - meritano rispetto sempre e le scelte che riguardano il loro potenziamento devono essere prese in modo trasparente come abbiamo chiesto di fare in Parlamento con l’intervento della Segretaria Schlein che ha ricordato alla Presidente Meloni le stesse identiche parole usate in passato quando era all’opposizione e che oggi evidentemente ha dimenticato.
Cosa intende il sottosegretario Molteni - aggiunge Casu - quando si rivolge personalmente a singoli utenti delusi che hanno commentato le sue pagine social scrivendo “allora aspetterai il Pd al Governo per lo scorrimento” o “sapranno i suoi colleghi sicuramente a chi rivolgere la richiesta di scorrimento” o ancora peggio “auguri e in bocca al lupo”. Chiederemo con un’interrogazione conto alla Presidente Meloni e al ministro Piantedosi per queste parole, non permetteremo che chi ha ruoli di Governo utilizzi la propria posizione di potere per intimidire la legittima reazione delle persone stupite per l’incoerenza del Governo Meloni o peggio subordini le proprie scelte politiche e assunzionali al consenso social che viene espresso nei propri confronti” conclude Casu.

30/05/2025 - 16:42

“Dal tribunale di Parma prima risposta al furore ideologico del Governo che con il decreto Sicurezza ha vietato la produzione, la commercializzazione e l'utilizzo della canapa. La cannabis light non è droga. Per questo dopo tre anni di inchiesta e tre anni di processo, con conseguente disastro economico per la sua azienda, è stato assolto con formula piena Luca Marola, pioniere della cannabis light e patron di EasyJont. Per il codice penale le infiorescenze della canapa non sono assimilabili alla droga. È questo un precedente che porterà in tribunale molti casi simili dopo l'antiscientifica e propagandistica scelta del governo che con l’art. 18 del decreto Repressione ha voluto chiudere una intera filiera produttiva che coinvolge 3mila imprese dirette da giovani e 23mila lavoratori e lavoratrici, con un miliardo di fatturato. Noi glielo avevamo detto più volte: fermatevi che andate a sbattere. Dopo questa ennesima conferma riproporremo in Parlamento l'abrogazione di quella assurda norma e continueremo la battaglia per ottenere ammortizzatori sociali e sostegni per la transizione delle 3mila imprese”.

Così il capogruppo Pd in Commissione parlamentare d’inchiesta sugli Ecoreati e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.

 

30/05/2025 - 15:34

A rischio migliaia di posti di lavoro.

“L’articolo 18 del decreto Sicurezza varato dal governo Meloni rischia di infliggere un colpo mortale all’intera filiera della canapa industriale, vietando importazione, lavorazione e vendita delle infiorescenze. Una norma ideologica, priva di fondamento scientifico, che mette a rischio un settore in crescita e con un forte potenziale occupazionale, in particolare tra i giovani.” Lo dichiara la deputata Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura.

“Si parla di circa 23.000 lavoratori coinvolti e di un fatturato – prosegue l’esponente dem - che si aggira intorno al miliardo di euro. Si tratta di giovani imprenditori che hanno creduto in questo settore, investendo risorse e sviluppando un’industria in grado di produrre ed esportare non solo infiorescenze, ma una vasta gamma di prodotti derivati. Ora, dall’oggi al domani, questa categoria rischia di essere criminalizzata, senza alcun ammortizzatore sociale o forma di compensazione”.

“Nonostante gli appelli del settore e delle associazioni di categoria – conclude Forattini - l’esecutivo ha tirato dritto per pura ideologia, ignorando le evidenze economiche, occupazionali e scientifiche. Ma il Partito Democratico non resterà a guardare. Continueremo questa battaglia in Parlamento e fuori, a fianco delle imprese e dei lavoratori. Inoltre, rilanciamo la nostra proposta di legge sulla cannabis terapeutica, su cui il governo continua a non dare risposte, ma il tempo del silenzio è scaduto”.

 

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