"L' aggressione di un cittadino a Corticella a Bologna, percosso ed insultato per la sua disabilità, rappresenta un atto vile, di violenza e di sopraffazione, davvero gravissimo. Un episodio inquietante che non può essere sottovalutato. Tutta la mia solidarietà a chi è stato aggredito. L' auspicio è che i responsabili siano individuati e perseguiti. Tutte le istituzioni siano unite per isolare e contrastare i fenomeni di violenza ed illegalità". Così Andrea De Maria, deputato PD.
Il gruppo parlamentare del Partito Democratico ha depositato alla Commissione Affari costituzionali della Camera una proposta di indagine conoscitiva sull’astensionismo e sulle misure per favorire la partecipazione al voto. L’iniziativa è firmata dai democratici Peppe Provenzano, Simona Bonafè, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro e Matteo Mauri.
“Negli ultimi anni la partecipazione elettorale in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti, dalle politiche, alle amministrative, alle regionali, alle europee fino ai referendum: ogni tornata elettorale vede un declino drammatico della
partecipazione. Un fenomeno che – sottolineano i promotori – rappresenta ormai una vera emergenza democratica”.
L’indagine punta ad aggiornare e approfondire il lavoro del Libro Bianco sull’astensionismo del 2022 e a valutare le cause del non voto, distinguendo tra astensionismo involontario, indifferenza e sfiducia nelle istituzioni.
Tra i temi da approfondire: gli ostacoli pratici al voto (in particolare per anziani, persone con disabilità, lavoratori e studenti fuori sede);
la digitalizzazione delle procedure elettorali; il voto anticipato presidiato e possibilità di votare fuori dal Comune di residenza; le campagne informative più efficaci, soprattutto per i giovani; il confronto con le migliori pratiche internazionali.
La proposta prevede un ciclo di audizioni e la redazione di un documento finale di indirizzo rivolto al Parlamento e al Governo.
«L’astensionismo rappresenta una sfida cruciale, in quanto solleva serie preoccupazioni per la salute della democrazia italiana, riduce la rappresentatività degli eletti, mina la legittimità delle istituzioni democratiche, può portare a decisioni politiche che non riflettono la volontà della maggioranza dei cittadini. Contrastare l’astensionismo e ricostruire la fiducia dei cittadini è una priorità democratica con cui si dovrebbe confrontare chiunque abbia in mente di riformare la legge elettorale», affermano i deputati del Pd.
“Oggi molte studentesse e molti studenti con disabilità non ricevono gli stessi servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione (ASACOM) a seconda della regione in cui vivono. La qualità, la continuità e perfino il modo in cui vengono scelti gli assistenti cambiano da territorio a territorio. Questo significa che un diritto fondamentale, quello allo studio e all’inclusione, non è ancora davvero uguale per tutti.
Per questo ho presentato una proposta di legge che mira finalmente a creare un sistema nazionale uniforme. La legge prevede un ruolo statale per gli assistenti, criteri uguali in tutta Italia per la loro formazione e selezione, e un finanziamento a carico dello Stato, così da eliminare le disparità tra territori. Il personale sarà poi assegnato agli enti locali, ma con regole chiare e comuni.
L’obiettivo è semplice: fare in modo che ogni alunna e ogni alunno con disabilità, ovunque viva, abbia garantiti gli stessi diritti e lo stesso livello di supporto a scuola. L’inclusione non può dipendere dal codice postale: è un diritto che lo Stato deve assicurare a tutti”. Lo dichiara la deputata del Pd, Giovanna Iacono, che ha presentato una proposta di legge alla Camera sull’Asacom.
“Quella del governo Meloni è una manovra figlia di nessuno: improvvisata, scritta all’ultimo minuto per tenere insieme una maggioranza divisa e senza visione. È un provvedimento che si caratterizza soprattutto per ciò che non c’è: misure per la crescita, per il lavoro stabile, per i salari, per contrastare la povertà. Si regalano piccole mance a categorie diverse, ma senza una strategia complessiva”. Lo afferma la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Partito Democratico, in un’intervista diffusa sui canali social dei deputati dem.
“Sul fisco – aggiunge l’esponente Pd – il governo restituisce solo briciole dopo aver tolto 25 miliardi ai lavoratori dipendenti, e sul lavoro continua a ignorare la necessità di regole sulla rappresentanza e sulla contrattazione negli appalti. Sulle pensioni poi siamo di fronte a un vero arretramento: cancellata ‘Opzione donna’, bloccati i canali di pensione anticipata e dimenticati disoccupati, persone con disabilità e donne con carichi familiari. È un’impostazione che tradisce ogni promessa elettorale.”
“Anche sulla Sanità – conclude Guerra – le risorse sono del tutto insufficienti. La spesa cresce, ma i finanziamenti non tengono il passo: a pagare saranno ancora una volta i cittadini, con l’aumento delle addizionali regionali e l’impossibilità di garantire i livelli essenziali di assistenza. E il tetto sulle assunzioni resta, condannando ospedali e servizi pubblici alla paralisi. È una manovra sbagliata nel metodo e nel merito, e a farne le spese saranno i più fragili”.
“I tagli al cinema inseriti nella Legge di Bilancio sono irresponsabili. Ci troviamo di fronte a un governo che ignora completamente il valore sociale, educativo e creativo delle sale cinematografiche.
Il ministro Giuli arriva addirittura a tagliare i fondi destinati all’abbattimento delle barriere architettoniche: la manovra cancella certezze fondamentali sui finanziamenti per l’adeguamento funzionale e tecnologico delle sale alle esigenze delle persone con disabilità, anche sensoriale. La situazione delle sale italiane è ancora lontana dal garantire accessibilità piena, e in questo contesto la decisione di ridurre questi fondi appare incomprensibile e ingiustificabile.
Giuli dovrebbe avere il coraggio di spiegare le motivazioni reali di queste scelte, invece di nascondersi dietro presunti attacchi a fantomatici algoritmi o tecnici “ignoti” che avrebbero scritto le norme a sua insaputa.
Il cinema è cultura, inclusione e lavoro: cancellare fondi essenziali per il suo sviluppo e per l’accessibilità significa compiere un passo indietro per tutto il paese. Il diritto alla cultura va garantito a tutti, senza esclusioni.”
Così Ilenia Malavasi, componente del PD nella Commissione Affari Sociali della Camera.
“Con la Legge di Bilancio, il ministro della Cultura Giuli firma e avalla un taglio durissimo al Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo. Non è un errore tecnico né una distrazione: è l’ennesimo capitolo di una strategia precisa con cui il governo Meloni continua, da anni, ad attaccare e indebolire il mondo della cultura. Il fondo, oggi pari a 700 milioni di euro, subirà una riduzione di 190 milioni nel 2026 e di 240 milioni a partire dal 2027. Un taglio del 30% nel primo anno e fino al 35% negli anni successivi: una vera falciata che mette a rischio la produzione, la distribuzione e l’intero ecosistema cinematografico italiano". Lo dichiara la deputata e capogruppo Pd in Commissione Cultura, Irene Manzi.
"Mentre il ministro Giuli finge di prendersela con 'algoritmi' e 'intelligenze artificiali' - sottilinea la parlamentare -, nei fatti a pagare sono autori, produttori, maestranze, esercenti e pubblico. Altro che tecnicismi: si tratta di una scelta politica deliberata, con cui il governo colpisce ancora una volta un settore ritenuto 'ostile', perché libero e indipendente. È l’ennesima manovra di bilancio in cui il cinema e l’audiovisivo italiani subiscono un ridimensionamento mascherato da razionalizzazione. Questo nuovo taglio conferma una linea coerente di penalizzazione verso la cultura, considerata non come risorsa ma come problema".
"A questi tagli vanno aggiunte le riduzioni ai fondi per la promozione del cinema nelle scuole, per l’ammodernamento e l’adeguamento delle sale, anche in relazione alle esigenze delle persone con disabilità, e per la digitalizzazione dell’archivio storico del cinema italiano.
Un insieme di tagli drastici che disegna un disegno preciso: smontare passo dopo passo il sistema del cinema e dell’audiovisivo italiano, privandolo di risorse, prospettiva e futuro. È un segnale grave, che dovrebbe far riflettere su quale idea di cultura e di Paese questo governo stia realmente portando avanti”, conclude Manzi.
“Sulla tassa di soggiorno e sul turismo, il governo dell’autonomia differenziata dimostra ancora una volta di essere autonomo solo nel togliere. Toglie risorse proprie dei Comuni per tenersene la differenza a Roma”. Lo dichiara in una nota Andrea Gnassi, deputato del Partito Democratico ed ex sindaco di Rimini.
“L’imposta di soggiorno – spiega l’esponente dem – è nata per finanziare i costi diretti generati dai flussi turistici: dalla mobilità al decoro urbano, dai rifiuti alla tutela ambientale e alla depurazione delle acque. Invece il governo, con un’operazione surreale e mirata, priva proprio le città turistiche di risorse ormai vitali. È una strategia chiara: mentre il centrodestra, sia con la ministra Santanchè che con proposte di legge parlamentari di pura facciata, sbandierano l’importanza del turismo e delle città turistiche, di fatto poi, toglie concretante ai territori ciò che serve per sostenere i servizi e progetti essenziali. Come Partito Democratico presenteremo una proposta di legge strutturata che definisca fondi e criteri per garantire risorse stabili alle città a vocazione turistica. Siamo pronti a lavorare con tutte le forze parlamentari per soluzioni condivise".
“La tassa di soggiorno – conclude Gnassi - è l’unico brandello di autonomia fiscale rimasto ai Comuni e il governo non la può usare per finanziare spese statali previste per legge come il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità. Serve semmai dare ai Comuni più libertà di utilizzo, anche per la sicurezza o l’alloggio delle forze dell’ordine. Daremo battaglia in Parlamento e nel Paese perché le città turistiche non siano penalizzate e perché lo Stato garantisca i servizi essenziali come previsto dalla legge”.
“Il Governo ha deciso di finanziare il fondo per la disabilità sottraendo risorse della tassa di soggiorno ai Comuni, come se il sociale dipendesse dall’andamento del turismo italiano. È una scelta che danneggia proprio chi dovrebbe beneficiare di questi fondi: le politiche per la disabilità hanno bisogno di risorse stabili e certe, non variabili in base al flusso dei turisti. Si tratta dell’ennesima decisione sbagliata che scarica il peso della manovra sui cittadini e sui Comuni, invece di investire direttamente nel welfare. Chiediamo al Governo un rapido ripensamento: le persone più vulnerabili non possono essere penalizzate da scelte contabili improvvisate” così la deputata democratica componente della commissione affari sociali della Camera, Ilenia Malavasi.
“È un grave errore che il Governo sottragga risorse ai Comuni, destinate a servizi e sviluppo dei territori, per finanziare politiche sociali che dovrebbero essere garantite direttamente dallo Stato. Così si tradisce il principio di sussidiarietà e si scarica sui bilanci locali la responsabilità di sostenere ambiti fondamentali come la disabilità e l’assistenza”. Lo dichiara la vice capogruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè, commentando le anticipazioni sul decreto Anticipi che prevede di destinare parte del gettito della tassa di soggiorno al Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità. “È incomprensibile – prosegue Bonafè – utilizzare la tassa di soggiorno per colmare carenze strutturali del Governo nella programmazione sociale. La decisione presa ieri in Cdm si traduce infatti in una grave riduzione delle risorse dei Comuni già in difficoltà, per compensare l’incapacità dell’esecutivo di trovare fondi nei ministeri competenti. È una scelta sbagliata anche sul piano della certezza delle risorse: le politiche per la disabilità non possono dipendere dall’andamento dei flussi turistici, naturalmente variabili. Servono fondi stabili, strutturali e garantiti, non misure tampone e improvvisate. Ci auguriamo un rapido ripensamento da parte del Governo” conclude Bonafè.
“Il diritto di voto è universale, lo dice la Costituzione. Ma oggi, in Italia, non lo è davvero. Perché tante persone con disabilità motorie o sensoriali non possono esercitarlo liberamente e in autonomia, senza ostacoli. È un’ingiustizia che dura da troppo tempo. Per questo ho presentato una proposta di legge che introduce il voto elettronico da remoto per tutte le consultazioni elettorali”.
Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo in Commissione Affari Sociali del Pd e componente della segheria nazionale, durante la presentazione della PdL con Massimo Vita (Uici), Daniele Renda (Disability Pride) e Umberto Emberti Gialloreti (presidente della Consulta Regionale del Lazio per la Tutela dei Diritti della Persona con Problemi di Disabilità).
“È una legge di civiltà che mette fine a un’ipocrisia: dire che tutti possono votare, quando sappiamo che non è così. Con questo provvedimento restituiamo dignità e partecipazione a chi oggi è escluso. Faccio un appello a tutte le forze politiche affinché, almeno questa volta, ci sia unità: la democrazia è vera solo se è di tutte e tutti”.
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sta diventando purtroppo il piano dei ritardi e dei rimpianti. Ai gravi ritardi accumulati si sommano tagli a progetti fondamentali: trasporti regionali, iniziative per le persone con disabilità, centri per l’impiego e politiche attive del lavoro, interventi contro il rischio idrogeologico in Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Una situazione critica e preoccupante, che rischia di compromettere il futuro dell’Italia e dell’Europa”. Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Affari europei alla Camera.
“Ad oggi – aggiunge l’esponente dem – il governo deve ancora spendere circa 110 miliardi di euro in meno di un anno, avendone spesi solo 86. Eppure, il ministro Fitto non ha chiarito quali misure intenda adottare per accelerare. Abbiamo chiesto di attuare il piano, non di smontarlo. I ritardi non sono imputabili agli enti locali, che sono in regola, ma soprattutto ai ministeri nazionali. Serve meno propaganda e più impegno concreto: meno centri in Albania e più centri per l’impiego in Italia”.
“Saltare questo piano – conclude De Luca – significa soprattutto penalizzare il Mezzogiorno, cui era destinato almeno il 40 per cento dei progetti territorializzabili per ridurre i divari di servizi e infrastrutture. Quella scelta non fu casuale, ma frutto di una visione politica coraggiosa della passata legislatura, che ha reso possibile il Next Generation EU e il Pnrr. Se oggi il Paese dispone di queste risorse, è grazie al lavoro dei democratici e dei progressisti. Il governo Meloni, invece, rischia di dissipare un patrimonio economico e sociale decisivo per il futuro dell’Italia”.
“Il 20 settembre il Partito Democratico sarà in piazza al Disability Pride. Perché senza pari dignità delle persone con disabilità non può esserci giustizia sociale”. Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo dem in commissione Affari Sociali della Camera e responsabile nazionale Welfare del Partito Democratico.
“Il governo Meloni - aggiunge l'esponente dem - taglia fondi: dal “Dopo di noi” ai centri estivi, e lascia milioni di persone e famiglie senza servizi. Noi portiamo proposte concrete: dall’istituzione dell’operatore per l’affettività e la sessualità al diritto di accesso ai luoghi pubblici con cani guida, dall’universal design alle norme per la partecipazione a eventi culturali e sportivi, fino al voto telematico per chi ha disabilità motorie o sensoriali”.
“È questa - conclude Furfaro - l’idea di Paese che vogliamo: inclusivo, giusto, rispettoso della dignità di tutti. Non bastano parole di circostanza: servono diritti, sostegno all’autodeterminazione e risorse vere”.
“Riconoscere il ruolo del caregiver è una battaglia di civiltà e di dignità. In Italia abbiamo circa 8 milioni di persone – soprattutto donne, spesso in età lavorativa – che rinunciano al proprio progetto di vita per dedicarsi e accompagnare un familiare o un conoscente nel percorso di cura.
È fondamentale lavorare sull'informazione, sulla formazione, sul supporto psicologico e sull’accompagnamento di queste figure, riconoscendo loro maggiore flessibilità nel rapporto con il mondo del lavoro, affinché non vengano emarginate. Occorre inoltre garantire contributi pensionistici che valorizzino questo percorso di vita, che rappresenta anche un grandissimo aiuto per lo Stato: senza la presenza di queste persone, non ci sarebbe la possibilità per l’Italia di assistere le tante persone non autosufficienti che hanno bisogno di cure quotidiane. La cura ha un grande valore sociale, ma merita riconoscimento e rispetto, sia per chi ne ha bisogno, sia per chi la esercita.
La figura del caregiver non va confusa con quella della badante: si tratta di persone che quotidianamente si prendono cura volontariamente delle esigenze quotidiane delle persone non autosufficienti, disabili o semplicemente malate, che necessitano di assistenza e cura. Oggi già 12 regioni hanno legiferato ed è necessario superare le differenze regionali oggi esistenti, dotando il nostro paese di una legge equa e inclusiva, che dia risposte a tutti i caregiver, garantendo a tutte e a tutti gli stessi diritti, sia sul piano dell’assistenza che su quello del riconoscimento professionale e delle tutele.
Siamo ottimisti: in questa legislatura si può fare. All’interno della Commissione Affari sociali della Camera sono già state incardinate diverse proposte di legge, tra cui quella del Partito Democratico, di cui sono prima firmataria. La riteniamo importante, urgente e necessaria, ma siamo convinti che si possa arrivare a una proposta unitaria. Ne va della credibilità della politica nel dare risposte concrete ai cittadini. Oggi ribadiamo la necessità di arrivare in questa legislatura alla definizione di una legge nazionale che riconosca in modo ugualitario la figura del caregiver in tutto il Paese” così la democratica Ilenia Malavasi, componente della commissione affari sociali della Camera che oggi ha partecipato nell’ambito della Festa del Cinema di Venezia alla proiezione del cortometraggio ‘La luce nella crepa”, per la regia di Anselma Dell’Olio, dedicato ai caregiver, che in Italia – da semi invisibili – sono circa 8 milioni: una storia vera di dedizione e assistenza a familiari o amici, a cui per scelta o necessità dedicano la loro vita, oggi in totale solitudine.
I capigruppo di opposizione di Senato e Camera Francesco Boccia, Stefano Patuanelli, Peppe De Cristofaro, Raffaella Paita, Chiara Braga, Riccardo Ricciardi, Matteo Richetti, Luana Zanella, Maria Elena Boschi, Riccardo Magi, Marco Furfaro, Marianna Ricciardi hanno inviato una lettera identica ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, per contestare la nomina del Collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità.
Nel testo si critica la mancanza di indipendenza del presidente, la scelta di componenti privi di esperienza specifica sui diritti delle persone con disabilità e la totale assenza di rappresentanza femminile, ritenuta inaccettabile per un’istituzione che nasce con l’obiettivo di tutelare inclusione, parità e non discriminazione.