“In materie significative come qualità dell'aria, ambiente, tutela della salute e mobilità sostenibile ci saremmo aspettati un intervento normativo del governo di ben altre proporzioni e, soprattutto, con un metodo diverso fatto di concertazione, partecipazione e confronto. Serviva alimentare l'iniziativa legislativa condividendola con le parti sociali, le città, le categorie produttive, le associazioni, che su scala diffusa si mobilitano ogni giorno per l'ambiente, per la sostenibilità e, naturalmente, con le regioni, che in materia di tutela della salute, per venire alla pregiudiziale di oggi, hanno potestà legislativa concorrente”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti, durante le pregiudiziali di costituzionalità al decreto Qualità dell’Aria.
“Quella in esame – ha aggiunto l’esponente dem - non è altro che una 'proroghetta', che certamente non risolve il problema, anzi, al contrario, serve soprattutto a sostenere, per ragioni elettorali, alcune Regioni inadempienti a non agire, superando le richieste europee con espedienti burocratici. Ma la questione che non possiamo è l'insopportabile violazione della prerogative parlamentari in ordine alla trattazione del testo. Qual è l'urgenza che spinge a comprimere cosi tanto l'esame in commissione ed in Aula se il termine ultimo per la conversione è l’11 novembre? Noi ci opporremo con ogni mezzo, dentro e fuori il Palazzo, per garantire l’esercizio delle nostre prerogative costituzionali”.
“Nel merito del testo – ha concluso Barbagallo - sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti. Nel tempo in cui viviamo, in cui i dati sull'inquinamento sono inconfutabili, servirebbero scelte strategiche di politica industriale e risorse strutturali per il trasporto pubblico locale e per la mobilità pubblica. Dobbiamo restituire al Paese un ambiente più sano, moderno, capace di salvaguardare la salute dei cittadini, capace di essere competitivo nell'attrarre e conservare le competenze. È chiaro ormai che di questo non volete occuparvi. Serve un disegno una visione che questo governo non ha. Serve la spinta verso il green che hanno i paesi europei che producono di più. Serve una risposta convincente per migliorare la qualità dell'aria lontana anni luce dal testo che arriva in Aula oggi”.
“Per ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell'aria nel Paese servivano ben altre misure che un decreto di un solo articolo. Infatti, tra ‘proroghette’ e qualche pannicello caldo, il testo del Dl Aria non contiene novità significative. La salvaguardia dell’ambiente e la contestuale tutela della salute dei cittadini non è dunque una priorità per il governo Meloni che ha prorogato gli attuali limiti vigenti per quanto riguarda le polveri sottili, respingendo tutti gli emendamenti del Pd volti ad ottenere nuovi finanziamenti al trasporto pubblico locale per l’incremento del parco mezzi elettrici di un settore comunque gravemente danneggiato dal vertiginoso aumento del carburante”.
Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo, a proposito del Dl Aria approvato ieri in commissioni congiunte Trasporti e Ambiente.
“Come Pd - aggiunge - siamo critici sulla scelta del governo di non accogliere miglioramenti alla norma. E registriamo anche il malumore di alcune regioni del Nord guidate dal centrodestra, con Zaia e Fontana che evidentemente hanno dovuto prendere atto, anche loro, che il governo promette e non mantiene quanto promesso in sede di conferenza Stato-Regioni”.
Dichiarazione on Marco Simiani capogruppo Pd in commissione Ambiente
“Per garantire la qualità dell’aria, ridurre le emissioni nocive e salvaguardare la salute dei cittadini, occorrono interventi strutturali e risorse adeguate: ancora una volta però il Governo Meloni mette una toppa che è peggiore del buco. Nel Dl Aria approvato oggi dalla Commissione Ambiente della Camera ci sono infatti soltanto proroghe agli attuali e pericolosi limiti di polvere sottili, mentre sono stati respinti tutti gli emendamenti del Pd che avrebbero garantito, ad esempio, nuovi finanziamenti al trasporto pubblico locale, fortemente penalizzato dall’aumento dei carburanti, e nuovi stanziamenti per mezzi elettrici”. È quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, che aggiunge: “Nonostante i deputati della maggioranza abbiano soltanto ratificato le decisioni del governo, senza proporre o discutere modifiche migliorative, le Regioni del Nord stanno criticando apertamente le decisioni prese dall’esecutivo. Evidentemente anche i governatori di destra come Zaia e Fontana si stanno rendendo conto di quanto sia pericoloso l’operato di un governo incapace di affrontare i problemi con serietà e le cui scelte non rispettano gli impegni presi in Conferenza Stato- Regioni”. Per Simiani “siamo di fronte ad un governo che mette a rischio la salute dei cittadini e non riesce a garantire la qualità dell’aria come negli altri paesi europei”.
“Ancora una volta il governo entra a piedi uniti nella vicenda di Ita Airways favorendo oltremodo Lufthansa.
Il governo propone nel dl energia (all’articolo 6) una norma per interpretare – retroattivamente - un fatto giuridico deciso con sentenza. E’ l'ennesima forzatura di un governo che continua a tutelare i poteri forti in danno dei lavoratori.
La decisione del giudice ordinario che ha statuito la continuità' economica tra le aziende Alitalia e Ita - con ogni conseguenziale tutela per i lavoratori dipendenti e il passaggio nella nuova azienda - come tutte le sentenze andava eseguita e non aggirata come vuole fare il governo Meloni.
Il Pd oggi in commissione ha espresso tutta la sua contrarietà. Continueremo la nostra battaglia in aula."
Lo dichiara il deputato democratico Anthony Barbagallo, capogruppo in commissione Trasporti dopo il voto di oggi sul dl energia.
“Con il DL Asset arriva un’altra stangata per la Puglia e il Sud Italia e questa volta ad essere colpito è il comparto del trasporto pubblico locale. Equivale ad almeno 40 milioni, infatti, il danno procurato alla nostra Regione dalla riforma dei criteri di riparto del fondo nazionale TPL decisa dalla maggioranza di Governo. Un modello, quello che entrerà in vigore a partire dal 2025, che nontiene affatto conto dei grandi divari che esistono tra le regioni anche nell’ambito del trasporto pubblico e tratta territori profondamente diversi in maniera identica, sfavorendo chi è indietro o ha necessità più pressanti. D’altronde cos’altro aspettarsi dal Ministro Salvini? Ogni giorno che passa dimostra sempre di più come l’illusorio progetto del Ponte sullo Stretto serva soltanto a sviare l’attenzione dal graduale definanziamento di qualsiasi altra opera o servizio pubblico al Sud già in atto. Ciò che stupisce maggiormente però è il silenzio colpevole di tutti i colleghi meridionali di maggioranza, evidentemente complici delle ambizioni autonomistiche della Lega”. Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico
“Un governo che non mantiene quel che promette, dal caro voli, dove inizialmente avevano fissato un limite al costo dei biglietti aerei, fino agli extra profitti delle banche, che dovevano servire per finanziare i mutui delle famiglie e le piccole imprese. Invece i provvedimenti sono scomparsi nel testo definitivo e ci preoccupa anche questo metodo assolutamente inusuale”. Così il capogruppo dem in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo, che ha svolto la dichiarazione di voto finale sul decreto Asset, intervistato sul sito web dei deputati Pd.
“Non si parla – sottolinea l’esponente Pd - di carovita, costo della spesa e della benzina, delle persone che rimangono senza cure, di inflazione. Sono argomenti dai quali, dal punto di vista parlamentare, il governo Meloni fugge. Si continua invece con questi decreti omnibus. Li ho definiti interventi Netflix, a puntate, dove si interviene sulla stessa materia per due, tre, quattro volte, perché il provvedimento originario poi si dimostra un fallimento. Vale per l'alluvione in Emilia-Romagna come per il superbonus per i crediti incagliati. Insomma un vero disastro”.
“Il ricorso costante al decreto – conclude Barbagallo - è un grande segnale di debolezza, della Meloni e il suo governo. Piuttosto che affidarsi serenamente al confronto con la loro maggioranza e con le opposizioni, preferiscono chiedere, non la fiducia, ma la fedeltà. Inizia a stancarsi anche la stessa maggioranza. Ieri sera la fiducia è stata approvato con soli 202 due voti a favore, insomma, inizia a cambiare il vento”.
"E' veramente allucinante che la maggioranza abbia votato compattamente contro l’ordine del giorno a mia prima firma sottoscritto in aula da tutti i membri dei Gruppi Pd M5S e AVS che chiede al Governo maggiori incentivi e fondi per avere finalmente nelle nostre città taxi ed ncc elettrici, colonnine di ricarica e quant'altro necessario a fare sì che le auto che circolano per tutto il giorno possano produrre emissioni zero. A questo punto prendiamo atto che la maggioranza fa di tutto per andare contro i mezzi elettrici, votando contro un sostegno reale alla transizione ecologica anche nel settore del trasporto pubblico non di linea per taxi ed ncc". Lo ha detto intervenendo in Aula il deputato del Pd, Andrea Casu.
"Purtroppo questa volontà contraria del governo evidenzia la loro impostazione contro l'elettrico, ma la cosa ancor più grave e sconcertante è che nessuno del Governo e della maggioranza abbia preso le distanze dalle dichiarazioni del ministro Salvini a proposito della tragedia di Mestre. Chiediamo al ministro di avere rispetto per le vittime, i feriti, le famiglie e la magistratura che accerterà tutte le responsabilità e smetterla con la sua crociata quotidiana contro l'elettrico, che colpisce un settore strategico e tutta la filiera della componentistica e di lasciare almeno le tragedie fuori dalla propaganda politica", ha concluso il dem.
Dichiarazione di Mauro Berruto, deputato Pd e responsabile sport del Partito Democratico
La FIGC ha chiarito con una circolare, che mi auguro abbia ampia diffusione, che occorre rispettare la legge (art. 15 comma 3 dl 36/21): ovvero che tutti i minori privi di cittadinanza italiana possono essere tesserati (senza più il vincolo di aver compiuto i 10 anni di età) semplicemente dimostrando di avere un anno di frequentazione scolastica.
Lo Ius Soli sportivo non è affatto abrogato e continua ad essere un presidio di civiltà. E credo sia evidente che mai una federazione potrebbe abrogare una legge dello stato. C’è stata molta confusione, purtroppo, per cui continuiamo a sottolineare la necessità di una comunicazione efficace e di definire procedure semplici e chiare per il tesseramento dei minori senza cittadinanza italiana, nel rispetto di quel “valore sociale” dello sport ora riconosciuto anche dall’art 33 della nostra Costituzione.
“Presenteremo oggi un’interrogazione al ministro dello Sport, Andrea Abodi, per capire cosa stia succedendo rispetto alla difficoltà di tesseramento di ragazzi minori di 18 anni senza cittadinanza italiana che vogliono praticare sport. Molte segnalazioni ci arrivano da associazioni che tentano di tesserare piccoli sportivi, cittadini di seconde e terze generazioni residenti in Italia, ma ancora senza cittadinanza e non riescono a farlo.
Considerato che, come recentemente voluto dal Parlamento intero, anche la Carta costituzionale riconosce il valore educativo e sociale dello sport, chiediamo di intervenire affinchè siano chiarite con le federazioni le procedure in osservanza al dl 36, come peraltro definito nella XVII Legislatura con i governi di centrosinistra, che richiede ai piccoli atleti semplicemente un anno di frequenza scolastica”. Lo dichiarano in una nota i deputati dem Mauro Berruto, responsabile del dipartimento Sport del Partito Democratico, Andrea Rossi, Ilenia Malavasi e Stefano Vaccari.
“Ci giunge notizia, infatti, di richieste di documenti molto complessi da reperire - conclude la nota. Segnaliamo il problema e, in modo costruttivo, chiediamo al ministro un intervento affinché la situazione presso le federazioni sportive torni a normalizzarsi”.
“Facciamo i conti ogni giorno con un governo in fuga. Non si è assunto la responsabilità, dopo la clamorosa bocciatura del Tar del Lazio di una inefficace circolare, di dare contestuale e giusta attuazione al regolamento sul divieto di utilizzo, nell'esercizio dell'attività venatoria, del munizionamento con piombo nelle aree umide, e dare certezza di diritto alle decine di migliaia di cacciatori per l'apertura generale della caccia che avverrà la prossima domenica. Per farlo serve un atto con forza di legge che il governo non ha voluto adottare. Per questo abbiamo depositato alla Camera emendamenti alla legge di delegazione europea per consentire di classificare le zone umide in Italia, di circoscrivere nell'ambito dei reati amministrativi le eventuali infrazioni e, fermo il divieto assoluto di utilizzo, di consentire il trasporto del munizionamento con piombo, purché in contenitori che non permettano l'immediata disponibilità, nell'attraversamento di zone umide per lo svolgimento dell'attività venatoria”.
Lo dichiara Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
“Il governo - aggiunge - sapeva benissimo che a febbraio il regolamento sarebbe entrato in vigore e nulla ha fatto in questi mesi per risolvere le diverse questioni anche se può contare su qualche agit-prop nel mondo venatorio che tenta di assegnare al governo stesso meriti di soluzione che non ha. Ora si faccia presto in Parlamento per dare immediata soluzione al recepimento e alle criticità con buona pace dei ministri Lollobrigida e Pichetto Fratin capaci solo di riempirsi la bocca di roboanti parole sulla caccia, ma poi incapaci di tradurre in fatti le frasi propagandistiche. Li aspettiamo al varco - conclude - sui temi della peste suina e del sovrannumero dei cinghiali e su quello della gestione dei grandi carnivori a cominciare da lupi, ibridi e cani inselvatichiti sui quali il Pd ha presentato emendamenti al Ddl Cattoi frutto di articolate proposte di legge già depositate”.
“Il metodo non cambia: con un emendamento notturno sul decreto ‘Pubblica Amministrazione 2’ a prima firma del deputato Raffaele Nevi (Forza Italia) salta il limite massimo di tre mandati (ovvero 12 anni) per i presidenti delle federazioni sportive. E con il parere positivo del governo, insieme a pericolose retromarce sul vincolo sportivo, probabilmente si paga in questo modo il tributo a chi fortemente tentava di impedire la riforma sul lavoro sportivo. Sono personalmente disgustato. Il meccanismo elettorale delle federazioni sportive, il sistema elettivo più medievale del Paese, rilancia: perfino i tanti presidenti federali (in totale uomini al 98%) che sono attualmente in carica da sei mandati, ovvero da quando in Italia esisteva ancora la Lira, hanno di nuovo via libera. Basterà, per essere eletti all’infinito, ottenere i due terzi dei ‘voti validamente espressi’ (chi ha visto un’elezione federale sa di cosa parlo: scatoloni di deleghe e pullman stipati per portare le persone alle urne). Questo escamotage da sepolcri imbiancati diventerà semplicemente un‘ulteriore clava contro eventuali minoranze che si propongano come tentativo di cambiamento. È letteralmente una vergogna, le federazioni riescono, grazie a questo governo, ad alimentare il proprio sogno di diventare monarchie assolute. Avevamo inteso che anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ritenesse doveroso mantenere un argine a questo desiderio. L’argine è saltato, ne prendiamo, con indignazione, atto”. Lo dichiara il deputato dem Mauro Berruto, componente della commissione Cultura.
Dichiarazione di Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti della Camera
“Il Ddl Salvini non affronta un tema cruciale: quello di garantire ai cittadini il diritto ad una mobilità sostenibile, attiva e sicura. Da una parte, il testo interviene sull’aspetto sanzionatorio per chi fa abuso di sostanze illecite quando è alla guida, ma non interviene sulla causa principale degli incidenti stradali che è la velocità, mentre con una serie di limitazioni e depotenziamenti fa dei grandi passi indietro su quanto fatto fino ad oggi sulla ciclabilità e sullo sviluppo di una mobilità adeguata alle sfide dei nodi urbani.” Lo dichiara il capogruppo Dem in commissione Trasporti della Camera, Anthony Barbagallo a proposito della norma avanzata da Salvini anche a seguito “della morte di un bimbo di 5 anni investito da un Suv che viaggiava a grande velocità a Roma e guidato da uno youtuber”. Per Barbagallo, “il Ddl burocratizza l’iter di gestione della mobilità urbana e non tiene in nessun conto la battaglia culturale che il Parlamento sta effettuando da tempo in relazione all’obbligo di sorpasso delle biciclette ad almeno 1,5 metri di distanza laterale, che diventa obbligatorio solo dove le condizioni della strada lo permettano. In pratica - prosegue l’esponente Dem - accanto alle misure sanzionatorie si realizza una manovra a tenaglia per accerchiare e contrastare quella mobilità attiva che è nata negli ultimi anni e che, soprattutto nei centri urbani, va a supplire alle carenze del servizio di trasporto pubblico, sempre meno adeguato ad affrontare le sfide poste dalla transizione ecologica nelle città. La sensazione – conclude Barbagallo- è che invece di provare a gestire ed incanalare il flusso del cambiamento si sia scelta la via più semplice: quella del ritorno al passato ed alla burocratizzazione dei processi autorizzativi".
“Oggi in commissione trasporti e' iniziato l'esame del pdl interporti. Oltre alle evidenti violazioni delle competenze delle regioni, quello proposto dalla maggioranza e' un testo ambiguo e confuso.
Si prefigura una sorta di privatizzazione degli interporti attraverso la concessione di un diritto di superficie riscattabile. Gli interporti sono infrastrutture strategiche di rilevanza nazionale e come tali devono rimanere proprietà dello Stato prefigurando un chiaro rapporto concessorio ai sensi della normativa vigente”.
Lo dichiara il capogruppo democratico in commissione Trasporti della Camera Anthony Barbagallo
“Oggi il Consiglio dei ministri ha avviato l’esame preliminare del Disegno di legge recante Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Dalle bozze circolate in questi giorni possiamo affermare che il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, porta in Cdm un provvedimento che non affronta il grande tema su come garantire ai cittadini il diritto ad una mobilità sostenibile, attiva e sicura. Da una parte, il testo si occupa dell’aspetto sanzionatorio per chi fa abuso di sostanze illecite alla guida ma, dall’altra, non interviene invece sulla causa principale degli incidenti stradali che è la velocità; mentre allo stesso tempo, con una serie di limitazioni e depotenziamenti, fa dei grandi passi indietro su quanto fatto fino ad oggi sulla ciclabilità e sullo sviluppo di una mobilità adeguata alle sfide dei nodi urbani”.
Lo dichiara il vicepresidente della commissione Trasporti della Camera, Roberto Morassut.
“Inoltre - aggiunge - il Ddl burocratizza l’iter di gestione della mobilità urbana per gli enti locali prevedendo ulteriori passaggi autorizzativi e non tiene in nessun conto della battaglia culturale che il Parlamento sta effettuando in relazione all’obbligo di sorpasso delle biciclette ad almeno 1,5 metri di distanza laterale che diventa obbligatorio solo dove le condizioni della strada lo permettano. In pratica, accanto alle misure sanzionatorie, si realizza una manovra a tenaglia per accerchiare e contrastare quella mobilità attiva che è nata negli ultimi anni e che, soprattutto nei centri urbani va a supplire alle carenze di un servizio pubblico di trasporto, oggi non adeguato alle sfide poste dalla transizione ecologica nelle città. La sensazione - conclude - è che invece di provare a gestire e incanalare il flusso del cambiamento si sia scelta la via più semplice del ritorno al passato e alla burocratizzazione dei processi autorizzativi”Il Consiglio dei ministri ha avviato l’esame preliminare del Disegno di legge recante Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha portato in Cdm un provvedimento che non affronta il grande tema su come garantire ai cittadini il diritto ad una mobilità sostenibile, attiva e sicura. Da una parte, il testo si occupa dell’aspetto sanzionatorio per chi fa abuso di sostanze illecite alla guida ma, dall’altra, non interviene invece sulla causa principale degli incidenti stradali che è la velocità; mentre allo stesso tempo, con una serie di limitazioni e depotenziamenti, fa dei grandi passi indietro su quanto fatto fino ad oggi sulla ciclabilità e sullo sviluppo di una mobilità adeguata alle sfide dei nodi urbani”.
“Parere negativo del governo su un impegno, nel decreto Pubblica Amministrazione, a incrementare la dotazione dell’organico di docenti di educazione motoria nella scuola primaria. Ancora una volta questo governo a parole rivendica la centralità dello sport e dell’educazione alla cultura del movimento, dall’altra respinge al mittente la richiesta di dignità del lavoro di circa 4.000 laureati all’anno della facoltà di scienze motorie, spingendoli verso la precarietà o invitandoli a cambiare mestiere”. Lo dichiara il deputato dem Mauro Berruto, della commissione Cultura di Montecitorio.