"Questo provvedimento, pur non accogliendo tutte le nostre proposte, è comunque un passo avanti per dare concretezza ai diritti di cittadinanza di chi vive all'estero e per riavvicinare i cittadini italiani che vivono fuori dai confini nazionali con il nostro Paese. Oggi, infatti, al momento dell'iscrizione all'AIRE i cittadini sono cancellati dal Servizio sanitario nazionale, mantenendo una copertura limitata alle sole cure di emergenza, di conseguenza i cittadini iscritti all'AIRE nei paesi extra-europei, non avendo a disposizione lo strumento della TEAM, sono completamente impossibilitati ad accedere alle prestazioni del medico di famiglia e ai servizi del Servizio sanitario nazionale. Con questa proposta di legge viene esteso l'accesso al servizio sanitario nazionale anche agli iscritti all'Aire fuori dall'Europa. In questo modo rendiamo le difficili realtà dei ragazzi e delle famiglie che vanno all'estero meno pesanti e diamo loro la possibilità di potersi curare nel loro Paese d'origine, dove spesso tornano per ricongiungersi con le proprie famiglie.
Il concetto di fondo era infatti già stato approvato con un ordine del giorno presentato proprio da me e approvato a Dicembre 2023 all’unanimità dalla Camera dei Deputati. Purtroppo non tutto è stato recepito - avremmo infatti voluto un contributo per accedere al servizio proporzionale al reddito, una esenzione per gli studenti iscritti a corsi di laurea o di dottorato, e una esenzione per i pensionati che no usufruiscono della de-tassazione della pensione. Si tratta infatti di platee di esenzione molto piccole che avrebbero senz’altro potuto trovare spazio. Nonostante questi forti limiti, la proposta è comunque un passo avanti, e la nostra speranza è che si possano correggere questi limiti nei futuri provvedimenti”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd eletto nella circoscrizione estero Nord e Centro America, nella dichiarazione di voto sulla pdl che prevede l'assistenza sanitaria per i cittadini iscritti all'Aire.
“Il provvedimento sui conti correnti non è una questione meramente burocratica ma l'ennesimo tassello che la politica deve aggiungere al diritto di cittadinanza completa e che non lascia indietro nessuno. Il diritto che lega cittadini e banche che stiamo discutendo è un obbligo di civiltà dopo che per molto tempo veniva ti negata la possibilità di aprire un conto corrente se non eri specchiato o non avevi 'l'amico' che te lo permetteva. Si restituisce il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini che non dovranno più dimostrare di essere 'più puri tra i puri' per avere un diritto”. Lo dichiara il deputato Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo Pd, annunciando il voto favorevole dei dem sulla pdl dell'obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente.
“Sempre meno in questa Aula stiamo a discutere di iniziative parlamentari – sottolinea il parlamentare Pd - e sempre più chiamati ad approvare provvedimenti governativi. Oggi siamo chiamati a votare all'unanimità, finalmente, per una norma di buon senso che dà risposte alle esigenze dei cittadini e il Pd risponde sì come opposizione responsabile che lavora come pungolo e sostegno a provvedimenti che reputa giusti”, conclude Ricciardi.
“La disabilità non ha bisogno di compassione, pietismo o paternalismo. Ha bisogno di diritti. Di risorse. Di leggi giuste che non lascino nessuno indietro. Il cuore di questa proposta è semplice e radicale: non si tratta di adattare le persone all’ambiente, ma di progettare ambienti, servizi, strumenti e regole che siano per tutte e tutti, fin dall’origine. Questo è l’universal design. E questa è l’unica vera strada per rendere piena la cittadinanza delle persone con disabilità. Ringrazio il Forum Nazionale per la Disabilità, Diversità è Fragilità, in particolare la presidente Elisa Bortolazzi, per aver elaborato insieme questa proposta”. Così Marco Furfaro, deputato dem e responsabile welfare del Partito Democratico, presenta la proposta di legge del Pd, di cui è primo firmatario, dal nome ‘Universal Design’ per rendere l’Italia più accessibile a tutte e tutti. Presenti all’iniziativa anche i deputati Pd Gianni Cuperlo e Gian Antonio Girelli e la capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga.
“Il governo Meloni, nel frattempo – conlude Furfaro - taglia. Ha ridotto i fondi per la disabilità di centinaia e centinaia di milioni di euro, ha svuotato le risorse per la vita indipendente e tagliato 30 milioni al fondo ‘Dopo di noi’. Oggi, in Italia, solo una persona su quattro con disabilità grave ha un progetto di vita attivo. E investiamo meno della metà della media europea in politiche per la disabilità. Eppure, questa proposta di legge non è un atto d’accusa, ma un atto di fiducia. Un appello al Parlamento e al governo: per questo la mettiamo a disposizione di tutte le forze politiche. Approviamola insieme. Noi siamo pronti. Perché una società inclusiva non si costruisce con gli annunci, ma con i fatti”.
“Dai manganelli di Piantedosi contro gli studenti a questo decreto, il governo trasforma il nostro Paese in una democratura. Con il reato di blocco stradale non violento si nega il diritto costituzionale dei cittadini e delle cittadine ad esprimere un libero dissenso. Alle giovani generazioni Meloni impone ordine e disciplina violando libertà fondamentali di cittadinanza. Dietro alla forma di un provvedimento che avete chiamato furbescamente ‘decreto Sicurezza’ si nasconde la sostanza di un ‘decreto Repressione’. Ma sappiate che i cittadini e le cittadine non credono più alla favoletta che li state proteggendo, assicurando loro sicurezza mentre li private dei diritti fondamentali come quello a manifestare. Il re è nudo e i primi ad accorgersene sono stati proprio i più giovani. Avete iniziato questa legislatura con la penalizzazione dei rave party, avete proseguito con provvedimenti liberticidi come Cutro, Caivano e i decreti immigrazione. Da quando governate avete aggiunto 48 nuovi reati al codice penale e non vi è alcuna prova che questo abbia aumentato il livello di sicurezza personale dei cittadini. Anzi, i dati del ministero dell’Interno confermano il contrario. State per approvare una legge ignobile, che mistifica la realtà sulla sicurezza e dimostra quanto siate vigliacchi nel lanciare il sasso e nascondere la mano con una norma indegna per la nostra storia democratica”.
Così Sara Ferrari, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo in Aula sul dl Sicurezza.
“Come si spegne una democrazia? Il governo, anche se ignaro di utilizzare il principio di Chomsky, usa la democrazia con il metodo della rana e dell'acqua che bolle: uccide la democrazia poco alla volta lasciandola adagiare come la rana nell'acqua bollente finché non sarà più in grado di reagire e perirà. Così si riassume il dl Sicurezza, un provvedimento che mina e uccide passo per passo la democrazia. Spegne la democrazia acclimatando le persone, facendole disinteressare, fingendo di coccolarle e nel frattempo le fa bollire”. Lo dice il deputato Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo Pd, intervenendo in Aula durante la discussione sul Dl Sicurezza.
“Il decreto sui rave party – continua l'esponente dem elencando i provvedimenti messi in atto dal governo - il bavaglio alla libertà di stampa, la punizione della resistenza passiva, i figli di tre anni in carcere per i reati commessi dalle madri, la revoca e il blocco della trasmissione della cittadinanza degli italiani all'estero, il divieto dello sciopero e la concessione dell'uso di più armi, sono tutti atti di questo governo”. “La domanda che dobbiamo porci è dunque se ha ancora senso il ruolo che il Parlamento svolge? In altri termini ha ancora senso parlare di democrazia rappresentativa o addirittura parlare di democrazia in Italia?”, conclude Ricciardi.
“Che cosa significa italianità? Dove la troviamo? Tra le comunità all’estero, nella lingua, nelle tradizioni, nell’italiano parlato in Brasile o in Argentina? Ma se vogliamo davvero una definizione comune di identità, è solo una: emigrazione”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo Pd, esprimendo il voto contrario dei dem durante le dichiarazioni di voto finale al dl Cittadinanza.
“Rischiamo – ha aggiunto l'esponente - di avere più italiani fuori dall’Italia che in Italia. Ve ne accorgete solo ora? Siete mai stati in un paesino dell’Appennino o delle Alpi dove gli iscritti all’AIRE superano i residenti? Sapete come si chiama questo? Spopolamento. Dal 1876 al 1975, sono partite 27 milioni di persone. E oggi abbiamo superato i 35 milioni. Dal 1868 al 1955, l’Italia liberale, fascista, repubblicana, ha firmato 184 accordi di emigrazione, una cinquantina fuori dall’Europa. E oggi? Questo governo preferisce spezzare il legame con le nostre comunità nel mondo”.
“Il governo – ha concluso Ricciardi - parla di sicurezza nazionale, ma come spiegherà ai bellunesi, veneti, bergamaschi, umbri, lucchesi, marchigiani, abruzzesi, siciliani, laziali, cilentani, salentini e calabresi che i loro figli e nipoti, doppi cittadini, rischiano di non essere più italiani? A chi ha reso celebre il gelato, insegnato mestieri in Europa, inventato il fish and chips, fatto conoscere la pizza, lavorato nelle fabbriche tedesche e pagato con la vita a Marcinelle, ora voi dite che non trasmetteranno più la cittadinanza italiana. Diteglielo voi, ai vostri vicini, che i loro discendenti rischiano di perdere l’identità italiana. Non è una questione di sicurezza. Questo è un fallimento politico. Il vero pericolo per l’italianità nel mondo non sono gli italiani all’estero. Siete voi”.
“Il Pd ha presentato una questione pregiudiziale sul Dl Cittadinanza che consideriamo un atto ostile e codardo con il quale il governo taglia con un colpo d'accetta il legame profondo tra il nostro Paese e le collettività italiane sparse in tutto il mondo. Una scelta, quella del governo, impropria e inopportuna che considera gli italiani all'estero una 'minaccia' e non più una risorsa. Una decisione ipocrita e incoerente. La presidente Meloni ha fatto una campagna elettorale sullo 'ius sanguinis', fomentando una guerra tra migranti e emigrati, l'esatto contrario di quello che servirebbe: politiche inclusive e d'integrazione”. Lo dichiara il deputato Pd, Fabio Porta, intervenendo in Aula di Montecitorio sulla questione pregiudiziale al Dl Cittadinanza.
“Il governo – continua l'esponente dem eletto nella circoscrizione estero - con la decretazione scavalca il ruolo del Parlamento e gli organismi di rappresentanza, primo tra tutti il Consiglio Generale degli italiani all'estero che andava consultato. E invece, seguendo il solito copione propagandistico, il ministro Tajani taccia di opportunismo gli italiani all'estero, 'approfittatori' perché richiedenti cittadinanza italiana”. “Con questo decreto viene posta la fine della trasmissione della cittadinanza per gli italiani all’estero in maniera retroattiva. Un atto illegale e in violazione della nostra Costituzione che crea cittadini italiani di serie A e B”, conclude Porta.
"Oggi il governo Meloni va a mettere un altro tassello, quello più tragico, del piano di smantellamento della realtà degli italiani all’estero.
Quando il ministro Tajani ha annunciato questo provvedimento il 28 Marzo ci ha colti di sorpresa – non sapevamo dell’esistenza di questo provvedimento che si sarebbe rivelato una novità pesantissima per tutti gli italiani all’estero.
Con questo decreto voi oggi state dicendo che i figli di chi ha più di una cittadinanza non potranno essere più italiani a meno che i genitori non abbiano vissuto due anni in Italia. Un decreto che impone un limite fortissimo a tutti gli italiani che vivono l’esperienza dell’emigrazione – in pratica state dicendo che i nipoti di chi oggi emigra in Italia non saranno più cittadini italiani – perché’ i nonni si sono macchiati del peccato di acquisire la doppia cittadinanza. Una legge che ci riporta in pratica indietro di trenta anni, agli anni 80, quando non esisteva la doppia cittadinanza.
Avete messo uno spartiacque tra prima del 27 Marzo e dopo il 27 Marzo per le pratiche di cittadinanza, creando caos e confusione negli uffici consolari perché’ siete incapaci di gestire una transizione organizzata, e solo grazie all’intervento del Partito Democratico siamo riusciti a salvare le pratiche di chi aveva già un appuntamento, il minimo che si potesse fare per evitare di passare come il solito paese di Pulcinella, dove si promette prima una cosa a persone che spendono migliaia di euro per ottenerla e poi si annulla tutto dicendo che semplicemente si era scherzato.
Oggi è il giorno dell’inizio della fine di una eredità culturale, politica, storica delle nostre comunità all’estero – comunità che non capite come poter integrare nel sistema paese e che non sapete come rendere partecipi, se non a parole quando andate a cercare il loro voto. Spero che gli italiani all’estero si ricordino il nome della Presidente Meloni – il nome di colei che ha decretato la fine delle nostre comunità.
Ma noi che crediamo in un’idea fondamentalmente diversa del mondo, in un mondo in cui l’esperienza internazionale dei nostri giovani è un valore e non demerito, in un mondo in cui si può essere cittadini di più paesi e costruire ponti tra l’Italia e l’estero". Lo ha detto in Aula il deputato del Pd eletto all'estero, Christian Di Sanzo, dichiarando il voto contrario del Pd al dl cittadinanza.
Non possiamo cancellare la storia della nostra emigrazione
"Questo decreto non è una riforma, ma una ferita profonda, dolorosa, ingiusta, un passo all'indietro. Lo è nella forma, nel metodo e nella sostanza. È una ferita inferta con urgenza artificiosa, con il volto burocratico di chi vuole nascondere una scelta politica dietro un presunto pericolo amministrativo.
Questo decreto non nasce per gestire un’emergenza, ma per costruire una barriera. Una barriera contro chi ha sangue italiano, ma vive altrove. Perché questo provvedimento colpisce in pieno petto il principio dello ius sanguinis. Ne limita la trasmissibilità, ne restringe l’applicabilità retroattiva, lo svuota di significato. Non si tratta di una modernizzazione del diritto: si tratta di un colpo secco, mirato, chirurgico a un principio che ha fondato la coesione dell’identità italiana nel mondo.
Sapete chi saranno le vittime? Non i cosiddetti “furbi del passaporto”, come si cerca di raccontare con una retorica pomposa. I veri colpiti saranno le famiglie. Saranno i figli e i nipoti di italiani emigrati che, dopo decenni di sacrifici, si vedono improvvisamente dire: “Tu non sei abbastanza italiano per meritare la cittadinanza di tuo nonno”. E questo mentre il mondo intero guarda con ammirazione alle comunità italiane all’estero.
Chi ha scritto questo decreto dimostra di non conoscere, o peggio, di voler cancellare la storia della nostra emigrazione. Una storia fatta di valigie di cartone, di miniere, di fatica e dignità. Una storia fatta di famiglie spezzate, di lettere scritte a mano e di un amore per l’Italia che non si è mai sopito allora io dico con forza: non potete spezzare questo legame. Non potete cancellare l’identità. Non potete negare a chi ha sangue italiano il diritto a sentirsi parte della Repubblica.
Ma noi no e continueremo a batterci, dentro e fuori quest’aula, per un’Italia che non taglia i suoi legami, ma li rafforza. Per un’Italia che riconosce e abbraccia tutti i suoi figli". Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, eletto all'estero, Nicola Carè, dichiarando il voto fermamente contrario del Pd al dl cittadinanza.
"Di nascosto e senza nessun tipo di informazione questo decreto colpisce violentemente anche i giovani e le giovani italiane senza cittadinanza che sono arrivate in Italia da giovanissimi.
Centinaia le pratiche ferme negli uffici di stato civile e che saranno rigettate ufficialmente se non si correggerà questo punto nel passaggio alla Camera e che riguarda i figli minori di stranieri naturalizzati italiani che non potranno avere la cittadinanza. Il ministro Tajani dice che finalmente la cittadinanza sarà concessa se vi sarà un legame autentico con l’Italia: ecco questo decreto infrange il sogno di tantissimi giovani arrivati in Italia in fasce o piccolini che non potranno diventare italiani a seguito della naturalizzazione dei propri genitori". Lo dichiara la deputata Pd, Ouidad Bakkali sull'approvazione del Dl Cittadinanza al Senato.
"L’attenzione - continua l'esponente dem - è stata concentrata giustamente sull’impatto che questo decreto avrà sulla comunità degli italiani all’estero e questo governo ne ha approfittato per colpire duramente i minori, bambini e adolescenti con background migratorio cresciuti in Italia, che qui studiano, che qui praticano sport". "Un governo pavido, che ha nascosto e ignorato questa conseguenza drammatica sulla vita di un pezzo importante di popolazione giovanile italiana. Volevano punire questa campagna referendaria, i suoi protagonisti e lo hanno fatto nel modo più meschino possibile", conclude Bakkali.
“È curioso sapere come il ministro Tajani finalmente interrompa la sua afonia per congratularsi dell'approvazione del dl cittadinanza al Senato, che fa di tutto tranne che 'restituire dignità a un diritto fondato su un legame autentico con l'Italia'. Non riesco a capire come possa continuare a voler spezzare le radici degli italiani all'estero o come, trovandosi in giro per l'Europa, potrà spiegare ai nostri cittadini residenti in Belgio, Germania, Svizzera, Francia e Regno Unito che non sono più italiani per la cieca lungimiranza del suo governo. Invece di esultare, spero Tajani rinsavisca velocemente prima che il provvedimento arrivi alla Camera”. Così in una nota il deputato Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo Pd, commenta le dichiarazioni del ministro Tajani dopo l'approvazione del dl cittadinanza al Senato.
“Il ddl sui servizi consolari a mia prima firma è finalmente legge. E’ importante perché per la prima volta nella storia, una legge che riguarda gli italiani all'estero non è un atto parlamentare straordinario ma ha seguito un iter ordinario. Ma è importante soprattutto perché il primo partito di opposizione, il Partito Democratico, l’ha inserita a inizio legislatura tra le proprie priorità, e oggi, con il consenso di tutte le forze politiche di Camera e Senato, che ringrazio, l’ha fatta diventare legge dello Stato”. Così il deputato dem Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo Pd, intervistato sui canali social dei deputati dem.
“Questo – ha aggiunto l’esponente Pd - è anche un segno di riconoscimento alle comunità delle italiane e degli italiani all'estero, che hanno sempre premiato il Partito Democratico e credo sia un giusto riconoscimento. Il consolato è l'unico luogo dove gli italiani all’estero si recano per risolvere i loro problemi, non ne hanno altri, è come il piccolo comune in Italia, è totalizzante. E’ significativo che il Partito Democratico abbia colto in questo una un segno distintivo, una priorità. In questa legislatura è l'unico provvedimento al momento a favore degli italiani all'estero”.
“Nonostante i quasi 7 milioni di italiani all’estero – ha concluso Ricciardi – si fa fatica a riconoscere la ventunesima regione d'Italia, l'unica che demograficamente cresce. Questa è una misura che riguarda soprattutto il continente europeo, dove vive il 65 per cento degli iscritti Aire. Ci sono consolati che registrano 4500 iscrizioni al mese, di cui il 30 per cento sono nascite. Ragazze e ragazzi partiti dall’Italia qualche anno fa che hanno messo su famiglia e vedono i propri figli nascere all'estero. Serviva intervenire e siamo fiduciosi che questa sia solo l'inizio di una misura che si autoalimenterà e che in prospettiva sarà un crescendo di risorse per lo Stato e per i consolati, per garantire servizi, garantire i diritti, garantire cittadinanza”.
“Non c’è più tempo da perdere, serve una nuova legge che renda la cittadinanza un diritto a tutti gli effetti, non una concessione dello Stato”. Così i deputati e i senatori democratici che, in un video postato sui canali social, ricostruiscono il dibattito in corso e presentano la proposta democratica che prevede “il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce in Italia da un genitore straniero che risiede regolarmente nel nostro Paese da almeno un anno, e a chi, sebbene non sia nato in Italia, vi sia arrivato da minorenne e abbia frequentato almeno 5 anni il sistema nazionale d’istruzione, inclusa la scuola dell’infanzia. Una proposta di legge “che prevede sia lo ius soli che lo ius scholae” e che viene definita “ampia, avanzata e organica, perché interviene su tutti gli aspetti della cittadinanza, semplificandone i passaggi burocratici e intervenendo anche su alcuni aspetti finora dimenticati come, ad esempio, la partecipazione dei ragazzi alle attività delle federazioni sportive. Non possiamo perdere altro tempo" — concludono i deputati e i senatori democratici — "chiederemo una discussione urgente su questo testo”.
Qui il video completo: https://www.instagram.com/reel/DAvKtA8CGTF/?igsh=MWNoZ24xb3dlM3B2aw==
“Un'immagine conta più di mille parole e l'immagine della prima vittoria della nostra nazionale di pallavolo femminile alle Olimpiadi, accompagnata a tanti altri podi e gare olimpiche e paraolimpiche è la rappresentazione di un'Italia migliore, aperta dove non ci sono differenze. Questa Italia è anche in ogni settore giovanile sportivo e nelle scuole dove ragazzi e ragazze hanno colore della pelle, religione, provenienza geografica differenti. Perché questi ragazzi che vivono e studiano in Italia non sono italiani?”. Lo dichiara il deputato dem Mauro Berruto intervenendo in Aula di Montecitorio sul ddl Sicurezza
“Il Pd – continua Berruto - propone un emendamento al ddl Sicurezza proprio sullo ius scholae: il completamento di un ciclo scolastico di 5 anni per poter richiedere la cittadinanza italiana. Lo ius scholae è una promessa di speranza, una risposta ai ragazzi al loro desiderio di appartenere, la possibilità di essere riconosciuti per quello che i realtà già sono: italiani nella mente, nel cuore e nella cultura”. “La maggioranza voti questo emendamento pensando di spiegare questo voto ai propri figli e nipoti con coerenza”, conclude Berruto.
Governo violenta codice penale per coprire propri fallimenti
“Il ddl sicurezza colpisce le libertà individuali e collettive, attacca il dissenso ed è finalizzato ad ottenere una pubblica opinione e una cittadinanza addomesticata. È, per questo, un provvedimento che costruisce e delinea una deriva assolutamente pericolosa e inaccettabile. Anche perchè non garantisce affatto un accrescimento in materia di sicurezza pubblica nelle nostre città. Con numerosi interventi sul codice penale, si introducono nuovi reati, si prevedono nuove aggravanti e si innalzano le pene, ma non è una strada nuova: è quella che questo Governo ha imboccato già dal momento del proprio insediamento”. Così il capogruppo democratico nella commissione Giustizia della Camera, Federico Gianassi, ha illustrato in aula la questione pregiudiziale di costituzionalità al ddl sicurezza presentata dal gruppo democratico.
“A due anni di distanza dall'insediamento del Governo Meloni, la verità sotto gli occhi di tutti: la maggioranza cerca di coprire i propri fallimenti violentando e stravolgendo il codice penale, introducendo norme contraddittorie, demagogiche, talvolta inutili e, in altri casi, dannose. Nessun investimento aggiuntivo per aumentare la pianta organica delle Forze dell'ordine, nessun investimento per i comuni italiani, che sono il primo presidio per la diffusione della legalità e del decoro nelle nostre città, nessun investimento in azioni di rigenerazione urbana, nella cultura e nell'educazione”
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