“Altro che manovra a misura di Sud! Le parole della Presidente Meloni sono l’ennesimo esercizio di propaganda vuota e falsa di un Governo che nei fatti sta smantellando ogni politica di sviluppo e coesione per il Mezzogiorno. I numeri del disastro fatto finora parlano chiaro: 3,7 miliardi di euro tagliati ai fondi per la perequazione infrastrutturale, oltre 5 miliardi tolti alla decontribuzione per il lavoro al Sud. La manovra va oltre. Secondo le ultime stime riportate dal Sole 24 Ore e dalla Svimez, si cancellano oltre 2,4 miliardi di euro al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione destinato alle regioni del Mezzogiorno. Sulle Zone Economiche Speciali poi assistiamo ad un capolavoro. Per questa misura tanto sbandierata, ricordiamo alla Premier che le risorse stanziate ammontano a 2,3 miliardi di euro per il 2026, 1 miliardo per il 2027 e 750 milioni per il 2028. Ci sembrano altri tagli dunque. Mentre Meloni si vanta di “superare l’assistenzialismo”, nella realtà priva i nostri territori degli strumenti essenziali per lavoratori, giovani e imprese così da competere ad armi pari. È una contraddizione vergognosa. Questa non è una manovra a misura di Sud: è l'ennesimo attacco al Sud. Noi continueremo a batterci, in Parlamento e nel Paese, perché il Sud non sia più trattato come un'area da abbandonare, ma come una risorsa strategica per l’Italia intera”.
“Non ci fermiamo: avevamo promesso un tour di presentazione in giro per l’Italia e lo stiamo portando avanti per presentare una proposta di legge che prevede maggiori diritti e tutele per i rider. Proseguiremo fino a che la Legge non verrà approvata, vogliamo una norma di civiltà che tuteli anche questi lavoratori e lavoratrici”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico e presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia. Domani a Firenze l’appuntamento è a Casa Rider, in via Matteo Palmieri 11, dove l’Onorevole presenterà la PdL con Roberta Turi, segretaria nazionale di Nidil Cgil, Mattia Chiosi, della segreteria Nidil Cgil Firenze con delega ai rider, e Dario Danti, assessore al Lavoro di Firenze.
“Quest’estate era il caldo, ora con l’arrivo della brutta stagione saranno le piogge: in entrambi i casi, ai rider dobbiamo garantire sospensione delle consegne e tutele economiche, perché non si può lavorare rischiando la propria vita” conclude Gribaudo.
“Quest’estate era il caldo, ora saranno le piogge e le intemperie invernali: il lavoro dei rider va tutelato in ogni stagione. La proposta della legge Griseri Prisco è depositata da dicembre 2024, ora siamo in attesa che venga calendarizzata e discussa in Parlamento o diventare un emendamento alla Legge di Bilancio per individuare le risorse necessarie al periodo di sperimentazione dell'ammortizzatore. Proprio per smuovere le acque abbiamo deciso di promuoverla sui vari territori, in particolare nelle strutture che hanno scelto di mettere a disposizione i propri spazi per i rider”. Così Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Partito Democratico e prima firmataria della Proposta di Legge Griseri Prisco, che verrà presentata a Firenze il 12 novembre. L’appuntamento è alle ore 11 presso Casa Rider, in via Matteo Palmieri 11. Insieme all’onorevole ci saranno Mattia Chiosi, membro della segreteria Nidil Cgil Firenze con delega ai rider, Roberta Turi, segretaria nazionale Nidil Cgil, l’assessore al Lavoro di Firenze Dario Danti e alcuni lavoratori.
“Anche a fronte del grande numero di incidenti che coinvolgono i rider, e uno dei motivi principali sono gli eventi climatici estremi, abbiamo un assoluto bisogno di tutele aggiuntive per far lavorare in sicurezza queste persone. Ora inizia il periodo delle piogge e a maggior ragione ci sarà bisogno di una regolamentazione chiara per garantire la sicurezza sul lavoro” dichiara Roberta Turi, segretaria nazionale Nidil Cgil.
“Come denunciato dalle associazioni animaliste sembra che sia in corso l’ennesimo blitz sulla caccia da parte della maggioranza che, con una forzatura delle procedure, vorrebbe inserire parti del DDL Malan, oggi arenato in commissione da oltre 2.000 emendamenti e fortemente criticato da parte dell'opinione pubblica, sotto forma di emendamenti alla legge di bilancio. Se questo fosse confermato sarebbe un sotterfugio, un artificio per continuare il lavoro di deregolamentazione della caccia, una materia che non c'entra nulla con la manovra, senza alcun vero confronto, senza trasparenza, senza valutazioni scientifiche. La maggioranza agisce, ancora una volta anche in questa legge di bilancio come in quelle precedenti, per corrispondere agli interessi della lobby degli armieri e della parte più ambigua del mondo agricolo venatorio, in un clima che riduce il Parlamento a dare copertura a pratiche venatorie illecite e al bracconaggio e in cui aumentano i rischi di incidenti anche mortali, come dimostra il numero dei sinistri. L'unico emendamento in manovra su questo tema su cui convergere tutti dovrebbe riguardare l'aumento di risorse, di donne e uomini dei carabinieri forestali per il contrasto agli illeciti e per il sostegno ai centri di recupero della fauna selvatica. Il PD chiede di investire in conoscenza abbiamo infatti chiesto una dettagliata relazione sullo stato di applicazione della legge 157/92 ascoltando anche le richieste pervenute dall'associazionismo. Anche qui la destra promuove silenzio e ignoranza. Invece siamo di fronte ad una forzatura inaccettabile che denunciamo ai presidenti di Camera e Senato ai quali chiediamo di agire per fermare questa grave iniziativa lesiva dei principi costituzionali e delle procedure democratiche”. Lo dichiarano in una nota congiunta le deputate del Pd, Eleonora Evi e Patrizia Prestipino.
“Sul Decreto Sicurezza attendiamo di avere il testo approvato dal Cdm per fare le opportune valutazioni sul merito ma i proclami della destra in un paese come l’Italia dove si sono registrati nei primi nove mesi del 2025, 791 morti sul lavoro (con un aumento del 7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024 e con cifre molto superiori rispetto alla media europea) ci lasciano però perlomeno perplessi. Da quanto emerge dai media sarebbero state finalmente recepite alcune indicazioni del Pd delle associazioni sindacati come l’introduzione del badge digitale nei cantieri e l’aumento di personale preposto ai controlli. Rimarrebbero però escluse norme fondamentali per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro come lo stop ai subappalti selvaggi, la verifica della competenza della manodopera impiegata e l’istituzione di una Procura nazionale per i reati sul lavoro, capace di assicurare giustizia rapida e uniforme. Quello che appare certo è che le risorse, annunciate da mesi da Giorgia Meloni, slitteranno almeno al 2026. L’obiettivo del Partito Democratico sarà adesso quello di migliorare questo decreto in Parlamento”. Lo dichiara Emiliano Fossi, deputato dem in commissione Lavoro e segretario Pd della Toscana.
“Con la scusa della semplificazione e dei ritardi causati dalla carenza di assunzioni e dalla precarietà del lavoro dei giudici di pace, delegati a trattare le cause di importo minore, questo governo cancella tutte le garanzie di giustizia e di difesa dei cittadini impoveriti. Il Ddl 978, in discussione al Senato, è inaccettabile. Un provvedimento vergognoso che consentirebbe di fatto all’avvocato del creditore di emettere un’ingiunzione di pagamento senza il minimo controllo e supervisione del giudice. È una pericolosa scorciatoia che rischia di trasformare la giustizia civile in un terreno di caccia per chi ha più potere economico e legale”.
Così il capogruppo Pd in commissione Ecoreati e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Già oggi - aggiunge - nonostante il controllo giudiziario, abbiamo visto abusi clamorosi, dove sono stati chiesti fallimenti su debiti inesistenti. Senza il vaglio del magistrato, questi episodi potrebbero moltiplicarsi, colpendo soprattutto famiglie, piccoli proprietari e persone fragili. Ci stiamo avvicinando al dato pericolosissimo per cui Il 20% delle esecuzioni immobiliari riguarda prime case pignorate per debiti condominiali, È un fenomeno in fortissima crescita per l'aumento dei costi energetici e la difficoltà delle famiglie più fragili nel far fronte a questi aumenti. Togliere il filtro del giudice significa spianare la strada a un sistema ormai consolidato di predatori a caccia di prede. Nessuna efficienza può giustificare la perdita delle garanzie di difesa. Invece di colpire ancora una volta le fasce più deboli della popolazione italiana - conclude - il governo sostenga e stabilizzi l'istituto dei giudici di pace”.
“Il Partito Democratico si asterrà sul ddl in materia di minori in affidamento, per un atteggiamento di responsabilità ma anche per una valutazione critica di un testo che, pur nascendo con buone intenzioni, rischia di produrre più burocrazia che tutela”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata Michela Di Biase, capogruppo Pd in commissione Infanzia e Adolescenza, nel corso delle dichiarazioni di voto finali.
“Condividiamo pienamente l’obiettivo di migliorare il monitoraggio dei minori collocati fuori dal nucleo familiare, ma la costruzione normativa approvata dalla maggioranza – spiega l’esponente dem – rischia di appesantire un sistema già complesso. I nuovi registri e osservatori istituiti dal provvedimento duplicano banche dati già esistenti, come il sistema informativo del ministero del Lavoro, creando sovrapposizioni e disallineamenti che non aiutano i Comuni né gli operatori del settore. Preoccupa inoltre la vaghezza della norma sui cosiddetti ‘collocamenti impropri’, che rischia di generare confusione sulle competenze tra servizi sociali, Tribunali e amministrazioni locali. E soprattutto, ancora una volta, non ci sono risorse: la clausola di invarianza finanziaria rende questo intervento un’operazione solo formale”.
“Per il Pd – conclude Di Biase – la vera priorità resta il rafforzamento delle famiglie, la prevenzione, il sostegno economico e psicologico ai nuclei fragili, e un fondo nazionale per l’affido. Continueremo a vigilare perché la tutela dei minori resti al centro delle politiche pubbliche, non della burocrazia”.
“Il gruppo del Partito democratico in Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e violenza di genere ha scritto una lettera alla presidente della Commissione Martina Semenzato, per chiedere l’audizione urgente dei ministri Valditara e Roccella, per riferire sulla cancellazione dei percorsi di educazione antiviolenza nelle scuole dopo l’approvazione dell’emendamento della Lega alla Camera.
“Questa modifica normativa - si legge nel testo della lettera - qualora fosse confermata nel voto assembleare della Camera, introdurrebbe un gravissimo ostacolo ai percorsi educativi che rappresentano il principale strumento di contrasto al fenomeno della violenza contro le donne e ai femminicidi”.
Ecco il testo della lettera inviato dalla Capogruppo democratica in Commissione Femminicidio, Sara Ferrari.
“Egregia Presidente,
in considerazione di quanto accaduto nei giorni scorsi in commissione istruzione alla Camera dei Deputati, con l’approvazione di un emendamento della deputata Latini al ddl Valditara, con il quale si introduce di fatto il divieto di svolgere “attività didattiche e progettuali, nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità” non solo nella scuola primaria ma anche nella secondaria di primo grado, sono a chiederla a nome del gruppo del Partito Demicratico una convocazione plenaria della commissione con una audizione urgente del ministro Valditara e della ministra Roccella. Questa modifica normativa, qualora fosse confermata nel voto assembleare della Camera, introdurrebbe un gravissimo ostacolo ai percorsi educativi che rappresentano il principale strumento di contrasto al fenomeno della violenza contro le donne e ai femminicidi. Nelle numerosissime audizioni che la Commissione Femminicidio ha potuto compiere in questi due anni di lavoro, infatti ci è sempre stata rappresentata, da qualsiasi associazione, da soggetti pubblici e privati, dalle categorie economiche, da singoli specialisti e specialiste e professionisti che a vario titolo hanno a che fare col fenomeno della violenza maschile sulle donne, la necessità di promuovere e rendere strutturale all’interno dei luoghi formativi ed educativi, in primis nella scuola, l’educazione all’affettività e alla sessualità, alle relazioni corrette e rispettose, alla parità, al superamento degli stereotipi di genere, ai pregiudizi, alle discriminazioni, come azione primaria di contrasto a questa terribile piaga sociale.
La responsabilità pubblica che ci siamo assunte e assunti nel partecipare e condividere spesso all’unanimità il lavoro di questa commissione, richiede oggi che non ignoriamo quanto grave possa essere il danno che deriverebbe a studenti e studentesse se non solo non dessimo seguito a quella richiesta di promozione di educazione, ma addirittura venisse frenato quello che oggi a macchia di leopardo viene fatto nelle scuole del nostro Paese su base volontaria. Riteniamo dunque indispensabile e urgente che il ministro all’istruzione e la ministra alle pari opportunità riferiscano alla commissione di indagine su femminicidio e violenza, come intendano agire per scongiurare il rischio di questo danno non solo per le giovani generazioni, ma anche per garantire l’efficacia delle azioni di prevenzione, fondamentali per il contrasto alla violenza e il cui studio e ricerca rappresentano parte essenziale del mandato della nostra commissione”.
“Siamo davanti a un colpo di mano che indebolisce la lotta allo sfruttamento del lavoro. Con l’emendamento dei senatori di FdI, Amidei e Ancorotti, al Ddl 1484 l’azienda committente nel settore della moda può farsi certificare la regolarità della filiera che attiva con le sue commesse, liberandosi così da ogni responsabilità rispetto al comportamento di appaltatori e subappaltatori. In sostanza, puoi vendere le scarpe a 500 euro mentre l’azienda a cui hai appaltato il lavoro paga gli operai due euro e mezzo, ma nessuno potrà controllarti: la parola del soggetto certificatore toglie la parola al controllo di legalità. Viene spazzata via la responsabilità sociale e civile del committente. Un passo indietro voluto da una destra che non ha interesse né a tutelare la qualità del lavoro, né a preservare le imprese che non scelgono la strada della concorrenza sleale”.
Così la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd, e Arturo Scotto, capogruppo Dem in commissione Lavoro alla Camera.
“Si conclude una battaglia che ho portato avanti da quasi tre anni - quella del rilascio della Carta d’Identità Elettronica (Cie) per gli iscritti all’Aire presso i comuni in Italia. Oggi infatti gli iscritti Aire presso le anagrafi in Italia possono ricevere solo la versione cartacea della carta d’identità, ma è impedito loro di richiedere la Cie, se non presso i consolati che hanno generalmente lunghe liste di attesa”.
Così Christian Di Sanzo, deputato democratico eletto all’estero nella Ripartizione Nord e Centro America.
“Non appena eletto nel 2022 - ha aggiunto - avevo interrogato il ministero a riguardo, perché si trattava solo di risolvere alcuni ostacoli tecnici che non avevano senso di esistere, ma il governo era stato sordo alle nostre richieste fino ad oggi. Nel Dl Servizi consolari, in discussione in questi giorni alla Camera, grazie al lavoro fatto insieme al collega Toni Ricciardi, abbiamo inserito due emendamenti del Partito Democratico sul tema, uno a mia prima firma e uno a prima firma Ricciardi che sono stati approvati all’unanimità. Questi permetteranno finalmente anche agli iscritti all’Aire di chiedere la Carta d’identità elettronica quando si trovano in Italia, liberando i consolati da un peso, e permettendo ai cittadini italiani residenti all’estero di richiedere un documento di identità quando si trovano in Italia, permettendo loro di accedere anche a tutti i servizi digitali della pubblica amministrazione tramite la Cie. Si tratta - ha concluso - una grande conquista che va a semplificare la vita degli italiani all’estero e a ridurre le liste d’attesa presso i Consolati”.
Bocciato Odg con bonus per lavoratrici
“Dopo aver bocciato l'emendamento, governo e maggioranza bocciano anche l'ordine del giorno con cui abbiamo chiesto di riconoscere anche alle lavoratrici domestiche il cosiddetto bonus mamme: un trasferimento di 480 euro per il 2025 a tutte le mamme lavoratrici, dipendenti o autonome, a tempo determinato o indeterminato, che hanno due o tre figli e soddisfano alcune altre condizioni. A tutte le lavoratrici fuori che alle lavoratrici domestiche. Perché? Colf e badanti sono mamme di serie B?”.
Così la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
“Ci aspettavamo ben altro da un provvedimento che dovrebbe occuparsi di economia in una fase così complessa per il Paese. Invece il governo propone un decreto omnibus, con l'ennesimo indegno condono fiscale che ancora una volta strizza l’occhio agli evasori. La destra continua con i soliti favori ai soliti noti e lo fa in un’Italia dove il 9% dei lavoratori a tempo pieno vive in povertà, oltre 6 milioni di persone non arrivano a 1.000 euro al mese e 4,5 milioni di cittadini sono costretti a rinunciare alle cure. La verità è che questo governo continua ad accanirsi contro chi ha più bisogno, come dimostrano l’impugnazione della legge toscana sul salario minimo e il respingimento dell’emendamento che proponeva di intervenire sul tetto al 5 per mille. E’ gravissimo che nel decreto non ci sia una sola riga sui dazi imposti da Trump che mettono a rischio oltre 100mila posti di lavoro e 8,5 miliardi di export. Eppure il governo Meloni, che si vantava di rapporti privilegiati con il presidente americano, oggi si limita a scaricare ogni responsabilità su Bruxelles. Le imprese italiane, come i cittadini, meritano risposte. Non propaganda”.
Così la deputata Pd, Silvia Roggiani, annunciando il voto contrario del Partito Democratico al Dl Economia.
"Più che un decreto Economia è un decreto per le rendite, per continuare a proteggere le posizioni dominanti e scaricare sui cittadini, lavoratori e contribuenti, i costi delle inefficienze, delle rinunce politiche e dei ritardi del Governo. I miglioramenti apportati grazie agli emendamenti dell'opposizione non sono sufficienti per dare il nostro voto favorevole al provvedimento".
Così Silvio Lai, deputato Pd della commissione Bilancio, intervenendo in Aula sul decreto Economia.
"Nel decreto - aggiunge - non c'è nessuna misura riferibile alla programmazione economica, dall'industria al lavoro, dai salari ai dazi, nel mentre si è aggravata la fase della decrescita come segnalato dall'Istat. Peraltro sotto il profilo dell’urgenza e della sua regolarità il decreto è un omnibus che la Corte Costituzionale ha già denunciato ed è stato bocciato dagli organismi superpartes del Senato, perché non è chiaro cosa abbia indirizzato le scelte normative del Governo nel provvedimento. Siamo alla confusione totale. Quando ci sono soluzioni, queste sono inique e pericolose come quelle sul payback dei dispositivi medici. È stata presentata come una mediazione, ma il risultato finale è che pagano le piccole aziende (quanto le grandi) che hanno fornito prodotti al Servizio Sanitario Nazionale per errori di programmazione. Sulle opere pubbliche fuoriuscite dal Pnrr, ora ammesse al fondo per le opere indifferibili, siamo davanti a un paradosso: si usano risorse ordinarie per coprire fallimenti straordinari, senza alcuna analisi pubblica su chi ha sbagliato, quali enti hanno perso tempo, quali gare non sono partite. Nel decreto ci sono anche disposizioni sulle cripto-attività, fintech, startup. Bene. Ma tutto si riduce a modifiche formali e strumenti di incentivo senza visione. Nessuna connessione con il sistema scolastico, l’università pubblica, la formazione dei giovani. E poi emerge il modo con cui il lavoro viene trattato da questo Governo che voleva aumentare a 4 anni la precarietà e dare il via ai contratti di zona. Per l’esecutivo Meloni il lavoro è solo merce come fossimo nell’800. Sulla Sugar tax ennesimo rinvio. Ormai siamo ad 800 milioni di costi che hanno pagato i cittadini per far risparmiare le grandi aziende come Coca-Cola e Pepsi. La sintesi è: rendita privata, costo pubblico. Il nostro voto contrario è la coerente conseguenza dell'ennesimo scadente decreto. Di economia - conclude - speriamo di occuparcene la prossima volta".
“La destra la deve smettere di usare i decreti per modificare le regole del mercato del lavoro. Tra l’altro scegliendo ancora una volta la strada della precarizzazione per fare una cortesia questa volta alle agenzie di lavoro interinale, alzando il termine fino a 48 mesi. Praticamente precarietà fa rima con eternità. Ritirino l’emendamento presentato al senato: la Ministra Calderone si assuma le sue responsabilità e non si nasconda dietro emendamentini al decreto Economia”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Questo non è un decreto fiscale: è un manifesto ideologico, pensato per premiare i furbi e penalizzare i contribuenti onesti”. Lo ha detto in Aula alla Camera, Claudio Stefanazzi, deputato del Partito Democratico e componente della commissione Finanze, annunciando il voto contrario del Gruppo dem al cosiddetto Dl fiscale”.
“Si tratta – ha aggiunto l’esponente Pd - di un provvedimento minimo nell’impatto finanziario, appena 9,9 milioni nel 2025, ma massimo nell’ambiguità politica. Un maquillage normativo che introduce norme opache, condoni mascherati e nuove disparità. Non c’è alcuna volontà di costruire un fisco giusto, si coltivano invece relazioni clientelari e si moltiplicano le sanatorie per gli evasori. Nel decreto troviamo varie ‘perle’, tra cui l’apertura all’uso del contante per le spese all’estero, l’allargamento della flat tax, la possibilità di manipolare i valori fiscali con stime forfettarie, e la stretta sui controlli dell’Agenzia delle Entrate e con il nuovo ravvedimento speciale si consente di chiudere la propria posizione versando anche solo la prima rata, premiando chi evade”.
“Nel frattempo – ha concluso Stefanazzi – la pressione fiscale tocca il 50,6% e milioni di italiani rinunciano alle vacanze per mancanza di risorse. Questo decreto è l’ennesima occasione persa per una riforma vera: noi continueremo a batterci in Aula, nelle commissioni e nei territori per un fisco giusto, e a denunciare ogni misura che allontana l’Italia da un sistema equo e solidale. Il fisco non deve proteggere gli amici del governo, ma costruire una società più giusta. Ogni euro evaso è un euro in meno per asili, ospedali, diritti. L’equità non è un optional: è la base di una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e non sulla furbizia”.