Un appello ai sindaci di tutta Italia per conoscere casi di criticità nell’attuazione del PNRR Scuola e richiamare il governo a interventi immediati. I deputati PD Anna Ascani, Simona Bonafè, Piero De Luca, Ilenia Malavasi, Irene Manzi, Andrea Rossi hanno organizzato oggi una conferenza stampa alla Camera dei deputati per richiamare l’attenzione su un’emergenza che riguarda la missione del PNRR destinata alla costruzione di scuole nuove, moderne, sicure e sostenibili. A partire dalle testimonianze dei territori: i sindaci di Città di Castello in Umbria, di San Polo d’Enza in Emilia Romagna, di Barberino Tavarnelle e San Gimignano in Toscana hanno raccontato i problemi che si trovano a fronteggiare, con edifici demoliti in attesa di lavori sospesi per ritardi, gravi inadempienze o fallimenti delle ditte appaltatrici. Episodi che rischiano di essere la punta dell’iceberg di un problema ben più ampio.
“Quando si tratta del PNRR il governo celebra successi, ma la realtà è fatta di territori in difficoltà con scuole ridotte in cumuli di macerie, contratti rescissi e nessuna garanzia di riuscire a completare i lavori entro i termini stabiliti. Nonostante gli aggiornamenti tempestivi al ministero dell’Istruzione e del Merito niente è stato fatto. Lanciamo un appello ai sindaci per raccogliere i casi problematici e impegnare l’esecutivo a trovare una soluzione per non sprecare un’occasione straordinaria per studentesse e studenti”, ha dichiarato Anna Ascani.
Irene Manzi ha aggiunto: "La Missione del PNRR, che punta a sostituire circa 195 scuole obsolescenti, rischia di fallire. Nonostante i propositi iniziali, i cantieri sono in grave ritardo e questo rischia di condizionare pesantemente il raggiungimento degli obiettivi. La scuola italiana, fondamentale per il nostro futuro, è ancora una priorità solo a parole. È ora che il governo prenda misure concrete per evitare che l'intero progetto di ristrutturazione delle scuole venga compromesso, mettendo a rischio un investimento così importante".
Piero De Luca ha sottolineato: "Con questa conferenza stampa vogliamo accendere un faro su una criticità estremamente preoccupante del PNRR: i ritardi nel completamento delle nuove scuole programmate, con la spesa ferma al 50% del miliardo destinato a questi interventi. Il Governo deve assumersi la responsabilità di mettere in campo azioni straordinarie per salvaguardare investimenti strategici per la sicurezza, la qualità educativa e il futuro delle nuove generazioni. Perdere questi fondi sarebbe davvero imperdonabile”.
“Quando un'opera finanziata con fondi del PNRR non può essere completata nei tempi previsti per cause comprovate e non imputabili alla stazione appaltante, è dovere dello Stato intervenire. Grazie a un emendamento del PD al DL 25/2025, sono stati stanziati 20 milioni di euro per il 2025 proprio per affrontare queste situazioni. Ma i decreti attuativi interministeriali non sono ancora stati emanati e le risorse disponibili appaiono largamente insufficienti. Il governo acceleri l’emanazione dei decreti attuativi e preveda stanziamenti adeguati per garantire che nessun comune sia costretto a rinunciare a progetti strategici”, ha aggiunto Simona Bonafè.
“Il PNRR avrebbe dovuto rappresentare un'opportunità storica anche per rinnovare l'edilizia scolastica. Tuttavia, a meno di tre anni dal lancio, i cantieri sono fermi, con scuole demolite e lavori non completati. Inadempienze e ritardi nei processi burocratici stanno mettendo a rischio milioni di euro di fondi europei, con un danno diretto alla sicurezza e al futuro educativo di migliaia di studenti. La gestione di questo investimento da parte del governo è stata davvero superficiale", ha concluso llenia Malavasi.
Nella discussione in commissione sul ddl PMI, la maggioranza ha bocciato il nostro emendamento che prevedeva risorse per rafforzare il distretto tessile di Prato, proprio mentre il comparto moda e le tante aziende nel territorio pratese affrontano una delle fasi più difficili degli ultimi anni. È una scelta incomprensibile e dannosa: Prato è uno dei poli manifatturieri più importanti d’Europa, produce lavoro, innovazione ed export, ma il Governo decide di lasciarlo senza strumenti adeguati. A parole difendono il Made in Italy, nei fatti negano interventi concreti per sostenere imprese che rispettano le regole, investono in qualità, sicurezza sul lavoro, transizione ecologica e digitale. Il distretto non chiede eccezioni, ma che lo Stato riconosca il suo valore strategico. Noi continueremo a riproporre queste misure in ogni sede utile: perché lasciare sola Prato significa indebolire un intero settore e perdere un pezzo di futuro industriale del Paese”.
Lo dichiarano Marco Furfaro e Christian Di Sanzo, deputati del Partito Democratico.
“Il Ddl Concorrenza è un provvedimento povero, privo di contenuti riformatori e incapace di incidere sugli ostacoli regolatori e amministrativi che frenano la concorrenza in Italia. Non solo ignora le raccomandazioni europee, le segnalazioni dell’Autorità garante della concorrenza e gli impegni del Pnrr, ma trascura anche le esigenze concrete di famiglie e imprese. La verità è che il governo Meloni ha paura di decidere, non vuole aprire, non vuole modernizzare. Preferisce la rendita alla competizione, l’attesa al cambiamento, la propaganda alle riforme. Il nostro giudizio è dunque severo. La concorrenza non è una parola astratta: è un diritto dei cittadini, è uno strumento di giustizia sociale ed economica, è un fattore di crescita e di innovazione”.
Così in una nota il deputato dem, Alberto Pandolfo, in cui spiega le ragioni del voto contrario del Gruppo Pd al Ddl Concorrenza.
“Le nostre proposte - aggiunge - avevano un tratto comune semplice ma essenziale: considerare la concorrenza come un impegno concreto di sviluppo, una promessa di libertà e progresso. Il nostro voto è contrario perché questa non è la legge che l’Italia merita, che le famiglie si aspettano, non è che le imprese chiedono e che servirebbe per attuare il Pnrr e per competere in Europa. Continueremo a proporre riforme vere, a difendere i consumatori, a batterci per mercati più aperti, trasparenti e giusti”.
“L’ordine del giorno approvato dal governo sulle gravissime carenze sanitarie in Sicilia – e in particolare nella provincia di Enna – rappresenta un primo passo, ma non certo una soluzione. Dopo anni di promesse mancate e continui depotenziamenti dei nostri ospedali, non basta più registrare generiche disponibilità: servono atti immediati, risorse certe e un’inversione di rotta netta rispetto a una politica che sta condannando le aree interne alla marginalità. La sanità siciliana vive un’emergenza strutturale, resa ancora più drammatica dai tagli previsti nella nuova rete ospedaliera regionale. Per questo abbiamo chiesto un impegno chiaro del Governo contro la carenza di personale e per garantire servizi essenziali che oggi non sono più assicurati”: è quanto dichiara la deputata Dem Maria Stefania Marino sulla discussione del Decreto Economia svolta oggi, mercoledì 10 dicembre, nell’Aula di Montecitorio.
“Il tempo delle dichiarazioni è finito. Adesso vigileremo con la massima determinazione affinché gli impegni assunti non rimangano lettera morta. La provincia di Enna, dove la mobilità sanitaria passiva supera il 35 per cento e dove interi reparti sono stati chiusi o ridotti all’osso, non può più aspettare. Pretendiamo risposte concrete, perché il diritto alla salute non può essere un privilegio riservato ai territori più fortunati, ma deve valere per ogni cittadino, anche nelle comunità più fragili dell’entroterra siciliano”: conclude.
“Questo decreto non rafforza l’economia, non supporta gli enti locali, non tutela i giovani, non rilancia gli investimenti. Per tutte queste ragioni il Partito Democratico esprimerà convintamente un voto contrario, perché l’Italia merita una politica economica che guardi avanti e non misure casuali per sopravvivere un giorno di più o di meno”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio durante le dichiarazioni di voto finale al Dl Economia.
“Questo provvedimento – ha proseguito l’esponente dem - è l’ennesima dimostrazione di ciò che questo esecutivo intende per politica economica: una sorta di collage di norme disorganiche e un mosaico confuso, che non affronta le debolezze del Paese e non offre prospettiva. Il governo Meloni resta assolutamente inerte, a partire dai dazi imposti dal vostro carissimo e decantato amico d'oltreoceano, al calo della competitività europea e alla stagnazione della crescita. Avevamo già contestato in commissione la mancanza di una visione e la bocciatura di emendamenti con motivazioni piuttosto fragili, spesso puramente politiche, poiché il decreto presenta misure scollegate che disperdono risorse e tempo”.
“Il decreto – ha concluso Pagano - penalizza il Mezzogiorno, cui mancano ancora 3,7 miliardi di euro del Fondo perequativo infrastrutturale, e i Comuni con l’irrigidimento delle scadenze del Piano complementare al PNRR, ignorando che molti ritardi dipendono dallo Stato. Gli emendamenti PD per proroghe ai progetti già avviati sono stati respinti senza motivo. La nostra proposta sul Fondo prima casa per impedire polizze assicurative aggiuntive ai giovani è stata respinta, definendo la scelta un favore alla rendita bancaria. La gestione delle risorse per Milano-Cortina, con straordinari negati alla città che ospita la cerimonia inaugurale e la norma sulla cooperazione di polizia finanziata con venti milioni di euro sottratti alla riforma della polizia locale e destinati a iniziative non note, è una sorta di delega in bianco, inaccettabile e irresponsabile”.
“Con il dl Economia si prosciugano i fondi destinati alla riforma della Polizia locale. Una riforma attesa da anni necessaria per aggiornare un ordinamento del 1986, per dare più poteri, strumenti e tutele ai vigili urbani. Parliamo di quegli stessi agenti a cui questo governo chiede ogni giorno di garantire la sicurezza delle nostre città. Come si può invocare maggiore sicurezza, tagliando le risorse necessarie a rafforzare chi quella dovrebbe garantire sul territorio? Di certo sappiamo che, con questo governo la riforma si ferma e la sicurezza rimane uno slogan”. Così il deputato Pd, Mauro Laus intervenendo in Aula sul dl materie urgenti economia.
“Anche oggi la destra vota contro il sud!
Vi ricordate del taglio di 15 milioni fatti alla metropolitana che avrebbe dovuto collegare la stazione di Napoli con quella di Afragola? Vi ricordate i parlamentari della destra che in campagna elettorale promettevano di ripristinare quelle risorse? Bene, oggi, nel giorno della verità, hanno votato contro l’emendamento che avrebbe ridestinato i fondi che spettano al nostro territorio. Ecco anche perchè hanno perso le elezioni in Campania: le persone sono stufe delle prese in giro di Giorgia Meloni e del suo governo! Continueremo a batterci per difendere il sud che ogni giorno viene colpito dal governo più antimeridionalista della storia repubblicana”. Lo dichiara Marco Sarracino, deputato Pd e responsabile nazionale sud e aree interne.
“Ancora una volta il governo Meloni conferma di agire sempre contro il Sud. Per l'ennesima volta sono stati bocciati due emendamenti al Dl Economia promossi dal Partito democratico: il primo per il finanziamento del nodo Catania, con la realizzazione del doppio binario, l'interramento della stazione centrale e la realizzazione della fermata Duomo-Porto. Un intervento fondamentale per Catania e la Sicilia promesso da Meloni in campagna elettorale e ancora oggi non finanziato dalla premier al governo”. Così il segretario del Pd siciliano e Capogruppo Pd in Commissione Trasporti, Anthony Barbagallo intervenendo in Aula sul Dl misure urgenti economiche.
“Il secondo emendamento bocciato - continua il parlamentare - ha come riferimento il ripristino della ferrovia Catania-Caltagirone-Gela che, interrotta dal 2011 per il crollo di un viadotto, ancora oggi non ha risorse per la rimessa in funzione”. “Insomma la coperta è sempre corta quando c'è da mantenere le promesse, ma diventa un lenzuolo infinito di bugie quando c'è da fare propaganda ideologica. E sempre a danno del Sud”, conclude Barbagallo.
“Un’occasione persa, che lascia i cittadini esposti a pratiche commerciali aggressive nel mercato dell’energia”. Lo dichiara il deputato Alberto Pandolfo, capogruppo del Pd in commissione Attività produttive, commentando la decisione della maggioranza di respingere l’emendamento sottoscritto del Partito Democratico che avrebbe introdotto tutele più forti nella fase di cambio fornitore. “La nostra era una misura di buon senso, che metteva al centro trasparenza, libertà di scelta e correttezza del mercato”, afferma.
"Il primo intervento previsto dall’emendamento mirava a rendere lo switching un passaggio esclusivamente tecnico, impedendo a qualsiasi operatore di interrompere, manipolare o sovrascrivere la procedura di cambio fornitore. Chi decide di cambiare – osserva l’esponente Pd – deve poterlo fare senza ostacoli artificiali e senza pressioni indebite. Il secondo punto vietava al fornitore uscente di utilizzare l’informazione, oggi trasmessa dal Sistema informativo integrato, sulla volontà del cliente di passare a un nuovo operatore. Quella informazione viene spesso sfruttata per ricontattare il cliente durante lo switching, con pretesti di chiarimenti o anomalie: nei fatti è retention commerciale, spesso accompagnata da telemarketing aggressivo. Una norma analoga esiste già nel settore delle telecomunicazioni e funziona senza penalizzare nessuno".
“La maggioranza – conclude Pandolfo – ha scelto di mantenere un sistema opaco, segnato da asimmetrie informative che impediscono una concorrenza autentica proprio mentre il mercato dell’energia cambia profondamente. In un contesto in cui i cittadini chiedono chiarezza, semplicità e protezione di fronte a offerte sempre più complesse e a un telemarketing diventato insopportabile, il Pd rivendica una proposta che avrebbe ridotto pressioni indebite e reso il mercato più contendibile. Resta l’amarezza per una bocciatura inspiegabile: era una misura di trasparenza e responsabilità verso i consumatori, ma la maggioranza ha preferito voltarsi dall’altra parte
Bocciato ordine del giorno sottoscritto da tutti i deputati del Pd, del M5S e di Avs
“Ogni giorno milioni di cittadini continuano a subire il telemarketing selvaggio, ma la destra preferisce ignorare il problema. In Aula abbiamo chiesto una riforma seria, concreta, capace di colpire davvero un sistema fatto di abusi, truffe e violazioni della privacy. La maggioranza ha invece bocciato il nostro ordine del giorno, lasciando il ddl Concorrenza una scatola vuota e rinunciando a tutelare le persone, soprattutto fragili ed anziani”. Lo dichiara il deputato dem Marco Simiani.
“Dal 19 novembre - conclude Simiani - è stata attivata una stretta dell’Agcom che blocca alcune chiamate. Si tratta di un primo strumento ma ad oggi non sufficiente per scoraggiare i call center che stanno aggirando i divieti. Servono norme strutturali: deve essere obbligatorio, nei display del telefono dei cittadini, l'immediato riconoscimento di una chiamata di natura commerciale non richiesta. Soltanto così potremo risolvere definitivamente il problema. Il governo Meloni ha perso l’ennesima occasione per proteggere i consumatori e ripulire un settore infestato da pratiche scorrette. Continueremo a batterci perché chi telefona per vendere o truffare sia finalmente regolato da regole chiare, controlli veri e sanzioni efficaci”.
OGGI ORE 16 SALA STAMPA MONTECITORIO CONFERENZA STAMPA PDL DIVIETO MACELLAZIONE CAVALLI E IMPORTAZIONE PMSG
Verrà presentata oggi alle ore 16 presso la sala stampa della Camera dei Deputati la proposta di legge a prima firma Eleonora Evi del Pd, cofirmatarie le deputate del Pd, Patrizia Prestipino e Debora Serracchiani, per definire il cavallo animale d’affezione e per il divieto dell’importazione di PMSG.
“Insieme ad Animal Equality, presentiamo alla Camera dei Deputati una proposta di legge che potrebbe cambiare il destino di tanti animali: il divieto di macellazione dei cavalli e degli altri equidi in Italia.
Questi animali sono infatti considerati da moltissime persone come compagni di vita, e non c’è più alcuna giustificazione per permettere che finiscano nei macelli.
Con Animal Equality abbiamo mostrato immagini raccolte in una recente investigazione in un macello dell’Emilia Romagna: cavalli sottoposti a maltrattamenti, stordimenti ripetuti e sofferenze estreme.
È una realtà che non può essere ignorata.
La nostra proposta prevede protezioni concrete e un percorso di riconversione degli allevamenti, perché questo cambiamento è possibile.
Inoltre la pdl prevede il divieto di importazione di PMSG, un ormone estratto dal sangue dalle giumente gravide, che vengono quasi dissanguate, per favorire la produzione negli allevamenti intensivi in Europa ed in Italia. Una pratica terribile e ingiustificata, considerate le alternative sintetiche esistenti”. Lo dichiara la deputata del Pd, Eleonora Evi che interverrà in conferenza stampa con Francesca Flati, rappresentante di Animal Equity.
“La Lega di Massimiliano Romeo chiede una ‘legge speciale per Milano’ ma quando c’è da votare misure concrete per permettere alla città di funzionare le bocciano. Un comportamento che definire contraddittorio è poco: è un vero e proprio schiaffo”.
Lo dichiara Silvia Roggiani, Segretaria regionale del Partito Democratico della Lombardia e deputata in Commissione Bilancio.
“Ieri sera la maggioranza - prosegue Roggiani - ha respinto in Commissione Bilancio una misura indispensabile per il Comune di Milano per assicurare uniformità, efficienza e un adeguato supporto organizzativo durante i Giochi Olimpici. Si tratta dell’emendamento che avrebbe consentito al personale, e in particolare alla polizia locale, di avere l flessibilità necessaria sugli straordinari nei periodi di massimo impegno operativo. Una norma già prevista per Cortina, Bormio, Livigno e Valdisotto, ma che incredibilmente la maggioranza non ha voluto estendere a Milano, la città che sopporterà una quota rilevantissima di carico logistico, turistico e di sicurezza. Romeo e la Lega continuano a usare Milano come una bandiera quando si tratta di slogan, ma quando bisogna votare norme serie e operative, quelle che servono davvero agli enti locali, preferiscono voltarsi dall’altra parte. Il Partito Democratico continuerà a battersi perché Milano abbia le stesse condizioni concesse agli altri territori olimpici. Non chiediamo privilegi, ma equità e rispetto per un’amministrazione che sta lavorando senza sosta per garantire il successo dei Giochi e l’immagine internazionale del Paese.”
“Il Partito Democratico riconosce i miglioramenti alla legge di Delegazione europea introdotti durante l’esame parlamentare, inclusa la delega sulla direttiva anti-Slapp, che però resta limitata alle sole controversie transfrontaliere, rischiando di produrre una disparità di tutela tra chi opera in Italia e chi è coinvolto in procedimenti in più Stati Ue. Accanto ai passi avanti, restano tuttavia elementi significativi di preoccupazione. Il nostro Paese conta oggi 68 procedure di infrazione aperte, 22 riguardano l’ambiente: qualità dell’aria, gestione dei rifiuti, tutela delle acque, biodiversità, emissioni industriali. In questo quadro, la mancata presentazione per il secondo anno consecutivo della Legge europea rappresenta un punto critico. Le mancanze in materia ambientale, i ritardi nella gestione delle infrazioni e l’assenza di una strategia europea realmente efficace non consentono l’espressione di un nostro voto favorevole. Dal Pd giungerà un’astensione responsabile per evidenziare le insufficienze del provvedimento, ma per affermare anche la nostra volontà di continuare a lavorare per un’Italia più credibile, più europea, più moderna, capace di trasformare la transizione ambientale e la tutela dei diritti democratici non in un peso, ma nella più grande occasione di sviluppo e giustizia sociale del nostro tempo”.
Così la deputata dem, Rosanna Filippin, intervenendo in Aula per annunciare il voto di astensione del Gruppo Pd sulla legge di Delegazione europea.
La scuola non è censura ma sempre educazione, confronto e crescita. Quello che manca al provvedimento del Ministro dell’Istruzione e del Merito sull’educazione sessuo-affettiva. Per tenere corsi nelle scuole servirà il consenso dei genitori e comunque solo a partire dalle medie. Un colpo durissimo alla possibilità di costruire strumenti reali per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Una ferita che continua a lacerare il Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, e un sommerso enorme di violenza che riguarda anche le ragazze e i ragazzi più giovani. Lo raccontano l’età sempre più bassa delle vittime e degli autori e i tragici fatti di cronaca di questi giorni. L’Italia va in direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove venti Stati hanno già introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Difficile capire perché, se non pensando al bisogno di compiacere una minoranza ideologica che oggi detta gli equilibri della maggioranza. E così si ignorano le richieste che arrivano dalle scuole e dalle famiglie, da tanti educatori che chiedono strumenti veri per aiutare ragazze e ragazzi a non essere lasciati nelle mani di un’“educazione” fatta solo di social e web.
Un altro passo indietro sul fronte dei diritti e delle opportunità.
Lo ha scritto sui social Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Dovevate essere il Governo dalla parte delle famiglie, vi state smentendo anche su questo: il Ddl Valditara, impregnato di ideologia e contro l’educazione sessuoaffettiva, è un passo indietro per la scuola italiana”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, aderendo al flash mob indetto dalle opposizioni davanti a Montecitorio contro il Ddl Valditara.
“L’Italia rimane uno degli ultimi Paesi dell’Unione Europea a non avere l’obbligo dell’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, ma questo non può stupirci se gli stessi ministri che dovrebbero occuparsi di istruzione e di parità di genere pensano che la prevenzione sia inutile” prosegue la deputata dem.
“State portando avanti pura ideologia sulla pelle dei giovani, che continueranno a non ricevere una formazione adeguata, da professionisti competenti, su tematiche fondamentali come il consenso, il rispetto e tutto ciò che di positivo ne consegue. Vergogna” conclude Gribaudo.