“Rifinanziare con 30 milioni di euro il ‘Decreto Franceschini’ che ha permesso negli scorsi anni l’acquisto di libri da parte delle biblioteche per promuovere la lettura quale strumento di integrazione ed inclusione sociale, soprattutto dei giovani”: è quanto chiede un emendamento del Pd, a prima firma della vicepresidente del Gruppo Simona Bonafè, al Decreto Sicurezza.
“Si tratta di una misura che ha aumentato l’offerta delle biblioteche pubbliche e private ma che il governo Meloni ha colpevolmente dimenticato. La lettura è una attività fondamentale lungo tutto l’arco della vita, gioca un ruolo fondamentale nel processo di crescita e sviluppo dei ragazzi ed è uno strumento universalmente riconosciuto per promuovere legalità e civismo. Questa norma ha inoltre sostenuto le librerie territoriali indipendenti da tempo in crisi, che hanno venduto i libri alle biblioteche e rilanciato il loro ruolo di presidi culturali e sociali. Ci auguriamo che la maggioranza appoggi e sottoscrivi la nostra proposta”: conclude Simona Bonafè.
“C’è da rallegrarsi che la ministra Calderone non debba gestire la Legge di bilancio. Altrimenti ne voteremmo una ogni due anni. Siccome la commissione Lavoro della Camera presieduta dall’onorevole Rizzetto ha ammesso gli emendamenti delle opposizioni - e anche quelli della maggioranza - già due mesi fa, non siamo davanti a un problema tecnico ma a un problema politico. Il governo non è impegnato ad esaminare trecento emendamenti, il governo è semplicemente in ritardo. Forse perché la ministra del Lavoro Calderone fa anticamera davanti alla porta del Mef e continua a non avere nessuna risposta. L’effetto di questo cortocircuito è la mortificazione del Parlamento. E della Commissione presieduta dallo stesso Rizzetto. Dove si aspetta di capire se il provvedimento è vivo o è morto. Insistiamo dunque per il ritiro”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Il governo valuterà l’adozione di specifiche iniziative volte ad estendere l’applicazione del decreto che affronta la disciplina del lavoro sportivo anche agli atleti con disabilità non rientranti nelle competizioni partecipanti alle paraolimpiadi. Questo il positivo impegno preso in commissione Lavoro dal sottosegretario Claudio Durigon, a fronte dell’interrogazione che ho presentato insieme al collega Mauro Berruto. Oggi infatti l’attività sportiva di alto livello agonistico non è uguale per tutti gli atleti, nonostante i passi avanti compiuti con le normative di riferimento, con l’equiparazione tra atleti paraolimpici e normodotati relativamente ai giorni di permesso nel lavoro subordinato. Tuttavia permangono tuttora discriminazioni tra gli stessi atleti disabili visto che il congedo dal lavoro per partecipare ad allenamenti e gare, è riconosciuto solo per gli sport rientranti nelle competizioni partecipanti alle paraolimpiadi. Di contro gli altri atleti, pur ricoprendo il più alto livello tecnico-agonistico, che praticano sport che non rientrano tra quelli delle paraolimpiadi non possono usufruire dei permessi di lavoro”.
Così il deputato democratico e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“La risposta del governo - sottolinea - va nella direzione di garantire a tutti gli atleti parità di trattamento e di tutela. Ora si tratta di agire per modificare la norma (DL n. 36 del 2021 e successiva modificazione de di settembre 2023) che discrimina gli atleti disabili e se non lo farà il Governo autonomamente lo incalzeremo con emendamenti e ordini del giorno nei prossimi provvedimenti utili. Una situazione penalizzante per alcuni atleti disabili - conclude - che va sanata per riconoscere a tutti gli atleti disabili il medesimo diritto ad assentarsi dal lavoro per le giornate necessarie a partecipare ad eventi sportivi nazionali o internazionali senza ricorrere a giorni di ferie o a selezionare gli stessi eventi sportivi”.
“Proponiamo il ritiro del Collegato Lavoro alla Legge di Bilancio del 2022 presentato dalla ministra Calderone. Il testo di legge è stato varato l’8 novembre del 2023 e la ministra ne aveva chiesto la massima urgenza alla Camera. Sono passati più di sette mesi e non se ne è saputo più niente. Il governo non è stato in grado nemmeno di dare i pareri in commissione Lavoro agli oltre trecento emendamenti presentati ormai più di due mesi fa. E non c’è nessuno del governo che si degni di dare una spiegazione. Che significa? E’ una forma di sfiducia alla ministra del Lavoro da parte del resto del governo? O semplicemente sciatteria istituzionale? Noi chiediamo il rispetto delle prerogative del Parlamento che non può essere trattato come un soprammobile dell’esecutivo. E che deve poter lavorare in maniera ordinata. Auspichiamo che lo stesso chiedano i colleghi della maggioranza di centrodestra e la presidenza della commissione Lavoro. Altrimenti è meglio ritirare subito questo provvedimento, riscriverlo daccapo e far finire questa pagliacciata”.
Lo dichiarano con una nota congiunta i capigruppo dell’opposizione in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto (Pd), Valentina Barzotti (M5s), Franco Mari (Avs) e Antonio D’Alessio (Azione).
Servono interventi più coraggiosi e sostenibili
"Il decreto superbonus conferma il sostanziale fallimento delle misure decise precedentemente dal governo Meloni e il fatto che i conti pubblici siano fuori controllo.
Una cosa è certa, che in questi diciotto mesi di governo la premier Meloni e il ministro Giorgetti non sono riusciti a gestire in modo ordinato ed efficace il riordino degli incentivi per la riqualificazione degli edifici.
È tempo che il governo faccia i conti con la realtà: servono scelte molto più coraggiose sia sulle entrate - abbandonando la politica lassista sul fronte dell'evasione fiscale - che sulle spese. Il governo Meloni ha fatto cassa sui pensionati e sui poveri ma una vera spending review non è mai partita.
Serve, in particolare, un riordino più coraggioso degli incentivi per l'edilizia sostenibile: come quello di passare ad un meccanismo di erogazione diretta di spesa con un tetto annuale predeterminato, adottando criteri più selettivi e mirati di accesso alle agevolazioni, indicando una strada ragionevole per incentivare in modo finanziariamente sostenibile la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare, anche alla luce della direttiva europea 'casa green'.
E serve altresì evitare scelte estemporanee come quelle che penalizzano le aree terremotate, cambiando radicalmente prospettiva.
Alcune nostre proposte, proprio sulle aree terremotate sono volte a rendere omogenea la disciplina della ricostruzione per tutte le aree del paese. Ancora oggi infatti esistono differenze e discriminazioni territoriali inspiegabili che in presenza delle calamità naturali
non consentono a tutti i cittadini della repubblica di applicare le stesse norme. Mi riferisco in particolare ai 9 comuni colpiti dal terremoto di Santo Stefano il 26 dic del 2018 in Sicilia. Una diversità di trattamento inspiegabile di fronte a situazioni uguali per famiglie, cittadini
ed imprese. Ad oggi la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma di Santo Stefano procede con notevole ritardo. Soltanto un cittadino su tre si è avvalso della possibilità di attivare la procedura di ricostruzione. I dati non ammettono diverse interpretazioni, se non quella del sonoro fallimento. A distanza di 5 anni e mezzo dal sisma che ha messo in ginocchio Fleri e i comuni di Zafferana e Santa Venerina, Aci Sant'Antonio e Acireale e per porzioni meno significative Aci Catena, Trecastagni, Viagrande, Milo e Aci Bonaccorsi, il bilancio è magrissimo.
L'annunciata apposizione della fiducia da parte del governo è l'ennesimo NO alla nostra proposta di equiparazione che non
ci fermerà. A partire dal prossimo testo coerente con questa materia riproporremo gli emendamenti per chiedere giustizia ed equità per le popolazioni dell'Etna. Non ci fermeremo!". Lo ha detto Anthony Barbagallo, intervenendo in Aula sul dl superbonus.
Ascoltare amministrazioni locali, norma può essere inserita in dl super bonus
“Seguiamo con estrema attenzione quanto sta avvenendo nei campi Flegrei. Occorre ogni sforzo possibile innanzitutto affinché la comunicazione alla popolazione locale sia totalmente coordinata. Come sempre in questi casi, offriamo al Governo la totale disponibilità ad ogni tipo di collaborazione. Chiediamo che informi il Parlamento sull'accaduto e sulle opportune e necessarie misure che intende adottare a sostegno delle comunità locali. Chiediamo di ascoltare le richieste delle amministrazioni locali che conoscono i problemi di quel territorio meglio di chiunque altro. Se da un lato c’è un tema di gestione dell’emergenza, dall’altro c’è un enorme problema di prevenzione. A tal proposito avevo proposto con un emendamento al decreto campi flegrei, di immaginare uno strumento di intervento e di incentivi per la messa in sicurezza degli edifici privati. Proprio oggi alla Camera inizierà la discussione sul decreto superbonus. C’è dunque la possibilità di intervenire. Il Governo ci ascolti”. Così in una nota il deputato democratico, responsabile nazionale Sud del Pd, Marco Sarracino.
Ddl comprime libertà costituzionalmente garantite
I capigruppo di opposizione hanno scritto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per stigmatizzare l’accelerazione impressa dai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia sull’esame del ddl sicurezza e chiedere la convocazione di una capigruppo per riesaminare i tempi di approdo in aula di un provvedimento che “comprime libertà costituzionalmente garantite in particolare nel campo del diritto penale, del diritto dell’immigrazione e del diritto penitenziario”. La lettera - firmata da Chiara Braga, Francesco Silvestri, Matteo Richetti, Luana Zanella, Davide Faraone e Riccardo Magi - chiede che il presidente garantisca tempi adeguati di discussione “nel rispetto delle prerogative di tutti i gruppi, di tutte le deputate e di tutti i deputati, tanto di maggioranza quanto di opposizione”.
Ecco il testo integrale
Egregio Presidente,
il disegno di legge AC 1660 recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario” contiene numerose norme altamente complesse per l’impatto che possono determinare nel nostro ordinamento giuridico, anche per le limitazioni che possono esplicare su talune libertà fondamentali, in particolare nel campo del diritto penale, del diritto dell’immigrazione e del diritto penitenziario.
L’iter di esame del provvedimento seguito sino ad oggi è parso altamente lesivo di alcune fondamentali norme e procedure parlamentari, prima tra tutte quella stabilita dall’articolo 79 del Regolamento della Camera con riferimento alla necessità di un’adeguata istruttoria parlamentare.
Occorre infatti ricordare che tale provvedimento pur essendo stato approvato in Consiglio dei Ministri il 16 novembre 2023, è stato presentato alla Camera dei deputati solo il 22 gennaio del 2024, per essere infine assegnato alle Commissioni riunite I Affari Costituzionali e II Giustizia in sede Referente solo il 9 febbraio 2024. Bisognerà attendere il 27 febbraio perché sia iniziato l’esame in sede referente, seguito da un’unica ulteriore seduta il 28, e dalla necessità di indicare per i gruppi parlamentari i nominativi dei possibili auditi entro e non oltre la data perentoria del 29 di febbraio. A partire da tale ultima data il provvedimento è scomparso dall’ordine del giorno delle commissioni, ricomparendo solo il 7 maggio in sede di Conferenza dei Capigruppo quando il Governo ha deciso di chiedere l’esame in Aula del provvedimento già per il mese di maggio.
Giovedì 16 maggio, alle 18.00 circa, è arrivata una convocazione delle Commissioni riunite I e II relative alla giornata di venerdì 17 maggio, con l’inserimento senza alcun preavviso, alle ore 12.30 di un Ufficio di Presidenza delle due commissioni riunite, e a seguire lo svolgimento di audizioni relative all’AC 1660, violando tutti gli accordi in precedenza assunti dai gruppi nelle commissioni nel non fissare audizioni o uffici di presidenza al di fuori dei giorni d’Aula in considerazione dei numerosi impegni elettorali dei deputati nell’imminenza dello svolgimento delle elezioni europee.
Ancor più grave è stata poi l’inattesa e improvvida decisione assunta dalle Presidenze delle Commissioni I e II, e comunicata nell’ufficio di Presidenza di venerdì 17 maggio, di anticipare il termine di presentazione degli emendamenti, già concordato e fissato per la giornata di giovedì 23 maggio, di ben 48 ore, alla data di martedì 21 maggio, nonostante la ferma contestazione e le ripetute proteste di tutti i gruppi di opposizione.
È evidente infatti che a fronte di un iter formalmente lunghissimo, che è iniziato nel Consiglio dei Ministri lo scorso novembre, l’istruttoria del provvedimento in commissione è stata del tutto inadeguata e incompleta. Molti dei soggetti segnalati per le audizioni hanno dovuto rinunciare a causa dei tempi anticipati in modo imprevisto, e non sono ancora pervenuti alcuni dei contributi scritti da parte stessi auditi, molti dei quali stanno svolgendo le audizioni ancora nel pomeriggio dilunedì 20 maggio, del tutto a ridosso del termine fissato per la presentazione degli emendamenti. Occorre ricordare che le audizioni così organizzate smarriscono la loro importante funzione informativa, ossia quella di restituire ai parlamentari una fotografia efficace di tutti gli interessi in gioco su una specifica tematica in discussione in Parlamento, mettendoli così in grado di aiutare a compiere scelte più informate e bilanciate.
È altrettanto evidente che anche la fase di esame degli emendamenti – che rebus sic stantibus non potrà iniziare prima della serata del prossimo mercoledì o addirittura nella giornata di giovedì - sarà compressa e sacrificata in modo insostenibile, se restasse confermata per l’approdo in aula la data del 27 maggio prossimo.
Alla luce di quanto premesso, e ulteriormente stigmatizzando quanto sin qui avvenuto, Le chiediamo - in considerazione da un lato dell’estrema delicatezza del provvedimento sotto il profilo della possibile compressione di libertà costituzionalmente garantite, e dall’altro alla luce dell’assoluta inadeguatezza e incompletezza sia della fase istruttoria svolta siadell’ulteriore compressione dei tempi che verrà necessariamente operata per la fase di esame e votazione degli emendamenti qualora venisse confermata la data del 27 maggio - di convocare quanto prima una capigruppo al fine di riesaminare i tempi di approdo del provvedimento in Aula, così consentendo un’adeguata istruttoria nelle commissioni di merito, uno slittamento del termine attualmente previsto per la presentazione degli emendamenti, e una fase di esame e approvazione degli stessi conforme alle basilari norme e consuetudini parlamentari.
Ci auguriamo che per l’esame di questo disegno di legge così complesso e articolato, e per i futuri provvedimenti all’esame di questo ramo del Parlamento, Lei sappia garantire un’efficace istruttoria legislativa, e tempi adeguati di esame degli emendamenti, nel rispetto delle prerogative di tutti i gruppi, di tutte le deputate e di tutti i deputati, tanto di maggioranza quanto di opposizione.
On Chiara Braga, On. Francesco Silvestri, On. Matteo Richetti, On. Luana Zanella, On. Davide Faraone, On Riccardo Magi
“I fatti di cronaca parlano chiaro, la situazione della sicurezza non è migliorata con il governo Meloni che in questo anno e mezzo ha saputo fare solo annunci e false promesse. Oggi la maggioranza è in difficoltà e lo dimostra la fretta che vorrebbe imporre sul ddl sicurezza che è rimasto congelato da novembre scorso, quando è stato approvato in Cdm e che adesso vorrebbero approvare con urgenza. Sono passati sei mesi e, guarda caso a poche settimane dalle europee, lo ritirano fuori perché serve alla propaganda della campagna elettorale. Non accetteremo ulteriori strappi e forzature regolamentari, chiediamo che il parlamento possa discutere nel merito” così il deputato democratico componente dell’ufficio di presidenza del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Casu, ai microfoni di tg Parlamento.
“L’iter del decreto Superbonus, domani in Aula alla Camera, dimostra plasticamente che il governo Meloni è incapace e cerca goffamente, dopo più di due anni e mezzo in carica, di scaricare il peso dei suoi errori sulle opposizioni, ma anche su imprese, banche e risparmi delle famiglie, mettendo in serio pericolo un settore trainante per il Pil del Paese. Con l’aggravante di omettere costantemente dallo story telling di Palazzo Chigi, sia che la misura, oggi demonizzata, è stata sempre sostenuta da due dei tre partiti che oggi formano la maggioranza e sia che i conti sono andati fuori controllo per le loro scelte di questi due anni”. Così il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
“Il governo - ha aggiunto Merola - preoccupato per la tenuta della maggioranza, che ha manifestato più di un mal di pancia per questo decreto, ha annunciato che ricorrerà all’ennesima fiducia, evitando così di discutere meno di 30 emendamenti delle opposizioni e comprimendo, senza una reale giustificazione, il confronto democratico. Noi abbiamo chiesto che venga mantenuta la cessione del credito e lo sconto in fattura per le aree colpite da calamità, per il Terzo settore e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Inoltre, chiediamo che venga mantenuta l’aliquota per le ristrutturazioni al 36 per cento e non al 30 per cento come vorrebbe il governo. Riducendo gli emendamenti presentati abbiamo creato tutte le premesse per un giusto confronto tra maggioranza e opposizione. Il governo rinunci a contingentare i tempi in commissione e a ricorrere alla fiducia in Aula”.
“Non accettiamo il nuovo tentativo della maggioranza di strozzare il dibattito parlamentare sul ddl sicurezza nelle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Quel provvedimento è stato approvato in Cdm a novembre scorso, è arrivato in parlamento a febbraio e da allora non è mai stato incluso tra le priorità della maggioranza”. Così in una nota la capogruppo democratica alla camera, Chiara Braga, che sottolinea: “dopo 6 mesi di stallo adesso si svegliano e vogliono stravolgere il calendario dei lavori parlamentari per chiudere tutto in 5 giorni e mandare il testo in aula il 27 maggio, guarda caso a dieci giorni dalle elezioni. Il Parlamento- sottolinea Braga- non può sottostare alla dittatura della maggioranza e piegarsi alle sue esigenze elettorali. Sulla sicurezza - conclude - il governo è in evidente difficoltà e vorrebbe utilizzare questa mossa per prendere in giro ancora una volta gli elettori. Non permetteremo questo ennesimo strappo istituzionale che risponde solo a un’esigenza di vuota propaganda della destra.”
“Non è un cambio di passo, ma almeno su alcune questioni il governo con il Decreto Agricoltura arriva a proporre misure che da due anni, dentro e fuori il Parlamento, il gruppo Pd della commissione Agricoltura della Camera ha sostenuto. Gli agricoltori e i pescatori non possono essere lasciati soli nella gestione della complessa fase della transizione ecologica perché ne devono essere protagonisti per rispondere agli interessi generali del Paese. Ci hanno costretti, in forza dei numeri, ad una attività parlamentare su provvedimenti bluff e propagandistici. Ora c’è sostanza per discutere e trovare le giuste soluzioni. Lo faremo con responsabilità evitando le fughe in avanti come più volte ha provato a fare il governo”.
Così Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
“Anche sul fotovoltaico - aggiunge - servono posizioni equilibrate che non impegnino terreni produttivi ma al tempo occorre l’energia rinnovabile per affrontare la crisi energetica. Così come da tempo sosteniamo che non basta fare dei commissari per risolvere i problemi se non si ha una visione alla quale approdare. Il governo ha vissuto finora alla giornata ed invece servono strategie di medio e lungo periodo lontane da mancette senza senso che durano lo spazio di una notte. Con i nostri emendamenti - conclude - proveremo a migliorare il decreto e a dare risposte concrete”.
“Il nostro giudizio sul comportamento del governo sul ddl Cybersicurezza non può che essere molto negativo. Primo perché per rafforzare le capacità difensive dell'Italia contro gli attacchi informatici il governo non stanzia nemmeno un euro dal bilancio dello Stato e stabilisce molti obblighi per Enti Locali e aziende, prevedendo multe salatissime. È una scelta assurda per un obiettivo così strategico. Abbiamo provato fin da subito a far aprire i cordoni della borsa ma abbiamo sempre trovato un muro di gomma. Siamo molto stupiti che una figura di primissimo piano come il sottosegretario Mantovano non abbia usato il suo peso politico per fare l'unica cosa utile al Mef, cioè mettere i soldi. Secondo, siamo molto critici per come il governo si è comportato con l'opposizione. Una legge come questa avrebbe potuto essere un terreno di collaborazione nell'interesse collettivo e su un obiettivo condiviso. Sembrava possibile all'inizio dell'iter alla Camera. Peccato che poi il governo abbia dimostrato ancora una volta che 'il lupo perde il pelo ma non il vizio' e ha trasformato una legge importante nell'ennesimo spot elettorale a favore delle telecamere del prossimo G7 e delle elezioni. Emendamenti dell'opposizione approvati all'unanimità in commissione sono stati bocciati in Aula, disponibilità data e poi negata sulla possibile riformulazione di alcuni testi. La solita logica emergenziale usata per tagliare i tempi. Ci siamo trovati di fronte a un governo che non si è fatto scrupolo di travolgere il percorso democratico parlamentare. Un governo che non risponde nemmeno di se stesso. Questo è il punto reale, un governo che non è in grado nemmeno di aprire un’interlocuzione seria con l'opposizione e lo fa solo per propaganda”. Lo ha detto in Aula alla Camera, il deputato dem Matteo Mauri, vicepresidente della commissione Affari costituzionali, annunciando il voto di astensione del Gruppo Pd al ddl sulla cybersicurezza.
“In Italia – ha concluso Mauri – c’è il G7 e uno degli argomenti principali sarà la cybersicurezza e il poter dire ‘il governo Meloni per la prima volta ha messo mano al tema della cybersicurezza’ ma non è vero niente, non nasce sempre tutto con voi. Voi avete fatto solo il minimo sindacale, la verità è che si perde una grande occasione perché non avete stanziato le risorse necessarie. Voi pretendete che soggetti che fino a ieri non avevano fatto niente e a cui non era stato chiesto di fare niente da domani mattina siano i campioni della cybericurezza a costo zero. Questa è inaccettabile. Ma noi ci teniamo al Paese e cerchiamo di essere responsabili e vogliamo dare un segnale positivo e di disponibilità, però questo segnale non può continuamente cadere nel vuoto. E dopo le forzature sull’Autonomia, speriamo queste parole possano far riflettere in maniera più attenta chi, al governo, ha veramente il potere di decidere le cose”.
“Abbiamo presentato una proposta di legge a mia prima firma per l’istituzione di una commissione d’inchiesta per la tutela dei consumatori”. Lo ha detto Piero De Luca della presidenza del gruppo Pd alla Camera, nel corso della conferenza stampa a Montecitorio su telemarketing e tutela dei consumatori.
“La Commissione parlamentare, già istituita anche nella precedente legislatura - ha spiegato Piero De Luca - avrà compiti di indirizzo e di controllo in materia di salvaguardia dei diritti riconosciuti al consumatore e all'utente.
Oggi i consumatori sono esposti a nuovi rischi in merito alla qualità e alla sicurezza dei prodotti o dei servizi acquistati, nonché a un gran numero di proposte dei cui contenuti è difficile appurare la veridicità o la correttezza. Una commissione parlamentare d’inchiesta sul tema è assolutamente necessaria”.
Serracchiani, Dem presenteranno emendamento soppressivo a norma Costa su accessi banche dati
“L’emendamento Costa che è stato approvato con il parere positivo del governo è un grimaldello per controllare dal buco della serratura le indagini delle procure” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, ai microfoni di Radio radicale commenta la norma approvata nell’ambito della discussione in commissione giustizia alla Camera del ddl cybersicurezza. “La necessità di un provvedimento sulla cyber sicurezza – aggiunge la democratica - non giustifica interventi di controllo degli ispettori del ministero sugli accessi alle banche dati presso gli uffici giudiziari. Siamo di fronte all’ennesimo intervento teso a minare l’indipendenza della magistratura. Il controllo degli ispettori del ministero così previsto sugli accessi alle banche dati da parte degli organi giudiziari, va oltre il limite del rispetto e della leale collaborazione tra le istituzioni ”.
“Il Partito Democratico vuole contribuire a rafforzare la cybersicurezza nazionale ma il ddl presentato dal governo è una scatola vuota, senza fondi e senza finanziamenti, che richiede alle amministrazioni e alle aziende di fare tutto da sole. Il risultato finale è che nessuno farà nulla”. Lo dichiara Matteo Mauri vicepresidente della commissione Affari Costituzionali alla Camera intervistato da CyberSicurityItalia.
“Se il ddl cybersicurezza deve essere approvato senza coperture – ha aggiunto Mauri - il governo deve spiegare anche come si possano pagare le figure professionali dei referenti di CyberSicurity senza poterle prendere fuori l'Amministrazione attingendo al mercato. Il ddl non finanzia la necessaria formazione continua del personale addetto alla cybersicurezza”.