“Non c’è nulla di più paradossale, per questo Governo, che venire oggi qui a chiedere la fiducia su un provvedimento come questo dopo tre anni di poche idee, ben confuse. Questo decreto non cambia assolutamente nulla in questo quadro drammatico. È una scatola vuota: zero per i lavoratori, zero per le bonifiche e la tutela della salute, zero per la sicurezza e la manutenzione, zero per la diversificazione dell’economia del territorio. Come a dire: ‘c’è l’acciaio e tanto basta. Transizione o no, di questo dovete vivere o, ahi noi, morire’. C’è un’unica soluzione, e lo sa benissimo anche la maggioranza, per risolvere la questione: accompagnare direttamente, attraverso le articolazioni dello Stato e con soldi pubblici, il processo di transizione dell’ex Ilva. O è lo Stato ad assicurare il diritto alla salute e la tutela dell’ambiente oppure nessuno saprà dare le stesse garanzie. Solo dopo, quando avremo una fabbrica in grado di produrre in modo ambientalmente ed economicamente sostenibile, si potrà parlare di cessione. Non prima”.
Così il capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo sulla fiducia al decreto ex Ilva.
“La destra ha deciso che il “Fondo Tamburi” deve chiudere. Punto. Non si può spiegare altrimenti la bocciatura dei miei emendamenti all'ultimo decreto “ex Ilva” che cercavano di mantenere il fondo attivo per quest’anno e gli anni a venire.”
Così Ubaldo Pagano, deputato PD, Capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio, commenta il respingimento di due emendamenti presentati dal gruppo democratico del Senato per modificare la normativa del cd. “Fondo Tamburi” e chiederne il rifinanziamento.
“Una delle due proposte era peraltro a costo zero. Non sarebbe costato nemmeno un euro in più, eppure lo hanno respinto ugualmente” - continua Pagano, riferendosi all’emendamento che consentiva di ottenere l’indennizzo anche per chi avesse ottenuto un titolo risarcitorio nei confronti della società Acciaierie d’Italia S.p.A. in A.S., e non solo a carico di ILVA S.p.A., considerato il recente orientamento del Tribunale di Milano, secondo il quale la responsabilità derivante dalla gestione dell’impianto ex Ilva ricade, dal 2018, esclusivamente su Acciaierie d’Italia spa in A.S.. Una modifica necessaria secondo il deputato pugliese, senza la quale gli aventi diritto non potrebbero più chiedere l’accesso al fondo e dunque l’indennizzo.
“Che cos’è questo, se non accanimento verso Taranto e quei tarantini che più di tutti hanno sofferto la presenza tossica dell’acciaieria? Negli ultimi due anni - conclude il dem - il Governo Meloni e la maggioranza hanno provato prima a tagliare le risorse per gli indennizzi ai residenti del Tamburi e ora decidono che quel fondo deve chiudere e basta. È una vergogna assoluta.”
“Il Ministro Urso freni gli entusiasmi che, rispetto alla situazione generale che circonda il dossier ex Ilva, risultano inopportuni, se non completamente fuori luogo. A partire dal fatto che si tratta di un atto che, ricordiamolo, autorizza la produzione di 6 milioni di tonnellate annue con il ciclo integrale per i prossimi 12 anni.”
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese e Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“Innanzitutto l’approvazione dell’AIA smentisce tutti coloro che insistevano nel dire che l’accordo di programma era indispensabile per dare il via libera all’autorizzazione stessa. I fatti hanno dimostrato che il Governo, grazie a norme adottate ad hoc, è riuscito a sfondare le resistenze degli enti territoriali e ad approvare comunque l’AIA con il sostanziale parere positivo dell’Istituto Superiore di Sanità.”
“Ora – continua Pagano – invece che festeggiare anzitempo, il Ministro deve spiegarci dove troverà il miliardo di euro che serve per attuare tutte le prescrizioni. Se saranno soldi pubblici oppure se ha incontrato la disponibilità di un eventuale acquirente a coprire quei costi. Perché, in mancanza di questi chiarimenti, rischiamo di essere di fronte ad un fuoco di paglia che peraltro aggrava il peso ambientale su Taranto. Adesso, in ogni caso, la palla passa ad Urso e al Governo Meloni. Hanno preso un impegno formale con Taranto e, di conseguenza, devono garantire la decarbonizzazione completa dello stabilimento nel tempo minore possibile e senza gravare sull’ambiente e sulla salute dei tarantini, garantendo al contempo mezzi e risorse per diversificare l’economia dell’area jonica. Siamo fiduciosi che il Ministro saprà mantenere questo impegno. Perché, altrimenti, passerà alla storia come il più grande illusionista della politica italiana.”
“L’emendamento presentato dal senatore Pogliese, di Fratelli d’Italia, relatore del decreto Ex Ilva, è una pugnalata, l’ennesima, ai diritti dei lavoratori, a Taranto e in tutto il Paese. È assolutamente inaccettabile e va immediatamente ritirato.» Così l’On. Ubaldo Pagano, deputato del Partito Democratico e Capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“La proposta di Poglisi ha un solo intento: punire chi lavora. Secondo quell’emendamento, infatti, un magistrato potrebbe intervenire solo in presenza di salari gravemente inadeguati. Come se l’inadeguatezza rispetto ai principi della nostra Costituzione non bastasse. È un tentativo di spostare l’asticella sempre più in basso, legittimando il lavoro povero.”
“Chi lavora nell’acciaio, in condizioni già difficili, si vedrebbe negata persino la possibilità di recuperare i propri crediti retributivi nei confronti del datore di lavoro, ossia ciò che semplicemente gli spetta di diritto. È una forzatura ideologica che rivela la vera faccia della destra: niente salario minimo, sì ai salari compressi, e un modello industriale che scarica le crisi sulle persone e sui territori. Se tutto questo è inaccettabile in generale, calato nel contesto di Taranto diventa un vero e proprio attentato alla dignità delle persone.”
“Per tre anni il Ministro Urso ha fatto credere a tutti di avere la situazione completamente sotto controllo, che il dossier dell’ex Ilva era al sicuro. Da una settimana a questa parte, invece, lancia ultimatum agli enti locali, paventando riunioni no-stop per chiudere la questione. Un atteggiamento assolutamente inaccettabile per chiunque abbia rispetto di questa comunità.”
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“Quello di Urso non è un tentativo di conciliazione in una situazione delicatissima sotto ogni punto di vista, ma un ricatto a danno di cittadini e lavoratori: o fate come dico io oppure la fabbrica chiude. Ma l’aspetto più intollerabile è che la proposta iniziale sua e del Governo fa acqua da tutte le parti: non si sa chi metterà le risorse per la decarbonizzazione, né quante ne occorreranno; non si dice che fine faranno i lavoratori in esubero a causa della transizione, né se lo Stato metterà in campo iniziative di sostegno. Insomma, se siamo arrivati a questo punto è perché un Ministro, fino a poche settimane fa, ha creduto di poter fare tutto da solo, ignorando cittadini, lavoratori e loro rappresentanti. E oggi quello stesso Ministro, incassato il fallimento, mette un’intera comunità spalle al muro. Invece delle minacce, il Ministro provi a dare qualche certezza sul futuro ambientale e lavorativo di Taranto, perché nessuno è disposto ad accettare un salto nel vuoto solo perché il Governo gli mette il coltello alla gola.”
“Un’altra vergognosa presa in giro: ecco come finiscono gli accorati appelli del Ministro Urso all’unità e alla collaborazione.”
Così, in una nota congiunta, i deputati pugliesi del Partito Democratico Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra.
“La scorsa settimana, su input del presidente della Regione Puglia, del Presidente della Provincia di Taranto e del Sindaco, avevamo richiesto formalmente al Presidente della Commissione Attività produttive Gusmeroli l’audizione di tutti gli enti territoriali coinvolti nell’accordo di programma per il rilancio dell’ex Ilva. Qualche minuto fa ci hanno comunicato che quella richiesta, accettata in un primo momento, è stata rispedita al mittente, senza spiegazioni valide, senza un motivo valido. Non è difficile immaginare che dietro questo retrofront ci sia ancora una volta il Ministro delle Imprese, che davanti ai microfoni finge di prodigarsi per mettere d’accordo interessi nazionali e comunità territoriali ma poi, ogni volta che se ne presenta l’occasione, sabota qualsiasi tentativo di avviare un dialogo.”
“Quell’ipotesi di accordo - continuano i dem - presenta una serie di criticità rilevanti dal punto di vista ambientale e occupazionale. Davanti a tutte queste incertezze è impossibile, a quanto pare, aprire un confronto in Parlamento con gli enti territoriali, su cui quotidianamente vengono fatte pressioni per chiudere l’Accordo. Perché Urso, perché?
“Sembra quasi che lo faccia apposta: quando c’è da assumere una decisione importante, il Ministro Urso non riesce a resistere alla tentazione di optare per la più controversa delle soluzioni. Se, come pare emergere in queste ore, dovesse trovare conferma l’ipotesi della nomina di Gianmaria Sparma a consulente del Ministro, saremmo difronte all’ennesima scelta incomprensibile fatta da Urso, evidentemente molto più interessato a trovare un posto ai suoi amici che a risolvere la questione.”
Così Ubaldo Pagano e Stefano Vaccari, deputati del Partito Democratico, rispettivamente Capogruppo in Commissione Bilancio e Segretario di Presidenza della Camera.
“Non si comprende quali competenze o talenti particolari possa vantare Sparma per assumere un ruolo così decisivo in una fase così delicata, come quella che coinvolge ad esempio l’ex Ilva, visto che l’ex Assessore ed ex dirigente generale della Regione siciliana è noto alle cronache perlopiù per la condanna a 18 mesi per corruzione nell'inchiesta sull'ente di formazione "Ciapi". Incapace di sciogliere i tanti nodi dei dossier sul suo tavolo – concludono i dem – Urso sta trasformando il MIMIT in un centro di riabilitazione. Ma così facendo tradisce il suo mandato e condanna definitivamente tutte le comunità interessate a finire nel dimenticatoio. Una fine che non possiamo tollerare.”
“Il Ministro Urso continua a manifestare tutti i sintomi di una pericolosissima allergia alla trasparenza, ribadendo che ciò che sta avvenendo sul rinnovo dell’Aia per l’ex Ilva è affar suo e di nessun altro. La richiesta della portavoce della Commissione Ue non è affatto inopportuna. Piuttosto è il modo di fare del Ministro a confermarsi incompatibile con la democrazia.”
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese del PD e Capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“Esattamente come avvenuto con la mia richiesta di accesso agli atti - aggiunge - il Governo fa muro ai cittadini, ai territori e ai rappresentanti istituzionali. Un atteggiamento gravissimo che non fa altro che rafforzare i sospetti su una gestione opaca dei procedimenti in corso. E allora, invece che scandalizzarsi per richieste assolutamente legittime, il Ministro condivida con tutti i soggetti interessati le informazioni sull’autorizzazione ambientale. Perché lì dentro, e non nelle rassicurazioni del Ministro Urso, ci sono le garanzie per la tutela dell’ambiente e della salute dei tarantini”.
“Ciò che dispiace davvero, o forse preoccupa maggiormente, è che il ministro delle Imprese e del Made in Italy si sia affrettato a contestare le mie affermazioni senza nemmeno prima confrontarsi con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a cui, come lo stesso Mimit segnala nella nota, ho personalmente inviato la richiesta di accesso agli atti, proprio perché di sua stretta competenza”.
Così Ubaldo Pagano deputato del Partito Democratico, in risposta alla nota di smentita del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Oltre a negare l’evidenza, darmi del bugiardo e impartire inutili lezioni - aggiunge - il ministro Urso ha dato piena dimostrazione di quanto ho voluto denunciare: la sua prima preoccupazione non è salvaguardare Taranto, promuovere la decarbonizzazione dell’acciaieria e tutelare i lavoratori, ma utilizzare il dossier dell'ex Ilva per fare campagna elettorale. Un modo assolutamente disgustoso di gestire questa dolorosa questione perché, ancora una volta, si ricatta un’intera comunità obbligandola a scegliere tra lavoro e salute. Il fatto, poi, che il ministro Urso si sia sentito tirato in ballo dalle mie parole malgrado io abbia chiaramente addossato le responsabilità del diniego non a lui ma al governo di cui fa parte - conclude Pagano - dimostra solo tutto il suo imbarazzo nell’essere stato colto in fallo”.
“Il rifiuto alla mia legittima richiesta di accesso agli atti relativi al procedimento di rilascio dell’AIA e alla complessa partita della cessione degli impianti ex Ilva non è soltanto un atto di opacità istituzionale, ma un gesto grave e strumentale, finalizzato a mantenere un controllo politico assoluto sulla vicenda. Il Governo Meloni, e in particolare il Ministro Urso, stanno trasformando un tema delicatissimo – che riguarda salute pubblica, ambiente, lavoro e futuro industriale del Paese – in uno strumento di gestione elettorale e di ricatto.”
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, Capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio, a seguito del diniego ministeriale all’accesso agli atti richiesto dallo stesso parlamentare.
“Non è tollerabile che un Governo si comporti come se le procedure amministrative e ambientali in corso fossero un affare privato. L’accesso agli atti è un diritto previsto dalla legge, ancor più se richiesto da un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni ispettive e di controllo. Il diniego non è solo un segno di debolezza, ma la prova evidente che hanno qualcosa da nascondere.”
“Il Ministro Urso – prosegue Pagano – sta gestendo la crisi dell’ex Ilva come fosse un terreno di caccia elettorale. Procedimenti fondamentali per la tutela dell’ambiente, come l’AIA, o per il rilancio industriale, come la cessione degli impianti, vengono portati avanti in modo fumoso, senza trasparenza né coinvolgimento del territorio. E chi prova a chiedere conto, come ho fatto io, viene trattato come un intralcio. Questo è inaccettabile.”
“Se, come dice Urso, si tratta di procedimenti di natura squisitamente tecnica, allora aspettare il vincitore del ballottaggio non aggiunge, né toglie nulla agli esiti dell’AIA e della cessione. Ecco perché il silenzio del Ministro è in realtà un ricatto bello e buono, la solita trappola tesa ai tarantini: “se non votate per il nostro candidato, il banco salterà”, con tutte le conseguenze disastrose che ne deriverebbero in termini sociali e ambientali."
La Regione Puglia è un interlocutore formale del Ministero del Made in Italy in questa fase di definizione delle procedure ambientali relative all’impianto ex Ilva. Nei giorni scorsi il Presidente Emiliano ci ha informato circa la proposta del Governo relativa ad un Accordo di Programma che definisca le basi programmatiche del futuro dell’acciaieria. La proposta è estremamente delicata, dal momento che il Governo chiede di recepire, all’interno dell’Accordo di Programma, alcune previsioni che verrebbero poi poste a base della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale. La possibilità che la produzione possa proseguire a ciclo integrato per un lasso di tempo incompatibile con il livello inquinante della fabbrica ci vede fermamente contrari. Solo quando sarà chiarito il percorso di decarbonizzazione totale, con lo spegnimento dell’area a caldo, sarà possibile esprimersi sulla proposta del Governo. Resta inteso, come peraltro chiarito da Emiliano, che qualsiasi decisione sarà oggetto di una condivisione tra tutte le forze politiche e sindacali che in questi anni hanno condotto la battaglia sul territorio per assicurare che il binomio salute/lavoro fosse non un semplice auspicio ma una realtà.”
Così, in una nota congiunta, i deputati pugliesi del Partito Democratico, Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra.
“Il ministro Urso continua a non rispondere alle domande che il Pd gli rivolge sullo stato dell'ex Ilva di Taranto. Non dà certezze, né strategie sul futuro dell'acciaieria in Italia e si dimentica dell'obiettivo della decarbonizzazione nonostante le risorse individuate e i progetti avviati nell'ambito del Pnrr”. Lo dice il deputato Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Commissione Attività produttive, intervenendo al question time alla Camera sullo stato dell'ex Ilva.
“La situazione dell'ex Ilva di Taranto – sottolinea l'esponente dem - è estremamente preoccupante: la produzione è ai minimi storici, le misure adottate in favore dell'indotto sono risultate insufficienti e, sotto il profilo occupazionale, la situazione è di assoluta incertezza. Dopo l'attacco alla magistratura di Taranto, il ministro Urso viene smentito anche sull'incendio all'altoforno 1 del 7 maggio”. “Mentre le Acciaierie d'Italia comunicano alle parti sociali la richiesta di raddoppiare i lavoratori in Cigs, gli stessi che oggi hanno scioperato per 4 ore, Urso si comporta come se non fosse ministro da tre anni e non fornisce alcuna soluzione”, conclude Peluffo.
“Se la produzione nazionale d'acciaio è importante, è necessario che il governo nazionalizzi l'ex Ilva per il tempo necessario a fare le bonifiche, le manutenzioni necessarie e, soprattutto, concludere il processo di decarbonizzazione dell'impianto. Il ministro Urso, invece, continua a spostare il problema, non risponde mai nel merito e finge di non accorgersi che è in carica da tre anni”. Lo dice il deputato Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in Commissione Bilancio, in replica al ministro Urso durante il question time alla Camera sullo stato dell'acciaieria ex Ilva.
“Siamo arrivati al momento della verità sullo stato dell'ex Ilva”, sottolinea l'esponente dem. Dopo due anni e mezzo di sottovalutazione dei problemi, trattative occultate e ridicolizzazione dei gravi danni ambientali, oggi il governo ci riporta al punto di partenza. Il ministro Urso si è accorto dello stato disastroso dell'ex Ilva solo lo scorso 7 maggio quando un incendio drammatico all'altoforno 1 ha rischiato di creare un'ecatombe”. “L'altoforno 1 era ancora acceso nonostante gli stessi gestori dell'impianto ne avevano annunciato lo spegnimento e la sua sostituzione con l'altoforno 2. Quest'ultimo è ancora spento e l'altoforno 1 è collassato. Oggi, l'acquirente dell'ex Ilva sta scappando, manca ancora il via libera dell'AIA e sono aperte 477 prescrizioni ambientali e circa 700 adempimenti complessivi per la messa in regola dell'impianto in termini di produzione sostenibile. Costo totale: un miliardo. Chi paga?”, conclude Pagano.
“Nuova rimodulazione del PNRR e nuova batosta per il Sud e per Taranto. Altro che rilancio, il Governo Meloni è la condanna definitiva per questa città e per questa terra.” Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico e Capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“Se le voci che circolano dovessero essere confermate dai fatti, saremmo davanti a una vera e propria congiura contro Taranto. Non è sufficiente lo stato di vergognosa incertezza dell’ex Ilva, ora - a quanto pare - ci si dovrà anche preparare a perdere i finanziamenti PNRR per la linea ferroviaria Taranto-Battipaglia. L’ennesima ingiustificata legnata a questa comunità che, evidentemente, per questa destra rappresenta una terra sacrificabile sotto ogni punto di vista e in ogni ambito. Con quale faccia - conclude Pagano - vengono a sfilare ogni domenica per la campagna elettorale, mentre in settimana smantellano pezzo dopo pezzo i progetti che avevamo finanziato per il rilancio di Taranto. Dai parlamentari ai ministri, questa gente non conosce vergogna.”
“La situazione dell’acciaieria è al collasso sotto ogni punto di vista. L'incidente della scorsa settimana non racconta nulla di nuovo, ma conferma ciò che diciamo da anni: la fabbrica cade a pezzi e ha bisogno di investimenti ingenti. Risorse che nessuno, al di fuori dello Stato, sarà disposto a mettere sul piatto. Taranto non può diventare la nuova Bagnoli, né possiamo rischiare che il nuovo acquirente segua l’esempio di Arcelor Mittal, sfruttando l’acciaieria finché fa comodo senza apportare il minimo miglioramento agli impianti e alla vita della comunità. Come diciamo da tempo, l’ex Ilva deve tornare nel pieno controllo del pubblico. Deve essere lo Stato a dare tutte quelle garanzie, in termini di decarbonizzazione totale e tutela dei lavoratori, che nessun altro potrebbe fornire in questa fase critica per la fabbrica. Ci aspettiamo che il ministro Urso faccia prima o poi qualcosa di concreto per questo dossier. Finora, purtroppo, come dimostra l’episodio dell’incendio, abbiamo ascoltato solo promesse e propaganda. A cui si aggiunge una fascistoide minaccia alla Procura di Taranto su cui maldestramente sta provando a far ricadere la responsabilità del fallimento della strategia governativa. Insomma, nulla di utile né per il presente, né per il futuro dell’ex Ilva".
Così i capigruppo democratici in commissione Bilancio e in commissione Attività produttive alla Camera, Ubaldo Pagano e Vinicio Peluffo.