02/12/2025 - 16:27

“Quanto accaduto al liceo Giulio Cesare, a Roma, con l’ignobile elenco di ragazze da stuprare, ci ricorda in modo drammatico l’urgenza di intervenire con decisione. E invece il provvedimento presentato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito rappresenta, di fatto, la tomba della possibilità di costruire strumenti primari di contrasto alla violenza contro le donne. Una piaga sociale che continua a dilaniare il nostro Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, senza contare la violenza sommersa, quella che non arriva a denuncia, e quella che purtroppo emerge sempre più spesso anche tra le giovani generazioni. Ce lo dicono l’abbassamento dell’età delle vittime e degli autori di femminicidio, e ce lo confermano i tragici esempi di cronaca di questi giorni.” Così in aula la Deputata del Partito Democratico, Sara Ferrari, che aggiunge: “Di fronte a tutto questo, è ancora più grave che sia proprio il Ministero dell’Istruzione a muoversi nella direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove già venti Stati hanno introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Qui, invece, si creano ostacoli e si frappongono zeppe al percorso che dovrebbe portare l’Italia verso quella stessa direzione. Non è chiaro il perché, se non ipotizzando la volontà di compiacere una piccola minoranza portatrice di un fondamentalismo ideologico che pare imprescindibile per gli equilibri della maggioranza, ignorando così la stragrande maggioranza delle richieste che arrivano dalle scuole e dalle famiglie. Sono adulti che chiedono aiuto perché i loro figli non siano lasciati in balia dell’’educazione’ dei social e del web, ma possano esercitare il pieno diritto a una formazione adeguata all’affettività e alla sessualità.” Infine, la deputata del Partito Democratico ricorda che, perfino l’Assemblea dei Vescovi italiani il 25 ottobre scorso, ha invitato le Chiese ad avviare e “coordinare nuovi percorsi di formazione alle relazioni, alla corporeità, all’affettività e alla sessualità, tenendo conto anche dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, in particolare per preadolescenti, adolescenti, giovani e i loro educatori”. “Dunque - osserva Ferrari - mentre il Ministro Valditara impedisce alle scuole italiane di attivare questi percorsi, lasciandoli ‘appesi’ come i 600 milioni di euro di tagli all’istruzione previsti in bilancio, questi corsi vengono invece promossi dalle Chiese. È legittimo allora domandarsi allora se il Governo voglia abdicare ad un dovere educativo cui suppliranno paradossalmente invece i luoghi di culto”.

 

25/11/2025 - 17:13

In Aula alla Camera, la capogruppo democratica Chiara Braga ha chiesto alla ministra Roccella di chiarire il motivo dell’interruzione del percorso comune e condiviso sulle leggi sul consenso in materia di violenza sessuale e sull’introduzione del reato di femminicidio. Braga ha ricordato alla ministra le parole da lei stessa pronunciate appena ieri, intervenendo a un convegno alla Camera, quando aveva dichiarato: “io conto sul fatto che anche le nuove leggi che stiamo portando in aula il 25 novembre, cioè la legge sul reato di femminicidio e la legge sul consenso abbiano anche queste l'unanimità”. “Ministra, ci spieghi cosa è successo” — ha sottolineato Braga — “perché quel percorso si è interrotto, non possiamo credere che la Presidente Meloni sia stata sfiduciata dalla sua maggioranza su un tema così importante per tutte le donne.” Braga ha infine contestato il silenzio della ministra Roccella, che continua a non intervenire nonostante le richieste delle opposizioni, forse incapace di spiegare una situazione che appare inspiegabile. La bocciatura della richiesta delle opposizioni di fare chiarezza rende il tutto ancora più grave.

 

25/11/2025 - 14:29

La violenza contro le donne continua a essere un’emergenza: nei primi mesi del 2025, sulla base dei dati di alcune associazioni, si contano 70 femminicidi. Numeri che ci ricordano quanto sia urgente intervenire, oltreche' con modifiche del codice penale, con un cambiamento profondo della nostra cultura.

Il Parlamento, oltre ad aver definito giuridicamente il femminicidio, ha compiuto un passo storico con il voto unanime che inserisce finalmente nel nostro ordinamento il principio che senza consenso è stupro.

Una legge attesa, che mette al centro la volontà della donna e allinea l’Italia alla Convenzione di Istanbul, evitando che nei processi si giudichino ancora comportamento, abbigliamento o resistenza delle vittime.

È un risultato frutto di un lavoro condiviso e trasversale, che oggi rappresenta un punto fermo. Ma non basta. Per prevenire davvero la violenza servono educazione sessuo-affettiva, formazione degli operatori e sostegno concreto alle vittime. Educare non è un’opzione: è la condizione per costruire una società più giusta e la cultura del rispetto.

 

25/11/2025 - 14:25

“Subito investimenti e Piano Nazionale per l'Educazione affettivo-sessuale nelle scuole”

Il Partito Democratico voterà convintamente a favore dell'introduzione del reato specifico di femminicidio, riconoscendo finalmente la natura odiosa e strutturale di questo crimine. È un segnale potente e un atto dovuto alle famiglie delle vittime che si sono sentite dire per anni che la loro tragedia era una questione privata. Lo Stato c’è e riconosce che uccidere una donna in quanto donna affonda le radici in un terreno specifico.
Tuttavia, non usiamo questa legge per pulirci la coscienza: la repressione, da sola, non fermerà i femminicidi. Riconoscere che il fenomeno è strutturale significa affrontarlo culturalmente, e per farlo bisogna colmare tre vuoti. Servono subito dati aggiornati e banche dati che comunichino tra loro per valutare l'efficacia delle misure; servono risorse certe e ingenti per i centri antiviolenza e per la rete di protezione. Ma soprattutto, serve il coraggio di agire sulla ‘sedimentazione millenaria’ del patriarcato, come riconosciuto anche da questo Governo. La radice si estirpa a scuola: è indispensabile introdurre un Piano Nazionale per l’Educazione all’Affettività e alla Sessualità, l'unico strumento in grado di dare ai nostri giovani gli strumenti per gestire il desiderio, il rispetto e il consenso, sottraendoli ai modelli tossici e alla confusione tra pornografia e realtà. La repressione punisce il colpevole; la cultura salva la vittima. Lavoriamo insieme sulla cultura, o questa legge sarà solo un monumento funebre.
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico, Rachele Scarpa, durante la discussione in Aula sul provvedimento.

 

25/11/2025 - 14:23

"Bene che oggi il Parlamento approvi due leggi che modificano il codice penale sul tema della violenza alle donne, ma bisogna agire anche sulla prevenzione". Lo dice la deputata Sara Ferrari, capogruppo del PD in commissione bicamerale sul femminicidio e la violenza. "Mentre oggi la Camera vota il reato di femminicidio, il Senato approva definitivamente la legge sul consenso nei rapporti sessuali, che ci avvicina finalmente ai Paesi europei più avanzati e promuove il rispetto per la volontà delle donne, che va insegnato fin da piccoli, per costruire rapporti corretti e non tossici. Così si fa prevenzione della violenza. Continueremo ad insistere però, affinché la destra convinca i suoi ministri, all'istruzione, alla giustizia, alle pari opportunità che questo è quello che serve per il vero contrasto al fenomeno strutturale della violenza, di cui deve farsi responsabile il sistema pubblico.

 

25/11/2025 - 13:34

“Sulla violenza contro le donne, gli uomini non devono sentirsi chiamati in causa per solidarietà ma solo per responsabilità: è a noi uomini che spetta di cambiare”. Lo dichiara in Aula il deputato Pd, Andrea Rossi durante la discussione generale del disegno di legge sul delitto di femminicidio. “La violenza contro le donne – continua il parlamentare dem - non è un'emergenza improvvisa ma un fenomeno radicale strutturale e quotidiano, un sistema che mette in discussione la libertà e l'autonomia delle donne. E non si può dire 'mai più' se non si affronta il perché il numero di femminicidi non diminuisce”. “Oggi in Parlamento – aggiunge Rossi - con l'approvazione del reato di femminicidio si fa un passo comune e si afferma che questo non è un omicidio come gli altri né un'aggravante”.
“Ma la repressione non è sufficiente a invertire la rotta e cambiare la radice culturale che ancora oggi si chiama patriarcato, quella struttura che nega l'autonomia delle donne. È l'educazione la risposta: l'educazione al rispetto, al consenso, alla affettività e alla sessualità. Se non offriamo ai nostri giovani gli strumenti educativi minimi, il vuoto verrà colmato dai social, dalle polarizzazioni e dai modelli tossici che parlano più forte delle istituzioni”, conclude Rossi.

21/11/2025 - 20:05

"Alla vigilia del 25 novembre, il ministro Nordio pensa bene di spiegarci che la violenza degli uomini sulle donne è una questione iscritta nel DNA maschile. Chissà come l'hanno presa tutti quelli che all'indomani di un femminicidio si premurano di specificare che "non tutti gli uomini" sono violenti.
Un'affermazione non solo grave, quella del ministro, ma anche falsa. Buona solo a ignorare la complessità del fenomeno che, come dimostrano decine di studi, ha radici culturali profonde, non biologiche.
Poi Nordio si contraddice sostenendo che per combattere la violenza degli uomini sulle donne serve la prevenzione sul piano culturale. E su questo siamo d'accordo. Ma allora deve spiegarlo al suo collega Valditara e alla sua collega Roccella che invece continuano a non volere vedere il nesso tra educazione al rispetto e violenza degli uomini contro le donne. E per questo non vogliono introdurre l'educazione all’affettività e alla sessualità fin dai primi anni di scuola. La violenza si combatte con misure di prevenzione, con l’educazione, la formazione e investendo le risorse necessarie a dare una risposta adeguata a questa piaga sociale. Tutto quello che non abbiamo ancora visto da questo governo". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. 

21/11/2025 - 16:05

«Le dichiarazioni della Ministra Roccella e del Ministro Nordio sono di una gravità inaudita. Negare l’importanza dell’educazione sessuale nella prevenzione della violenza, o evocare una presunta incapacità “genetica” degli uomini a riconoscere la parità, non è solo sbagliato: è pericoloso. Sono parole che distorcono i fatti, che confondono il dibattito pubblico e che rischiano di trasformare una responsabilità sociale e culturale in un finto destino biologico". Lo dichiarano in una nota le deputate democratiche in Commissione Femminicidio, Valentina Ghio, Sara Ferrari e Antonella Forattini.
"La violenza contro le donne - sottolineano le parlamentari - non nasce nel DNA: nasce in una cultura che alcuni, ancora oggi, sembrano giustificare o quantomeno minimizzare. Attribuire la radice del problema alla natura maschile significa spostare l’attenzione dai veri nodi – educazione, potere, stereotipi – e può diventare, anche involontariamente, un alibi per chi perpetua comportamenti inaccettabili. È scandaloso che due Ministri della Repubblica, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, consegnino al Paese messaggi così distorti e regressivi. Mentre l’Italia chiede risposte concrete, rispetto, prevenzione e strumenti culturali adeguati, dal Governo arriva invece un segnale di arretramento che offende le donne, gli uomini e le nuove generazioni.
A chi mette in dubbio l’efficacia dell’educazione, andrebbe ricordato che è proprio da lì che passa il cambiamento reale".
"Queste parole sono un danno a chi combatte la violenza e un regalo all’oscurantismo, peraltro a pochi giorni dall’approvazione unanime della legge sul consenso alla Camera. Con questa dichiarazione i due ministri appaiono fuori dalla realtà", concludono le deputate Pd.

 

19/11/2025 - 14:02

“Con il voto unanime della Camera compiamo un passaggio decisivo: senza consenso è stupro. La legge proposta da Laura Boldrini e di cui sono cofirmataria introduce finalmente nel codice penale il consenso esplicito,  libero ed attuale come criterio centrale nei reati sessuali.

È un cambiamento atteso, che allinea l’Italia agli standard europei, nel rispetto della Convenzione di Istanbul e mette al centro la volontà della donna, evitando che nei processi si torni a valutare il suo comportamento, l’abbigliamento o il suo grado di resistenza. Non dovranno più esserci sentenze che rendono le donne abusate vittime due volte.

Questo risultato nasce da una proposta del Partito Democratico e da un lavoro condiviso portato avanti dalla Segretaria Elly Schlein con la Presidente Meloni e dalla condivisione tra parlamentari di diverse forze politiche, a partire dall’emendamento promosso dalle relatrici Michela Di Biase e Carolina Varchi.

Dobbiamo proseguire su questo percorso e dopo la legge sul consenso dare risposte su formazione operatori e un investimento serio sull’educazione sessuo affettiva e al rispetto.

Ma il messaggio che esce dal Parlamento è già un punto fermo: senza consenso e’ stupro. Ed e’ un passo storico”. Lo dichiara Valentina Ghio, vicepresidente del gruppo Pd alla camera e componente della commissione parlamentare Femminicidio.

 

 

19/11/2025 - 11:30

“Oggi assistiamo ad un cambio di paradigma. Per cui, sarà violenza sessuale non soltanto quell'atto compiuto, che viene fatto compiere o che si induce a compiere, con minaccia, violenza, costrizione, approfittando dell'inferiorità fisica o psichica e abusando del proprio potere, sarà violenza sessuale quella violenza che avviene senza un consenso libero e attuale. "Libero" e "attuale" sono due termini davvero molto importanti, che contengono in sé anche il filone giurisprudenziale, che negli anni si è formato, della Corte di cassazione, che ha voluto appunto precisare che cosa significa libertà, nell'espressione del proprio consenso, e attualità del consenso, che deve esserci durante tutto l'atto sessuale. E lavoreremo quotidianamente perché si faccia un passo in più, che non è stato possibile avere con questo provvedimento, ma che sarà - ne sono certa e lo spero - lavoro, anche questo, comune. Manca tutta la parte relativa alla prevenzione; manca un investimento serio sull'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, un aiuto alle famiglie; manca la prevenzione, perché, quando ci occupiamo del neo-reato di femminicidio o di questa riforma della violenza sessuale, non possiamo dimenticare che interveniamo comunque, sempre, nella fase cosiddetta patologica, cioè quando il fatto è già avvenuto. Noi dobbiamo prevenirlo, investendo sulla cultura e sull'educazione. Per questo auspichiamo che oggi si faccia questo intervento di natura penalistica, ma che domani si sia pronti davvero ad intervenire tutti insieme sulla prevenzione, sull'educazione e sulla formazione.

Credo davvero che si sia scritta una bella pagina. Credo che davvero si sia data una risposta preziosa e credo anche che il nostro lavoro, che è stato un lavoro quotidiano e fatto tutti insieme, abbia dato un segnale positivo ai nostri cittadini e alle nostre cittadine, abbia dato anche un segnale positivo alla nostra possibilità di fare ancora di più e meglio". Lo ha detto Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd, a proposito della pdl di modifica del 609 bis del codice penale in materia di violenza sessuale.

 

11/11/2025 - 18:42

“A due anni dalla morte di Giulia Cecchettin, suo padre Gino ci ricorda che la soluzione al femminicidio non può essere l’aumento delle pene. Lo abbiamo visto in questi anni, la repressione da sola non ferma la violenza. Eppure questo Governo, davanti a oltre 90 femminicidi nel 2025, continua a voltarsi dall’altra parte, ignorando che la vera prevenzione nasce dall’educazione affettiva, dal rispetto e dalla parità tra i generi.”

Lo dichiara Sara Ferrari, deputata del Partito Democratico e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere. “La scuola non è un campo di battaglia ideologico, è il luogo in cui si costruiscono i cittadini di domani. Lo Stato deve quindi garantire pari opportunità a tutti e non imporre una visione oscurantista. Questo disegno di legge non rafforza affatto l’alleanza tra scuola e famiglia, anzi la mette in discussione. Le contrappone invece di unirle, minando quella fiducia reciproca che è la base dell’educazione e della crescita dei nostri ragazzi. Come ricordano anche gli organismi internazionali, l’educazione al rispetto e all’affettività deve partire dalla giovane età, perché è solo intervenendo presto che si possono prevenire stereotipi, discriminazioni e comportamenti violenti. Questo ddl, permettendo ai genitori di vietare l’educazione sessuale ai propri figli, li priva di un diritto alla piena educazione e li lascia soli davanti ai social e al web” conclude la deputata Dem.

 

11/11/2025 - 17:17

“Con il consenso informato per l'educazione sessuale il governo vuole introdurre un obbligo generalizzato che va esattamente nella direzione contraria rispetto ai principi della nostra Costituzione. È un meccanismo burocratico, e soprattutto ideologico, che limita la libertà di insegnamento e svuota l'autonomia delle scuole negando alla scuola pubblica la sua funzione di luogo laico, aperto e democratico.  Nonostante la maggioranza sia tornata indietro rispetto al divieto dell’educazione sessuale alle scuole medie, rimane un provvedimento sbagliato e dannoso che rende l’accesso all’educazione condizionato e comunque vietato fino alla scuola primaria, proprio nel giorno in cui Gino Cecchettin ha raccontato in audizione in Commissione Femminicidio la necessità di iniziare percorsi educativi fin dalla scuola dell’infanzia, per avere la speranza di cambiare in meglio la società.”. Così la deputata e vicepresidente del Gruppo Pd, Valentina Ghio in dichiarazione sulla pregiudiziale sul consenso preventivo sull'educazione affettiva.
“Invece di dare ai ragazzi gli strumenti per crescere con consapevolezza – sottolinea la parlamentare - il governo li lascia soli mentre prolifera l'utilizzo della rete come prevalente mezzo informativo di educazione sessuale, inclusi i modelli tossici e violenti. Un pericoloso arretramento culturale oltre che pedagogico, che colpisce quella fascia d'età dove si costruiscono le prime forme di consapevolezza relazionale ed emotiva”.
“Altro che tutela della famiglia, questo governo mette in atto un vero abbandono educativo di Stato in contrasto con gli articoli 33 e 117 della Costituzione, sulla libertà di insegnamento e l'autonomia della scuola e con l'articolo 3 dove si legge che la scuola è lo strumento con cui si rimuovono gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini”, conclude Ghio.

11/11/2025 - 10:23

“Sono passati due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin. La sua morte ha scosso le coscienze del Paese, centinaia di migliaia di donne hanno affollato le piazze, chiedendo un cambiamento culturale netto. Purtroppo, poco o nulla è cambiato”.

Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, a due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin.“Non basta l’inasprimento delle pene: il patriarcato continua a uccidere, a soggiogare, a perpetrare violenza. E se non si agisce sul piano culturale a tutto tondo, dalle scuole ai posti di lavoro, non cambierà mai nulla - prosegue la deputata dem - Serve educare gli uomini alla parità, al rispetto, all’uguaglianza. Serve costruire un modello in cui le donne non siano ricattabili economicamente e socialmente, serve rafforzare i presidi sui territori finanziando i centri antiviolenza, gli sportelli d’ascolto e garantendo quel welfare familiare che dia la giusta distribuzione del carico di cura”.

“Serve che sia la politica a farlo, perché la società civile sta già facendo la sua parte scendendo in piazza, organizzando assemblee e proposte concrete. Oggi ci stringiamo attorno alla famiglia Cecchettin, al papà Gino e alla sorella Elena, impegnati in prima linea in questa battaglia. Senza odio, ma per una società più giusta che non ci veda più vittime” conclude Gribaudo.

 

10/11/2025 - 16:54

“Con questo provvedimento il Governo danneggia i giovani italiani, privandoli del diritto a una formazione affettiva e sessuale libera e consapevole. Si rinuncia alla prevenzione della violenza di genere e del bullismo omofobico, quando la prevenzione si costruisce proprio attraverso l’educazione”. Così la deputata Sara Ferrari durante la discussione alla Camera sulle “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”. Ferrari ha ricordato che “in Italia ogni anno vengono uccise circa 110 donne da uomini che hanno amato. Intervenire solo con la punizione e non con la prevenzione è un fallimento. Vietare di parlare di sessualità a scuola significa condannare il Paese all’analfabetismo relazionale. La scuola è spesso l’unico luogo per tanti giovani per imparare a costruire relazioni affettive corrette e rispettose della differenza; negarglielo vuol dire privarli di quella competenza abbandonarli al messaggio violento e insano dei social ”, ha aggiunto la deputata del Partito Democratico e membro della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. Infine, Ferrari ha sottolineato che “in 20 su 27 Paesi europei l’educazione sessuale è obbligatoria, mentre Valditara porta l’Italia addirittura nella direzione opposta”, concludendo che “con questo oscurantismo si nega ai minori il diritto di crescere consapevoli e liberi da ogni discriminazione”.

17/10/2025 - 15:24

“Le parole del ministro Nordio suonano come l’ennesima dimostrazione di quanto una parte del governo continui a minimizzare il ruolo dell’educazione nelle scuole nel contrasto alla violenza di genere. Sostenere che l’educazione sessuale sia un fatto privato significa ignorare la realtà e non considera i risvolti sociali dei legami affettivi. Ancora più grave è che un ministro della Giustizia, che dovrebbe essere in prima linea nel combattere i femminicidi, scelga di liquidare la questione come un problema “propagandistico”, mostrando una sottovalutazione pericolosa di un fenomeno che nel 2025 continua a registrare numeri intollerabili. E poi, sentir parlare ancora di “razza” da un rappresentante delle istituzioni nel 2025 è sconcertante. Un linguaggio anacronistico, che rivela quanto arretrata sia la visione culturale di questa destra e di chi nelle istituzioni dovrebbe invece promuovere inclusione e rispetto” Così in una nota la Deputata democratica Ilenia Malavasi commenta le parole del ministro Nordio.

 

 

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