Lo strazio di Gaza è sotto gli occhi del mondo. Il video di Trump che ne fa un villaggio turistico è terribile: è morta anche la pietà. Nessuno può voltarsi dall’altra parte. La premier Meloni che - unica europea - era all’insediamento, non può far finta di nulla.
Lo h scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"Un video raccapricciante è apparso poche ore fa sui profili social del presidente statunitense Donald Trump. Nel video si vede Gaza oggi, con le macerie dei bombardamenti, e dei bambini che camminano verso un altro scenario. Il nuovo scenario è come Trump immagina la "Riviera Medio Oriente": grattacieli, lusso, soldi che piovono dal cielo, Musk che beve cocktail circondato da banconote, statue d'oro che raffigurano Trump. Il video, con una canzone che parla di "golden future" si chiude con lo stesso Trump e Netanyahu in costume su due lettini che bevono drink a bordo piscina. Senza palestinesi". Lo ha denunciato intervenendo oggi nell'aula di Montecitorio, Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"A Gaza sono state uccise, secondo Lancet, 70mila persone. Altre 10mila sono sotto le macerie, i palestinesi sono allo stremo, la situazione è drammatica e Trump pubblica un video oltraggioso e aberrante che conferma il piano di pulizia etnica che condivide con Netanyahu - ha proseguito -. Questo avviene nelle stesse ore in cui il vicepresidente della Knesset, Nissim Vaturi, dello stesso partito del premier Netanyahu, dice dei civili palestinesi: "Sono feccia, subumani, nessuno al mondo li vuole. I bambini e le donne vanno separati, e gli adulti eliminati". Di fronte ad affermazioni così riprovevoli, tutti dovremmo alzare la voce e avere reazioni durissime. Invece il silenzio della destra è assordante".
"Intanto "Breaking the silence", ong di ex militari israeliani, denuncia un pacchetto legislativo che attacca la libertà di espressione, colpisce la società civile che si occupa di diritti umani e comprime lo spazio democratico, già sottile, rimasto in Israele - ha aggiunto Boldrini -. Per non parlare di quello che accade in Cisgiordania dove 40mila palestinesi sono stati cacciati da Jenin, Tulkarem e altre località e il territorio della Palestina occupata è disseminato di 900 checkpoint a riprova dell'annessione in corso da parte di Israele".
"Davanti a tutto questo, l'Italia cosa fa? La presidente del Consiglio che posizione prende? Venga in aula a spiegarci in che direzione sta portando l'Italia" ha concluso la deputata dem.
Delusione" è la parola che più spesso è stata ripetuta oggi in Comitato diritti umani della Camera dai rappresentati di Kairos Palestina, un movimento cristiano palestinese che sostiene la fine dell'occupazione israeliana e la liberazione dalle posizioni più estremiste di entrambe le parti per arrivare a una riconciliazione tra i due popoli. Delusione per l'assenza di una presa di posizione chiara e netta della comunità internazionale - Italia inclusa- rispetto alle continue violazioni dei diritti dei palestinesi che il governo israeliano compie quotidianamente sia a Gaza che in Cisgiordania.
"L’occupazione in Cisgiordania avanza - ha riferito Munther Isaac, pastore e teologo cristiano palestinese - La sola Betlemme è circondata da 90 checkpoint e da 20 insediamenti israeliani ed è sempre più isolata, rischia di diventare un'altra Gaza, e la stessa cosa sta accadendo ad Hebron, Nablus e altre località. La vita per i palestinesi dei territori occupati è sempre più insostenibile, mentre i coloni israeliani possono fare tutto quello che vogliono, anche cacciare i palestinesi e occupare le loro case e le loro terre nella totale impunità".
"Israele si muove al di sopra delle leggi e del diritto internazionale con il sostegno dei suoi alleati - ha denunciato con fermezza Munther Isaac -. Noi palestinesi chiediamo che il diritto internazionale venga applicato e i diritti garantiti a noi come agli israeliani. Com'è possibile che il mondo non reagisca neanche quando Trump prefigura la pulizia etnica a Gaza? Il messaggio che viene mandato è chiaro: il diritto internazionale non esiste più, vale la legge del più forte. E tutto questo è documentato. La nostra comunità cristiana in Terra santa è a rischio di scomparire, tanti se ne stanno andando per mancanza di futuro.”
Un messaggio la cui responsabilità ricade anche sul governo italiano che non solo non riconosce lo Stato di Palestina, non chiede la fine dell'occupazione israeliana della Cisgiordania e, perfino, contravviene ai mandati di cattura emessi dalla Corte penale internazionale negando la possibilità di arrestare Netanyahu se venisse in Italia". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Siamo sconcertati ma, dopo le ultime vicende, non stupiti, dalla decisione del governo di non firmare il documento in cui 79 Stati che aderiscono alla Corte penale internazionale condannano la scelta di Trump di sanzionare i giudici, i funzionari della Cpi e i loro familiari, che stanno indagando sui crimini commessi dai soldati Usa in Afghanistan e da quelli israeliani nella Striscia di Gaza. Come l'Italia, tra i paesi dell’Ue, solo Ungheria e Repubblica Ceca.
Un ordine esecutivo che deve essere condannato perché mette in grave pericolo chi lavora nella Cpi, la Corte stessa e, di conseguenza, il diritto internazionale. Come ci avevano spiegato, preoccupati, i vertici dell'Aja durante la nostra recente visita, a pagare saranno le vittime di crimini contro l'umanità, di crimini di guerra e di genocidio che chiedono giustizia.
Come si può assecondare una tale sciagurata scelta che riporta il mondo indietro di 80 anni, condannandolo alla barbarie più assoluta? E' una vergogna che offende l'Italia intera e la sua storia". Lo dichiarano le deputate e i deputati del PD Ouidad Bakkali, Laura Boldrini, Sara Ferrari, Valentina Ghio, Rachele Scarpa e Arturo Scotto che hanno visitato la Corte a dicembre scorso.
"L'Italia ha venduto o no armi a Israele dopo il 7 ottobre? Da mesi sono in tanti, in Parlamento e nella società civile a chiedere chiarezza su questo perché sarebbe una violazione della legge 185 sul commercio di armi. Oggi, alla mia interrogazione in Commissione esteri, la sottosegretaria Tripodi ha risposto in modo vago ed elusivo.
Le ho chiesto, espressamente, se è vero, come ha rivelato Altreconomia sulla base di dati forniti dall'Agenzia delle dogane, che a dicembre 2023 e gennaio 2024 è proseguito l'export di «bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti», a uso certamente militare.
Una domanda semplice a cui non è seguita una risposta altrettanto semplice. Una cosa, però, la sottosegretaria l'ha confermata e cioè che "non sono state sospese o revocate le licenze di esportazione autorizzate prima del 7 ottobre 2023" perché, a suo dire "i materiali interessati non presentano caratteristiche tali da poter essere impiegati contro la popolazione civile a Gaza, in Cisgiordania o in Libano".
Questi materiali sono le mine, i missili, le granate e tutte le armi citate dall'inchiesta di Altreconomia? Perché se è così, con almeno 47mila morti civili a Gaza, il governo come pensa che siano state usate quelle armi?
E come risponde il governo alle parole della controllata Leonardo secondo cui dopo il 7 ottobre è stata fornita "assistenza tecnica da remoto" e "riparazione di materiali e fornitura i ricambi"?
Il Governo risponde "ni", mai nei dettagli, sempre sul vago". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Via i palestinesi da Gaza. E' questo il piano di cui hanno discusso Donald Trump e Benjamin Netanyahu nel loro incontro alla Casa Bianca. Al posto delle case, delle scuole, degli ospedali che vanno ricostruiti perché le persone possano viverci, sorgerà la "riviera del medio oriente".
Un progetto di vera e propria pulizia etnica: non c'è altro modo per definirlo, a cui i palestinesi si oppongono con tutte le loro forze. Ma a cui sono fermamente contrari anche Egitto e Giordania, così come l’Arabia Saudita che ha immediatamente ribadito "l'inequivocabile rifiuto” della violazione dei diritti del popolo palestinese, incluso il tentativo di spostarlo altrove, e che invece, chiede lo Stato di Palestina in cambio della normalizzazione dei rapporti con Israele.
L'Europa cosa dice? Cosa intende fare per garantire il diritto dei palestinesi a vivere nella loro terra e ad avere uno stato indipendente, come previsto dalla risoluzione ONU del 1947 ?
Non si può certo restare a guardare davanti alla cacciata di un popolo dalla propria terra e alla sua totale eliminazione". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Quello che sta accadendo in queste ore in Cisgiordania, con la recrudescenza della violenza da parte dell'esercito israeliano a Jenin, rischia di mettere a dura prova la tregua così difficilmente raggiunta. Una tregua già fragile, come ci è stato subito chiaro quando, durante la missione del Comitato diritti umani della Camera in Israele e Cisgiordania insieme al collega Emanuele Loperfido, abbiamo ricevuto la notizia dell'accordo raggiunto. Perché se c'è un dato che è risultato evidente dagli incontri che abbiamo fatto con le vittime di entrambe le parti, con le ong e con le istituzioni israeliane e palestinesi, è che il 7 ottobre è stato uno spartiacque che ha cambiato tutto e nulla sarà più come prima. Ha cambiato tutto per il senso di insicurezza che ha generato nella società israeliana per le 1200 persone innocenti uccise dalla barbarie di Hamas e per le 251 prese in ostaggio e le loro famiglie. Ed ha cambiato tutto per il popolo palestinese che è stato chiuso in una stretta senza uscita nella peggiore delle guerre che Gaza abbia mai visto, con 47mila vittime (70mila secondo Lancet), il 60 per cento degli edifici distrutti, le infrastrutture devastate, 1 milione e 900mila persone sfollate più e più volte. Una gabbia da cui nessuno può scappare per mettersi in salvo.
Ma mentre il mondo guardava, comprensibilmente, alla tragedia di Gaza e degli ostaggi, in Cisgiordania la violenza dei coloni e dell'esercito israeliano raggiungeva livelli mai visti prima, mietendo 795 vittime e costringendo 8mila persone a lasciare le proprie case. Ora l'operazione israeliana "muro di ferro" mina un equilibrio già precario. Ed è per questo che il ruolo della comunità internazionale è determinante: la tregua deve durare per tutte e tre le fasi previste dall'accordo e senza che si apra un nuovo fronte di guerra e violenza in Cisgiordania. Fintanto che ci sarà l'occupazione della Palestina, non ci potrà essere rispetto dei diritti umani, come ci hanno sottolineato i nostri interlocutori. Di questo percorso l'UE, finora quasi assente, deve assumersi la responsabilità per aprire la strada ad un processo di pace e alla soluzione a due popoli e due stati. Voltarsi ancora dall'altra parte significa lasciare campo libero alla vendetta, agli estremismi e abbandonare tutta la regione all'insicurezza e alla guerra permanente". Lo ha dichiarato oggi Laura Boldrini, Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, durante la conferenza stampa che ha seguito la missione del Comitato stesso in Israele e Palestina.
Conferenza stampa
Dopo la tregua a Gaza, preoccupazione per la Cisgiordania: al lavoro per la Pace
Giovedì 23 gennaio 2025 - ore 14.30
Sala stampa di Montecitorio - via della Missione 4
La tregua a Gaza, raggiunta dopo ben 47mila morti nella Striscia, impegna tutta la comunità internazionale a fare sì che sia solo il primo passo verso una pace duratura. Di ritorno dalla missione in Israele e Palestina del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, la presidente Laura Boldrini e il vicepresidente Emanuele Loperfido fanno il punto sul cessate il fuoco a Gaza, il rilascio degli ostaggi e sulle condizioni drammatiche della popolazione palestinese che vive nei Territori occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme Est che, dal 7 ottobre in poi sta sperimentando una recrudescenza della violenza dei coloni e sempre più pressanti e preoccupanti strategie e pratiche di occupazione. Riferiranno degli incontri fatti con la società civile, con le istituzioni israeliane e palestinesi, con la cooperazione italiana e le ong, riporteranno le testimonianze dei sopravvissuti all'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e di palestinesi che hanno perso tutta la famiglia sotto le bombe sganciate dall'Idf a Gaza.
La presidente Boldrini e il collega Loperfido sono rimasti in Israele e Cisgiordania dal 12 al 16 gennaio scorsi e si trovavano a Gerusalemme quando è stata annunciata la firma dell'accordo sulla tregua e il rilascio degli ostaggi.
Per info e accrediti rispondere a questa email o chiamare Caterina Coppola al 3343801119
Giovedì 23 gennaio 2025 - ore 14.30
Sala stampa di Montecitorio - via della Missione 4
La tregua a Gaza, raggiunta dopo ben 47mila morti nella Striscia, impegna tutta la comunità internazionale a fare sì che sia solo il primo passo verso una pace duratura. Di ritorno dalla missione in Israele e Palestina del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, la presidente Laura Boldrini e il vicepresidente Emanuele Loperfido fanno il punto sul cessate il fuoco a Gaza, il rilascio degli ostaggi e sulle condizioni drammatiche della popolazione palestinese che vive nei Territori occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme Est che, dal 7 ottobre in poi sta sperimentando una recrudescenza della violenza dei coloni e sempre più pressanti e preoccupanti strategie e pratiche di occupazione. Riferiranno degli incontri fatti con la società civile, con le istituzioni israeliane e palestinesi, con la cooperazione italiana e le ong, riporteranno le testimonianze dei sopravvissuti all'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e di palestinesi che hanno perso tutta la famiglia sotto le bombe sganciate dall'Idf a Gaza.
La presidente Boldrini e il collega Loperfido sono rimasti in Israele e Cisgiordania dal 12 al 16 gennaio scorsi e si trovavano a Gerusalemme quando è stata annunciata la firma dell'accordo sulla tregua e il rilascio degli ostaggi.
"Il timore più diffuso, in queste ore, è che non si arrivi a rispettare tutte le fasi dell'accordo sulla tregua a Gaza. Farlo saltare, come potrebbero tentare di fare i partiti dell’ultra destra messianica israeliana, sarebbe una scelta altamente impopolare. Sia in Israele, sia in Palestina c'è la consapevolezza che non si può continuare a vivere nella guerra permanente. Netanyahu da anni dice: "Noi gestiamo il conflitto". Ma il conflitto non si gestisce. Lo dimostra il 7 ottobre, lo dimostra il tentativo di annessione violenta della Cisgiordania, lo dimostra la carneficina a Gaza con 70mila morti, e oltre 100mila feriti secondo le stime di Lancet.
La comunità internazionale non ha fatto abbastanza, in questi anni, per evitare che si arrivasse a questo punto. Ora faccia di più anche per accompagnare l'accordo fino alla fine. E per sostenere lo stato di Palestina e il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, di rientro dalla missione del Comitato stesso in Israele e Palestina.
"Con grande emozione abbiamo appreso, da Gerusalemme, la firma dell'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani.
Questa giornata apre una nuova fase che deve vedere il rispetto di tutti i punti dell'accordo verso la fine definitiva della guerra e il riconoscimento dello Stato di Palestina.
La comunità internazionale vigili perché si tenga fede a quanto stabilito, compreso il ritorno degli sfollati di Gaza nelle loro città, la liberazione di tutti gli ostaggi, la liberazione dei prigionieri palestinesi e il graduale ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia.
E' un percorso ancora lungo, ma l'obiettivo è raggiungere la pace e la sicurezza per tutti. Per farlo non c'è altra soluzione che quella di due popoli e due stati.
E' una gioia vedere le piazze di Gaza e Khan Yunis in festa: facciamo in modo che sia solo l'inizio". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo che in queste ore si trova a Gerusalemme per la missione del Comitato stesso in Israele e Palestina.
"Le loro famiglie sono state sterminate sotto i bombardamenti a Gaza, le loro case sono state distrutte, di alcuni familiari non hanno più notizie da mesi. E' il racconto drammatico che Fatima e Fatiha, due donne originarie della Striscia ci hanno fatto, oggi, durante un incontro che come delegazione del Comitato diritti umani della Camera, abbiamo avuto a Ramallah con le ONG palestinesi che, da prospettive diverse, si occupano di diritti umani a Gaza e in Cisgiordania.
Un racconto che restituisce tutto l'orrore di quanto sta accadendo da ormai 14 mesi a Gaza dove, ad oggi, si contano almeno 47mila vittime di cui la maggior parte donne e minori.
Fatiha vive in Cisgiordania da quando andava all'università e dal 2000 ad oggi è potuta tornare a Gaza solo due volte perché neanche quando la madre è morta l'esercito israeliano le ha concesso di rientrare nella Striscia per partecipare ai funerali.
Ma Gaza non è l'unico posto in cui i diritti vengono costantemente calpestati. Come ha spiegato la ministra di Stato per gli Affari Esteri palestinese, Varsen Aghabekian Shahin, senza la fine dell'occupazione dei territori della Cisgiordania non ci sarà il rispetto dei diritti umani delle persone che vivono in quelle terre alle quali non viene nemmeno garantita la possibilità di muoversi liberamente, di curarsi, di continuare gli studi, di lavorare. Perfino la resistenza pacifica dei Territori - ha sottolineato la ministra di Stato - viene tacciata di terrorismo ed è motivo di persecuzione. Anche la ministra, come il sindaco di Betlemme, ha chiesto che la comunità internazionale faccia pressione per porre fine a quello che ha definito "un regime di apartheid". Chiede, Aghabekian Shahin, che venga finalmente rispettato il diritto internazionale che è uguale per tutti i paesi e i popoli. "Le vite dei palestinesi contano come quelle degli israeliani, degli ucraini e di tutti gli altri. Riconoscere lo Stato di Palestina non sarebbe solo un gesto simbolico, ma un'applicazione del diritto all'autodeterminazione dei palestinesi. Perché l'Italia non lo fa?". Lo riferisce Laura Boldrini, in questi giorni in missione in Israele e Palestina con una delegazione del Comitato permanente della Camera sui i diritti umani nel mondo di cui è presidente.
A Nir Oz, uno dei kubbitz attaccati da Hamas il 7 ottobre c'è grande aspettativa e si incrociano le dita per il rilascio degli ostaggi che sembra ormai imminente.
Eravamo lì, a Nir Oz, questa mattina, mentre arrivavano le notizie sull'accordo mai così vicino.
Nel kibbutz, a 2 chilometri dalla Striscia di Gaza, ci ha accolti la signora Ola Mtzger che fino all’8 ottobre abitava lì.
Il suo racconto su quello che è successo alle 6.30 di quel drammatico giorno è stato molto toccante: le urla, gli spari lei e la sua famiglia che si rifugiano nella stanza di sicurezza, la cui porta però non è blindata, l'anziana suocera presa e portata via.
Sono 117 le persone uccise, brutalizzate e rapite da Hamas a Nir Oz, su un totale di 400 abitanti. Di queste, 40 sono state liberate durante il cessate il fuoco di novembre 2023, l'unico finora. Tra loro anche la suocera di Ola, tenuta per 53 giorni in un tunnel con altri 12 ostaggi in condizioni orribili.
Tra i rapiti a Nir Oz c'è anche Oded Lifshitz, un uomo di 84 anni che andava con la sua macchina alla frontiera con Gaza per prendere le persone malate e portarle negli ospedali israeliani. La furia cieca dei terroristi non ha risparmiato neanche le persone che da sempre sono state accanto al popolo palestinese. Un orrore assoluto.
Nessuno vive a Nir Oz, adesso, la gran parte delle case è stata incendiata, ma Ola è certa: tutto sarà ricostruito e torneranno ad abitarci. Il trauma subito quel giorno è profondo, in questa comunità, com'è profonda la convinzione che il 7 ottobre non nasce dal nulla e che è necessaria la pace. Chiede l'aiuto della comunità internazionale, Ola, perché si sblocchi la situazione che non può essere lasciata solo nelle mani del governo israeliano". Lo riferisce Laura Boldrini, presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, dalla missione del Comitato stesso in corso in Israele e Palestina.
Dichiarazione di Virginio Merola, deputato Pd
“Piena condanna della violenza organizzata e voluta da parte di gruppi di delinquenti politici. Piena solidarietà alle forze dell’ordine per i feriti e vicinanza ai commercianti e al Comune per la devastazione che è stata operata.
Niente giustifica queste azioni.
La causa per cui era stata indetta la manifestazione è stata completamente stravolta come testimonia e conferma l’assalto premeditato alla Sinagoga e l’antisemitismo delle azioni e delle parole.
La città di Bologna è per la pace e la non violenza, non per schierarsi con una bandiera o con l’altra. Condannare le vittime innocenti di Gaza usando metodi al di fuori della democrazia è un gravissimo errore che colpisce al cuore per la cieca violenza che è stata messa in atto” così il deputato democratico Virginio Merola.