Desta forte preoccupazione la recente prassi adottata dalla Direzione regionale sarda dell’INPS in materia di sgravi contributivi per le cooperative sociali di tipo B. Nonostante la normativa sia chiara la Direzione INPS della Sardegna, nel corso di recenti attività ispettive, ha adottato un’interpretazione restrittiva e arbitraria della legge 8 novembre 1991, n. 381, che disciplina le cooperative sociali di inserimento lavorativo. La legge stabilisce senza equivoci che le persone svantaggiate debbano rappresentare almeno il 30% della forza lavoro e riconosce l’esenzione delle aliquote contributive sulle loro retribuzioni, senza distinzione tra settore agricolo e altri comparti, né alcun vincolo relativo allo status di socio.
Eppure l’INPS sarda avrebbe sostenuto che il beneficio spetti soltanto ai lavoratori che siano contemporaneamente svantaggiati e soci, restringendone ulteriormente l’applicazione nel settore agricolo. Un’interpretazione che non trova fondamento nella normativa vigente e che rischia di compromettere l’operato di realtà sociali fondamentali per l’inclusione lavorativa. Per questo ho presentato un’interrogazione alla Ministra Calderone. È indispensabile che il Ministero intervenga per garantire un’applicazione corretta e uniforme della legge su tutto il territorio nazionale. Le cooperative sociali svolgono un ruolo essenziale nell’includere e offrire opportunità lavorative alle persone svantaggiate: lo Stato ha il dovere di sostenerle e non di ostacolarle.
Così il deputato del Pd Silvio Lai.
“Quasi 65mila precari hanno versato oltre 14milioni di euro di contributi alla gestione separata, eppure per l’INPS non esistono: neanche un mese accreditato, zero tutele, niente di niente. È l’iper precarietà del mondo del lavoro, ma parliamo di migliaia di persone che lavorano nei call center, nelle scuole dell’infanzia, nelle amministrazioni, nelle biblioteche. Persone che incontriamo tutti i giorni e che non hanno speranze sul futuro, oltre ad avere grandi difficoltà per il presente”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, commenta lo studio di Nidil Cgil su precarietà e lavoro autonomo.
“La stra grande maggioranza di loro non andrà in pensione né a 64 né a 67, perché non raggiungeranno gli importi minimi necessari. Ci andranno a 71, e la pensione sarà da fame. E questo nonostante abbiano lavorato tutta la vita. Anzi, molto spesso più di un lavoro, perché chi ha una partita iva “esclusiva” ma non è iscritto agli ordini, non riesce a vivere con uno stipendio solo - prosegue la deputata dem - In questo quadro drammatico donne e under 35 sono ulteriormente penalizzati”.
“Lo studio NIDIL Cgil sulla precarietà e sul lavoro autonomo è impietoso e non lascia spazio a dubbi. A questo si aggiunge che nella Manovra di Bilancio, nonostante le tante promesse ai liberi professionisti della destra, non c’è assolutamente nulla. È la realtà di un Paese che soffre: ben distante dall’immobilismo di Giorgetti e dai toni trionfalistici di Meloni” conclude Gribaudo.
"Con la Legge di Bilancio il Governo Meloni continua a penalizzare le imprese. Dal 1° gennaio 2026, per banche, intermediari finanziari e compagnie di assicurazione non sarà infatti più possibile compensare i crediti d’imposta derivanti dai bonus edilizi con i contributi previdenziali e i premi assicurativi contro infortuni e malattie professionali. Dal 1° luglio 2026 il divieto sarà poi esteso anche ad altri soggetti e ad altri tipi di crediti d’imposta, non solo quelli edilizi. Significa che le aziende non potranno più utilizzare i crediti fiscali per compensare i contributi dovuti a Inps e Inail. Una scelta che rischia di creare nuove rigidità e di togliere liquidità a chi produce e investe". E’ quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani.
"Mentre la destra si riempie la bocca con il sostegno alle imprese ed il rilancio dell’economia - prosegue Simiani-, nei fatti continua a complicare la vita a chi lavora e a chi produce. Invece di sbloccare i crediti e sostenere la ripresa, si sceglie ancora una volta la via delle restrizioni e dei divieti. È una norma miope, che rischia di rallentare occupazione e crescita, proprio quando servirebbe una spinta alla fiducia e agli investimenti verdi", conclude il parlamentare Dem .
“Il vero fallimento delle politiche sul lavoro di Giorgia Meloni sta in questo dato: +80% di contratti a termine nel 2024. Lo dice l’Inps, non la Cgil. Insomma, cresce il lavoro precario, diminuisce quello stabile. Se non vogliamo che migliaia di ragazzi e di ragazze continuino a lasciare l’Italia bisogna cambiare nettamente segno alle politiche occupazionali. Il contratto a termine deve costare di più di quello a tempo indeterminato e vanno reintrodotte le causali per evitare l’abuso sistematico della precarietà”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“I dati dell’Inps vanno letti bene, nella loro interezza. Aumentano gli assegni di disoccupazione (+2,6%), le ore di cassa integrazione (+19,2%) e il ricorso agli ammortizzatori sociali (+15%). Parliamo della vita di decine di migliaia di lavoratori. Questo conferma che i numeri di cui si vanta la presidente Meloni purtroppo ci parlano di un lavoro instabile e spesso povero. E la manovra che non mette un euro in investimenti peggiorerà questa situazione. Basta con la propaganda”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro, alla Camera, Arturo Scotto.
“L’entrata in vigore dell’Accordo di sicurezza sociale tra Italia e Moldova rappresenta un risultato importante e atteso da molti cittadini. E' finalmente possibile presentare le domande di pensione in base a un quadro chiaro e condiviso tra i due Paesi, garantendo così la tutela dei diritti previdenziali maturati sia in Italia che in Moldova.”Lo dichiara l’On. Nicola Carè, deputato eletto nella Circoscrizione Estero - Ripartizione Europa ed ex responsabile delle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Per i residenti in Italia, le domande devono essere inviate esclusivamente in modalità telematica all’INPS. Per i residenti in Moldova, invece, la procedura passa attraverso la Casa Națională de Asigurări Sociale (CNAS), che provvederà a trasmettere le istanze al Polo INPS di Bari, struttura competente per la gestione delle pratiche. “Questo accordo è il frutto di una collaborazione bilaterale che rafforza i legami tra Italia e Moldova e risponde in modo concreto alle esigenze delle nostre comunità. È un segnale di attenzione verso i lavoratori che hanno contribuito allo sviluppo di entrambi i Paesi e che meritano di vedere riconosciuti i propri diritti previdenziali in tempi certi e con procedure chiare”, prosegue Carè. “Continueremo a lavorare per garantire che gli accordi internazionali in materia previdenziale siano applicati in modo efficace e che nessun cittadino resti indietro”, conclude.
“Questo pomeriggio, davanti al Comune di Piombino, moltissime persone si sono ritrovate per manifestare e difendere i dipendenti della Magona. Non sono scese in piazza soltanto per denunciare una crisi industriale, ma per affermare con forza la dignità di chi, ogni giorno, con fatica e professionalità, tiene in vita lo stabilimento Liberty Magona”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Marco Simiani.
“Grazie alle pressioni sindacali - ha concluso Simiani - è stato ottenuto un primo risultato concreto con il decreto che consente all’Inps di pagare direttamente la cassa integrazione. Si tratta di un passo avanti significativo, ma non sufficiente. Non è accettabile che chi lavora debba attendere mesi per ricevere uno stipendio che rappresenta un diritto. Non possiamo permettere che famiglie intere vivano nell’incertezza, mentre l’azienda resta in silenzio e scarica la propria irresponsabilità sui più deboli. Servono ora tempi brevi per i pagamenti e un percorso della Composizione Negoziata della Crisi e la cessione dell'azienda: un processo che non deve restare un atto formale, ma trasformarsi nell’avvio di un vero piano di rilancio industriale e di garanzia occupazionale. Vigileremo affinché non venga perso altro tempo”.
“Il mancato pagamento degli stipendi da parte di Liberty Magona è un fatto gravissimo e inaccettabile. Non si può chiedere ai lavoratori di garantire la continuità produttiva senza retribuzione e senza certezze sul futuro": è quanto dichiara il deputato Pd Marco Simiani sull'ennesimo ritardo da parte della proprietà.
"È urgente sbloccare il decreto per il pagamento diretto dall’Inps della Cassa Integrazione e arrivare rapidamente ad un accordo con Transteel. Il 30 settembre sarà una data decisiva: servono risposte immediate sia sul fronte delle spettanze che su quello della prospettiva industriale. Chiediamo al Ministro Urso di anticipare l’incontro previsto per l’8 ottobre e di assumersi la responsabilità di tutelare lavoratori e stabilimento. A questo punto è evidente come questo governo sia palesemente incapace non solo di programmare qualsiasi tipologia di politica industriale, ma di farsi rispettare dalle multinazionali straniere inadempienti": conclude.
“Il Governo Meloni e l’Inps parlano di ‘welfare generativo’, ma intanto lasciano migliaia di famiglie e operatori nel caos del nuovo Home Care Premium: piattaforme che non funzionano, accreditamenti bloccati per i dipendenti delle cooperative, educatori respinti in violazione del regime transitorio di legge, servizi storici come OSS, sollievo, centri diurni, trasporto e ausili cancellati o fortemente ridimensionati. Il tutto con una evidente avversione nei confronti del sistema della cooperazione sociale che non manca di denunciarlo costantemente”.
Lo dichiarano i deputati Silvio Lai (PD) e Francesca Ghirra (AVS), annunciando un’interrogazione urgente al ministro del Lavoro.
“Dai territori arrivano denunce circostanziate – spiegano –: i professionisti dipendenti di cooperative non riescono a completare l’accreditamento, i beneficiari non possono selezionarli, non sono visibili budget e dati necessari alla pianificazione degli interventi, regnano incertezza su fatture e pagamenti, e non ci sono regole chiare per la sostituzione durante ferie o malattia. È un corto circuito che scarica sui più fragili i costi dell’improvvisazione. L’INPS ha detto di aver reintrodotto OSS/OSA e promesso soluzioni informatiche, più un +25% del budget individuale come compensazione per i servizi eliminati. Ma sul campo le criticità permangono e quel +25% non sostituisce un centro diurno o un trasporto assistito per un ultra-ottantenne. Lo dicono chiaramente anche gli Ambiti e i Sindaci – come a Nuoro – che chiedono di ripristinare le prestazioni e di mantenere il ruolo degli ATS e delle cooperative sociali. Sugli educatori socio-pedagogici – incalzano Lai e Ghirra – il bando va allineato alla legge 15/2025: finché gli Albi non sono operativi, chi ha presentato domanda può lavorare. Chiediamo una circolare immediata per evitare esclusioni illegittime e interruzioni dei progetti educativi. Vogliamo risposte con date: quando saranno abilitati direttamente gli enti del Terzo Settore per l’inserimento dei propri dipendenti? Quando saranno ripristinate le prestazioni integrative essenziali? Quali indicatori si useranno per verificare gli effetti reali del nuovo schema? E perché non rendere obbligatoria la piattaforma SICARE per la rendicontazione di tutti, come proposto dalle organizzazioni? Il Governo smetta di fare propaganda e metta in sicurezza l’assistenza domiciliare: tavolo immediato con ANCI, Regioni e Terzo Settore, ripristino dei servizi essenziali, tutela dell’occupazione e rispetto dei CCNL e della sicurezza sul lavoro. Il welfare - concludono - si fa con le persone e con regole chiare, non con slogan”.
“Leggiamo stupiti della pubblicazione il 29 luglio di una interrogazione parlamentare della Lega, partito ancora al momento di maggioranza, al ministro del Lavoro sul libro bianco delle pensioni per 2030 annunciato dal direttore generale dell’Inps, Valeria Vittimberga. Nel testo si dice esplicitamente che questo annuncio ‘eccede le competenze tecnico-amministrative dell’Inps’ e che scavalca il Parlamento. E’ del tutto evidente che ci troviamo davanti a un cortocircuito tra Lega e Fratelli d’Italia sulla partita delle pensioni. Cosa già accaduta in passato, visto il naufragio di tutte le promesse leghiste sul superamento della Legge Fornero. Questa interrogazione appare una dichiarazione implicita di sfiducia nei confronti della ministra Calderone nonché dei vertici Inps in quota Fdi. Chiediamo se è ancora Marina Calderone alla guida del ministero del Lavoro o se è stata commissariata nel frattempo da qualche sottosegretario alla presidenza a Palazzo Chigi. Chiediamo pertanto l’immediata audizione in Commissione della ministra: siamo stanchi di assistere a queste guerre di potere nel centrodestra sulla pelle dei pensionati e dei lavoratori”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“I numeri parlano chiaro: in Italia, il 92% dei padri non utilizza il congedo parentale nei primi 12 anni di vita del figlio. E per ogni figlio nato, le donne pagano il prezzo più alto: penalizzate sul lavoro, penalizzate sul salario, penalizzate nei diritti. Nel settore privato una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio; chi resta subisce una penalizzazione salariale media del 14%”, così Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari Sociali e membro della segreteria Pd, commenta il XXIV Rapporto INPS.
“Altro che “leadership femminile”: Giorgia Meloni è la prima Presidente donna a non far nulla per liberare le donne dal carico insostenibile della cura. La famiglia rimane ancora oggi una questione che grava quasi esclusivamente sulle spalle femminili”.“La destra vuole un’Italia in cui le donne restino chiuse in casa, magari in cucina, meglio ancora se zitte e in silenzio. Il Governo esca dal Medioevo e sostenga subito la proposta di legge di tutta l'opposizione a prima firma Schlein sui congedi parentali obbligatori e paritari. Basta parole: vogliamo un Paese che riconosca che crescere un figlio è un compito condiviso, non una condanna per le donne”.
Dem presentano interrogazione parlamentare urgente
«Il Ministro è a conoscenza che migliaia di persone in Italia stanno vedendo contratti i propri diritti per colpa della carenza dei medici legali? E cosa intende fare per evitare che persone che già si trovano in condizioni di fragilità siano costrette a sopportare lungaggini burocratiche di cui non hanno alcuna colpa?» È questa la domanda con cui il deputato del Partito Democratico Gian Antonio Girelli, componente della commissione affari sociali della Camera, conclude un’interrogazione a risposta scritta rivolta al Ministro della Salute.
Girelli richiama l’attenzione sulla situazione drammatica nel Bresciano, dove – secondo la stampa locale – “almeno 5000 persone attenderebbero la risposta alla loro richiesta di accertamento della disabilità”. Una paralisi causata dalla carenza di medici legali, figure indispensabili per le Unità valutative di base dell’INPS.
Il Comitato provinciale INPS, osserva Girelli, conferma che “risulta evidente che il numero esiguo delle commissioni mediche disponibili sta determinando un forte ritardo nella fase di valutazione delle numerosissime domande pervenute”. A farne le spese sono persone fragili e le loro famiglie, che attendono da mesi una risposta per accedere a diritti e servizi, o anche solo per ottenere i permessi della Legge 104.
Situazione analoga si registra per il rilascio delle patenti speciali, con tempi di attesa che – come riporta il sito dell’ASST di Brescia – possono arrivare fino a sei mesi. “Tempi evidentemente troppo lunghi”, denuncia Girelli, sottolineando come la previsione di un permesso di guida provvisorio non sia una risposta sufficiente.
Da qui l’interrogazione al Ministro: serve un intervento immediato per tutelare i più vulnerabili.
Il presidente dell’INPS Fava oggi ha parlato di un passo avanti verso un ‘welfare generativo’, illustrando il progetto INPS in rete per l’inclusione. Ma le scelte concrete dell’Istituto vanno nella direzione opposta: tagliano fuori il Terzo Settore e smantellano un sistema di cura e inclusione costruito negli anni con professionalità e responsabilità”. Lo dichiara Silvio Lai, deputato del Partito Democratico, commentando le dichiarazioni del presidente INPS e il contenuto del nuovo bando “Home Care Premium” 2025–2028.
“Il bando, anche dopo le modifiche che hanno ripristinato i servizi infermieristici e sociosanitari – prosegue Lai – esclude di fatto le cooperative sociali che da anni garantiscono assistenza domiciliare qualificata alle persone non autosufficienti, interrompendo così non solo la continuità dei servizi ma anche la rete di protezione che queste realtà assicuravano, con personale formato e tutelato”.
Lai sottolinea come il nuovo impianto, che affida il servizio direttamente a singoli professionisti, metta a rischio la sicurezza dei lavoratori, la copertura assicurativa per utenti e operatori, e incentivi il dumping contrattuale, penalizzando chi rispetta i contratti collettivi nazionali e tutela i propri dipendenti.
“L’INPS – conclude il deputato dem – non può invocare parole come ‘fiducia’, ‘inclusione’ e ‘valore sociale’ mentre nel suo bando HCO 2025-28 promuove un modello che marginalizza i soggetti collettivi del welfare, svuota le reti di cura e mette in crisi interi comparti del Terzo Settore, come denunciato in queste settimane dalle imprese cooperative e dalle organizzazioni dei lavoratori. Chiediamo una nuova revisione del bando e un confronto serio con le parti sociali per costruire davvero un welfare partecipato e generativo, non a parole ma nei fatti”.
"L'integrazione del bando Home Care da parte dell'Inps recupera, anche se solo in parte, gli errori fatti nella prima edizione del bando e che avevamo denunciato con un'interrogazione firmata insieme ai colleghi parlamentari Scotto, Furfaro, Girelli, Malavasi, Vaccari." Lo scrive in una nota il parlamentare del Partito Democratico Silvio Lai che, facendo seguito anche alle richieste di intervento da parte dell'Anci, aveva chiesto l'intervento del Governo e la convocazione in audizione in Commissione Lavoro del presidente dell'Inps.
"Di sicuro – afferma Lai – attraverso l'integrazione del bando che recupera la possibilità di garantire i servizi per gli OSS, che prima erano esclusi, oltre a fare giustizia tutela in maniera adeguata competenze professionali riconosciute da diplomi formativi regionali e nazionali. Risolve, inoltre, il problema dell'impatto sull'occupazione per numerose cooperative in tutta Italia. Erano state infatti molte le denunce provenienti dalla Sardegna, dall'Umbria e dalla Toscana, sugli effetti distorsivi causati dall'esclusione di queste professioni e sui danni conseguenti subiti dalle famiglie con la prima versione del bando. Ricordiamo, infatti, che il progetto Home Care è un'importante misura di integrazione assicurativa sociosanitaria garantita ai dipendenti pubblici."
"Siamo soddisfatti – prosegue il parlamentare dem – che il nostro intervento abbia fatto cambiare idea all'Inps, tuttavia resta il mancato riconoscimento delle attività dei caregivers, quelle figure familiari indispensabili in alcuni territori per assistere persone non autosufficienti ma che non richiedono interventi di integrazione sociosanitaria o sanitaria tout court. Sarebbe bene, a nostro avviso, che l'Inps rivedesse il bando anche recuperando i caregivers sui quali si stanno facendo passi avanti anche nel dibattito sulla legislazione nazionale, riconoscendo funzioni di cura all'interno delle famiglie, senza le quali molti nuclei familiari non potrebbero sopportare il carico della non autosufficienza. Per questo, con un'ulteriore interrogazione, chiederemo al Ministro Calderone quale sia la sua posizione e se non intenda intervenire nei confronti dell'Inps per modificare ulteriormente il bando."
“I condoni presentano sempre il conto, soprattutto a chi li fa, e a chi si è presentato come l'alfiere dell'abolizione della riforma Fornero mentre non riesce neanche a bloccare l'aumento dell'età pensionabile. Mi rivolgo alla ministra Calderone, laureata in fuga dalla realtà, di riferire all'Aula se è vero che c'è un buco di quasi 7 miliardi, certificato dal Consiglio d'indirizzo e vigilanza, nel bilancio dell'Inps al netto dei condoni che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni.
Non sono numeri strumentalizzabili come dichiara il Sottosegretario Durigon, ma sono dati che fanno il paio con l'approssimazione da parte del governo sul tema previdenziale, che aveva fatto tante promesse disattendendole tutte, sabotando Opzione Donna, aumentando l'età pensionabile ed eliminando tutti gli istituti di flessibilità in uscita”. Così il deputato dem Arturo Scotto, Capogruppo Pd in Commissione Lavoro intervenendo in Aula di Montecitorio.