“Come si può pensare di rilanciare i territori montani italiani con la cifra stratosferica – si fa per dire – di 100 milioni all’anno? Una legge che pretende di affrontare emergenze strutturali con risorse ridicole è solo propaganda”. Lo dichiara Toni Ricciardi, deputato democratico e vicepresidente del gruppo PD alla Camera intervenendo in aula alla camera sulla legge per il riconoscimento e la promozione delle zone montane. “La montagna italiana oggi è il grande malato del Paese che anticipa dinamiche che in assenza di interventi adeguati toccheranno tutto il territorio nazionale: desertificazione demografica, crisi del lavoro, fuga dei giovani, collasso dei servizi. In questi territori, per ogni due persone che escono dal mercato del lavoro, quando va bene ne entra una. Altro che risveglio: stiamo assistendo a un declino annunciato. E mentre il Governo blatera di un ‘Paese dei campanili’, Calderoli dimentica – o finge di dimenticare – che fu proprio lui, da ministro, nel 2010 ad azzerare il Fondo nazionale della montagna. Oggi torna con lo stesso impianto: finanza derivata, risorse scarse, criteri opachi, e uno sbilanciamento evidente a favore delle aree già forti del Centro-Nord a scapito del Mezzogiorno. Se davvero si voleva fare qualcosa per questi territori, bisognava garantire servizi essenziali – sanità, scuola, trasporti – e sostenere lo sviluppo locale. Invece si danno 50 euro a neonato e si tagliano 5.600 docenti. È questa la vostra idea di futuro per le aree interne? Questa legge è solo uno spot elettorale e Calderoli, ancora una volta, ne è il regista. Lui che dovrebbe essere il ministro più vicino alle amministrazioni locali è quello che più le colpisce e le dileggia approfittando delle divisioni della maggioranza”.
“Il nostro Gruppo voterà a favore dell’istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone, il body shaming, fissata per il giorno 16 maggio. Ringraziamo la prima firmataria, la collega Martina Semenzato, per il lavoro svolto in Commissione e nell’intergruppo parlamentare su body shaming e disturbi alimentari, che ha permesso di arrivare a un testo condiviso. Quando si colpisce il corpo, con scherno, derisione, violenza simbolica o reale, non si sta semplicemente criticando un aspetto esteriore: si sta cercando di delegittimare una persona nella sua interezza. Non è solo una questione di aspetto: è una questione di potere, controllo, narrazione sociale. Non è solo ‘insulto’, ‘goliardata’, né una questione di mera estetica o insensibilità individuale: è una violenza figlia di un ordine sociale e culturale che, tra le altre cose, interpreta il corpo non come espressione della propria singolarità ed identità, ma come un oggetto da inquadrare e soprattutto controllare”.
Così il deputato Paolo Ciani, vicepresidente del Gruppo Pd-Idp, intervenendo in Aula per annunciare il voto favorevole sulla Pdl Body shaming.
“I dati - aggiunge - parlano chiaramente: 1 adolescente su 3 ha dichiarato di aver subito body shaming (così in un report di Save The Children, 2025). Il 20% delle donne italiane afferma di esserne stata vittima (dati Eurispes, 2023). Secondo un’indagine il 36,4% delle donne ha un rapporto negativo con il proprio corpo. Tra le ragazze adolescenti, le persone con disabilità e chi vive in condizioni di marginalità, queste percentuali crescono ancora. In casi estremi, il body shaming è correlato a disturbi alimentari, depressione, comportamenti autolesivi. Dietro queste cifre ci sono persone, sofferenze silenziose, che interpellano anche la responsabilità della politica. Il body shaming - conclude - è uno dei tasselli della piramide della violenza di genere; uno dei primi gradini, quelli più invisibili, di un processo che normalizza il controllo, il giudizio e la svalutazione attraverso il corpo”.
Presentata interrogazione a Tajani su legittimità trasporto missili in Medioriente
“Quanto accaduto all’aeroporto di Brescia Montichiari con la mobilitazione promossa da USB segna un momento importante e coraggioso di consapevolezza civile e democratica. Il rifiuto di caricare e scaricare armamenti non è solo un atto sindacale, è una presa di posizione etica che trova piena legittimità nei valori costituzionali del nostro Paese, a partire dall’articolo 11 che stabilisce con chiarezza che l’Italia ripudia la guerra.” Lo dichiara Gian Antonio Girelli, deputato democratico e componente della Commissione Affari Sociali della camera annunciando un’interrogazione parlamentare a Tajani sulla legittimità dell’invio in medioriente di armamenti e materiale bellico dall’aeroporto di Montichiari. “La possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza va difesa e garantita, tanto per i singoli quanto per le organizzazioni dei lavoratori. È giusto e necessario che chi opera nei luoghi civili del lavoro possa scegliere di non essere parte di una filiera che alimenta conflitti e violenze. La politica deve ascoltare questo grido di responsabilità, non reprimerlo. Esprimo quindi il mio sostegno alla campagna promossa da USB e a tutte le lavoratrici e i lavoratori che vi aderiscono. La pace non è un’utopia: è una scelta che si pratica, anche nei gesti concreti, anche rifiutandosi di caricare strumenti di morte. Lo dobbiamo alla nostra Costituzione, alla nostra coscienza e al futuro delle prossime generazioni”. Su questo tema il Pd ha depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo cosa intende fare per verificare la legittimità di questi trasporti.
“Ormai la Commissione Bilancio della Camera viene piegata dalla maggioranza a un uso strumentale e difensivo: non più luogo di approfondimento e valutazione tecnica, ma ostacolo pretestuoso per impedire il dibattito parlamentare su proposte scomode per il Governo. È quanto accaduto anche sulla proposta per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, un tema di portata strategica che meriterebbe un confronto serio e trasparente nelle sedi competenti”. Lo dichiara Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio alla Camera. “Non è la prima volta che la destra sceglie la scorciatoia procedurale pur di non affrontare nel merito le iniziative dell’opposizione. Stavolta, però, si è superato ogni limite: non solo si blocca la discussione di una proposta innovativa e concreta, ma si negano perfino i passaggi interlocutori per approfondire il testo. È una distorsione inaccettabile del ruolo delle istituzioni parlamentari e un segnale preoccupante di debolezza politica.”
“Dopo il salario minimo, la destra vuole fare secca anche la proposta sulla riduzione dell’orario di lavoro promossa dalle opposizioni. Oggi in commissione Bilancio hanno di nuovo accampato la scusa delle coperture, addirittura motivando in maniera del tutto falsa e infondata che il fondo per gli incentivi alle imprese per la settimana corta investiva anche il settore pubblico e non aveva un tetto di spesa. Non sanno nemmeno leggere gli articoli di una legge. Sono in difficoltà e dunque, anziché discutere nel merito le proposte che allargano i diritti dei lavoratori, decidono di cancellarle. Continueremo la nostra battaglia in Aula dove dovranno dire davanti al Paese perché sono contrari alla sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario come in tutti gli altri Paesi europei”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“L’innovazione tecnologica, l’intelligenza artificiale rendono possibile produrre le stesse cose con meno lavoro. La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario permetterebbe di distribuirne i vantaggi su tutta la comunità. Questo è il senso della proposta di legge presentata da Pd, M5s e Avs, che favorisce l ‘introduzione di questa riduzione su base contrattuale.
La destra si oppone? No, non ne ha il coraggio. In spregio ad ogni regola democratica cerca di usare la commissione bilancio per liquidare la proposta delle opposizioni, invece di contrastarla, nel merito, in commissione o in aula. Lo fanno sempre con le proposte dell’opposizione, ma oggi hanno voluto strafare, negando anche il ricorso ad alcuni chiarimenti che sempre si accettano per i provvedimenti della maggioranza. Non saranno queste prove di forza, dettate da arroganza e viltà, a fermare una battaglia assolutamente ineludibile” così la responsabile nazionale lavoro del Pd, la deputata democratica, Maria Cecilia Guerra.
“Prima la tortura e poi magari la pena di morte? Il centrodestra faccia i conti con la scheggia impazzita che si ritrova in maggioranza, perché Salvini sta dicendo di voler scassare le basi dei diritti umani, non solo della democrazia liberale di cui è nemico dichiarato. Il reato di tortura è una conquista per un Paese civile, la difenderemo anche in segno di rispetto del lavoro di chi opera nelle carceri, personale messo più a rischio dal Dl sicurezza. Il sistema di alzare i toni adottato dal capo della Lega non è folklore di destra estrema ma è oggettivamente pericoloso perché sposta il confine dell’accettabile e aumenta il clima di tensione nel Paese”. Lo dichiara la deputata e responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani, in merito alla proposta del leader della Lega Matteo Salvini di modificare il reato di tortura.
Governo tuteli settore strategico Paese
“Siamo fortemente preoccupati per il futuro dello stabilimento Leonardo di Pomigliano d’Arco e, più in generale, per tutti i siti del gruppo presenti in Campania. Lo sciopero di oggi è un segnale chiaro e inequivocabile: le lavoratrici e i lavoratori esprimono una profonda apprensione per l’assenza di una reale prospettiva di sviluppo industriale sul territorio. Le voci sempre più insistenti su possibili partnership e joint venture – anche con fondi sovrani stranieri – impongono un’immediata chiarezza. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione al Governo: vogliamo sapere quali siano le reali intenzioni dell’esecutivo e di Leonardo riguardo al futuro degli stabilimenti campani. Per noi la priorità è una sola: tutelare il know-how industriale in un settore strategico per il Paese e salvaguardare ogni singolo posto di lavoro. Su questo terreno non siamo disposti a fare alcun passo indietro”.
Lo dichiarano il deputato e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, Marco Sarracino, e il deputato e capogruppo in commissione Lavoro, Arturo Scotto.
“Dobbiamo tutti essere consapevoli che senza risorse non si fa nulla. L’approccio della maggioranza e del governo a questo provvedimento credo che sia un vero e proprio insulto al lavoro del parlamento. Non si può pensare di affrontare quanto emerso dopo il Covid solo pensando di attingere ai fondi del PNRR. Se gli investimenti non sono accompagnati da un cambio di paradigma non andiamo da nessuna parte. Servono investimenti in innovazione tecnologica ma anche in prevenzione. Occorre ricostruire una medicina di prossimità che dia risposte alle tante criticità che ogni giorno i cittadini denunciano, al problema delle liste d’attesa, al numero crescente di persone che rinunciano alle cure, alla carenza di personale in alcuni settori strategici. Tutti questi problemi devono farci necessariamente riflettere che un cambio di paradigma è necessario partendo dal tema delle risorse.
C’è un dialogo europeo aperto sulla destinazione dei fondi destinati alla prevenzione, ma sicuramente va rafforzato e approfondito.
C’è la necessità di capire come possiamo reggere nella frammentazione dei 21 modelli territoriali rispetto a una necessità sempre più centrale, dove la dimensione stesso dello Stato rischia di essere poca cosa rispetto alla programmazione.
Occorre investire su scienza e ricerca per creare farmaci innovativi che possano curare patologie che prima portavano alla morte mentre ora le aspettative di vita si possono allungare grazie proprio a questi farmaci innovativi. Ma senza investimenti e senza risorse tutto questo non è possibile. Mi auguro che ci sia un sussulto d’orgoglio da parte del parlamento per dire no ad un modo di lavorare così sbagliato”. Lo ha detto in aula Gian Antonio girelli Deputato Pd e vicepresidente della commissione parlamentare di inchiesta sul Covid, intervenuto sull’articolo 1 della pdl sul funzionamento del servizio sanitario nazionale.
Il deputato democratico Andrea Casu, vicepresidente della Commissione Trasporti e relatore di minoranza sul provvedimento sull’intelligenza artificiale in discussione alla Camera ha letto nell’aula di Montecitorio l’appello, scritto dall’intelligenza artificiale, per “fermare l’immane saccheggio di materiale tutelato che stanno effettuando sistematicamente i fornitori di modelli e sistemi di ai in palese violazione della normativa europea e nazionale in materia di diritto d’autore”.
Ecco l’appello letto da Casu: “APPELLO PER LA DIFESA DEL DIRITTO D’AUTORE NELL’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Chiediamo al Governo italiano di agire con urgenza per fermare il sistematico saccheggio di opere protette da parte dei fornitori di intelligenza artificiale. Migliaia di libri, articoli, immagini, musiche e opere creative sono stati utilizzati per addestrare modelli senza il consenso degli autori, in violazione delle normative italiane ed europee sul diritto d’autore. Questo abuso mina le basi della nostra cultura, danneggia il lavoro di milioni di creativi e mette a rischio l’intero ecosistema editoriale, artistico e professionale. Chiediamo: che siano applicate sanzioni chiare e tempestive contro chi viola i diritti d’autore; che venga imposto l’obbligo di trasparenza sui dataset utilizzati per addestrare i modelli IA; che il principio del consenso esplicito degli autori diventi irrinunciabile in ogni fase dell’uso delle loro opere. L’Italia difenda la dignità del lavoro culturale. L’intelligenza artificiale non può crescere sull’espropriazione del sapere umano”.
“I Vigili del fuoco sono un corpo insostituibile per garantire la sicurezza nei territori: servono però risorse e misure concrete per assicurare la piena e sicura operatività degli agenti in servizio. A partire da nuove assunzioni, presenza capillare in tutto il Paese e tutela nei luoghi di lavoro”. Così in una nota congiunta i deputati Pd Simiani, Malavasi, Scotto, Vaccari, Guerra, Lacarra, Marino, Forattini, Romeo, Filippin, dopo l’incontro di oggi a roma con i sindacati di categoria Cigl, Cisl e Uil.
“Le urgenze - prosegue la nota - che ci sono state sottoposte nel corso della riunione sono ampiamente condivisibili. Negli ultimi anni le risorse per il corpo sono state ridotte e con i pensionamenti di fine anno mancheranno oltre 15mila agenti in servizio, mettendo in discussione sia i comandi provinciali, sia i distaccamenti territoriali. Serve un piano nazionale di reclutamento e la piena operatività delle sezioni distaccate, che oggi vengono invece chiuse, lasciando intere zone senza presidio: garantire tempestività di intervento significa salvare vite umane, ma servono risorse adeguate e presenza capillare sul territorio. Si tratta di una priorità. Al tempo stesso è altrettanto importante assicurare la sicurezza degli agenti in servizio, con particolare riferimento alla loro salute, facendo piena chiarezza sulla presenza di materiali nocivi, composti da pfas, nei dispositivi di protezione utilizzati quotidianamente nelle loro attività, ma anche la presenza di sostanze nocive nelle schiume antincendio utilizzate nelle operazioni di soccorso".
"A tal fine - conclude la nota - proporremo una indagine conoscitiva proprio su tutti gli aspetti correlati alla sicurezza del lavoro, che, unitamente ad aspetti retributivi e assicurativi, sono stati sottoposti alla nostra attenzione. Queste proposte saranno concretizzate nell’azione parlamentare del Partito Democratico, che ha già portato al deposito di mozioni, interrogazioni e ordini del giorno. In particolare è stato da ultimo approvato un odg che impegna il governo a chiarire la presenza di pfas in tutti i dispositivi di protezione individuale e ad estendere a tutto il territorio nazionale l'indagine statistica prevista ad oggi solo per 300 vigili del fuoco dell'Emilia Romagna. Daremo continuità al nostro impegno, senza nessun passo indietro".
Testo migliorato ma mancano ancora aspetti fondamentali a partire dalla tutela del lavoro
“Grazie alle pressanti richieste delle opposizioni il Ddl Intelligenza artificiale in discussione oggi in Aula è un testo che presenta miglioramenti e margini di intervento: il governo su nostra insistenza ha soppresso il comma 2 dell’articolo 6, che conteneva un generico obbligo di collocazione su server italiani senza però accogliere la nostra richiesta di qualificare e garantire adeguatamente la sicurezza dei dati strategici. Durante l’esame nelle Commissioni X e XI alla Camera sono stati inoltre approvati importanti emendamenti come quello a firma Ascani che prevede che per le azioni che l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale deve necessariamente portare avanti per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale sia data priorità a soggetti italiani ed europei. Una scelta strategica se vogliamo costruire un'effettiva sovranità digitale ed essere protagonisti di questa partita. Soddisfazione anche per l’approvazione degli emendamenti Casu e Peluffo: il primo richiama il ruolo dello Stato a sostegno del tessuto produttivo nazionale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole a fronteggiare una sfida epocale; mentre il secondo stabilisce che non devono essere previsti obblighi ulteriori rispetto a quanto già stabilito a livello europeo, un principio questo indispensabile per evitare di appesantire la corsa allo sviluppo. Restano ancora aperti nodi cruciali come quello relativo alla sicurezza dei dati strategici, alla necessità di un'autorità unica e indipendente per l'intelligenza artificiale, al diritto d'autore. E soprattutto la questione della tutela del lavoro e dei lavoratori, assente nel provvedimento su cui dovremmo ancora confrontarci per governare questa rivoluzione e garantire che nessuno la subisca", così la vicepresidente della Camera, la democratica Anna Ascani insieme ai deputati del Pd delle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera Ouidad Bakkali, Anthony Barbagallo, Andrea Casu, Paola De Micheli, Christian Di Sanzo, Valentina Ghio, Andrea Gnassi, Roberto Morassut, Alberto Pandolfo e Vinicio Peluffo.
“Leggiamo con una certa preoccupazione l’intervista del
Ministro Zangrillo che non esclude che possa esserci anche per il 2026 il blocco del turn over nella Pubblica Amministrazione per via della scelta di aumentare le spese militare per raggiungere gli obiettivi della Nato. Significa indebolire ancora una volta la capacità di erogare servizi fondamentali ai cittadini italiani, in un quadro in cui entro il 2030 sarà circa un milione le persone che andranno in pensione. Siamo davanti a decisioni irresponsabili che rischiano di compromettere il welfare e penalizzare ancora una volta comuni e regioni. Chiediamo chiarezza al Governo Meloni”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Il provvedimento del governo sull'IA è nato vecchio sebbene volesse anticipare il regolamento europeo sulla materia. L'iter parlamentare è stato così lento e ora l'Italia si trova nella condizione di inseguire gli altri Paesi europei ridotta al ruolo di spettatrice. Non possiamo permettere che il nostro sapere e i nostri dati finiscano sotto il controllo di potenze straniere. Il caso Paragon è un monito di quanto sia pericoloso affidarsi ciecamente a infrastrutture esterne. Mancano inoltre le risorse: un miliardo di euro non sono sufficienti e la vicina Francia, con i suoi 100 mld a disposizione, sono un chiaro segnale di quanto il governo Meloni dia un segnale di sfiducia sulle potenzialità nazionali”. Lo dice il deputato Pd, Alberto Pandolfo, intervenendo in Aula sulla discussione del Ddl sull'Intelligenza artificiale.
“Le nuove tecnologie – continua l'esponente dem - devono essere strumento al servizio dell'uomo per aprire gli orizzonti promuovendo sempre uguaglianza. La IA è una sfida epocale, una vera rivoluzione che plasma il presente e futuro in modo inesorabile. Ma è assolutamente chiaro che questo strumento deve rimanere solo nelle mani dell'uomo, antropocentrico e soprattutto responsabile: la IA deve garantire i diritti e le libertà fondamentali in modo trasparente e senza discriminazioni”. “Invece questo provvedimento è carente di garanzie per la tutela del mondo del lavoro: un errore strategico e imperdonabile quello di escludere gli emendamenti del Pd che coinvolgevano le parti sociali nell'Osservatorio per l'IA perché sappiamo che l'IA, se non governata, rischia di ampliare le diseguaglianze”, conclude Pandolfo.
“Se la maggioranza avesse ascoltato interamente le critiche del Partito Democratico al Senato l’emendamento del Governo 6.2 non sarebbe stato necessario. Purtroppo l’intervento effettuato non è sufficiente: perché la soppressione tout court del riferimento ai server nazionali è comunque un errore perché non qualifica e garantisce in alcun modo la sicurezza dei dati strategici. Tra i passi avanti compiuti durante il lavoro in commissione sottolineiamo l’importanza degli emendamenti del Partito Democratico che hanno indicato un criterio di priorità per la collaborazione con soggetti italiani ed europei per le sfide che ACN è chiamata ad affrontare, hanno sancito il fatto che la normativa nazionale non possa introdurre ulteriori obblighi rispetto alle norme comunitarie e sottolineato il ruolo che deve avere lo Stato nel sostenere le micro, piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole nell’affrontare questa rivoluzione”. Lo dice il deputato Pd, Andrea Casu, segretario d'Aula e relatore di minoranza del disegno di legge in materia di intelligenza artificiale.
“Restano però tutte le nostre critiche sulla governance: indipendentemente da chi siede a Palazzo Chigi l’intelligenza artificiale non può essere gestita da un'agenzia governativa deve essere governata da un’autorità indipendente e lo spezzatino di poteri previsto da questo testo rischia di creare solo ulteriore confusione. Il nodo cruciale – sottolinea infine l'esponente dem - rimane la tutela verso il futuro del lavoro, e questa è la principale carenza di questo testo: il lavoro, i sindacati, la sicurezza sul lavoro. L’intelligenza artificiale non può e non deve servire a sostituire il lavoro, ma a realizzare pienamente la nostra Costituzione. Quindi l’importanza della formazione: della formazione nel lavoro, per il lavoro, e della formazione nella scuola”. “Se vogliamo tutelare i diritti fondamentali, non possiamo dimenticare il diritto d’autore. L’Italia è seduta su una pentola d’oro di dati, dati che vengono costantemente depredati e che dobbiamo dotarci di strumenti più adeguati per difendere”, conclude Casu.