“Prima la tortura e poi magari la pena di morte? Il centrodestra faccia i conti con la scheggia impazzita che si ritrova in maggioranza, perché Salvini sta dicendo di voler scassare le basi dei diritti umani, non solo della democrazia liberale di cui è nemico dichiarato. Il reato di tortura è una conquista per un Paese civile, la difenderemo anche in segno di rispetto del lavoro di chi opera nelle carceri, personale messo più a rischio dal Dl sicurezza. Il sistema di alzare i toni adottato dal capo della Lega non è folklore di destra estrema ma è oggettivamente pericoloso perché sposta il confine dell’accettabile e aumenta il clima di tensione nel Paese”. Lo dichiara la deputata e responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani, in merito alla proposta del leader della Lega Matteo Salvini di modificare il reato di tortura.
Governo tuteli settore strategico Paese
“Siamo fortemente preoccupati per il futuro dello stabilimento Leonardo di Pomigliano d’Arco e, più in generale, per tutti i siti del gruppo presenti in Campania. Lo sciopero di oggi è un segnale chiaro e inequivocabile: le lavoratrici e i lavoratori esprimono una profonda apprensione per l’assenza di una reale prospettiva di sviluppo industriale sul territorio. Le voci sempre più insistenti su possibili partnership e joint venture – anche con fondi sovrani stranieri – impongono un’immediata chiarezza. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione al Governo: vogliamo sapere quali siano le reali intenzioni dell’esecutivo e di Leonardo riguardo al futuro degli stabilimenti campani. Per noi la priorità è una sola: tutelare il know-how industriale in un settore strategico per il Paese e salvaguardare ogni singolo posto di lavoro. Su questo terreno non siamo disposti a fare alcun passo indietro”.
Lo dichiarano il deputato e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, Marco Sarracino, e il deputato e capogruppo in commissione Lavoro, Arturo Scotto.
“Dobbiamo tutti essere consapevoli che senza risorse non si fa nulla. L’approccio della maggioranza e del governo a questo provvedimento credo che sia un vero e proprio insulto al lavoro del parlamento. Non si può pensare di affrontare quanto emerso dopo il Covid solo pensando di attingere ai fondi del PNRR. Se gli investimenti non sono accompagnati da un cambio di paradigma non andiamo da nessuna parte. Servono investimenti in innovazione tecnologica ma anche in prevenzione. Occorre ricostruire una medicina di prossimità che dia risposte alle tante criticità che ogni giorno i cittadini denunciano, al problema delle liste d’attesa, al numero crescente di persone che rinunciano alle cure, alla carenza di personale in alcuni settori strategici. Tutti questi problemi devono farci necessariamente riflettere che un cambio di paradigma è necessario partendo dal tema delle risorse.
C’è un dialogo europeo aperto sulla destinazione dei fondi destinati alla prevenzione, ma sicuramente va rafforzato e approfondito.
C’è la necessità di capire come possiamo reggere nella frammentazione dei 21 modelli territoriali rispetto a una necessità sempre più centrale, dove la dimensione stesso dello Stato rischia di essere poca cosa rispetto alla programmazione.
Occorre investire su scienza e ricerca per creare farmaci innovativi che possano curare patologie che prima portavano alla morte mentre ora le aspettative di vita si possono allungare grazie proprio a questi farmaci innovativi. Ma senza investimenti e senza risorse tutto questo non è possibile. Mi auguro che ci sia un sussulto d’orgoglio da parte del parlamento per dire no ad un modo di lavorare così sbagliato”. Lo ha detto in aula Gian Antonio girelli Deputato Pd e vicepresidente della commissione parlamentare di inchiesta sul Covid, intervenuto sull’articolo 1 della pdl sul funzionamento del servizio sanitario nazionale.
Il deputato democratico Andrea Casu, vicepresidente della Commissione Trasporti e relatore di minoranza sul provvedimento sull’intelligenza artificiale in discussione alla Camera ha letto nell’aula di Montecitorio l’appello, scritto dall’intelligenza artificiale, per “fermare l’immane saccheggio di materiale tutelato che stanno effettuando sistematicamente i fornitori di modelli e sistemi di ai in palese violazione della normativa europea e nazionale in materia di diritto d’autore”.
Ecco l’appello letto da Casu: “APPELLO PER LA DIFESA DEL DIRITTO D’AUTORE NELL’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Chiediamo al Governo italiano di agire con urgenza per fermare il sistematico saccheggio di opere protette da parte dei fornitori di intelligenza artificiale. Migliaia di libri, articoli, immagini, musiche e opere creative sono stati utilizzati per addestrare modelli senza il consenso degli autori, in violazione delle normative italiane ed europee sul diritto d’autore. Questo abuso mina le basi della nostra cultura, danneggia il lavoro di milioni di creativi e mette a rischio l’intero ecosistema editoriale, artistico e professionale. Chiediamo: che siano applicate sanzioni chiare e tempestive contro chi viola i diritti d’autore; che venga imposto l’obbligo di trasparenza sui dataset utilizzati per addestrare i modelli IA; che il principio del consenso esplicito degli autori diventi irrinunciabile in ogni fase dell’uso delle loro opere. L’Italia difenda la dignità del lavoro culturale. L’intelligenza artificiale non può crescere sull’espropriazione del sapere umano”.
“I Vigili del fuoco sono un corpo insostituibile per garantire la sicurezza nei territori: servono però risorse e misure concrete per assicurare la piena e sicura operatività degli agenti in servizio. A partire da nuove assunzioni, presenza capillare in tutto il Paese e tutela nei luoghi di lavoro”. Così in una nota congiunta i deputati Pd Simiani, Malavasi, Scotto, Vaccari, Guerra, Lacarra, Marino, Forattini, Romeo, Filippin, dopo l’incontro di oggi a roma con i sindacati di categoria Cigl, Cisl e Uil.
“Le urgenze - prosegue la nota - che ci sono state sottoposte nel corso della riunione sono ampiamente condivisibili. Negli ultimi anni le risorse per il corpo sono state ridotte e con i pensionamenti di fine anno mancheranno oltre 15mila agenti in servizio, mettendo in discussione sia i comandi provinciali, sia i distaccamenti territoriali. Serve un piano nazionale di reclutamento e la piena operatività delle sezioni distaccate, che oggi vengono invece chiuse, lasciando intere zone senza presidio: garantire tempestività di intervento significa salvare vite umane, ma servono risorse adeguate e presenza capillare sul territorio. Si tratta di una priorità. Al tempo stesso è altrettanto importante assicurare la sicurezza degli agenti in servizio, con particolare riferimento alla loro salute, facendo piena chiarezza sulla presenza di materiali nocivi, composti da pfas, nei dispositivi di protezione utilizzati quotidianamente nelle loro attività, ma anche la presenza di sostanze nocive nelle schiume antincendio utilizzate nelle operazioni di soccorso".
"A tal fine - conclude la nota - proporremo una indagine conoscitiva proprio su tutti gli aspetti correlati alla sicurezza del lavoro, che, unitamente ad aspetti retributivi e assicurativi, sono stati sottoposti alla nostra attenzione. Queste proposte saranno concretizzate nell’azione parlamentare del Partito Democratico, che ha già portato al deposito di mozioni, interrogazioni e ordini del giorno. In particolare è stato da ultimo approvato un odg che impegna il governo a chiarire la presenza di pfas in tutti i dispositivi di protezione individuale e ad estendere a tutto il territorio nazionale l'indagine statistica prevista ad oggi solo per 300 vigili del fuoco dell'Emilia Romagna. Daremo continuità al nostro impegno, senza nessun passo indietro".
Testo migliorato ma mancano ancora aspetti fondamentali a partire dalla tutela del lavoro
“Grazie alle pressanti richieste delle opposizioni il Ddl Intelligenza artificiale in discussione oggi in Aula è un testo che presenta miglioramenti e margini di intervento: il governo su nostra insistenza ha soppresso il comma 2 dell’articolo 6, che conteneva un generico obbligo di collocazione su server italiani senza però accogliere la nostra richiesta di qualificare e garantire adeguatamente la sicurezza dei dati strategici. Durante l’esame nelle Commissioni X e XI alla Camera sono stati inoltre approvati importanti emendamenti come quello a firma Ascani che prevede che per le azioni che l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale deve necessariamente portare avanti per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale sia data priorità a soggetti italiani ed europei. Una scelta strategica se vogliamo costruire un'effettiva sovranità digitale ed essere protagonisti di questa partita. Soddisfazione anche per l’approvazione degli emendamenti Casu e Peluffo: il primo richiama il ruolo dello Stato a sostegno del tessuto produttivo nazionale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole a fronteggiare una sfida epocale; mentre il secondo stabilisce che non devono essere previsti obblighi ulteriori rispetto a quanto già stabilito a livello europeo, un principio questo indispensabile per evitare di appesantire la corsa allo sviluppo. Restano ancora aperti nodi cruciali come quello relativo alla sicurezza dei dati strategici, alla necessità di un'autorità unica e indipendente per l'intelligenza artificiale, al diritto d'autore. E soprattutto la questione della tutela del lavoro e dei lavoratori, assente nel provvedimento su cui dovremmo ancora confrontarci per governare questa rivoluzione e garantire che nessuno la subisca", così la vicepresidente della Camera, la democratica Anna Ascani insieme ai deputati del Pd delle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera Ouidad Bakkali, Anthony Barbagallo, Andrea Casu, Paola De Micheli, Christian Di Sanzo, Valentina Ghio, Andrea Gnassi, Roberto Morassut, Alberto Pandolfo e Vinicio Peluffo.
“Leggiamo con una certa preoccupazione l’intervista del
Ministro Zangrillo che non esclude che possa esserci anche per il 2026 il blocco del turn over nella Pubblica Amministrazione per via della scelta di aumentare le spese militare per raggiungere gli obiettivi della Nato. Significa indebolire ancora una volta la capacità di erogare servizi fondamentali ai cittadini italiani, in un quadro in cui entro il 2030 sarà circa un milione le persone che andranno in pensione. Siamo davanti a decisioni irresponsabili che rischiano di compromettere il welfare e penalizzare ancora una volta comuni e regioni. Chiediamo chiarezza al Governo Meloni”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Il provvedimento del governo sull'IA è nato vecchio sebbene volesse anticipare il regolamento europeo sulla materia. L'iter parlamentare è stato così lento e ora l'Italia si trova nella condizione di inseguire gli altri Paesi europei ridotta al ruolo di spettatrice. Non possiamo permettere che il nostro sapere e i nostri dati finiscano sotto il controllo di potenze straniere. Il caso Paragon è un monito di quanto sia pericoloso affidarsi ciecamente a infrastrutture esterne. Mancano inoltre le risorse: un miliardo di euro non sono sufficienti e la vicina Francia, con i suoi 100 mld a disposizione, sono un chiaro segnale di quanto il governo Meloni dia un segnale di sfiducia sulle potenzialità nazionali”. Lo dice il deputato Pd, Alberto Pandolfo, intervenendo in Aula sulla discussione del Ddl sull'Intelligenza artificiale.
“Le nuove tecnologie – continua l'esponente dem - devono essere strumento al servizio dell'uomo per aprire gli orizzonti promuovendo sempre uguaglianza. La IA è una sfida epocale, una vera rivoluzione che plasma il presente e futuro in modo inesorabile. Ma è assolutamente chiaro che questo strumento deve rimanere solo nelle mani dell'uomo, antropocentrico e soprattutto responsabile: la IA deve garantire i diritti e le libertà fondamentali in modo trasparente e senza discriminazioni”. “Invece questo provvedimento è carente di garanzie per la tutela del mondo del lavoro: un errore strategico e imperdonabile quello di escludere gli emendamenti del Pd che coinvolgevano le parti sociali nell'Osservatorio per l'IA perché sappiamo che l'IA, se non governata, rischia di ampliare le diseguaglianze”, conclude Pandolfo.
“Se la maggioranza avesse ascoltato interamente le critiche del Partito Democratico al Senato l’emendamento del Governo 6.2 non sarebbe stato necessario. Purtroppo l’intervento effettuato non è sufficiente: perché la soppressione tout court del riferimento ai server nazionali è comunque un errore perché non qualifica e garantisce in alcun modo la sicurezza dei dati strategici. Tra i passi avanti compiuti durante il lavoro in commissione sottolineiamo l’importanza degli emendamenti del Partito Democratico che hanno indicato un criterio di priorità per la collaborazione con soggetti italiani ed europei per le sfide che ACN è chiamata ad affrontare, hanno sancito il fatto che la normativa nazionale non possa introdurre ulteriori obblighi rispetto alle norme comunitarie e sottolineato il ruolo che deve avere lo Stato nel sostenere le micro, piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole nell’affrontare questa rivoluzione”. Lo dice il deputato Pd, Andrea Casu, segretario d'Aula e relatore di minoranza del disegno di legge in materia di intelligenza artificiale.
“Restano però tutte le nostre critiche sulla governance: indipendentemente da chi siede a Palazzo Chigi l’intelligenza artificiale non può essere gestita da un'agenzia governativa deve essere governata da un’autorità indipendente e lo spezzatino di poteri previsto da questo testo rischia di creare solo ulteriore confusione. Il nodo cruciale – sottolinea infine l'esponente dem - rimane la tutela verso il futuro del lavoro, e questa è la principale carenza di questo testo: il lavoro, i sindacati, la sicurezza sul lavoro. L’intelligenza artificiale non può e non deve servire a sostituire il lavoro, ma a realizzare pienamente la nostra Costituzione. Quindi l’importanza della formazione: della formazione nel lavoro, per il lavoro, e della formazione nella scuola”. “Se vogliamo tutelare i diritti fondamentali, non possiamo dimenticare il diritto d’autore. L’Italia è seduta su una pentola d’oro di dati, dati che vengono costantemente depredati e che dobbiamo dotarci di strumenti più adeguati per difendere”, conclude Casu.
"Un'altra sonora bocciatura per Paolo Petrecca. Dopo il disastro di Rainews, anche la redazione di RaiSport respinge senza appello il suo piano editoriale: 65 no, appena 30 sì. La seconda sfiducia in meno di un mese. Non siamo di fronte a un equivoco, ma a un problema strutturale: si continuano ad affidare incarichi chiave non sulla base di competenze, ma di appartenenze. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: progetti deboli, redazioni spaccate, ascolti in calo.
Il tentativo di riciclare Petrecca a RaiSport è fallito. La redazione ha parlato chiaro, due volte. Se c’è rispetto per il lavoro dei giornalisti e per l’autonomia del servizio pubblico, l’unica strada è quella delle dimissioni. Le nomine non possono continuare a essere lottizzazioni politiche in stile ‘TeleMeloni’. Il servizio pubblico non è un rifugio per i fedelissimi" Così i componenti dem della Commissione di Vigilanza Rai.
“Mi stringo con profondo cordoglio alla famiglia della vittima dell’incidente sul lavoro avvenuto oggi nel comune di Calasca Castiglione. Da tempo lo diciamo con forza: non si può uscire di casa la mattina per andare al lavoro senza sapere se si farà ritorno”.
“Serve più tutela, più attenzione, più rispetto per chi lavora. Nessuno dovrebbe morire sul lavoro. Farò tutto ciò che è in mio potere per chiarire le responsabilità.”
Così Chiara Gribaudo, presidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, in merito alla morte dell’operaio forestale caduto in burrone oggi nel Verbano Cusio Ossola.
“Un’altra vita spezzata sul lavoro, un’altra ferita aperta nella nostra terra. Anche oggi la provincia di Napoli piange una vittima: un lavoratore che non farà più ritorno a casa. È inaccettabile. È intollerabile. La tragedia degli incidenti sul lavoro non può più essere trattata come una sequenza di episodi isolati o, peggio, come una triste routine. È un’emergenza nazionale. E come tale va affrontata. La frequenza con cui accadono queste morti dimostra che si sta sottovalutando la portata reale del problema. Ogni volta che cala il silenzio, ogni volta che manca una risposta concreta, si tradisce la dignità del lavoro e di chi lo svolge”.
Così il deputato Marco Sarracino, della segreteria nazionale del Pd.
“Abbiamo chiesto più volte - aggiunge - più controlli, più ispezioni, più strumenti per garantire che i protocolli di sicurezza non restino lettera morta. Ma le nostre richieste sono rimaste troppo spesso inascoltate. Non servono più dichiarazioni di circostanza o promesse che evaporano in poche ore. Servono fatti. Servono impegni concreti. Servono assunzioni negli enti preposti ai controlli, incentivi per la formazione, tolleranza zero per chi risparmia sulla pelle dei lavoratori. Chi lavora deve poter tornare a casa. Sempre”.
“Lo dicevamo che le prime vittime del Dl Sicurezza sarebbero state gli operai. Infatti è successo. A Bologna dove le tute blu in sciopero sono state denunciate per l’occupazione temporanea della tangenziale. Se la prendono solo con la gente che lavora. Invece ai corrotti carezze”.
Così sui social il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Il governo usa la clava ideologica sui temi della giustizia. Per questo combattiamo le misure che mette in campo, come ha fatto con la separazione delle carriere intervento che non è ispirato dalla cultura liberale della separazione dei poteri, ma dalla ossessione verso la magistratura e verso gli organi autonomi e indipendenti. Una deriva illiberale che abbiamo già visto in altri paesi e che deve essere contrastata in Italia. Anche la scelta di aumentare il numero dei reati nei confronti dei cittadini e al contempo ridurre le responsabilità della pubblica amministrazione con l’abrogazione dell’abuso di ufficio squilibra dell’abuso di ufficio squilibra i rapporti fra cittadini e pubblica amministrazione. Questa modalità ideologica di intervenire sulla giustizia si è manifestata anche in materia delle intercettazioni dove un provvedimento blindato ha introdotto il blocco delle intercettazioni dopo 45 giorni che si applica per reati gravissimi come l’omicidio ma non per i reati meno gravi creando squilibri assurdi; oppure c’è il blocco dopo 45 giorni per le violenze sessuali, ma non per le molestie telefoniche, assurdità che potevano essere cambiate, grazie al lavoro parlamentare e che invece la maggioranza e il governo si sono rifiutati di modificare.
Rispetto a questo modello così ideologico occorre metterne in campo uno radicalmente opposto nel quale gli attori della giurisdizione non sono nemici ma sono pezzi importanti di un sistema che lavora nell’interessi dei cittadini al servizio di una democrazia matura”. Lo ha detto Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione giustizia di Montecitorio nel suo intervento alla conferenza stampa del PD sulla giustizia organizzato alla Camera.
“Siamo al fianco dei giornalisti della Rai, che stanno vivendo una pressione senza precedenti. In gioco non c’è solo la libertà di informazione, ma la dignità stessa della professione giornalistica, oggi minacciata da una strategia che punta a intimidire attraverso la messa in discussione dei posti di lavoro o minacciando spostamenti forzati al di fuori delle proprie regioni. Particolarmente gravi sono i casi che riguardano i giornalisti delle trasmissioni d’inchiesta e i lavoratori precari del servizio pubblico, a cui – con il ricatto del taglio di programmi e spazi – si tenta di imporre un'obbedienza politica inaccettabile.
Mai come in questo periodo abbiamo assistito a un’ingerenza così sistematica e sfacciata sulle scelte editoriali e professionali dei singoli giornalisti. Il servizio pubblico radiotelevisivo non può diventare uno strumento di propaganda di governo né un terreno di intimidazione per chi fa informazione con rigore e autonomia.
È altresì necessario che l’azienda Rai si impegni a riaprire il confronto con il sindacato dei giornalisti e le sue rappresentanze di base, dopo l’accordo firmato per l'assunzione di 127 giornalisti nelle sedi regionali: lo spostamento di professionisti formati in ambiti d'inchiesta, mette in discussione la tenuta delle redazioni di approfondimento, che in questi anni hanno garantito un’informazione libera da condizionamenti e al servizio del Paese e lascia senza prospettiva decine di giornalisti che rischiamo di perdere il posto di lavoro .
Chiederemo in Vigilanza di fare luce su tutto questo per difendere la libertà di stampa, il pluralismo e il diritto dei cittadini a un’informazione libera, indipendente e di qualità” – così i capigruppo della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai di opposizione Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Maria Elena Boschi (IV), Peppe De Cristofaro (AVS).