"Chiediamo di rivedere questa decisione gravissima"
La destra che aveva promesso di abolire la Fornero taglierà del 2 per cento le pensioni agli italiani dal primo gennaio del 2025 attraverso la revisione dei coefficienti di trasformazione. E’ una ingiustizia insopportabile: agli evasori il condono, a chi ha lavorato tutta la vita ancora una volta sacrifici. Una vera e propria rapina di Stato. Chiediamo di rivedere questa decisione gravissima.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera Arturo Scotto.
Morti sulla strada non sono diminuiti come denunciato sa Asaps
“Il Ministro Salvini piega anche la tragedia delle morti sulla strada alla propria propaganda. Purtroppo come denunciato da Asaps nei proclami sulla riduzione della mortalità dopo l’entrata in vigore del nuovo codice paiono mancare ancora all’appello gli scontri mortali rilevati dalla Polizia Locale. Se così fosse sarebbe gravissimo. Invece di cantare vittoria diffondendo strumentalmente numeri ancora parziali Salvini dovrebbe avere rispetto per tutte le morti, anche per quelle che sta facendo finta di non vedere, e rispondere su quante vite in più si sarebbero potuto evitare se il codice non si fosse limitato ad accanirsi solo contro alcuni comportamenti e il lavoro dei sindaci per salvare le vite senza affrontare di petto la grande questione della velocità e delle nuove tecnologie necessarie a garantire il rispetto delle regole”. Lo dichiara il deputato del Pd, Andrea Casu.
“Per Meloni non si vedono dati economici così positivi dalla Spedizione dei mille e dall’avvento IPhone. Dimentica di citare il primo uomo sulla Luna e la scoperta del codice di Hammurabi. Forse aspetta di risolvere prima il dramma dei lavoratori poveri a cui nega il salario minimo”.
Così sui social il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
21 mesi consecutivi di crollo della produzione industriale, 120mila persone in cassa integrazione, due milioni di under 35 via dall’Italia, il taglio dei coefficienti di trasformazione che ridurrà le pensioni di migliaia di italiani. La situazione del mondo del lavoro nel nostro paese diventa sempre più difficile. E i trionfalismi del Governo sono letteralmente ridicoli. Nel 2025 la priorità deve essere il superamento di tutte le forme di lavoro precario che questo governo ha ulteriormente alimentato con le proprie leggi: dalla liberalizzazione dei contratti a termine all’eliminazione del tetto sui contratti somministrati, dall’incremento dell’uso dei voucher all’esplosione dei contratti misti. Occorre raccogliere l’appello di Mattarella per contro la precarietà e per salari dignitosi contro il lavoro povero”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Le condizioni di Cecilia Sala destano preoccupazione ogni giorno che passa. Per questo chiediamo al governo di mettere in campo tutte le iniziative necessarie per la sua liberazione. Confermiamo la disponibilità del Partito democratico per un coinvolgimento che possa favorire il confronto diplomatico in atto. Il Parlamento tutto dovrebbe essere informato e chiamato in causa di fronte all’arresto di una cittadina italiana impegnata nel suo lavoro di giornalista. Diritti umani e diritti civili vanno difesi a ogni latitudine.
Così in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera e al Senato.
"Il correttivo del Codice Appalti, come avevamo ampiamente annunciato, ha scontentato tutte le associazioni delle imprese. D'altronde cosa potevano aspettarci da una destra che in Parlamento non ha minimamente ascoltato le nostre richieste (ma che oggi chiede quelle stesse modifiche che il Pd aveva proposto) e da un Ministro delle Infrastrutture che invece di seguire queste tematiche brinda ogni giorno alla sua assoluzione e pensa solo a come rioccupare il Viminale? Ormai la frittata è fatta, il testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale con la colpevole complicità di Giorgia Meloni e queste norme penalizzeranno interi settori creando disparità evidenti e compromettendo l’equilibrio economico delle imprese, i livelli occupazionali coinvolti e la qualità dell'offerta dei servizi. Continueremo il nostro lavoro in Parlamento per modificare queste norme sperando che il governo ammetta velocemente i propri errori": è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani.
"Mentre ci accingiamo a iniziare il nuovo anno, il mio pensiero va a chi, nel 2024, ha dovuto affrontare difficoltà e situazioni complicate: non perdiamo mai la speranza, mai e poi mai, le cose possono sempre cambiare.
E va anche alle lavoratrici e ai lavoratori delle aziende in crisi come Beko e Trasnova, che ho incontrato di recente. A loro voglio dire che saremo insieme nella battaglia per salvaguardare i posti di lavoro. Un augurio particolare anche alle lavoratrici e ai lavoratori di Coopla Green, che si sono messi insieme, con spirito di iniziativa e coraggio, per rilevare l'azienda che, chiudendo, li aveva licenziati.
Come sapete, uno dei temi a cui tengo di più è quello della pace, che ritengo cruciale per tutte e tutti: senza pace non ci sono diritti, non c'è libertà, non c'è giustizia. Per questo auspico che il 2025 sia l'anno in cui torni la pace in Ucraina, nella martoriata Gaza e in tutto il Medio Oriente, in Sudan e nei tanti paesi in cui ci sono conflitti. Un pensiero particolare alle operatrici e agli operatori umanitari che proprio negli scenari di guerra rischiano la vita per salvarne altre.
Nel 2025 continuiamo a lavorare insieme, a lavorare per la giustizia sociale e l'affermazione dei diritti, lavoriamo
per la pace e lavoriamo per un futuro migliore.
Buon anno a tutte e tutti voi!"
“Abbiamo depositato un’interrogazione urgente per sapere se siano rispettati i criteri di competenza previsti dalla legge 252 del 2005 sulla nomina dell’onorevole Mario Pepe alla guida della Covip. L’organismo di vigilanza sui fondi pensione gestisce una partita di oltre 300 miliardi che sono soldi di lavoratori e professionisti: le nomine non possono essere una partita gestita con il bilancino tra le forze politiche che governano il paese dentro una mera logica di lottizzazione. Chiediamo una risposta dal Governo che non sia evasiva. La legge parla chiaro”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Leggiamo della proposta del Cnel sul carcere, già inviata alle Camere. Noi abbiamo le nostre idee, non condividiamo tutto, ma almeno iniziamo a discuterne seriamente e per dare risposte ad una situazione ormai insostenibile. Lavoro, misure alternative, sconto per buona condotta, case di reinserimento sono tutte proposte condivisibili e giuste che abbiamo presentato più volte con emendamenti puntuali. Sempre respinti. Vale la pena ricordare il comportamento della maggioranza, ed in particolare di Forza Italia, sulla proposta Giachetti di liberazione anticipata o quanto accaduto sull’inutile decreto carcere o quanto contenuto nell’inaccettabile Ddl Sicurezza. Basta quindi farsi belli con proposte che poi non si è disponibili a sostenere al momento opportuno. Sì passi ai fatti e non si sprechino solo parole al vento. Il partito democratico è pronto a discuterne”.
Lo dichiarano Debora Serracchiani, deputata e responsabile giustizia del Pd, e i capigruppo in commissione di Senato e Camera, Alfredo Bazoli e Federico Gianassi, e il capogruppo in Antimafia, Walter Verini.
Secondo il Cnel sono 2 milioni gli under 35 in meno di 20 anni al lavoro. Parliamo di una emergenza vera che riguarda sicuramente la demografia ma anche e soprattutto la precarietà e i bassi stipendi. Non si può fare finta di niente e continuare a mettere l’accento su dati occupazionali che tagliano fuori innanzitutto le giovani generazioni da percorsi lavorativi stabili e che per effetto delle scelte messe in campo da questo governo sono destinati nettamente a peggiorare. Serve invece una grande iniziativa per la qualità del lavoro e dei contratto in controtendenza con l’ultimo collegato lavoro che rappresenta l’apoteosi del precariato”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Apprendo con sgomento della morte di Eugenio Donise. Stanotte, a poche ore dal Natale, dopo una malattia che se l’è portato via in pochi mesi. Eugenio è stato uno dei più significativi dirigenti del Partito Comunista Italiano a Napoli, per anni segretario regionale: ha attraversato con convinzione, passione e autonomia tante stagioni da Valenzi a Bassolino, dagli anni difficili del colera a quelli della ricostruzione, dalle battaglie contro la deindustrializzazione del Mezzogiorno alla lotta contro la degenerazione morale del pentapartito. Ha rappresentato la città al Senato della Repubblica, animando per anni il dibattito politico e culturale di Napoli, anche dopo la fine del suo impegno istituzionale. L’ultima volta che ho visto Eugenio è stato a un convegno di cui lui era relatore alla Camera del lavoro della Cgil su Togliatti e la via italiana al socialismo, con una specifica finestra aperta sula costruzione a Napoli del ‘partito nuovo’ nell’immediato dopoguerra. Uomo di una cultura sterminata - lo incontravi tutti i giorni a Port’Alba dove ci sono ancora le librerie più belle del mondo -, bibliofilo competente e allo stesso tempo sempre con l’orecchio a terra sulla difficile condizione materiale del popolo napoletano. Mancherà a tanti di noi che lo hanno conosciuto e ai tanti lavoratori che lui ha sempre difeso. Addio Eugenio”.
Così sui social il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“La Meloni mangerà il panettone, tantissimi lavoratori probabilmente No. Nonostante siano decine i tavoli di crisi aperti al Mimit, dalle parti di Palazzo Chigi fanno finta di niente. In legge di bilancio abbiamo presentato un emendamento per introdurre un ammortizzatore sociale specifico per i lavoratori delle imprese che sono maggiormente esposte a processi di transizione. La risposta è stata una sonora bocciatura. Dopo 21 mesi consecutivi di calo della produzione, con il 19 per cento in più di cassa integrazione rispetto allo scorso anno, con 118.000 posti di lavoro a rischio tra elettrodomestico, automotive, moda, chimica di base hanno preferito distribuire mance e mancette alle clientele di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Mai vista un tale livello di insipienza davanti alla più grave crisi della manifattura da trent’anni a questa parte”.
"I dati diffusi oggi dalla CGIL sono allarmanti: nel 2024 il numero di lavoratori coinvolti in crisi industriali è quasi raddoppiato, passando dai 58mila gennaio ai quasi 106mila a dicembre. Complessivamente, sono oltre 118 le persone che hanno già perso il lavoro o che rischiano di perderlo". Lo dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente, Marco Simiani.
"Queste cifre svelano l'inganno della destra sui dati manipolati ad arte relativi alla 'falsa' crescita del lavoro in Italia. Quasi ogni giorno la premier Meloni esulta infatti per il calo della disoccupazione, dimenticando però di evidenziare come l'occupazione giovanile sia in calo e quella femminile ultima in Europa. Senza dimenticare poi che oggi, per le indagini Istat, basta lavorare soltanto un'ora nella settimana prima della rilevazione ufficiale per risultare tra gli occupati. La verità è che l'unico lavoro che cresce è quello precario e sottopagato mentre la realtà parla di migliaia di persone che soffrono a causa delle crisi aziendali causate da una drammatica assenza di politiche industriali efficaci. Serve un cambio di rotta urgente: è indispensabile intervenire con misure concrete per sostenere i settori strategici, promuovere l’innovazione e garantire la tutela dei lavoratori. Un’industria senza lavoro è destinata a fermarsi. Non possiamo permettere che l’inerzia del governo comprometta ulteriormente il nostro tessuto produttivo e il futuro di migliaia di famiglie. Il Partito Democratico continuerà a battersi con determinazione per politiche industriali serie e per la difesa dei diritti dei lavoratori", conclude Marco Simiani.
"Da Meloni solo chiacchiere e distintivo. Nel pubblico impiego programmano la riduzione degli stipendi attraverso il nuovo contratto, aumentano di 7 euro lo stipendio degli infermieri e per i pensionati al minimo poco più di un caffè. Nel frattempo negano il salario minimo e tentano alla chetichella di raddoppiare indennità ai ministri non parlamentari. E’ a tutti gli effetti una manovra pensata e costruita contro il lavoro”. Così il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
“Torna l'austerità per tutti, le mancette elettorali, il ponte sullo Stretto, i tagli al Mezzogiorno e alla sanità, mentre la crescita si avvia verso lo zero virgola”. Così, sui social, il Gruppo parlamentare del Partito Democratico evidenzia le principali criticità della manovra approvata ieri sera dalla Camera, che la capogruppo a Montecitorio, Chiara Braga, ha definito “ingiusta, inefficace e iniqua”. I democratici stigmatizzano i tagli indiscriminati a regioni ed enti locali (-12 miliardi di euro) e la sforbiciata lineare a tutti i ministeri, il cui conto – sottolineano – come sempre, sarà pagato dai più poveri: lavoratori dipendenti e pensionati, a cui non solo verranno aumentate le tasse, ma saranno ridotti i servizi pubblici essenziali, come sanità, welfare, scuola e trasporto pubblico locale. I democratici evidenziano anche il diritto alla sanità negato, mentre oltre 4 milioni di italiani rinunciano a curarsi. Il governo fa crollare gli investimenti nella sanità al minimo storico, bocciando l’emendamento presentato dal PD, che chiedeva 5,5 miliardi in più all'anno per il Servizio Sanitario Nazionale.
Colpite anche le pensioni minime e gli italiani all’estero. Le pensioni minime, che dovevano arrivare a 1.000 euro al mese, crescono solo di 3 euro lordi al mese. Previsti tagli anche per le pensioni degli italiani all’estero. Ignorate le infrastrutture del Mezzogiorno e le aree interne abbandonate. Le infrastrutture del Sud restano ferme, mentre il governo destina 15 miliardi per il ponte sullo Stretto, sottraendo risorse cruciali a tutto il Mezzogiorno, alle infrastrutture e alle strade locali già programmate dalle amministrazioni. Nuove tasse per i cittadini: aumenta il carico fiscale. Dal 1° gennaio, 17 milioni di italiani che possiedono un’auto diesel scopriranno che il carburante costerà di più, a causa dell’aumento delle accise, così come il canone Rai. Il governo aumenta il carico fiscale senza prevedere un reale intervento a favore delle famiglie, riducendo nel contempo le detrazioni fiscali. Tagli alla scuola, all’università e alla cultura. Il diritto all’istruzione è messo in crisi con centinaia di milioni di euro di tagli a un sistema educativo che avrebbe bisogno di risorse e misure per rafforzare l’insegnamento di sostegno, potenziare il tempo pieno e le mense scolastiche e garantire la gratuità di libri e trasporti scolastici per tutti. Colpite anche l’università e la ricerca: nessun intervento strutturale e ulteriori tagli a tutti i settori culturali.
No al salario minimo. È stata bocciata la proposta del PD di introdurre il salario minimo, ribadendo che sotto i 9 euro l’ora non è lavoro, ma sfruttamento. “Continueremo la nostra battaglia”, affermano i democratici, che hanno appena depositato oltre 120mila firme per mettere la legge d’iniziativa popolare in cima all’agenda politica.
Assenza di politiche industriali per la transizione ecologica. Mancano completamente all’appello politiche industriali adeguate, come conferma il drastico taglio al fondo per l’automotive e l’assenza di misure per supportare la transizione ecologica e affrontare l’emergenza climatica. Privatizzazione delle infrastrutture pubbliche. Restano forti dubbi e incertezze sulla privatizzazione di Anas e Ferrovie, un altro passo verso la cessione di asset strategici dello Stato. Colpito il terzo settore. Il governo estende la spending review colpendo le donazioni alle realtà del terzo settore, che quotidianamente offrono supporto alle comunità locali. Ritorno della legge "mancia". Torna la legge mancia, con 113 milioni di euro distribuiti in micro-interventi settoriali che appaiono più come “micro-mance” clientelari che come misure utili al Paese.