“L’eccessiva esposizione mediatica della famiglia nel bosco in Abruzzo e soprattutto dei figli minori sta diventando assolutamente intollerabile. È una vicenda che mi ricorda tanto la strumentalizzazione vergognosa che fu fatta ai tempi del caso di Bibbiano.
Di fronte alle immagini e ai contenuti diffusi ormai da giorni sulla complessa e dolorosa vicenda di questa famiglia, servirebbe maggiore equilibrio, consapevolezza e rispetto. Nessuno si è preoccupato dei diritti dei minori, gettati in pasto all’opinione pubblica senza filtri in un contesto che avrebbe richiesto, prima di tutto, protezione. Invece ancora una volta tanti, membri del governo compreso, hanno attaccato l'intero sistema pubblico di tutela e di protezione dei minori, senza ritegno. Il Governo ponga fine a questo scempio, perché la tutela dei minori non può e non deve diventare oggetto di spettacolarizzazione o insopportabile propaganda". Lo dichiara in una nota Ilenia Malavasi, deputata e capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera.
“È doveroso e necessario in quanto componenti della commissione di vigilanza sulla Rai stigmatizzare l’eccessiva e indecente esposizione mediatica che stanno subendo i bambini figli della famiglia che vive nel bosco in Abruzzo. Non possiamo più accettare questa violazione di qualunque tipo di principio e carta a tutela dei diritti dei minori. Sono state pubblicate video interviste, foto, nomi dei bambini, immagini continue della vita quotidiana di questa famiglia. Invitiamo la rai e tutti i media a porre fine a questo scempio mediatico e non solo”. Lo dichiarano in una nota i componenti PD della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai.
“L’indagine conoscitiva sulle fragilità emotive e psicologiche dei minori, che avevamo richiesto come gruppo del Partito Democratico, ha ottenuto oggi il via libera unanime della Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza. Un risultato di cui siamo soddisfatte: il percorso che ha portato al documento finale ha raccolto il contributo dei maggiori esperti italiani, delineando un quadro completo delle difficoltà che vivono bambini, adolescenti e giovani. Siamo partiti dai dati del Bambino Gesù relativi al periodo post-Covid, approfondendo poi la situazione attuale e le nuove criticità emerse. Il documento conclusivo dovrà ora tradursi in un impulso concreto per potenziare gli strumenti di prevenzione e la presa in carico dei minori più fragili. Ringrazio la vice presidente, nonché relatrice dell'indagine conoscitiva, Simona Malpezzi che ha condotto un grande lavoro di sintesi. È una delle sfide più rilevanti che abbiamo davanti: la politica ha il dovere di superare le divisioni e lavorare insieme per rafforzare sostegno e cura dei più giovani”. Lo dichiara Michela Di Biase, capogruppo Pd in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza
“Sono tre anni che non fate niente per il sovraffollamento delle carceri italiane. Anzi lavorate per peggiorarne le condizioni come sta accadendo per esempio negli istituti minorili. Sono tre anni che promettete interventi, avete fatto decreti carceri urgenti e ancora non avete fatto niente. A proposito che fine hanno fatto i provvedimenti per consentire l’accesso alle cure in comunità per i detenuti che hanno dipendenze? E anche stavolta il problema sono i giudici, quelli di sorveglianza. Ma lo sa il sottosegretario che i magistrati di sorveglianza sono solo 233 per 64 mila detenuti e circa 190 istituti penitenziari? Chieda al ministro Nordio se sta facendo qualcosa. La risposta è semplice: niente.
Del resto il ministro ritiene che il sovraffollamento serva come deterrente per i suicidi in carcere. Fra l’altro il sottosegretario Mantovano smentisce a sua insaputa il presidente del Senato La Russa che propone un mini indulto. Il solito gioco delle parti all’interno del Governo sulla pelle delle persone”. Lo dichiara la deputata e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, rispondendo al sottosegretario Mantovano.
“La nostra proposta di legge ci aveva collocati all’avanguardia. Avevamo un testo che anticipava con lucidità molte delle questioni che oggi l’Europa solleva con forza: tutela dei minori online, limiti alle strategie manipolative delle piattaforme digitali, maggiore trasparenza degli algoritmi.
Purtroppo, però, quel testo non sta procedendo come dovrebbe. Un rallentamento che rischia di farci passare dall’essere un Paese guida a diventare un Paese in ritardo su un tema che riguarda la salute e la sicurezza dei più giovani.
A confermare la necessità di intervenire è anche la risoluzione approvata ieri dal Parlamento Europeo che esprime forti preoccupazioni per gli effetti dei contenuti digitali sulla salute fisica e mentale dei minori e chiede tutele più stringenti contro gli algoritmi progettati per generare dipendenza e sfruttare le loro vulnerabilità.
Lo dichiara la democratica Marianna Madia, che insieme alla senatrice di Fdi Lavinia Mennuni ha firmato il testo depositato alla Camera e al Senato.
Madia sottolinea che “non possiamo lasciare che siano gli algoritmi, costruiti per alimentare dipendenze e sostituirsi al ruolo educativo delle famiglie, a determinare l’esperienza online dei più piccoli. La sicurezza dei nostri figli deve venire prima dei profitti delle grandi piattaforme digitali.
In Italia abbiamo già avviato un percorso concreto e bipartisan: ora è indispensabile accelerarne l’iter, perché non possiamo permetterci ulteriori ritardi proprio mentre l’Europa ci richiama alla responsabilità e alla tutela dei minori.”
«La risposta fornita oggi in Commissione Finanze dalla sottosegretaria Albano è del tutto insoddisfacente e conferma un problema strutturale che il Governo continua a ignorare: la progressiva erosione della base imponibile IRPEF dovuta al proliferare dei regimi sostitutivi, più volte denunciata da autorevoli analisi indipendenti.»
Lo dichiara il deputato Virginio Merola (PD–IDP), a seguito della risposta del MEF all’interrogazione a risposta immediata presentata dal gruppo.
«È un dato di fatto – prosegue Merola – che quote crescenti di reddito vengono sottratte alla progressività, esentando dal pagamento delle addizionali regionali e comunali i redditi assoggettati a imposta sostitutiva, come quelli del regime forfettario o della cedolare secca sugli affitti. Questa architettura fiscale produce una evidente iniquità orizzontale tra contribuenti con pari capacità contributiva: da un lato lavoratori dipendenti e pensionati che continuano a finanziare i servizi pubblici locali e il Servizio sanitario nazionale; dall’altro una platea crescente di soggetti che ne è esentata.»
«Alla nostra richiesta di una stima aggiornata e puntuale delle maggiori entrate potenziali per Regioni ed Enti locali qualora anche i redditi oggi in regime sostitutivo fossero assoggettati alle aliquote medie delle addizionali, con scomposizione regionale e per fascia di reddito, la sottosegretaria non ha fornito alcun dato numerico. Si è limitata ad affermare che le minori entrate delle Regioni sarebbero compensate dallo Stato attraverso una maggiore compartecipazione IVA, e quelle dei Comuni tramite i trasferimenti del Ministero dell’Interno.»
«Una risposta che non chiarisce l’impatto reale dei regimi sostitutivi sul gettito locale e che, anzi, contiene un’ammissione grave: dipendenti e pensionati pagano due volte. La prima volta attraverso le addizionali trattenute direttamente in busta paga o sulla pensione; la seconda attraverso la fiscalità generale, che deve compensare i mancati introiti degli enti territoriali. In pratica – conclude Merola – chi paga già tutto continua a sostenere anche ciò che altri non pagano.»
«Il Partito Democratico continuerà a chiedere trasparenza, numeri chiari e un confronto serio sulla riforma dell’IRPEF, affinché il principio costituzionale di equità fiscale non rimanga solo un enunciato.»
Tre morti in Polesine in meno di un mese e’ agghiacciante
“Tre morti sul lavoro in meno di un mese in una realtà di dimensioni limitate come il Polesine costituiscono un dato semplicemente agghiacciante. Indignarsi non basta, serve mobilitarsi e andare a mettere in atto tutte le contromisure necessarie ad affrontare questa vera e propria strage”.
Così Nadia Romeo, rodigina, deputata del Pd. Dopo l’ennesimo infortunio sul lavoro, con esito mortale, avvenuto ieri a Rovigo.
“Leggiamo di un lavoratore - aggiunge Romeo - che ha perso la vita e che lascia una moglie e quattro figli, minori. Ancora una volta un marito e un padre che, uscito per andare al lavoro, non tornerà mai più. Non è più possibile andare avanti così. Occorre in primo luogo un aumento del personale ispettivo degli Spisal, l’ufficio delle aziende sanitarie che si occupa di sicurezza sul lavoro. Ma non solo. E’ necessario promuovere una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro, fare capire a tutti gli attori che non stiamo parlando di fastidiose ‘pastoie’ normative, ma di accorgimenti e disposizioni che salvano la vita, perché, a volte, basta un attimo perché accada l’irreparabile, perché si spenga una vita e perché una famiglia resti senza punti di riferimento e, spesso, senza reddito. E’ necessario puntare sulla formazione e su un costante aggiornamento – conclude la deputata dem polesana – non è pensabile che, nel nostro ‘piccolo’ Polesine, in meno di un mese tre vite siano andate perse nel corso di quella che dovrebbe essere una attività ordinaria e, soprattutto, sicura come lavorare”.
“Sui temi della sicurezza servono serietà, trasparenza e rispetto dei fatti. I dati presentati da Milena Gabanelli confermano in modo inequivocabile ciò che il Partito Democratico denuncia pubblicamente da tempo: la distanza crescente tra la narrazione del Governo e la realtà del Paese.
Lo ha detto con forza anche la nostra Segretaria Elly Schlein nell’Assemblea di Bologna: non esiste sicurezza senza investimenti adeguati per gli organici delle Forze dell'Ordine e per le politiche sociali, senza una strategia che tenga insieme prevenzione, repressione, legalità e presenza dello Stato sui territori.
La propaganda non basta e, anzi, rischia di indebolire proprio quei presìdi che dovrebbero essere rafforzati.
Il Governo è in evidente difficoltà. Dopo tre anni al Governo e nessun investimento sul comparto delle Forze dell'Ordine adesso non sa come giustificare l'aumento dei reati che si è registrato in questi anni. E perciò prova a dire che non c'è nessuna emergenza. Mentre fino a poco tempo fa, quando i dati erano addirittura più bassi, imbracciava un'inesistente "emergenza sicurezza" a fini elettorali. È di oggi un articolo scientifico in cui il Professor Cornelli della Università Statale di Milano ha dimostrato che i dati sugli omicidi commessi dai minori forniti dal Ministro Piantedosi a seguito di una mia interrogazione non erano corretti. E su quei dati il Goveno aveva costruito una campagna mediatica per alimentare l'insicurezza e criminalizzare una generazione.
I dati della Gabanelli restituiscono un quadro oggettivo, che il Governo continua ad ignorare. È arrivato il momento di cambiare passo: servono politiche serie, risorse vere e un confronto istituzionale basato sulla realtà, non sugli slogan”. Lo dichiara Matteo Mauri, deputato e responsabile Sicurezza del Partito Democratico.
“A tre manovre di bilancio dall’inizio del suo mandato, il ministro Piantedosi continua con gli annunci, ma i risultati non si vedono. Sulle assunzioni delle forze di polizia ripete da mesi le stesse promesse, spacciando per piano straordinario il normale turnover già previsto, mentre le carenze negli organici restano tutte.
Sulla riforma della Polizia Locale parla di “dirittura d’arrivo”, ma è ferma da tre anni in Prima Commissione alla Camera, bloccata dalla stessa maggioranza per divisioni interne: è paradossale che continuino a fare annunci quando lo stallo è responsabilità loro.
Rivendica poi il trasferimento ai Comuni di 105 milioni per le spese sostenute nel 2023 e 2024 per i minori stranieri non accompagnati, ma non può vantarsi di ciò che avrebbe dovuto fare due anni fa, dopo aver persino comunicato ai sindaci che avrebbe rimborsato solo un terzo dei costi sostenuti.
Sui reati, Piantedosi si affida ai confronti con il 2015 per dire che la criminalità è in calo, ignorando i dati più rilevanti: dal 2022, cioè con il Governo Meloni, i reati sono aumentati ogni anno rispetto all’anno precedente. Oggi sostiene che non esista emergenza sicurezza, quando negli anni scorsi la rivendicava con toni allarmistici pur con numeri più bassi di quelli attuali.
La verità è che le politiche del Governo sulla sicurezza non stanno funzionando. E mentre i problemi aumentano, dal Viminale arrivano solo propaganda, vecchi annunci riciclati e gioco delle tre carte sui fatti sulla criminalità” così il responsabile giustizia del Pd e componente della commissione affari costituzionali della camera, Matteo Mauri.
"Il suicidio avvenuto a Grosseto è un'evento tragico che coinvolge tutta la nostra comunità. Non è solo un fatto di cronaca né l'ultimo lutto in origine di tempo legato esclusivamente alla mancanza di alloggi - problema comunque reale che necessita di risposte rapide ed efficaci - ma il riflesso di una crisi sociale inarrestabile, dove la solitudine, le precarietà e le fragilità causano un mix devastante. Tragedie striscianti si consumano ormai non solo nelle grandi città dove i ritmi di vita caotici possono incentivare alienazione, ma anche nei centri urbani minori, che avevano mantenuto fino ad oggi gli anticorpi necessari per evitare questi episodi sconvolgenti. E' un tema che coinvolge tutti direttamente - e le istituzioni in primo luogo - sul quale è necessaria una riflessione collettiva che non deve cercare capi espiatori o alibi condivisi. Vanno sicuramente aumentate le risorse per garantire, ad ogni livello, il diritto alla casa e rafforzati gli strumenti per gli enti territoriali per sostenere le persone fragili e le famiglie in difficoltà. Ma non basta: vanno promossi modelli inclusivi in cui sicurezza, benessere ed accoglienza non siano in antitesi. Se cade anche la rete sociale di prossimità e solidarietà civile, se si esaurisce l'empatia civica, la nostra società è destinata a scomparire". Così il deputato Pd Marco Simiani sul 37enne che si è tolto la vita a Grosseto in seguito allo sfratto dalla sua abitazione.
“Con questo provvedimento il Governo danneggia i giovani italiani, privandoli del diritto a una formazione affettiva e sessuale libera e consapevole. Si rinuncia alla prevenzione della violenza di genere e del bullismo omofobico, quando la prevenzione si costruisce proprio attraverso l’educazione”. Così la deputata Sara Ferrari durante la discussione alla Camera sulle “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”. Ferrari ha ricordato che “in Italia ogni anno vengono uccise circa 110 donne da uomini che hanno amato. Intervenire solo con la punizione e non con la prevenzione è un fallimento. Vietare di parlare di sessualità a scuola significa condannare il Paese all’analfabetismo relazionale. La scuola è spesso l’unico luogo per tanti giovani per imparare a costruire relazioni affettive corrette e rispettose della differenza; negarglielo vuol dire privarli di quella competenza abbandonarli al messaggio violento e insano dei social ”, ha aggiunto la deputata del Partito Democratico e membro della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. Infine, Ferrari ha sottolineato che “in 20 su 27 Paesi europei l’educazione sessuale è obbligatoria, mentre Valditara porta l’Italia addirittura nella direzione opposta”, concludendo che “con questo oscurantismo si nega ai minori il diritto di crescere consapevoli e liberi da ogni discriminazione”.
“Da Salvini ancora propaganda sulla pelle dei bambini. Non hanno risolto un solo problema di sicurezza e se la prendono con i minori. Sono parole vergognose, che calpestano i diritti di donne incinte e dei minori in carcere, detenuti senza colpe”. Così la capogruppo Pd nella Commissione parlamentare per l’infanzia e e adolescenza, Michela Di Biase.
“Il Partito Democratico si asterrà sul ddl in materia di minori in affidamento, per un atteggiamento di responsabilità ma anche per una valutazione critica di un testo che, pur nascendo con buone intenzioni, rischia di produrre più burocrazia che tutela”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata Michela Di Biase, capogruppo Pd in commissione Infanzia e Adolescenza, nel corso delle dichiarazioni di voto finali.
“Condividiamo pienamente l’obiettivo di migliorare il monitoraggio dei minori collocati fuori dal nucleo familiare, ma la costruzione normativa approvata dalla maggioranza – spiega l’esponente dem – rischia di appesantire un sistema già complesso. I nuovi registri e osservatori istituiti dal provvedimento duplicano banche dati già esistenti, come il sistema informativo del ministero del Lavoro, creando sovrapposizioni e disallineamenti che non aiutano i Comuni né gli operatori del settore. Preoccupa inoltre la vaghezza della norma sui cosiddetti ‘collocamenti impropri’, che rischia di generare confusione sulle competenze tra servizi sociali, Tribunali e amministrazioni locali. E soprattutto, ancora una volta, non ci sono risorse: la clausola di invarianza finanziaria rende questo intervento un’operazione solo formale”.
“Per il Pd – conclude Di Biase – la vera priorità resta il rafforzamento delle famiglie, la prevenzione, il sostegno economico e psicologico ai nuclei fragili, e un fondo nazionale per l’affido. Continueremo a vigilare perché la tutela dei minori resti al centro delle politiche pubbliche, non della burocrazia”.
“Il disegno di legge del governo sull'affidamento dei minori ha un obiettivo condivisibile: conoscere per intervenire meglio, prevenire i collocamenti impropri e promuovere la qualità delle accoglienze. Ma l'esecutivo lo fa costruendo un'architettura pesante, duplicata, senza risorse con il pericolo di fare più burocrazia che protezione. C'è il rischio della duplicazione delle banche dati che non si parlano e di oneri amministrativi che ricadono sul territorio”. Lo dichiara la deputata Pd, Rachele Scarpa intervenendo in Aula sul disegno di legge di tutela dei minori in affidamento.
“La proposta del Pd è chiara e concreta – sottolinea la parlamentare dem -: un unico registro presso l'autorità giudiziaria competente per minorenni, alimentato una sola volta dai comuni e dai servizi e accessibile alle amministrazioni legittimate. Un registro unico che rispetti il principio di minimizzazione dei dati, standardizza i tracciati informativi e organizzi le informazioni per tipologia di affidamento”.
“Il governo istituisce un nuovo osservatorio nazionale sugli istituti d'assistenza aggiuntivo rispetto a quello per l'infanzia e l'adolescenza e al tavolo nazionale per i minori fuori famiglia. Tre tavoli rischiano di essere troppi ed è necessario chiarire funzioni e coordinamento evitando sovrapposizioni. Oltretutto, l'affidamento non si può legittimare attraverso un algoritmo per cui chiediamo di sopprimere la previsione che attribuisce all'osservatorio poteri di segnalazione e di collocamenti impropri basati sul solo screening dei numeri”, conclude Scarpa.
«Ogni anno i report dell’Istat sulla povertà ci ricordano che in Italia c’è un dramma che cresce e che il governo continua a ignorare. Oggi, nella Giornata mondiale contro la povertà, dovremmo parlare di soluzioni, ma nella manovra del governo Meloni non c’è nulla. I numeri sono impietosi: 5,7 milioni di persone in povertà assoluta, 2,2 milioni di famiglie che non riescono a sostenere le spese essenziali e 1,3 milioni di minori che crescono senza il necessario per vivere. La destra ha cancellato il Reddito di cittadinanza, precarizzato il lavoro e tagliato welfare e sanità, mentre l’inflazione ha divorato il potere d’acquisto. Il risultato è un Paese più povero, più fragile, più diseguale. Ma la povertà non è una condanna: si può combattere, se c’è la volontà politica di farlo. Serve un piano vero di contrasto, che unisca sostegno economico, inclusione e opportunità di lavoro, e la costruzione di un reddito minimo garantito e stabile, come esiste in tutti i Paesi europei. Perché la povertà non si cancella con gli slogan: si combatte con la giustizia sociale, con politiche che mettano le persone al centro. E questo governo, ancora una volta, sceglie di non farlo». Così Marco Furfaro, deputato e membro della segreteria PD, nel presidio contro la legge di bilancio organizzato dalla Rete dei Numeri Pari in Piazza Capranica, a Roma.