“Dopo aver aumentato l’Iva sui prodotti dell’infanzia e sugli assorbenti, aver limitato l'accesso al bonus per le mamme, con un esonero contributivo solamente per le donne che lavorano a tempo indeterminato, aver tolto i vincoli di occupazione femminile e giovanile dal Pnrr, non aver rinnovato il bonus occupazione per i giovani under 36 e per le donne, ecco il definitivo smantellamento di Opzione Donna. I dati Inps odierni certificano che questo strumento è ormai applicabile ad un numero esiguo di donne, solo 1.276, che non hanno più altri modi per poter lasciare anticipatamente il lavoro. Ancora una iniziativa contro le donne. Ma che male hanno fatto alla presidente Meloni le donne?”.
Lo dichiara la deputata democratica, Debora Serracchiani, della segreteria nazionale del Pd.
“Il Pnrr poteva essere una straordinaria opportunità di crescita per l’Italia ma, nella realtà dei fatti, la destra ha perso tempo a riformare la governance e a modificare un piano che è stato ampiamente depotenziato”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani, intervenendo in Aula sulle comunicazioni del ministro Raffaele Fitto sullo stato di attuazione del Pnrr.
“I numeri raccontano una realtà molto differente rispetto al racconto del Ministro Fitto: l’Italia ha già ottenuto il 52,4% delle risorse del Pnrr e non sta centrando nessuno degli obiettivi trasversali del Piano sulla riduzione delle disuguaglianze territoriali tra nord e sud, sul divario di genere e su quello generazionale. Un gravissimo danno in un paese in cui il tasso di occupazione femminile è di 14 punti inferiore alla media europea e che si trova ultimo come occupazione giovanile. L’accanimento contro gli Enti locali lascia senza parole. Una parte dei progetti per i Comuni e le Città metropolitane che la destra ha tagliato sono stati rifinanziati a carico del bilancio dello Stato, lasciando il tutto nell’incertezza e peggiorando la prospettiva dei conti pubblici. Il Pnrr del Governo conferma poi come l’esecutivo non creda nella sanità pubblica, che dovrebbe garantire un servizio universale per tutte e tutti i cittadini. Con il taglio del governo di 1,2 miliardi alla sanità si cancellano dal Pnrr più di 300 case di comunità, 300 ospedali, togliendo a migliaia di cittadini la possibilità di accedere alle cure”.
"La norma, introdotta nel 2021 dal Partito Democratico con l'allora ministro Orlando, che garantisce una quota del 30 per cento di assunzioni per donne e giovani negli appalti del Pnrr va assolutamente mantenuta. Il governo Meloni non si azzardi a cambiare questa legge". Così il deputato dem e segretario Pd della Toscana, Emiliano Fossi, in merito alle indiscrezioni di stampa relative al prossimo decreto sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che verrà approvato nei prossimi giorni dal Consiglio dei Ministri.
"Dalla crisi del governo Draghi ad oggi - conclude Fossi - con questa destra, il 70 per cento degli appalti del Pnrr ė già stato avviato in deroga alla clausola, come segnalato da tempo dall'Anac e nonostante le promesse fatte in campagna elettorale da Giorgia Meloni sull'aumento dell'occupazione giovanile e femminile. Se venisse cancellata totalmente, come sembra, queste fasce deboli dei lavoratori verrebbero ulteriormente penalizzate".
“Siamo stanchi delle frottole del governo e della destra sui dati dell’occupazione nel mese di dicembre. Sono trionfalismi fondati sul nulla. Quella che cresce e’ l’occupazione a termine. E dunque precaria e intermittente. Lo dice l’Istat: aumentano dello 0,7 i contratti a termine, diminuiscono quelli permanenti dello 0,5, scende il lavoro femminile. Sono numeri incontestabili. Consiglio alla destra di riprovarci il mese prossimo”. Così il capogruppo del Pd nella commissione lavoro della Camera, Arturo Scotto.
"Stamattina alla Camera dei deputati ho partecipato, assieme alla collega Ouidad Bakkali, al deputato Nicola Fratoianni e a Luigi Manconi, alla presentazione del Rapporto annuale sullo stato dei Diritti in Italia (anno 2022), un prezioso strumento di analisi realizzato dall'associazione 'A buon diritto'. L’approccio dell’intero rapporto è profondamente intersezionale: uno sguardo che condivido e che dà a noi parlamentari tanti spunti e 'compiti per casa'.
Oggi ho approfondito i capitoli sulle discriminazioni di genere e della comunità LGBTQIA+, due fronti su cui la discriminazione non è esclusivamente culturale, ma corre anche sulle gambe di una serie di disparità anche economiche e di accesso al welfare. Secondo l'ISTAT, infatti, il 41% delle persone LGBTQIA+ ha dichiarato di aver subito discriminazione sul lavoro a causa del proprio orientamento sessuale, mentre resta basso il tasso di occupazione femminile, tra i più bassi in Europa (55%, contro il 69% della media UE di donne nella fascia 20-64)". Così la deputata dem Rachele Scarpa.
"Il cambiamento - ha concluso Scarpa - va promosso su tutti i fronti: dall’educazione e dalla formazione, alla prevenzione contro la discriminazione, al linguaggio, al contrasto della povertà che è ostacolo di ogni forma di emancipazione e autodeterminazione. E soprattutto non si può tacere davanti ai 106 femminicidi e ai 9 transcidi del 2022, un problema strutturale che necessita di urgenti risposte strutturali. Non possiamo più tollerare approcci che mettono in contrasto diritti civili e diritti sociali: grazie ad 'A buon diritto' che col suo lavoro annuale dà sostanza e direzione al nostro lavoro".
"Anna Elisa Fontana aveva 48 anni. E' morta questa mattina all'ospedale Civico di Palermo 24 ore dopo che il marito le aveva dato fuoco, nella loro casa di Pantelleria.
Manuela Bittante aveva 77 anni ed è morta per le coltellate che le ha inferno il marito.
E' difficile trovare le parole, davanti a 86 vittime di femminicidio dall'inizio dell'anno. Perché le parole non servono più.
Servono i fatti.
Non serve a niente limitarsi a inasprire le pene se non si mette in campo una vera e propria rivoluzione culturale che parta dal rispetto delle donne, delle loro scelte e della loro volontà.
Serve una grande campagna di mobilitazione e sensibilizzazione che coinvolga tutti gli ambiti della vita sociale.
Serve un piano straordinario per l' occupazione femminile perché le donne siano indipendenti e non debbano subire ricatti.
Servono progetti e fondi per la formazione a partire dalle scuole e fino alle forze dell'ordine, ai tribunali, passando per i luoghi di lavoro, di aggregazione e i media.
Serve finanziare i centri anti violenza e aprirne di nuovi, ovunque.
L'Italia è tra i 5 paesi europei con il più alto numero di femminicidi: cosa deve succedere perché si capisca che è necessario intervenire subito?
Quante altre donne devono ancora morire, devono ancora essere stuprate, molestate prima che ci rendiamo conto che si inizi a investire in prevenzione? Quante?". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata del Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
“Giorgia Meloni si erge a paladina della famiglia, quando non ha fatto nulla su nidi, congedi paritari, occupazione femminile, caregiver. Si è occupata di famiglie solo per togliere diritti a quelle arcobaleno, iniziando una vera e propria persecuzione, in pieno stile Orbán”. Lo scrive su X il deputato del Pd, Alessandro Zan, commentando le parole della premier Meloni a Budapest.
La terza rata ancora sospesa e la quarta che non arriverà prima del prossimo anno. È sotto gli occhi di tutti ma il Ministro Fitto lo scopre oggi dai giornali e convoca in gran fretta una cabina di regia. Ancora non sono chiari quali progetti salteranno e quali subiranno modifiche. Solo una cosa è chiara: ancora una volta il Parlamento resterà escluso da una comunicazione trasparente e doverosa. Mentre mancherà l’occasione per trasformazioni importanti in settori strategici come la transizione ecologica, il Sud, l’occupazione femminile e giovanile, il Terzo Settore. Un fallimento totale di cui paga il prezzo il paese mentre il governo è impegnato ad attaccare magistrati e a difendere Santanchè e Facci.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“Giovani in difficoltà e maglia nera in Europa per l’occupazione femminile e per la media degli stipendi: i dati presentati nel Rapporto Istat 2023 sono drammatici e interrogano il Governo sulle misure da adottare per mettere al centro lavoro e benessere”. Così in una nota la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase.
“Nel nostro Paese – sottolinea Di Biase - abbiamo 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni che non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione, i cosiddetti Neet. Sono numeri che dovrebbero far riflettere un governo che invece continua a creare precarietà e rimanda la discussione sugli incentivi per l’occupazione femminile, graduatoria in cui siamo maglia nera in Europa insieme a Malta e Grecia. Il rapporto Istat mette anche in evidenza che la media delle retribuzioni è 3700 euro sotto i livelli europei, aggiungendo valore all’iniziativa del Partito Democratico per l’introduzione del salario minimo”.
“Un’analisi - – conclude la deputata Pd – che evidenzia i temi da cui dovrebbe ripartire l’iniziativa di governo: lavoro, istruzione, inclusione sociale. Esattamente il contrario di quanto sta facendo il governo Meloni, che con il decreto Lavoro e con la riforma per l’autonomia differenziata rischia di creare una situazione ancor più insostenibile per le donne e per i più giovani”.
"Hanno ragione i giovani industriali di Confindustria, l'evasione fiscale è indegna di un Paese civile anche perché non si tratta di un fenomeno oscuro ma se ne conoscono ormai i dettagli. Rimane una questione dirimente però: il governo che se ne dovrebbe occupare guarda altrove o addirittura prende decisioni, come l'utilizzo del contante o la scardinamento delle regole sugli appalti, che vanno in direzione ostinata e contraria. La presidente Meloni venga in Parlamento con un pacchetto di proposte che riformino il fisco nel segno della giustizia sociale e ambientale, rendano strutturale il taglio al cuneo fiscale, impongano controlli certi e rigorosi, rafforzino in chiave di progressività il gettito fiscale prevedendo misure che agevolino l'occupazione giovanile e femminile". Lo dichiara il deputato dem Silvio Lai, componente della commissione Bilancio.
"Serve - conclude Lai - un nuovo patto di cittadinanza fiscale per fare della lotta all'evasione fiscale una priorità con un approccio basato su cooperazione e reciprocità. Serve determinazione e coraggio per garantire tutti i cittadini e tutte le imprese, non solo possidenti, ricchi e grandi interessi che fino ad ora sono stati ben coperti dalle norme introdotte dal governo Meloni".
A parole tutti casa e famiglia, in Aula bocciano l’ordine del giorno del Pd che chiedeva di destinare 4,6 miliardi di euro del Pnrr a nuovi asili nidi e scuole d'infanzia. Non si capisce come vogliono aiutare l’occupazione femminile e quale idea di sostegno alle famiglie abbiano in mente. La verità è sempre la stessa: non basta avere una premier donna per avere politiche che aiutano le altre donne.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"L'Eurostat ci dice che le peggiori quattro regioni europee per il tasso di occupazione femminile sono la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Puglia. Un dato drammatico che dovrebbe spingere il governo, e in particolar modo il ministro Fitto, ad una sterzata e ad invertire la rotta sul Pnrr che, lo ricordiamo, è stato pensato e voluto con l'obiettivo principale di contrastare le diseguaglianze. Quelle risorse servono proprio a questo: aumentare la coesione territoriale, diminuire le diseguaglianze di genere e tra generazioni, aumentare le opportunità occupazionali. La destra fa finta di non vedere che la vera emergenza è rappresentata da quelle centinaia di migliaia di persone, spesso giovani e donne, che abbandonano il nostro Mezzogiorno per andare all'estero in cerca di opportunità e un futuro migliore". Così il deputato dem e responsabile Sud e Coesione della segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino.
Un grande programma di sviluppo che aveva come obiettivo ridurre le disuguaglianze è a rischio perché non solo non erano pronti, ma una volta al governo hanno trattato il Pnrr come la lista delle spese senza individuare priorità e senza cogliere opportunità. E ora che chiediamo conto non sanno dire quali progetti saranno realizzati, quali e come verranno cambiati. Oggi scopriamo che sono a rischio anche gli asili nido, la struttura portante di un welfare più vicino alle famiglie e soprattutto più necessaria a favorire l’occupazione femminile.
L’Europa chiede conto, e il Governo balbetta e tratta ad ore questioni fondamentali come energia, salute, divario di genere. Non solo la relazione del ministro Fitto in Aula non chiarisce nulla, ma se possibile fa perdere ancora più credibilità al paese. Proprio alla vigilia di appuntamenti fondamentali come la revisione del patto di stabilità, l’Italia appare incerta e incapace di sfruttare al massimo l’appartenenza al progetto europeo.
Lo dichiara Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Dichiarazione Emiliano Fossi, deputato Pd
"Ci vuole tutta la spregiudicatezza di Giorgia Meloni per approvare un decreto lavoro il 1 maggio con norme che ripristinano il precariato e riducono di un terzo le risorse per i cittadini indigenti" : è quanto dichiara Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario regionale della Toscana.
"In questi giorni il governo ha fatto annunci strepitosi promettendo sgravi per i figli e garantendo sostegni all'occupazione femminile. Ci ritroviamo però oggi con un provvedimento che non sostiene i salari, favorisce i contratti non stabili penalizzando soprattutto i giovani e, stando a quanto è emerso fino ora , dimentica ancora una volta 'opzione' donna", conclude Emiliano Fossi.
Dichiarazione di Alessandro Zan, deputato Pd
“Sono dei dilettanti allo sbaraglio. Questo governo non ha mai creduto al Pnrr e assistiamo solo a delle improvvisazioni, mentre corriamo il pericolo di perdere 19 miliardi di fondi che rischiano di essere gettati letteralmente al vento”. Così il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, intervistato da Radio Immagina. Per Zan , l’atteggiamento della premier Meloni è “arrogante poichè si è presentata dicendo subito che bisognava rifare tutto da capo, conseguendo un inevitabile ritardo nell’approvazione di questi progetti che sono fondamentali per la crescita infrastrutturale, digitale e per quanto riguarda il versante della giustizia del nostro paese”. “L’Italia – ha proseguito Zan- presenta gap enormi , basti pensare a quello di genere, con il più alto tasso di disoccupazione femminile in Europa. Per non parlare del gap salariale, dove le donne, a parità di mansione, guadagnano meno degli uomini”. Secondo l’esponente Pd, “il Pnrr serve proprio a portare l’Italia ad essere un paese avanzato mentre la destra al governo perde solo tempo, avvitata nelle proprie divisioni . Il Pd – ha ribadito Zan- chiede che il ministro Fitto venga a riferire in parlamento e metta tutti i problemi sul tavolo. Noi, responsabilmente, come opposizione siamo disponibili a dare una mano ma non gettiamo via questa occasione unica e decisiva per ammodernare l’Italia”.