“In maniera del tutto opaca e priva di comunicazione adeguata, per il calcolo degli acconti Irpef e delle relative addizionali in sede di dichiarazione dei redditi 2024, si applicheranno ancora le aliquote del 2023, più elevate. Questa operazione rappresenta un vero e proprio prestito forzoso a tasso zero imposto dallo Stato ai contribuenti, senza alcun preavviso e senza possibilità di scelta, costretti a versare somme eccedenti rispetto a quanto realmente dovuto, di cui lo Stato beneficerebbe per un importo complessivo di circa 2 miliardi di euro;
il Governo, invece di ridurre il carico fiscale, sta utilizzando artifici contabili per nascondere un aumento temporaneo della pressione fiscale, posticipando il rimborso delle somme prelevate con un effetto ingiusto e penalizzante;
l'assenza di un reale criterio di progressività nella nuova Irpef evidenzia un’ingiustizia di fondo che grava sui lavoratori dipendenti e pensionati, mentre premia chi ha redditi elevati;
la mancata considerazione di misure compensative adeguate per le fasce più deboli mina il principio costituzionale di equità fiscale e redistribuzione della ricchezza.Questa settimana presenteremo una interrogazione a risposta immediata in commissione finanze per chiedere al Governo dati , trasparenza e quali misure per evitare questa ennesima ingiustizia”. Lo dichiara Virginio Merola capogruppo PD in commissione finanze di Montecitorio.
“Il governo ha completamente espropriato il Parlamento sul tema della riforma fiscale avocando a sé la discussione con una delega, mentre aumenta l'iniquità e l'ingiustizia fiscale. Noi siamo per l'uguaglianza sociale, per l'equità tra i contribuenti. Pensiamo che bisogna rispettare il principio costituzionale della progressività fiscale anche nella discussione sul questo provvedimento. Non è più possibile ignorare che il 40 per cento delle imposte pagate risponde a criteri di progressività fiscale e il 60 per cento è fatto da imposte sostitutive e da tassazioni proporzionali che nulla hanno a che fare con la progressività fiscale, dove l'85 per cento dell'Irpef è pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Alla luce di questi dati, che senso ha parlare di rottamazioni? Demolite la progressività fiscale e continuate a fare parti uguali fra diseguali. Sarebbe importante distinguere tra il contribuente onesto e veramente in difficoltà e gli altri, ma questo non è nelle intenzioni di questo governo”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato Virginio Merola, capogruppo dem in commissione Finanze, esprimendo il voto contrario del Pd al ddl riordino del sistema sanzionatorio in materia finanziaria.
“Il governo – ha concluso Merola - invece di preoccuparsi, accelerando i tempi di una riforma del testo unico della finanza e di introdurre regole che rispondono e che indicano ai mercati il rispetto delle regole alle grandi società con i loro azionisti rilevanti che chieda un'effettiva trasparenza, rinvia le decisioni senza indicare qual è la strada che vuole percorrere, e in modo anomalo si fa parte in causa della sfida finanziaria e appoggia una cordata di imprenditori bancari rispetto agli altri. Servirebbero regole meno invadenti con maggiore spazio alle Authority. Da un mercato unico europeo dei capitali vi tenete ben lontani, proponendo riforme e deleghe in bianco, fuori dai tempi e dal contesto effettivo che sta vivendo il nostro Paese, riproponendo rinvii e deleghe in bianco perché più che una necessità per voi è una scelta, quella di non intervenire per salvaguardare interessi di parte”.
Pagano: addio alla progressività, aumenta pressione fiscale sui redditi da lavoro
“Il vertice di ieri si è rivelato l’ennesima sceneggiata: tante parole, zero fatti. I proclami che promettevano una correzione della manovra per attenuarne gli effetti fiscali sono stati definitivamente smentiti. Giorgetti e Meloni hanno chiuso ogni spiraglio, confermando l’aumento della pressione fiscale che colpirà soprattutto il ceto medio e i redditi da lavoro, abbandonando il sacrosanto principio della progressività fiscale, secondo cui chi ha di più deve pagare di più.
Ancora una volta, alle parole non seguono i fatti: le scelte del governo sono inique, ignorano le difficoltà delle persone e accrescono le disparità invece di ridurle. Questa è la realtà: una manovra che non sa guardare alle vere esigenze dei cittadini, che non aiuta chi è in difficoltà, che non investe nel futuro. Si continua a far cassa sulla pelle di chi lavora e di chi già fatica ad arrivare a fine mese. Basta propaganda. È tempo di risposte vere e interventi seri, non di vertici fuffa”. Così in una nota il capogruppo democratico nella Commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano.
“Questo governo ha scelto, fin dal primo atto, di mostrarsi debole con i gruppi d’interesse che lo sostengono e forte con i più deboli e gli ultimi e questa legge di Bilancio per il 2025 ne è la conferma. In commissione, il Partito Democratico ha espresso parere contrario al provvedimento per le evidenti incongruenze e appesantimento delle politiche fiscali, che invece di semplificare rende più complicata la presentazione delle dichiarazioni dei redditi. Con l’entrata a regime del sistema a tre aliquote Irpef, il governo conferma la correzione dello scorso anno ma non risolve il problema dell’eccessiva tassazione sul reddito da lavoro dipendente, mentre elargisce condoni e sanatorie a determinate categorie sociali. A sorreggere la riforma Irpef saranno i lavoratori dipendenti con redditi sopra i 75 mila euro, mentre i lavoratori autonomi in regime di Flat Tax anche con redditi superiori a 75 mila euro, continueranno a pagare il 15 per cento senza alcuna progressività e senza alcun contributo alla fiscalità locale in quanto esentati dalle addizionali. Secondo i dati dell’Osservatorio Itinerari previdenziali sulle entrate fiscali il 45,16 per cento degli italiani non ha redditi o non li dichiara. Chi sostiene i costi della sanità e del welfare è la solita minoranza di contribuenti da lavoro dipendente, che paga per l’intera collettività”. Così il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
“Sul piano del reperimento delle risorse – ha aggiunto l’esponente Pd - il governo ha avuto una mano più leggera a favore delle banche e la tanto sbandierata ‘tassa sugli extraprofitti’ per istituti di credito e assicurazioni è divenuta solo una mera anticipazione di imposte, che saranno recuperate nella prossima legislatura. Viene prevista una modifica peggiorativa della Web Tax, applicabile a piccole realtà colpendo un sistema di imprese vitale per il futuro del Paese e un taglio drastico alle agevolazioni ordinarie per le ristrutturazioni e l’efficienza energetica delle abitazioni che penalizzerà tantissime piccole imprese del settore dell’edilizia e spingerà nuovamente verso il nero e il sommerso”.
“Questa – ha concluso Merola - è una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali. E’ una manovra lontana da ciò che sarebbe stato necessario per il bene del Paese e degli italiani”.
“Il vice presidente della commissione eu Schinas afferma che “la tassa sui super ricchi è una questione di equità” e che in Europa ci si impegnerà per “una politica di tassazione efficace e progressiva”. Ci auguriamo che Fitto riesca a spiegare in Europa che il suo governo sta andando in direzione ostinata e contraria, intaccando il principio di progressività e tagliando diritti, tutele e servizi, come sanità pubblica e giustizia”. Così in una nota la deputata democratica e responsabile nazionale giustizia del Pd, Debora Serracchiani.
“Questo decreto è finalizzato ad avvantaggiare interessi corporativi di ogni gruppo della maggioranza. E’ un decreto carrozzone frutto di una competizione interna alla destra, per benefici fiscali e deroghe alle norme. Con il concordato preventivo siamo all’ennesimo condono, uno schiaffo alle persone oneste, ai lavoratori e pensionati perché riduce ancora la base imponibile e colpisce la progressività fiscale. Il 'bonus befana' è risibile per i fondi stanziati e discriminante per le famiglie fatte da persone non sposate, escluse dal bonus: così avremo ancora una volta bambini di serie a e di serie b”. Così il deputato dem Virginio Merola, Capogruppo Pd in Commissione Finanze con una nota sul decreto fiscale Omnibus.
“Ma - continua Merola - la presidente Meloni non aveva poco tempo fa, dichiarato 'basta bonus'?” “Un altro voltafaccia. Si finanzi invece seriamente l’assegno unico universale, la vera risposta ai bisogni delle famiglie con figli e si renda strutturale il bonus psicologo con assunzioni nelle scuole e nelle ASL. Avete superato ogni record con il ricorso ai decreti e alla fiducia. Il Pd voterà no con convinzione”, conclude Merola.
Una delega fiscale che è lo specchio della destra al Governo: aumenta le iniquità e riduce la progressività, promette nuovi condoni e sottrae risorse per welfare, sanità pubblica e servizi essenziali ai cittadini. @Deputatipd
Così su Twitter la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga.
“La delega fiscale approvata oggi in via definitiva alla Camera rappresenta il modo peggiore di chiudere i lavori parlamentari prima della pausa estiva. Una legge che contiene modifiche e correttivi senza una visione ai problemi del Paese. Sarebbe servita una riforma di sistema, che mettesse al centro equità e lotta all'evasione, invece ne esce fuori una delega che guarda a principi in contraddizione con la progressività fiscale, di cui beneficeranno solo i redditi più elevati. La solita destra che inserisce condoni in ogni legge sul fisco e che compenserà con i tagli su istruzione, ricerca e sanità”.
Lo afferma in una nota la deputata del Partito Democratico, Michela Di Biase.
“La delega fiscale imposta dalla maggioranza è ingiusta e irrealistica. L’ultimo atto prima della pausa estiva dei lavori parlamentari è un’occasione persa per il Paese. Serviva una riforma vera, che costruisse un sistema più equo, meno macchinoso, che permettesse di continuare un lavoro di lotta all’evasione, di redistribuzione della ricchezza. Nulla di tutto questo, ma non mancano ennesimi favori agli evasori. C’è la previsione di un altro condono, l’assist per chi decide di non pagare le tasse. Soprattutto, c’è la costruzione di un sistema iniquo che non rispetta quel principio di progressività previsto dalla Costituzione e che, se realizzasse davvero le mirabolanti promesse di riduzioni fiscali che contiene, farebbe collassare il sistema Paese. La conseguenza sarà chiara: meno risorse per cultura, istruzione, sanità, welfare. Insomma, tagli e condoni, come nella migliore delle tradizioni della destra al governo”.
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico, Antonella Forattini.
“Il Partito Democratico vota contro questa legge di delega fiscale per una precisa serie di motivi: non sono evidenziati i costi e le coperture degli interventi per riuscire a ridurre le tasse e così facendo si apre la strada a tagli della spesa pubblica che contrasteremo con tutte le nostre forze; non c’è un riordino del sistema fiscale, ma si consolida la frammentarietà e l’assetto corporativo; diminuisce la progressività dell’Irpef; la revisione della tassazione delle imprese introduce una mini Ires, invece di rafforzare strumenti apprezzati come l’Ace, l’aiuto alla crescita delle imprese, e i crediti d’imposta industriali 4.0 collegati agli investimenti; non c’è traccia di una volontà di una lotta seria all’evasione e all’elusione fiscale; non è prevista alcuna riforma del catasto, ancora di recente sollecitata dalla commissione Ue; e, infine, non prevede un’effettiva autonomia impositiva per gli enti locali, con una logica centralistica che troviamo abbinata a una proposta di autonomia differenziata che divide il Paese e non aiuta il Mezzogiorno. Questa delega al governo non va nella direzione di sanare le ingiustizie, penso al mondo del lavoro, ma invece purtroppo le aggrava”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Finanze alla Camera, Virginio Merola, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo alla legge di delega fiscale.
“Mentre la Corte dei conti certifica il fallimento della politica dei condoni e il mancato introito per lo Stato e si assiste da inizio anno a una caduta delle entrate fiscali, oggi è terminato l’esame della Legge delega fiscale in commissione Finanze. Si rende istituzionale il sistema corporativo della destra, con imposte diverse per ogni categoria di contribuente e senza alcuna seria misura di contrasto all’evasione fiscale diffusa e al mercato nero. Nessuna seria ipotesi di copertura degli sgravi promessi è avanzata, tranne un riferimento alle spese fiscali da rivedere e a vaghe speranze di crescita economica. La base imponibile Irpef si riduce ulteriormente e resta sulle spalle dei soli lavoratori dipendenti e pensionati. Viene meno ancora di più la progressività fiscale e l’equità tra le stesse categorie di reddito. Senza lotta seria all’evasione e senza redistribuzione del carico fiscale, si mantiene la promessa di ridurre le tasse per tutti. Una grande menzogna ma sufficiente a questo governo. Un esecutivo incapace di uscire dalla logica del consenso presente e di dare una direzione di marcia. Resta di fatto solo la prospettiva dei tagli ai servizi sanitari e sociali e dell’aumento del debito pubblico. Noi del Pd ci opporremo nel Paese e nelle istituzioni a questa incapacità di fare l’interesse generale dell’Italia. Una destra arrogante con i deboli, servile con gli interessi di parte e attenta solo ai condoni e alle elusioni, sta portando il Paese al declino”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Finanze alla Camera, Virginio Merola.
"Hanno ragione i giovani industriali di Confindustria, l'evasione fiscale è indegna di un Paese civile anche perché non si tratta di un fenomeno oscuro ma se ne conoscono ormai i dettagli. Rimane una questione dirimente però: il governo che se ne dovrebbe occupare guarda altrove o addirittura prende decisioni, come l'utilizzo del contante o la scardinamento delle regole sugli appalti, che vanno in direzione ostinata e contraria. La presidente Meloni venga in Parlamento con un pacchetto di proposte che riformino il fisco nel segno della giustizia sociale e ambientale, rendano strutturale il taglio al cuneo fiscale, impongano controlli certi e rigorosi, rafforzino in chiave di progressività il gettito fiscale prevedendo misure che agevolino l'occupazione giovanile e femminile". Lo dichiara il deputato dem Silvio Lai, componente della commissione Bilancio.
"Serve - conclude Lai - un nuovo patto di cittadinanza fiscale per fare della lotta all'evasione fiscale una priorità con un approccio basato su cooperazione e reciprocità. Serve determinazione e coraggio per garantire tutti i cittadini e tutte le imprese, non solo possidenti, ricchi e grandi interessi che fino ad ora sono stati ben coperti dalle norme introdotte dal governo Meloni".
Dichiarazione di Virginio Merola, capogruppo Pd Commissione Finanze
“In commissione finanze abbiamo iniziato la discussione di merito, con gli emendamenti alla legge delega fiscale del governo. Vengono fissati i principi, i criteri e gli obiettivi della riforma del fisco, poi il governo emana decreti delegati su singole materie. L’impianto complessivo manca completamente di coperture, ovvero si dice in modo generico che si ricorrerà al taglio delle spese fiscali ( detrazioni , deduzioni e crediti di imposta) e alle entrate da crescita economica. Non c’è una forte e precisa posizione per combattere l’evasione fiscale e il mercato nero. Si promette una riduzione delle tasse per tutti, con la Flat tax. Si punta sul concordato preventivo per riscuotere le tasse, così si potrà trattare quante tasse pagare. Insomma, si fotografa la situazione esistente senza dare priorità al lavoro dipendente e ai pensionati che già oggi pagano l’ 85 per cento dell’Irpef. Abbondano i regimi sostitutivi che sottraggono risorse alla base imponibile Irpef , l’unica imposta realmente progressiva. Una riforma dunque che premia la frammentazione corporativa e fa parti eguali tra diseguali , contro il principio costituzionale della progressività fiscale. Vedremo da domani le proposte alternative del Pd che abbiamo fatto con specifici emendamenti. Ma sarà battaglia: per la giustizia fiscale e per contrastare i tagli alla sanità e ai servizi pubblici. Perché senza giustizia fiscale e lotta all’evasione in realtà si prepara solo la privatizzazione dei servizi pubblici.
“Nel ringraziare unita il Governatore Visco per il suo impegno, l’Italia dovrebbe ascoltare con attenzione il suo messaggio: abbiamo bisogno di progressività fiscale, salario minimo, politiche sui migranti e tanti altri importanti e chiari obiettivi”.
Lo scrive su Twitter il deputato del Partito Democratico, Nicola Zingaretti.
“Si erano presentati agli italiani con lo slogan ‘pronti!’. Invece, giorno dopo giorno, quello che emerge sempre di più è che non lo erano affatto. Oltre alla serie di gaffes quotidiane che questa contraddizione porta con sé, emerge un tratto unificante dell’azione del governo: crea nuove ingiustizie, quando diminuisce la progressività delle tasse, fa condoni agli evasori e diminuisce la spesa reale della sanità e della scuola pubblica, elimina il reddito di cittadinanza, vuole limitare nelle Università l’utilizzo della lingua straniera, fa confusione tra chi combatteva al fianco di Hitler e Mussolini e chi per la nostra democrazia. Sullo sfondo l’ombra di un enorme fallimento: quello sul Pnrr, su cui, per l’inerzia di questo governo, si stanno accumulando ritardi gravissimi. La destra rischia di far perdere all’Italia la più grande occasione di cambiamento degli ultimi decenni, una occasione che noi avevamo costruito. Non dimentichiamo mai che grazie alla legge elettorale e a drammatici errori del centrosinistra oggi, certo, la destra gode di una maggioranza parlamentare, ma rappresenta una minoranza di Italiani. A noi e tutte le forze di progresso, politiche, sociali e culturali il compito cruciale di denunciare questa situazione, fare opposizione e costruire un’alternativa”.
Così il deputato dem, Nicola Zingaretti, in un commento pubblicato dall’Huffington Post.