"Gli annunci di Nordio non finiscono mai, nemmeno dopo la figuraccia internazionale del caso Uss.
Ancora una volta vengono lanciate a casaccio separazione delle carriere, abolizione di reati, intercettazioni da rivedere, senza che, dopo mesi di proclami, ci sia uno straccio di testo. Ma soprattutto non c’è nulla di quello di cui ci sarebbe davvero bisogno e cioè attuare le "riforme Cartabia" che riguardano per l’appunto l’efficienza della giustizia e la ragionevole durata dei processi: il ministro doveva approvarne i decreti attuativi, nemmeno quello ha fatto. Ci dica poi dove è finito l’unico testo, quello sui crimini internazionali, approvato in Cdm ormai da oltre un mese e di cui si sono perse le tracce. Oppure, a proposito di certezza della pena, si preoccupi di spiegare agli italiani come pagare le sanzioni pecuniarie visto che non è stato licenziato il relativo decreto attuativo.
Ed anche sull'abuso di ufficio, dopo centinaia di interviste, non è nota la posizione del governo e della sua maggioranza. Quello che è certo, è che i sindaci chiedono una revisione complessiva del sistema delle responsabilità e su questo noi abbiamo presentato tre proposte di legge chiare che però giacciono a prendere polvere nei cassetti del Parlamento mentre si preferisce strumentalizzare le sacrosante esigenze degli amministratori. Insomma il solito minestrone pieno di contraddizioni, di ambiguità e di velleità".
Così Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd e i capigruppo in Commissione Giustizia di Camera e Senato Federico Gianassi e Alfredo Bazoli
La capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga a Sky tg 24 Agenda
“Eliminare il ballottaggio nell’elezione dei sindaci è una forzatura inaccettabile perché vuole cancellare una norma che funziona e garantisce ai cittadini di scegliere. E’ il modo in cui la destra si approccia alle riforme, un approccio di parte che non consente il confronto. Come abbiamo visto sul presidenzialismo e sull’autonomia differenziata. Siamo pronti alla mobilitazione per ridurre i divari e non ampliarmi, dalla sanità al welfare” ha concluso la capogruppo del Pd alla Camera dei Deputati.
La capogruppo del Pd alla Camera dei Deputati a Skytg24 Agenda
“Siamo molto preoccupati per il Pnrr e lo diremo a Fitto che finalmente sarà in Parlamento mercoledì. Assistiamo da parte della destra a una narrazione che cerca di costruire un alibi per l’incapacità di trovare soluzioni e rispondere ai problemi sollevati da più parti. La confusione sulla rinuncia ai fondi e la non chiarezza sulla revisione dei progetti rischia di paralizzare le risorse che servono per centrare gli obiettivi, primi tra tutti la riduzione delle diseguaglianze, la rivoluzione digitale ed ecologica, le iniziative per far ripartire il paese. Il Pnrr è il banco di prova del fallimento delle promesse politiche della destra: è un problema per la vita delle persone”.
A proposito del cdm convocato per il 1 maggio sui temi del lavoro Chiara Braga ha replicato che “del lavoro bisognerebbe occuparsi ogni giorno. Invece a partire dalla legge di bilancio e poi dal Def questo governo non dà alcuna risposta: poco sul cuneo fiscale, sulla protezione del lavoro più povero e sulla precarietà, anzi c’è il rischio concreto di un allargamento delle maglie. Poco o nulla per favorire la natalità mentre si fanno condoni; nulla di fronte al grido di allarme lanciato da tutte le regioni sui tagli alla sanità. Dicevano di essere pronti e invece non lo sono nè su Pnrr né sulle altre riforme. Fanno finta di non vedere che la precarietà del lavoro si traduce in precarietà di vita”.
“Che i consiglieri regionali di Forza Italia inveiscano ingiustificatamente contro il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, non ci stupisce affatto. Ma questa volta il tentativo di nascondere le responsabilità del governo nazionale sul ‘buco da 200 milioni’ della nostra sanità è più goffo che mai. E siccome la realtà dei fatti è materia ormai sconosciuta alla destra, guardare ai numeri che giustificano quel ‘buco’ aiuterà persino i consiglieri di Forza Italia a comprendere la questione nel merito.” Così, in una nota congiunta, i deputati del Pd pugliesi Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra.
“Nella sola annualità 2022 – prosegue la nota - senza perciò considerare tutto quello che la sanità pubblica continua a ereditare dal biennio della pandemia, l’SSR pugliese ha dovuto sopportare maggiori costi per circa 710 milioni di euro. Una cifra enorme per affrontare costi contingenti come il rincaro dell’energia (110 mln), l’aumento dell’inflazione (40 mln), il mancato finanziamento della legge sui risarcimenti per gli effetti avversi dei vaccini (20 mln) e tutte quelle spese per contrastare l’emergenza pandemica che non sono state coperte dal governo. Extra-costi, a cui si aggiungono le somme per il rinnovo del CCNL del personale sanitario (105 mln), per le stabilizzazioni del personale assunto durante il Covid (100 mln) e altri aumenti come il finanziamento della spesa farmaceutica e per i servizi socio-sanitari e territoriali. A fronte di questi 710 milioni di nuovi oneri, il governo Meloni ha stanziato appena 260 milioni di euro, poco più di un terzo rispetto al necessario. “Comprendiamo le necessità convergenti di nascondere le mancanze del governo e di attaccare la giunta regionale in assenza di argomenti validi. Ma parlare di presunti aumenti delle addizionali regionali, usando i ‘cittadini come bancomat’, dimostra la totale malafede di quella parte politica. La Puglia, peraltro, è tra le poche regioni d’Italia ad aver bloccato ogni aumento delle sue aliquote nel lontano 2013. E anche invocare oggi ‘la mano santa’ del Presidente Meloni è quantomeno intempestivo. Nella serata di ieri la Regione Puglia ha garantito una soluzione che scongiura qualsiasi aumento delle tasse, trovando nel proprio bilancio le somme necessarie a coprire il ‘buco’, nella colpevole inerzia e sorda indifferenza del governo nazionale.”
“Allora – conclude la nota – ci permettiamo di dare un consiglio non richiesto ai conterranei di Forza Italia. Per quanto poco stia dimostrando di contare Forza Italia nel dirigere la politica nazionale, farebbero prima e meglio a imporsi nelle sedi opportune, a Palazzo Chigi per esempio, per garantire più risorse alla sanità del Mezzogiorno, messa in ginocchio dalle scandalose riforme che Berlusconi & Co. attuarono quasi vent’anni fa. Ma, d’altronde, vanno compresi. Apparire sui giornali è molto più semplice che governare veramente il Paese.”
Dichiarazione on. Simona Bonafe’, capogruppo Pd commissione Affari Costituzionali
“Le riforme istituzionali servono per dare risposte ai problemi del sistema: il Presidente della Repubblica è una figura imparziale e di garanzia costituzionale che svolge un ruolo fondamentale per il paese. La sua elezione diretta potrebbe quindi compromettere l’equilibrio stesso dei poteri e l’unità dello Stato. Le criticità sono altre ed evidenti: mi riferisco in particolar modo ad un processo legislativo che soprattutto negli ultimi anni è divenuto monocamerale di fatto e legato quasi esclusivamente all’abuso della decretazione d’urgenza del governo, mortificando proposte ed attività del Parlamento”. È quanto dichiara Simona Bonafè, capogruppo Pd in Commissione Affari Costituzionali della Camera, intervenendo dopo l'audizione del Ministro per le riforme istituzionali Elisabetta Casellati.
“Le riforme poi, per essere realmente efficaci e capaci di modernizzare il paese, non possono ridursi ad uno strumento di propaganda del governo di turno, ma devono avere la più ampia condivisione possibile con le forze politiche”.
“Ringrazio Elly Schlein per la scelta di confermarmi come responsabile delle Politiche dello sport per il Partito Democratico. Un grande partito come il nostro, principale forza di opposizione, ha il dovere di occuparsi con grande attenzione di un tema così sensibile, a maggior ragione alla luce delle imminenti riforme, quella che porterà lo sport nella nostra Carta costituzionale e quella che finalmente riconoscerà la dignità e i diritti di lavoratrici e lavoratori sportivi. Nascerà un dipartimento che guiderò con orgoglio e che si occuperà di sport in relazione a lavoro, salute, ambiente, parità di genere, disabilità, enti locali. Ci occuperemo dello sport di vertice come di quello per tutti, con un’attenzione particolare al Sud del nostro Paese. A breve proporrò alla segretaria i nomi delle persone a cui sto pensando per far nascere questo dipartimento”.
Lo dichiara il deputato dem, Mauro Berruto.
“Ogni giorno apprendiamo notizie sempre più allarmanti sul Pnrr. Il Piano è fermo al palo. Il pagamento della terza rata è stato congelato e sui prossimi step del cronoprogramma di investimenti e riforme non c’è alcuna chiarezza da parte dell'esecutivo. Così come nessuna notizia arriva dal governo su eventuali modifiche che ha annunciato di voler apportare al Recovery Plan. Se a questo aggiungiamo anche il blocco da mesi dei Fondi di Sviluppo e Coesione al Sud, la situazione è davvero preoccupante. Il governo ha il dovere di informare il Parlamento e fare chiarezza su cosa sta facendo e cosa intende fare. Non gli consentiremo di sprecare questa occasione storica per l'intero Paese”.
Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue alla Camera.
“La legge 81 del 1993, introducendo il meccanismo dell'elezione diretta dei sindaci, ha segnato una svolta epocale, che ha vinto la diffidenza dei cittadini verso la politica attraverso i volti, i programmi e i contributi dei sindaci che si potevano eleggere direttamente. Ha ridato senso e solidità alla politica. Da questo convegno noi proponiamo che vengano individuate alcune coordinate, un contributo concreto al processo riformatore che è in atto in Parlamento. Attualmente, fra incardinati e non, abbiamo depositati sette progetti di legge che vanno a modificare gli assetti di comuni, province, città metropolitane. A cui si affiancano la riforma sull’autonomia differenziata e le intenzioni di una riforma in senso presidenziale del Paese. C’è ora anche la proposta di alcune forze politiche che vuole abbassare la soglia per l’elezione dei sindaci al 40% al primo turno. Non si può pensare di trovare l’assetto più efficiente per dare risposte al Paese senza fare una discussione ordinata, perché livelli amministrativi, programmatori, funzioni, responsabilità, sono intrecciati. Oggi tra burocrazia e inefficienze mediamente per la realizzazione di un’opera attraverso gli atti amministrativi nei comuni occorrono 7 anni. I blitz per abbassare la soglia di elezione del sindaco al 40% al primo turno non solo ci preoccupano, ma scardinano la stessa legge 81 del ’93, che pur con limiti e difetti, oggi, dopo 30 anni, ha dato la maggiore stabilità e governabilità a un assetto (quello locale) del Paese. Le riforme devono essere incardinate attraverso due chiavi: la prima, che vi sia una discussione ordinata e non scomposta o stravagante o fatta per blitz per interessi politici di parte; la seconda, che non si operi nell’ottica dell’affermazione di un primato politico, ma considerando come gli effetti reali delle riforme possano dare risposte ai bisogni dei cittadini. Stiamo ragionando sull’architettura istituzionale del Paese non su cosa conviene a una parte politica”.
Lo ha detto il deputato del Pd e già sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, nel corso del convegno alla Camera ‘Una democrazia matura. I 30 anni dall'elezione diretta dei sindaci: stabilità e governabilità’.
Dichiarazione di Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia Camera
“Nella discussione delle mozioni sul processo penale abbiamo ancora nuovamente evidenziato che agli annunci di maggioranza e governo non seguono atti, anche perché nel merito sono divisi come in materia di abuso di ufficio dove c’è chi propone l’abrogazione e chi la riformulazione.” Così Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia nel suo intervento in dichiarazione di voto sulle mozioni riguardanti il processo penale. “Noi pensiamo – ha proseguito Gianassi- che non servano approcci muscolari e divisivi ma occorre lavorare per dare piena attuazione alle riforme Cartabia, per una giustizia giusta e veloce nell’interesse dei cittadini.” Gianassi ha espresso soddisfazione per “aver ottenuto l’approvazione di un atto che impegna il governo a modificare l’articolo 50 del testo unico sugli enti locali per separare la responsabilità politica dei sindaci da quella amministrativa, evitando che i sindaci rispondano sempre di tutto quello che succede nelle loro città. Inoltre – aggiunge- vengono prorogate le norme in materia di esonero dalla responsabilità erariale che scadono a giugno e eliminate le norme nazionali che discriminano i sindaci rispetto a parlamentari e membri del governo per la sospensione in caso di sentenza di condanna in primo grado. Tutte proposte – ha concluso il parlamentare Dem- già presentate dal Pd al senato a firma, tra gli altri, di Rossomando, Parrini, Bazoli e Verini e il cui iter è ancora fermo. Siamo dalla parte dei sindaci e andremo avanti in questa battaglia.”
“Per la prima volta il voto degli elettori, nelle primarie del Pd, ha completamente ribaltato quello degli iscritti, svolto nella prima fase del percorso congressuale. Non è una cosa da poco e occorre riflettere su questo. In sostanza ha vinto la comunità larga dei ‘Democratici’ e ha perso lo scheletro sempre più ridotto e dagli incerti profili degli ‘iscritti’. Così su HuffPost il deputato del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, Roberto Morassut.
“Gli elettori - continua - ci hanno chiesto un partito più di sinistra? Non sono d'accordo e sarebbe un errore interpretare così i fatti. Gli elettori ci hanno chiesto un partito-movimento e aperto che sappia mettere in campo un programma di riforme, come quelle che Elly Schlein ha proposto con la sua candidatura vincente, che definirei un programma di riformismo radicale”.
Dichiarazione di Valentina Ghio, deputata Pd
Un’altra occasione sprecata. Ancora una volta abbiamo sperato che un decreto portasse miglioramenti per la vita dei cittadini e sostenesse i bisogni delle famiglie e delle imprese. Invece nessun passo avanti sostanziale è stato fatto, solo qualche debole rinvio.” Così la deputata del Pd Valentina Ghio sul voto finale al decreto milleproroghe. “Il giudizio su questo provvedimento –ha proseguito Ghio intervenendo in aula per conto del suo gruppo- è molto deludente: nessun segnale che accompagni una strategia di sviluppo economico ed industriale del nostro Paese, nessun provvedimento che dimostri l’obiettivo di farsi carico dei bisogni sociali e delle povertà crescenti che vengono puntualmente ignorati, nessun segnale di avvio di riforme attese e vincolanti per non rischiare di mancare le opportunità del Pnrr. Anzi – ha sottolineato la parlamentare Dem- si è anche evitato di correggere un errore clamoroso dato dalle modifiche su Opzione donna inserite nella legge di bilancio. E scegliendo di non decidere, vengono lasciate 30.000 donne intrappolate in requisiti molto più restrittivi, bloccando la quasi totalità della platea delle lavoratrici che, con la misura attiva fino al 2022, potevano uscire dal mondo del lavoro.” Per Ghio ci sono poi “altri temi che rendono evidente la ritrosia di questo Governo ad occuparsi delle dinamiche sociali, quelli che incidono nella carne viva delle persone e che vengono ignorate, mentre si concentrano azioni e possibilità su interessi particolari. Penso al mancato ripristino del Fondo affitti e del fondo morosità incolpevole, che incide fortemente e spesso drammaticamente nella vita delle famiglie. Cosi come non è stato affrontato in modo più strutturale il tema energetico per andare oltre il 31 marzo con i sostegni alle spese energetiche o le proroghe, anche parziali, al taglio delle accise su benzina e gasolio. E l’elenco potrebbe continuare. In definitiva – ha concluso Ghio- una occasione persa per dimostrare di essere connessi con i bisogni reali dei cittadini e per dimostrare di avere una rotta salda, una visione chiara delle priorità sociali, economiche e ambientali necessarie a far crescere il Paese”.
Dichiarazione di Marco Simiani, capogruppo Pd Commissione Ambiente della Camera
“Anche sulle concessioni balneari Giorgia Meloni decide di non decidere. Governare significa prendersi delle responsabilità e non procedere a tentoni con continui spot elettorali. Rimandare ancora penalizza soprattutto le imprese serie del settore che hanno bisogno di certezze per programmare attività ed investimenti”. E' quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.
“Il riordino delle concessioni era già stato messo in agenda dal governo Draghi ed un ulteriore rinvio metterebbe a rischio i fondi del Pnrr legati all’attuazione di riforme strutturali come quella sulle concessioni demaniali. Il Partito Democratico si è subito messo a disposizione per individuare una norma condivisa ma l’arroganza e la superficialità di questo esecutivo impedisce ogni confronto”, conclude Marco Simiani.
“Ogni giorno che passa è sempre più evidente il conflitto di interessi del Sen. Claudio Lotito che, in preda a una bulimia da emendamenti, ne ha firmati 158! Dopo il tentativo di sostituire la rateizzazione di debiti fiscali con un colpo di spugna a interessi zero per le società di calcio, poi ha provato a regalare altri 2 anni al discusso operatore Dazn, ora torna alla carica sul decreto crescita chiedendo sconti e sgravi fiscali per l'acquisto di stranieri, in spregio alla crescita dei vivai e alla tutela dei giovani calciatori italiani. Chissà cosa ne pensano i suoi alleati di Governo che fanno del sovranismo una bandiera. Queste non sono le riforme di cui ha bisogno il calcio italiano, ma provvedimenti senza alcuna visione di sistema, oltre che regali per qualche Presidente che, incapace di politiche virtuose, chiede aiuti di Stato. Gli sgravi fiscali sugli stranieri dovrebbero essere del tutto cancellati perché fino ad oggi hanno solo impoverito il calcio italiano senza aumentarne la competitività e favorito transazioni estere che più che operazioni di calciomercato somigliano ad operazioni di trading. Confido nel lavoro del Ministro Abodi, che sicuramente sa che non è la "ricetta Lotito" quella utile a riportare il calcio italiano ai vertici mondiali, tanto per risultati che per dignità".
Lo dichiara il deputato democratico Mauro Berruto
"Sussistono posizioni contraddittorie del Governo sulla Giustizia. Avete richiamato l'importanza di fare investimenti sul carcere e avete fatto con la manovra di bilancio tagli sull'amministrazione penitenziaria. Avete detto che avreste limitato le intercettazioni e impedito l’estensione del diritto penale ma avete creato un nuovo reato, il cosiddetto Dl anti-rave, con più carcere e più intercettazioni e ora si parla di un nuovo reato per imbrattamenti.
Troppe incoerenze anche sulla riforma Cartabia tra esponenti del governo che dicono di difenderla senza se e senza ma e altri che la ritengono inutile e dannosa. Le contraddizioni sono anche all'interno del Governo, la Presidente Meloni ha detto che la sicurezza dei cittadini si consegue con più carcere, ma il ministro Nordio ha espresso posizione opposta e cioè meno carcere e più misure alternative. Nonostante gli annunci, idee e azioni sono discordanti. Viene poi completamente dimenticato il lavoro già fatto dal Parlamento. La nostra posizione è invece che le riforme approvate devono essere attuate con un impegno forte da parte del governo anche attraverso il monitoraggio sul successo di quelle riforme rispetto ad obiettivi importanti. Non c’è quindi bisogno di agitare temi divisivi portando indietro di anni le lancette dell’orologio. Su intercettazioni, prescrizione, separazione delle carriere, obbligatorietà c’è da attuare le riforme fatte.
Guardiamo al futuro e a una giustizia giusta al fianco dei cittadini, senza sollevare inutili scontri che non B servono a niente e che noi respingiamo.
Nella nostra agenda restano prioritari gli investimenti sul Pnrr e noi saremo sentinelle vigili perché siano spesi presto e bene; gli investimenti sull'ufficio del processo; occorre contrastare lo scandalo dei suicidi, delle cattive condizioni delle carcerie e valorizzare la giustizia riparativa.
Infine, tutela vera dei sindaci partendo dalle nostre proposte su chiarezza di separazione dei poteri politici e tecnici degli amministratori locali, le modifiche del testo unico degli enti locali che aiutano gli amministratori locali a lavorare in sicurezza. Il governo non li strumentalizzi, noi siamo al loro fianco". Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Federico Gianassi, intervenendo in dichiarazione di voto sulla giustizia in Aula.
Giustizia: Gianassi (Pd) con odg Costa su prescrizione nessun ritorno alla riforma Orlando ma delega al governo per cancellare la Cartabia
“Non si prospetta affatto un ritorno alla riforma Orlando ma una delega in bianco al governo in materia di prescrizione che non possiamo accettare. Impossibile per noi fidarsi di un governo e di una maggioranza di cui siamo convintamente all’opposizione e che sui temi della giustizia dimostra di assumere scelte sbagliate e contraddittorie come sta avvenendo in queste ore in aula alla camera dove, dopo avere detto attraverso le parole del ministro Nordio di volere meno carcere e meno intercettazioni, fanno muro per approvare un decreto che prevede più carcere e più intercettazioni.
Parliamoci chiaro, l’attacco è alla riforma Cartabia che è già intervenuta e doverosamente per superare la pessima norma Bonafede che il Pd ha sempre contrastato e che invece fu approvata con il voto della Lega. Davvero, prima ancora le norme Cartabia abbiano dispiegato i loro effetti il Governo vuole cancellarle? Eppure i primi effetti sono positivi e vanno nella direzione auspicata della riduzione dei tempi dei processi.
Per fare cosa poi? L’ennesima modifica della prescrizione in pochi anni? Per rischiare di compromettere le risorse del PNRR connesse al complesso delle riforme in materia di giustizia?”.
Lo dichiara il capogruppo democratico in commissione Giustizia alla Camera Federico Gianassi.