"Il rendiconto e l'assestamento di bilancio oggi in discussione ci dimostrano la differenza tra la spinta alla crescita dei governi post pandemia e l'immobilismo di questo governo. Dopo aver criticato per anni l’austerità, questa maggioranza si vuole accreditare agli occhi dei possibili nuovi alleati in Europa e quindi gioca a tirare i cordoni della borsa, lasciandola aperta solo per garantirsi il consenso di una parte di Paese a cui dovete dare tutto quello che avete promesso." Lo ha detto in Aula Claudio Mancini deputato del Partito Democratico intervenendo in discussione generale sul rendiconto e l'assestamento di bilancio.
"Tagliate servizi, investimenti, lasciate gli enti locali in balia di loro stessi, azzoppate il PNRR e le sue riforme e poi però fate condoni, spaccate l’Italia con l’autonomia e tagliate le tasse alle partite IVA che guadagnano tra i 65 mila e i 90 mila euro. Tutto questo mentre il Paese affoga tra innalzamenti del costo della benzina, inflazione, voucher, precariato e togliete pure le misure per il sostegno al reddito”, ha aggiunto Mancini.
“Le stime della crescita pubblicate dalla Commissione europea in questi giorni sono il frutto delle decisioni di austerità e di calcolo elettorale prese dal governo Meloni", ha concluso il dem.
“Solo la politica può unire il partito nelle differenze. Poi ci sono scelte personali che non possono essere contenute da nessuno. Adesso il Pd con Elly Schlein sta costruendo le condizioni di un’opposizione forte in Parlamento e nel Paese. Sui temi del lavoro, della sanità pubblica, della transizione ecologica e delle riforme costituzionali. La concreta traduzione di questi temi deve essere il nostro principale impegno. In un dibattito interno aperto e con un impegno nel Paese. Penso che il Pd debba lanciare una sua grande manifestazione nazionale ‘democratica’ per questo autunno. Declinare ancor meglio alcuni grandi obbiettivi di lotta già fissati prima dell’estate. Su questo c’è bisogno di lavorare ancora molto. Poi chi decide di intraprendere altri percorsi se ne prende la responsabilità anche verso chi lo ha eletto. La coerenza e la lealtà a volte sono una misura del tutto personale, ma questo non toglie nulla all’obbiettivo di un partito unito che discute anche nelle differenze. Per noi non può essere diverso”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Mentre la destra accentra e cambia per decreto la governance delle Zes istituendo nel Sud Italia una unica Zona Economica Speciale la cui efficacia è ancora tutta da verificare, ci sono territori in tutta Italia che aspettano da mesi l'istituzione delle Zone logistica semplificate, già individuate dalle singole Regioni, ma colpevolmente ancora non ratificate dal governo: stiamo parlando della Toscana, della Lombardia, del Lazio, della Liguria, del Friuli e dell’Emilia Romagna. Si tratta di aree vaste però private di strumenti normativi e fiscali che garantirebbero il rilancio sociale, occupazionale ed economico di zone oggi in crisi”. Così Marco Simiani, capogruppo del Pd in commissione Ambiente di Montecitorio, sul provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri.
“Quello che colpisce di più di questa maggioranza non è soltanto l’incapacità e la confusione, già manifestata dai ritardi del Pnrr, dall’inflazione che sale, dal caro carburante, dall’immigrazione incontrollata, ma l’arroganza con cui governa: dichiara di volere l’autonomia ma poi accentra la governance, chiede tempo per attuare le riforme ma poi smantella quelle appena varate, è incapace di rispettare gli impegni comunitari ma accusa il Commissario Gentiloni. Sui ritardi delle Zls non ancora istituite nel centro e nel nord Italia abbiamo da tempo presentato numerosi atti parlamentari ancora senza risposta”, conclude Marco Simiani.
“I dati Svimez fotografano un Mezzogiorno in difficoltà anche sul fronte del lavoro. Tanto che i dati relativi al numero dei dipendenti al Sud vengono definiti a livelli “patologici” se confrontati con il resto del Paese e con il resto d’Europa. Non solo, quel poco lavoro che c’è viene pagato in media meno di 9 euro l’ora. Una vergogna non più sopportabile per un Paese civile che deve fare il possibile per aiutare tutti i suoi cittadini ad avere una vita dignitosa. Per questo, come Pd, continueremo a batterci per una legge sul salario minimo che la destra cerca di bloccare. E anche per la piena attuazione del Pnrr contro cui questa destra ha ingaggiato una sorta di conflitto ideologico. Così come non smettiamo di chiedere la distribuzione immediata alle regioni del Mezzogiorno degli oltre 20 miliardi FSC bloccati da Fitto. Sempre Svimez infatti ci dice che, con un uso prudenziale delle risorse del Piano, l’economia meridionale terrebbe il passo con il resto d’Italia. E allora perché non usarle tutte? Perché buttare al vento un’occasione storica e irripetibile che è quella di dare risposte concrete ai cittadini che stanno pagando un prezzo troppo alto per la totale incapacità di questa maggioranza? Il Governo si concentri su questo anziché perdere tempo con riforme dannose, che aggravano solo i divari e le diseguaglianze, come quella dell’autonomia “spacca - Italia” voluta da Calderoli. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze.
Il ministro Nordio prima dichiara di voler abolire il reato di abuso d’ufficio, poi che vanno limitate le intercettazioni e, ancora, che va rivisto il reato di concorso esterno in associazione mafiosa perché “evanescente”. Grande imbarazzo della Presidente del Consiglio costretta a sconfessarlo ed a ricordargli, oltre alla sua personale storia politica, che “non s’ha da fare”. Molta confusione sotto il cielo di Palazzo Chigi. Sulla giustizia proprio non ci siamo e, nel frattempo, invece di attuare le riforme già fatte dalla ministra Cartabia, si rimaneggiano vecchi cavalli di battaglia, si attacca la Costituzione nei suoi valori portanti attraverso la separazione delle carriere che mina il principio di obbligatorietà dell’azione penale cardine dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Mentre non si pensa a come salvare le risorse del Pnrr. E dicevano pure di essere pronti.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd
“Dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non vi sono state repliche alle critiche delle opposizioni, ma solo veri e propri attacchi inaccettabili. Non era mai successo prima. Ci vuole rispetto per il Parlamento. Quanto al merito, senza il nostro aiuto l’Ucraina non esisterebbe più come Stato sovrano. È in gioco la tutela dei valori di libertà e democrazia dell'intera Europa. Per questo è indispensabile continuare ad assicurare pieno sostegno con tutte le forme di assistenza necessarie, indispensabile per ottenere un cessate il fuoco, presupposto per una pace giusta. Salutiamo con favore l’iniziativa diplomatica del Vaticano affidata al Cardinal Zuppi. In questo contesto, è un fatto però che l’Italia sia scivolata ai margini della scena politica europea ed atlantica. In Consiglio si discuterà poi di immigrazione. Se in questi anni l’Europa è stata assente la colpa è soprattutto dei Governi dei vostri amici di Visegrad, che si sono sempre opposti a soluzioni ispirate a solidarietà e condivisione delle responsabilità. Al di là dei proclami, l’intesa raggiunta nelle scorse settimane non presenta nessuna soluzione efficace. Sarebbe necessario rafforzare le politiche di vicinato per lo sviluppo dei Paesi di origine e transito. Ma avete tagliato anche i fondi per la cooperazione allo sviluppo. Non c’è nulla sulla gestione degli ingressi. Bisognerebbe creare canali umanitari e istituire un’operazione Mare nostrum europea. Mentre invece si aumenta la pressione sul nostro Paese chiedendo di valutare le richieste di asilo più rapidamente e si stabilisce una compensazione di 20mila euro per ogni migrante non ricollocato, soluzione per noi inaccettabile”.
Così il capogruppo del Pd in commissione politiche Ue alla Camera, Piero De Luca, intervenendo in Aula.
“Il Consiglio - ha aggiunto - discuterà di governance economica a partire dalla riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Attivatevi affinché la revisione della governance sia completata entro il 2023, evitando il rischio della riattivazione del vigente Patto di stabilità, che obbligherebbe il nostro Paese a pesanti correzioni di bilancio. È necessario scomputare dalla spesa netta i fondi per riforme o investimenti nella transizione verde e digitale, inserire la possibilità di scorporare il debito accumulato per emergenze o eventi eccezionali, lavorare per una capacità fiscale dell’eurozona, sostenere il piano industriale Green Deal e istituire un Fondo di sovranità europeo. La melina strumentale sul Mes non rafforza la nostra posizione nei negoziati europei, anzi danneggia i nostri interessi. Chiediamo al Governo serietà e responsabilità. L’Unione - ha concluso - rappresenta non la causa, ma la soluzione ai problemi delle nostre comunità”.
Persino l’Ufficio per il Bilancio spiega che l’autonomia di Calderoli avrà effetti distorsivi sul lavoro. Le imprese investiranno di meno nel sud e a pagarne le spese saranno le fasce più deboli del paese. A meno che non si consideri l’Upb una costola dell’opposizione sarebbe necessario che il Governo e la maggioranza si fermino e blocchino il Dl Calderoli. Solo gli irresponsabili davanti a dati innegabili continuano minare la tenuta sociale e istituzionale del paese.
Lo dichiara il deputato democratico Arturo Scotto, capogruppo in commissione lavoro.
“Una vera e propria ingiustizia per i giovani aspiranti avvocati. È il risultato di una scelta della destra che con un emendamento al cosiddetto decreto Enti ha modificato la normativa sugli esami per gli aspiranti avvocati a tre mesi dalla loro effettuazione.
Complicare le cose è prerogativa della destra. In questo caso ci si trova di fronte ad un sopruso vero e proprio. Cambiare a tre mesi la forma dell’esame è sbagliato: si cambia semmai con un anticipo di un anno e si consente, dunque, che ci si adatti. Peraltro il blitz è avvenuto senza aver sentito la necessità di consultare, per un parere di merito, quei giovani che dovranno sottoporsi agli esami e che si stavano preparando secondo le modalità d’esame precedente. Le riforme sono necessarie ma vanno fatte con i tempi giusti e senza approssimazione. Due prerogative distanti dal governo e dalle forze di centrodestra”. Lo dichiara il deputato del Pd, Silvio Lai.
“Forte la relazione di Elly Schlein. Un programma forte. Serve una legge organica sulla rigenerazione urbana che risolva il tema consumo di suolo e al contempo di una nuova edilizia residenziale pubblica. Il Pd ha già due leggi depositate. Sulle questioni sociali e del lavoro ora lanciamo una grande manifestazione popolare ‘democratica’ per l’autunno. Sulle riforme costituzionali per me è necessario dividere la destra: all’autonomia differenziata, confronto invece sul premierato. Quanto alla guerra in Ucraina, bisogna continuare a sostenere militarmente il Paese aggredito, ma essere consapevoli che la pace sarà frutto di un nuovo ordine europeo e mondiale”. Così il deputato Roberto Morassut a margine della direzione nazionale del Partito Democratico.
L’assemblea del Gruppo Pd della Camera su proposta della presidente Chiara Braga ha eletto il nuovo ufficio di presidenza. Ne faranno parte Simona Bonafé (vice presidente vicaria), Paolo Ciani, Valentina Ghio e Toni Ricciardi (vice presidenti); Andrea Casu e Federico Fornaro (segretari d’aula), Piero De Luca (segretario con delega per il Pnrr, riforme e sicurezza), Sara Ferrari, Roberto Morassut e Silvia Roggiani (segretari con deleghe comunicazione, coordinamento commissioni parlamentari, rapporti Senato e Partito); Andrea De Maria (tesoriere).
"Istat: oltre 23 milioni, più donne e più contratti stabili. C'è molto ancora da fare. Ma possiamo dire che è anche merito di scelte, misure e riforme del centrosinistra? E che la destra con i suoi decreti sta smantellando tutto?”. Lo scrive su Twitter il deputato dem Nicola Zingaretti mostrando la prima pagina del Sole 24 Ore di oggi.
“La telenovela del Governo sul Pnrr è ferma da mesi alla stessa puntata. Diremo, faremo, riformeremo. Intanto buio assoluto sulle rate del 2023 e su RepowerEU. Non c’è più tempo, siamo dinanzi ad una resa rivendicata. Serve chiarezza, carte alla mano in Parlamento”.
Lo scrive su Twitter il capogruppo del Partito Democratico in commissione Esteri alla Camera, Enzo Amendola, postando l’intervista di oggi su La Stampa del ministro Fitto.
“Le dichiarazioni del Ministro Fitto riportate da La Stampa, al netto della smentita lessicale, sono davvero irresponsabili perché mostrano il vero volto di un esecutivo che considera il PNRR come un peso e non come una straordinaria opportunità per il Paese. Dopo mesi, il governo continua con un atteggiamento disfattista e rinunciatario, che maschera una drammatica incompetenza e mancanza di visione per il futuro. La destra si è occupata finora solo di governance, peggiorandola gravemente, e non ha fatto nulla invece per avanzare sugli investimenti e sulle riforme già previste e finanziate per rendere l'Italia più giusta, sostenibile e competitiva. Lo ribadiamo con forza ancora una volta: il Piano va attuato non va smantellato. Le risorse ottenute con così grande fatica dai Governi Conte e Draghi vanno spese, non lasciate a Bruxelles. Ne va del futuro del nostro Paese”. Lo dichiara il capogruppo dem in commissioni Politiche Ue Piero De Luca.
"Il Pnrr, per la giustizia italiana, è una sfida ma anche una straordinaria opportunità. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei tempi del processo, di abbattimento dell’arretrato e per rendere la giustizia più efficiente ed efficace, non è sufficiente solo intervenire sul processo, occorre intervenire anche sulla organizzazione dei servizi. Manca oltre il 50% dei dirigenti della giustizia ed il loro apporto per far funzionare le riforme è fondamentale. Occorre pertanto assumere nuove professionalità utilizzando le risorse finanziarie disponibili e stabilizzare chi già opera negli uffici giudiziari a partire da chi lavora nell’Ufficio per il processo. In questo senso va l’emendamento che insieme al collega Gianassi abbiamo presentato al dl Pubblica Amministrazione in discussione alla Camera. Non disperdiamo le risorse del Pnrr ma usiamole per l’innovazione organizzativa e la sfida digitale della giustizia italiana".
Così Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, a margine del 24° Convegno nazionale dei Dirigenti della Giustizia a Viterbo
Tweet di Nicola Zingaretti, deputato Pd
Che senso ha dire "facciamo le riforme, riscriviamo insieme le regole, ma tanto se non siete d’accordo le decidiamo noi ugualmente"? Nelle democrazie occidentali chi ha la maggioranza governa, non comanda. Soprattutto quando si parla di regole.