“L’Ocse certifica che i salari reali non crescono in Italia e siamo fanalino di coda rispetto al resto dell’Europa. Non abbiamo recuperato rispetto al 2021 il 7,5 per cento del potere d’acquisto. Giorgia Meloni non può prendersela con chi c’era prima. Sono ormai tre anni che governa e non ha mosso un dito per rinnovare i contratti, ha spaccato il sindacato nel pubblico impiego riconoscendo solo un terzo dell’inflazione perduta nel nuovo contratto e continua ostinatamente a sabotare il salario minimo. La destra sta nei fatti programmando l’impoverimento di chi lavora e paga le tasse nel nostro Paese”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"La ministra del Lavoro Calderone dice che per l’opposizione il Salario Minimo è un totem. Non è così. E’ una misura di civiltà che esiste in tantissimi Paesi europei ed è uno strumento utile a dare una risposta a 4 milioni di lavoratori poveri. Finora il governo non ha fatto praticamente niente per alzare i salari dei lavoratori, si è soltanto limitato a precarizzare ulteriormente il mercato del lavoro. Piuttosto che attaccare l’opposizione, la Calderone impari a governare". Così Arturo Scotto, capogruppo Pd alla Camera, replica alle parole pronunciate dalla ministra Marina Calderone al Forum in Masseria in corso a Manduria.
“Il protocollo sul caldo è frutto del lavoro delle parti sociali, con sindacati e Confindustria in prima linea. Il governo, per ora, si limita a una firma. Ma non basta. Non siamo più di fronte a emergenze isolate: i cambiamenti climatici sono un dato strutturale del nostro tempo. E a fatti strutturali servono risposte strutturali”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
“Il Partito Democratico – prosegue l’esponente dem - ha chiesto l’istituzione di una vera e propria cassa clima, un fondo strutturale che garantisca protezione ai lavoratori nei momenti di emergenza ambientale. Non si può morire sul lavoro a causa del caldo estremo. Occorrono risorse, strumenti stabili e prevenzione: basta soluzioni-tampone. Sul fronte della qualità del lavoro, la destra sta ostacolando il nostro disegno di legge sulla riduzione dell’orario di lavoro, senza neppure conoscerlo. Parlano di costi insostenibili, applicazione indiscriminata a pubblico e privato, ma sono cifre inventate. In Europa questa scelta è realtà, con costi contenuti e benefici concreti in termini di produttività e benessere. Invece il governo spreca risorse pubbliche, anche con scelte irresponsabili come il riarmo”.
“Ridurre l’orario di lavoro a parità di salario – conclude Scotto – significa migliorare la qualità della vita, conciliare tempi di lavoro e di cura, e sostenere una maggiore produttività. Ma la destra preferisce non affrontare il merito. E anche sul salario minimo, dopo aver cancellato la proposta unitaria delle opposizioni, la destra ha rinviato sine die anche la delega. È un balletto vergognoso. Nel frattempo, il lavoro povero cresce, e cresce chi non riesce a mettere insieme pranzo e cena. Abbiamo raccolto oltre 100.000 firme sulla legge di iniziativa popolare. Ora va calendarizzata subito. A quei cittadini il Parlamento deve dare una risposta”.
“Oggi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che lui è “contrario al salario minimo perché sa di Paese non democratico”. Forse Tajani vive sulla Luna. Ma vorrei dargli una notizia: 22 Stati su 27 dell’Unione Europea lo hanno già introdotto. Non regimi autoritari, non dittature. Paesi democratici, civili, europei Paesi che credono che chi lavora non debba essere povero. Paesi che pensano che lo Stato abbia il dovere di garantire un limite sotto cui nessuno possa essere sfruttato. È una posizione talmente assurda che, per renderla ancora più chiara, ho preparato una lista. Con le bandierine. Così magari, prima di dire altre sciocchezze, Tajani dà un’occhiata. Ma la cosa più tragicomica è che lui è il Ministro degli Esteri. Cioè, uno che dovrebbe conoscere l’Europa e rappresentarci in essa. I veri nemici della democrazia, ministro Tajani, sono i salari da 4 euro l’ora. Torni nel mondo reale”
Così sui social il responsabile welfare del Pd, il deputato democratico Marco Furfaro.
“Spiace che il presidente della commissione Lavoro Rizzetto dimentichi, visto che è lui ad aver scritto l’emendamento che l’istituiva, che la delega che giace da un anno e mezzo al Senato con il salario minimo c’entra come i cavoli a merenda. Di salario minimo non c’è traccia, non essendo scritta nemmeno la parola da nessuna parte. E, dunque, appigliarsi ai regolamenti può servire a rinviare la questione, ma non risolve il problema politico. Serve solo a nascondere una cosa: la paura di parlare di questa misura, di confrontarsi con le opposizioni in commissione Lavoro e in Aula sul salario minimo, di dire a oltre centomila persone che hanno sottoscritto la legge di iniziativa popolare che la loro firma è carta straccia. Ma in Parlamento noi siamo legislatori, non passacarte: continueremo in ogni seduta della commissione Lavoro a chiedere la calendarizzazione del salario minimo e alla fine la spunteremo”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Non è chiaro di cosa debba rallegrarsi il presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto, che annuncia trionfante che al Senato verranno approvate le ‘Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione’. Dopo un anno e mezzo dovrebbe almeno chiedere scusa ai lavoratori e le lavoratrici di questo Paese: perché tanto è trascorso dall’affossamento della proposta di salario minimo delle opposizioni e dalla approvazione di una delega finta e vuota utile solo per buttare la palla in tribuna. Abbiamo capito che per Fratelli d’Italia non esiste un’emergenza potere d’acquisto perché è più interessata a fare ostruzionismo verso le proposte degli altri. Almeno ci risparmino la propaganda. Perché ormai è chiaro che le tentano tutte pur di non far tornare a discutere il Parlamento di Salario minimo, nonostante le firme raccolte con una legge di iniziativa popolare. Ma per noi il discorso non è affatto chiuso. Non possono impedire all’opposizione di avanzare proposte e metterle in agenda in commissione e in Parlamento: Non è ancora un potere di cui dispongono e noi non glielo concederemo”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, e la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
“Nel mese di giugno cresce l’inflazione e aumenta il costo del carrello della spesa secondo l’Istat. Significa che milioni di persone non riusciranno a mettere insieme il pranzo con la cena. Ma a chi governa interessa più istituire la ‘giornata nazionale del ristoratore’ che discutere di potere d’acquisto dei salari e degli stipendi. Anche a costo di apparire ripetitivi e noiosi chiediamo la calendarizzazione urgente del salario minimo. Abbiamo raccolto migliaia e migliaia di firme: pretendiamo una risposta”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“In Germania il salario minimo passerà da 12,82 a 14,60 euro entro il 2027. È la dimostrazione che una soglia legale per tutelare i lavoratori non solo è possibile, ma è una scelta di civiltà. E non lo fanno pericolosi estremisti: lo ha introdotto Angela Merkel, lo conferma oggi il premier Merz. Due cancellieri conservatori.”
Lo dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Partito Democratico.
“In Italia invece – continua Gribaudo – il governo Meloni non vuole nemmeno aprire una discussione sul salario minimo. Si nasconde dietro le finte soluzioni, lascia che milioni di persone lavorino per 4 o 5 euro all’ora e ignora il grido d’allarme che arriva dal mondo del lavoro. È una scelta ideologica e profondamente ingiusta.”
“Il Partito Democratico non ha cambiato idea: la nostra proposta resta quella di un salario minimo di almeno 9 euro lordi l’ora. Continueremo a batterci in ogni sede per ridare dignità e sicurezza a chi lavora.”
“In Germania il salario minimo salirà da 12,82 a 14,60 euro l’ora. Una scelta intelligente e coraggiosa per contrastare le disuguaglianze che stanno colpendo i paesi Europei. In Italia, invece, grazie al Governo Meloni, non ci sarà alcun salario minimo legale. Per la destra è normale che esistano contratti da 5 euro l’ora. È normale che migliaia di persone lavorino senza diritti, nella precarietà, spesso sotto la soglia della povertà. Ma noi non ci stiamo. Il Partito Democratico, insieme alle altre forze di opposizione, continuerà a battersi per una misura di giustizia sociale e dignità, che esiste in gran parte d’Europa e che in Italia viene ancora negata” così il deputato democratico, componente delle segreteria nazionale del Pd, Marco Sarracino.
Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico.
“La Germania aumenterà il salario minimo orario di quasi due euro entro il 2027. Fino ad arrivare a 14,60 euro. E lo fa un Governo di collaborazione nazionale tra centrodestra e socialdemocratici. In Italia invece la destra discute di tutto tranne di come garantire il potere d’acquisto di chi lavora. Chiediamo ancora una volta la calendarizzazione della proposta di Salario minimo legale su cui le opposizioni hanno raccolto oltre centomila firme. E’ inaccettabile che il governo Meloni, dopo quasi tre anni, continui a sabotare una misura di civiltà che esiste in tutte le principali democrazie europee”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“La risposta del governo al question time del Pd in cui abbiamo chiesto un intervento per decreto a sostegno dei lavoratori esposti ad alte temperature è stata deludente ed evasiva. Non c’è nessun impegno per garantire risorse aggiuntive per integrazioni salariali o cassa integrazione straordinaria in caso di stop alla produzione nelle ore più calde. Il governo ci ha comunicato che farà semplicemente dei tavoli con le parti sociali, ma al momento nessun intervento legislativo. Ci risiamo: come sul salario minimo ieri, come sulla riduzione dell’orario di lavoro oggi, il governo si disinteressa assolutamente del destino di chi lavora e manda la palla in tribuna. Chiediamo un’audizione in commissione Lavoro alla ministra Calderone. Ha il dovere di confrontarsi con il Parlamento perché l’emergenza caldo è una delle ragioni dell’insicurezza sui luoghi di lavoro e non può sfuggire alla necessità di risposte chiare”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Dopo il salario minimo, la destra vuole fare secca anche la proposta sulla riduzione dell’orario di lavoro promossa dalle opposizioni. Oggi in commissione Bilancio hanno di nuovo accampato la scusa delle coperture, addirittura motivando in maniera del tutto falsa e infondata che il fondo per gli incentivi alle imprese per la settimana corta investiva anche il settore pubblico e non aveva un tetto di spesa. Non sanno nemmeno leggere gli articoli di una legge. Sono in difficoltà e dunque, anziché discutere nel merito le proposte che allargano i diritti dei lavoratori, decidono di cancellarle. Continueremo la nostra battaglia in Aula dove dovranno dire davanti al Paese perché sono contrari alla sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario come in tutti gli altri Paesi europei”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Tajani dice che il salario minimo non è da paese democratico. Significa che Francia, Germania e Inghilterra non sono paesi democratici secondo il Ministro degli Esteri italiano. Io penso che chi ha la responsabilità di guidare la diplomazia italiana, ogni tanto, dovrebbe collegare la lingua al cervello. Oltre che sapere di cosa si parla quando si tratta della vita di milioni di lavoratori poveri". Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, commenta le dichiarazioni del ministro Tajani sul salario minimo
“I dati diffusi da Istat e Caritas confermano che l’Italia è un Paese sempre più povero, dove un lavoratore su tre è povero anche se ha un impiego. Eppure, di fronte a questa emergenza sociale, il governo Meloni continua a ignorare la realtà e a rifiutare la nostra proposta sul salario minimo legale”.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro intervistato sui social dei deputati dem.
“In questi giorni in Parlamento – prosegue l’esponente Pd – abbiamo discusso dell’istituzione della Giornata Nazionale della Ristorazione, mentre migliaia di lavoratori sono costretti a mettersi in fila per ricevere pacchi alimentari. La verità è che Giorgia Meloni e la sua maggioranza non conoscono l’umiliazione di chi, pur lavorando, non riesce a garantire un pasto quotidiano ai propri figli. Ignorano la sofferenza di un Paese reale che chiede dignità e giustizia sociale. Il Partito Democratico ha presentato una proposta chiara e sostenuta da decine di migliaia di firme: il salario minimo legale. Pretendiamo che venga calendarizzata al più presto. E se ciò non accadrà, continueremo senza esitazione la nostra battaglia, ricordando a ogni seduta parlamentare che la priorità deve essere quella dei salari, dei rinnovi contrattuali, della sanità pubblica e della scuola”.
“Il centrodestra vive in una realtà distopica, alimentata dalla propaganda – conclude Scotto – mentre i giovani laureati fuggono all’estero per salari più dignitosi. Noi non ci faremo mettere nell’angolo. Riporteremo il dibattito politico sulle cose che contano, perché il Parlamento non può essere trattato come un soprammobile di Palazzo Chigi. È tempo di rispetto, verità e giustizia sociale”.
"Il ministro Foti non può dire che le aree interne sono una priorità per il suo governo. Nel suo piano strategico per le aree interne, al punto numero 4, tra gli obiettivi da raggiungere, parlando di irreversibilità della situazione, il ministro scrive: 'un numero non trascurabile di aree interne si trova già in una fase compromessa e queste aree quindi non possono porsi alcuna inversione di tendenza'. Questo è quanto ha scritto il governo e quanto afferma il suo collega Giorgetti questa mattina, sventolando bandiera bianca certificando l'ineluttabilità del processo di spopolamento. Questo governo ha detto a quelle migliaia di ragazze e ragazzi che ogni anno sono costretti ad andare via, che alla fine hanno fatto bene perché in Italia non avrebbero avuto alcun futuro. Questo governo si arrende e abbandona le aree interne". Lo dice il deputato Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale del Pd, in replica al ministro Foti durante il Question Time sullo spopolamento delle aree interne.
"Il governo - sottolinea l'esponente dem - uccide le speranze con le sue scelte politiche: con il no al salario minimo, con i tagli alla sanità pubblica in territori dove è già difficile raggiungere le zone ospedaliere, con il taglio del fondo perequativo infrastrutturale che serviva per le nostre strade, le nostre ferrovie, le nostre reti idriche soprattutto nelle regioni dove la siccità avanza. E vuole farlo con l'autonomia differenziata che farà esplodere ancora di più diseguaglianze e divari inaccettabili. Il Pd invece, a quei ragazzi vuole offrire la speranza di un futuro nel territorio in cui nascono. Vuole garantire loro il diritto a restare". "Se il governo ritiene che le aree interne rappresentino un problema di cui liberarsi, se ritiene che chi vi abita deve essere condannato alla solitudine, alla paura di essere cittadini di serie B, con meno diritti e meno servizi, noi crediamo che quelle persone in quei territori siano una grande occasione di crescita e sviluppo nel nostro paese. E non le abbandoneremo", conclude Sarracino.