“E’ inutile che la Meloni continui a fare propaganda sui dati dell’occupazione se omette che c’è un crollo strutturale del reddito reale delle famiglie. L’Italia è il paese che in Europa, secondo i dati Eurostat, ha recuperato meno il potere d’acquisto rispetto al 2008 e i redditi scendono persino rispetto allo scorso anno. Dunque, c’è poco da festeggiare. C’è molto invece da riflettere sulle cose che questo Governo ha fatto in questi due anni. I bassi salari sono innanzitutto il frutto di una politica del mercato del lavoro scellerato che ha agevolato la frammentazione dei contratti e alimentato la precarietà, ma anche di scelte come l’eliminazione del reddito di cittadinanza e il rifiuto di introdurre il salario minimo. Su questo terreno siamo pronti a confrontarci con tutti, anche con il Governo. Ma partendo da un principio di realtà e non dalla lettura strabica di numeretti che non tengono conto della vita delle persone. Perché la cura Meloni sta facendo dell’Italia il principale malato d’Europa”. Lo dichiara Arturo Scotto capogruppo pd in commissione lavoro di Montecitorio.
“Se per rivendicare i presunti successi del suo governo la presidente Meloni è costretta ad attaccare la leader dell’opposizione o quei successi sono ben poca cosa o quei numeri sono ballerini” così là vicepresidente del PD Chiara Gribaudo in merito alle parole pronunciate dalla premier Meloni durante una trasmissione televisiva.
“Io temo - prosegue Gribaudo vice presidente della commissione lavoro alla Camera - che quei numeri siano proprio ballerini. In particolare sugli aumenti dei salari, la decontribuzione non compensa certo una inflazione nel triennio che è arrivata al 17%, che il Governo poteva compensare almeno per i lavoratori pubblici, per i quali avrebbe avuto gli strumenti e che invece hanno avuto un rinnovo triennale insufficiente. Sulla decontribuzione per le lavoratrici madri è bene ricordare che questa spetta solo per le lavoratrici con almeno due figli e con contratti a tempo indeterminato, lasciando quindi scoperte proprio le donne con maggiore fragilità reddituale”
“Sull’incremento dell’occupazione la premier Meloni si sta attribuendo risultati che partono da lontano e sono una tendenza significativa sin dai tempi del Governo Draghi e dall’avvio del PNRR. Se però davvero volesse continuare lungo questa strada saremo felici di scoprire che nella prossima legge di Bilancio 2025 verranno trovate risorse per investimenti pubblici ulteriori rispetto a quelli del PNRR, a differenza di quanto fatto nella scorsa legge di Bilancio”
“La Segretaria Schlein e il PD stanno rivolgendo da tempo domande precise al governo e a Meloni su due temi fondamentali: la sicurezza sul lavoro e l’introduzione del salario minimo. Anche in questa occasione Meloni ha preferito sbandierare presunti successi del suo governo che dare una risposta a questi temi specifici” conclude l’onorevole Gribaudo.
“Meloni festeggia i dati sull’occupazione. Ma siamo solo davanti a trionfalismi dal fusto corto. Perché le leggi che ha fatto il suo Governo sono solo penalizzanti per il lavoro di qualità. Hanno solo spinto precarietà e sottosalario. Forse sulla crescita occupazionale dovrebbe ringraziare i governi che hanno portato il Pnrr in Italia, quando lei era contraria. L’attacco a Schlein sui dati è semplicemente ridicolo. La domanda che ha fatto la segretaria del Pd e’ sulla qualità dell’occupazione. Qui la Meloni non risponde perché non sa cosa dire. Dimentica che aumenta il lavoro autonomo - e dunque le false partite iva - e non il Lavoro stabile, che l’occupazione giovanile e femminile è ancora la più bassa d’Europa. Aggiungo che il reddito reale delle famiglie diminuisce rispetto al 2023, mangiato dall’inflazione. Sono dati Eurostat di oggi. Pesa la scelta di eliminare il salario minimo. E soprattutto la pazzia di aver detto no al Salario minimo che avrebbe spinto 4 milioni di lavoratori a uscire da una condizione di povertà forte. Su questo terreno la Meloni non risponde. Perché non sa cosa dire”. Lo dichiara Arturo Scotto capogruppo pd in commissione lavoro di Montecitorio.
“Secondo l’Inps siamo a più 29% di Cassa integrazione ordinaria e quasi il 6% di domande di indennità di disoccupazione rispetto al 2023. Numeri impietosi ed inequivocabili. Sono soprattutto i giovani e le donne le vittime di questa situazione senza precedenti. Nonostante i trionfalismi del governo siamo un paese che affonda in una crisi drammatica. La crescita del ricorso agli ammortizzatori sociali sono la spia di un quadro sempre più cupo della nostra economia. E i dati sull’occupazione raccontano un paese dove la precarietà soppianta il lavoro stabile con un pezzo di generazione laureata che non trova sbocco. Meloni continua a raccontare un paese che non esiste mentre la stragrande maggioranza della popolazione fa fatica con il potere d’acquisto dei salari e vive il dramma dei licenziamenti o della cassa integrazione. Siamo stanchi delle favolette raccontate per nascondere le difficoltà del Governo a mettere in campo una manovra economica anticiclica ed espansiva. Serve una svolta. Si metta mano davvero a un rinnovo dei contratti che faccia recuperare il potere d’acquisto che si è perso in questi anni - a partire da quello del pubblico impiego / e si vari finalmente il salario minimo che la destra ha affossato per dare una risposta a chi lavora ed è povero. Non serve a niente vantarsi della crescita delle esportazioni se questa non produce occupazione di qualità e redistribuzione del reddito”. Lo dichiara Arturo Scotto capogruppo pd in commissione lavoro di Montecitorio.
"La partecipazione democratica delle donne è un tema centrale nel nostro Paese e nel mondo, perché è la chiave reale per superare le disuguaglianze che pesano di più sulle donne e per migliorare la qualità della vita di tutti. È necessaria sia per condannare in modo netto e totale soprusi gravissimi - come la nuova legge in Afghanistan che, tra i tanti divieti, nega alle donne anche l'utilizzo della loro voce in pubblico - sia per mettere in atto politiche realmente paritarie anche nel nostro Paese, dove risulta ormai chiaro che non basta avere una premier donna per farlo. Anzi, l'incapacità di questo governo di invertire le disuguaglianze di genere aumenta la sfiducia delle donne a partecipare al voto e alla vita politica per cambiare le cose". Lo ha detto la deputata dem Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd, ieri dal palco della Festa Nazionale dell’Unità di Reggio Emilia durante il dibattito dal titolo 'Fidiamoci di noi. La partecipazione
democratica delle donne è il diritto alla felicità' .
"In questi due anni - ha aggiunto Ghio - abbiamo assistito ad un vero e proprio accanimento contro le donne: smantellamento di 'opzione donna', aumento dell'IVA sui prodotti femminili, riduzione dei bonus nidi, mancato sostegno ai consultori e continua messa in discussione delle decisioni delle donne sulla propria salute riproduttiva. Questi sono solo alcuni dei passi indietro compiuti.
Come si supera tutto questo? Con un nuovo protagonismo delle donne in politica, con la nostra competenza e visione del mondo, non solo per decidere di allocare risorse su scelte in grado di invertire la rotta sugli squilibri di genere, ma anche con un posizionamento politico attivo e incisivo su temi cruciali come la politica economica e la pace, attuando percorsi che tutelino le donne da discriminazioni e abusi, a partire da una legge sul tema del consenso e dell'educazione alla parità nelle scuole per contrastare la violenza maschile contro le donne, all'introduzione del congedo paritario obbligatorio retribuito e del salario minimo per una società piu giusta per tutte e tutti".
“Siamo qui per informare i cittadini dell'attività del Gruppo e costruire momenti permanenti di incontro con le elettrici e gli elettori del Partito Democratico. Ci saranno diversi di noi che si alterneranno qui nello spazio insieme ai funzionari del Gruppo che voglio ringraziare tantissimo per essere qui e per il lavoro straordinario che hanno fatto anche per realizzare questo stand straordinario anche quest'anno. Onestamente è particolarmente bello e voglio ringraziare chi ci ha lavorato”. Così il deputato dem Andrea De Maria, tesoriere del Gruppo Pd, durante l'inaugurazione dello stand del deputati dem ieri alla Festa nazionale dell'Unità a Reggio Emilia insieme al collega Andrea Rossi.
“Ci concentreremo - ha aggiunto De Maria - su alcuni temi, in particolare sia al contrasto del progetto di legge sull'autonomia differenziata che del premierato e alla raccolta di firme per quanto riguarda il salario minimo e con la stessa importanza al sostegno alla proposta di legge Schlein per finanziare il fondo sanitario nazionale. Queste sono alcune delle battaglie più importanti che stiamo conducendo in Parlamento e credo sia molto significativo farlo anche qui in mezzo alle cittadine e i cittadini di Reggio Emilia e di tante realtà del Paese che verranno a visitarci alla nostra Festa nazionale.”
Oggi, venerdì 23 agosto alle 19.30 presso la Tenda Enrico Berlinguer della Festa nazionale dell’Unità che si svolgerà all’Iren Green Park (ex Campovolo) dal 23 agosto all’8 settembre ci sarà l’inaugurazione dello stand del Gruppo del Pd della Camera dei Deputati alla presenza delle deputate e dei deputati Andrea De Maria, Ouidad Bakkali, Ilenia Malavasi e Andrea Rossi. Questa sarà la Festa ‘per costruire l'alternativa’, con particolare attenzione alla lotta all'autonomia differenziata e alle battaglie per il salario minimo, la sanità e la scuola pubblica, i diritti dei lavoratori e delle donne. Il Gruppo del Partito Democratico della Camera ha lavorato senza sosta per contrastare questa destra dannosa e divisiva e la presenza dello stand sarà occasione di dialogo aperto a tutte e tutti per scambiare idee e approfondire il lavoro svolto a livello parlamentare.
Domani, venerdì 23 agosto alle 19.30 presso la Tenda Enrico Berlinguer della Festa nazionale dell’Unità che si svolgerà all’Iren Green Park (ex Campovolo) dal 23 agosto all’8 settembre ci sarà l’inaugurazione dello stand del Gruppo del Pd della Camera dei Deputati alla presenza delle deputate e dei deputati Andrea De Maria, Ouidad Bakkali, Ilenia Malavasi e Andrea Rossi. Questa sarà la Festa ‘per costruire l'alternativa’, con particolare attenzione alla lotta all'autonomia differenziata e alle battaglie per il salario minimo, la sanità e la scuola pubblica, i diritti dei lavoratori e delle donne. Il Gruppo del Partito Democratico della Camera ha lavorato senza sosta per contrastare questa destra dannosa e divisiva e la presenza dello stand sarà occasione di dialogo aperto a tutte e tutti per scambiare idee e approfondire il lavoro svolto a livello parlamentare.
Brunetta venga in commissione a riferire
“Leggiamo su un grande quotidiano nazionale di ipotetiche proposte di riforma delle pensioni avanzate dal CNEL al Governo in vista della prossima legge di bilancio. Che se venissero messe in atto allungherebbero ulteriormente i tempi di accesso alla pensione. Siamo praticamente al bis del Salario Minimo. Quando Meloni pur di non decidere sulla proposta avanzata dalle opposizioni e sostenuta dalla maggioranza degli italiani appalto’ ogni orientamento politico al CNEL. Si torna insomma sul luogo del delitto. Ancora una volta non è chiaro quale sia il ruolo della Calderone, per l’ennesima volta scavalcata da decisioni prese altrove. Chiederemo a questo punto al Presidente Brunetta di poter conoscere il merito di queste proposte chiedendone un’audizione in Commissione Lavoro. Se hanno deciso di commissariare la Ministra sono fatti loro. Non accetteremo invece commissariamenti del Parlamento”. Lo dichiara Arturo scotto capogruppo PD in commissione Lavoro di Montecitorio.
Italia unico paese dove salari non crescono
Consiglierei alla presidente Meloni meno trionfalismi sui dati OCSE. L’incremento del primo trimestre 2024 del reddito reale delle famiglie non risolve il tema sollevato dalla stessa OCSE appena due settimana fa: l’Italia è l’unico paese dell’area Ocse che non ha visto crescere i salari reali rispetto all’inflazione dal prepandemia. Sette punti ancora sotto. A differenza di Germania, Francia e Spagna. Vuol dire che servono misure più nette e incisive per garantire una ripresa reale del potere d’acquisto dei lavoratori. A partire dal rinnovo di tutti i contratti - pubblico impiego compreso - garantendo il recupero di quello che l’inflazione si è mangiato nel corso degli anni, da un cuneo contributivo strutturale e non una tantum e dal salario minimo che la destra ha colpevolmente affossato. Con meno di questo, dubito che l’Italia tornerà a crescere. Una rondine - senza misure strutturali - non fa primavera. Altrimenti è solo propaganda.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.
“La Presidente del Consiglio Meloni pochi giorni fa ha affermato di aver voluto portare sua figlia in viaggio istituzionale in Cina per dire che «non ci sono più scuse per quelli che usano la maternità come pretesto per non far avanzare le donne sul posto di lavoro». Probabilmente però la Presidente del Consiglio non ha letto i dati del rapporto annuale sull’equilibrio lavoro - vita da cui risulta che l’Italia è quartultima in Europa”. Così Chiara Gribaudo vice presidente della commissione lavoro commentando la ricerca della piattaforma Remote che tratta tematiche e servizi attinenti al capitale umano su scala globale.
“Perché la Ministra Roccella non ha dedicato un po’ di tempo di questi ultimi giorni a leggere i dati del rapporto piuttosto che a commentare le Olimpiadi?” si domanda la deputata del Partito Democratico.
“Per questo motivo” prosegue Gribaudo “oltre al salario minimo vogliamo occuparci anche di congedo parentale obbligatorio retribuito. Questo provvedimento mira a garantire che entrambi i genitori possano prendersi cura dei propri figli senza rinunciare alla propria carriera, contribuendo a una distribuzione più equa delle responsabilità familiari e lavorative. E anche i temi del welfare e dei salari non possono essere relegati a materia di Legge di bilancio”
“È tempo di agire. È tempo di mettere al centro le persone e il loro lavoro. L’obiettivo comune è che ogni persona possa avere un lavoro con una paga dignitosa, che possa trovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata, senza dover sacrificare la propria esistenza” conclude Chiara Gribaudo.
“5 dicembre 2023 la Camera boccia il salario minimo, trasformandolo in delega al Governo. Scadenza: sei mesi. Oggi è 5 agosto. Trascorsi esattamente 8 mesi e la delega persa nel porto delle nebbie. Mai incardinata al Senato. Obiettivo chiaro: non parlarne più. Non ci riusciranno”.
Così sui social il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Parte stagione dei diritti del Pd di Schlein
“La proposta sulla settimana corta, così come quella sulla disconnessione, sono parte della missione del Partito Democratico di Elly Schlein, che in questo anno è riuscita a parlare a una generazione che più di tutti ha subito gli effetti sulla qualità del lavoro sul livello di sfruttamento della pandemia. Il prossimo anno dovrà essere caratterizzato da questa straordinaria mobilitazione per i diritti. Settimana corta, diritto alla disconnessione, lotta ai contratti precari e intermittenti, salari dignitosi come il salario minimo, congedi paritari: è arrivato il tempo della qualità del lavoro. È la sfida dei prossimi anni del nostro Paese. Sulla settimana corta, in particolare, entro metà settembre si aprirà il termine gli emendamenti in commissione Lavoro e verrà finalmente adottato un testo base. Noi puntiamo perché vada a ottobre in Aula, trovando una sintesi con i tre testi depositati dalle opposizioni. Stringere i tempi è stato importante per evitare che il ddl entrasse nel porto delle nebbie delle indecisioni e dei ritardi della maggioranza. Il centrodestra è in piena confusione rispetto a temi molto rilevanti quando si parla di lavoro”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, in un’intervista a Fanpage.
“Dopo sette mesi dall’affossamento del salario minimo alla Camera dei Deputati da parte della destra non è stato fatto nulla per intervenire sul potere d’acquisto. Solo chiacchiere propagandistiche. La delega che il governo si è presa con un emendamento che cancellava la nostra legge non è stata mai calendarizzata in Senato. Eppure ne andavano fieri e ci spiegavano che avrebbero corso come un treno. Vorrei sommessamente chiedere al Presidente Rizzetto, firmatario dell’emendamento, che fine ha fatto quella delega che ha umiliato l’autonomia del Parlamento e azzerato una misura che parlava a quattro milioni di lavoratori poveri? Qualcuno può darci una risposta politica o dobbiamo andare a chi l’ha visto?”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Con un colpo di maggioranza, inusuale per le decisioni che attengono all’Ufficio di Presidenza della Camera, l’Aula della Camera ha deciso di dare vita ad una società in house a cui affidare alcuni dei servizi che fino ad ora erano stati esternalizzati attraverso gare di appalto. Con un percorso accelerato, senza i necessari approfondimenti e senza una valutazione puntuale dei costi e dei benefici, anche per dare le giuste certezze ai lavoratori dal punto di vista economico e professionale, la destra, con grossolane bugie, smascherate nel dibattito parlamentare, ha tentato di far credere che i nemici del popolo fossero quelle forze politiche che chiedevano, senza alcuna pregiudiziale, più tempo per riflettere, anche per studiare i dati di effettiva praticabilità dell’operazione tenendo conto, in primis delle legittime aspirazioni dei lavoratori. A prendere questa decisione è stata invece la stessa destra che respinge, in queste stesse aule, quelle migliorie per i lavoratori a cominciare dall’approvazione del salario minimo”.
Lo dichiara il deputato democratico, Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera.
“Per avvalorare la loro tesi - aggiunge - la destra ha lasciato intendere che lo sfruttamento dei lavoratori, anche dal punto di vista salariale, e le loro condizioni di dignità lavorativa siano avvenute sistematicamente in questi anni con l’evidente avvallo dell’amministrazione della Camera. Accuse pesanti che meriteranno di essere ulteriormente valutate, come ha proposto la vice presidente Ascani, con una indagine interna, urgente e puntuale. Le ragioni del nostro dissenso erano e sono legate al fatto che chiedevamo una adeguata istruttoria sulla sostenibilità finanziaria, sulla capacità della Società di garantire in via autonoma l’equilibrio economico finanziario, sulla funzionalità della soluzione rispetto alle esigenze e agli obiettivi dell’amministrazione e soprattutto sulla necessità di non mettere i lavoratori di fronte a scenari incerti che potrebbe scaturire successivamente. Nel frattempo segnalo che per accendere solo i motori della Società in house è stato previsto di distaccare personale interno della Camera per un costo non contabilizzato complessivo di circa un milione di euro. Se avessimo utilizzato queste prime risorse sul personale che attualmente è inquadrato nelle cooperative, quelle brutte e cattive, questi stessi lavoratori avrebbero avuto un aumento di stipendio di circa tremila euro all’anno. Con i nuovi contratti sarà garantito tutto questo o cambiando il regime contrattuale vedranno indebolita la loro busta paga? Per questo in un ordine del giorno accolto abbiamo chiesto che il collegio dei questori relazioni con regolarità in questa aula per monitorare la gestione della vita della Società in house e per capire se ai lavorati, a cui noi teniamo e sui quali non esercitiamo l’arma spuntata della propaganda, vengano garantiti tutti i diritti che fino ad ora hanno potuto avere, compresa quella occupazionale, in virtù delle garanzie di continuità lavorativa messe in atto tra un appalto e l’altro. Sulle tutele dei lavoratori - conclude - continueremo a vigilare e non arretreremo di un centimetro. Anche di fronte alla più bieca propaganda”.