“Bocciata a maggioranza la richiesta di audizione del direttore generale, dell’ad e del direttore del Tg1 in vigilanza Rai. Nessuno spazio di confronto ormai è più concesso alle opposizioni” così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai che hanno elencato “i diversi casi di "asservimento" del servizio pubblico da parte della maggioranza, dall’intervista fiume a Sangiuliano, a quella a Toti, al monologo autoassolutorio di Salvini”.
“Con il nuovo provvedimento sulla scuola il governo butta nel cestino anni e anni di pedagogia con un ministro che afferma il valore dell’umiliazione come fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione dell’identità. Con il ripristino del voto in condotta e della riforma della valutazione introdotta alla scuola primaria siete autoritari e non autorevoli perché pensate di raggiungere risultati con maggiori sanzioni e non con un processo che investa sulla dignità, la formazione, la retribuzione, la consapevolezza del corpo docente”. Lo dichiara in Aula di Montecitorio il Vicepresidente del Gruppo Pd Paolo Ciani durante la discussione del ddl sulla disciplina di valutazione degli studenti.
“Per voi – continua Ciani - la scuola non è un servizio pubblico funzionale alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona, né un luogo in cui si promuove lo sviluppo della cultura e la formazione della personalità, ma è semplicemente un posto di lavoro”. “E lo fate con un testo blindato da chiudere il prima possibile per poter piantare l’ennesima bandierina sul percorso ideologico di costruzione della scuola modello Valditara”, conclude Ciani.
Siamo all’asservimento alla maggioranza
“Si allunga l'elenco delle prove di ‘asservimento’ del servizio pubblico alla maggioranza. Rai costretta a mandare in onda un monologo di oltre tre minuti del Ministro Salvini di autodifesa rispetto al processo in corso. Il tutto con un CD-R che protesta e con giornalisti e professionisti della informazione umiliati e costretti a trasmetterlo. Non vi è equilibrio, non vi è garanzia di imparzialità e viene calpestato ogni elementare principio di servizio pubblico. Tutto questo dopo i casi Sangiuliano e Toti. Siamo davvero preoccupati di questo piano inclinato alla vigilia di importanti tornate amministrative a partire dalla Liguria ed intendiamo investire di questa palese criticità anche l'Agcom. Perseverare è davvero diabolico e qualcuno dovrà rispondere di questa mortificazione della Rai”.
Così in una nota i componenti democratici nella commissione di Vigilanza Rai che annunciano di portare anche questo caso all’esame della commissione.
“Negli ultimi dieci giorni l'asservimento alla maggioranza della Rai ha iniziato e mortificato il servizio pubblico radiotelevisivo. Dall’intervista del direttore del Tg1 a Sangiuliano fino ad arrivare a quella di Vespa al patteggiante Toti sono pagine buie per la Rai completamente piegata agli interessi elettoralistici della destra. Vi è una sproporzione di spazi e anche una oggettiva mistificazione della realtà che umilia l'intelligenza dei telespettatori che continuano inesorabilmente ad allontanarsi dalla Rai. Per questo chiediamo che in Commissione di Vigilanza si valuti anche quanto accaduto nella trasmissione "Cinque Minuti" di Vespa con l'intervista a Toti. Considerato che stiamo entrando formalmente in un periodo elettorale che porterà al rinnovo di importanti consigli regionali a partire proprio dalla Liguria chiediamo che ci sia parità di accesso e una informazione non così faziosa che altera le condizioni di partenza delle competizioni elettorali”.
Così in una nota i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai.
“La destra dovrà confrontarsi con i cinque punti che Elly Schlein ha posto al centro del suo discorso di ieri alla Festa de l’Unità. Perché la stagione del vittimismo di governo è finita. Sono al potere da due anni e non hanno dato nessuna risposta concreta alla sofferenza sociale del paese. Hanno solo risolto i problemi dei loro amici e amichetti. E continuano a fare cassa sui più deboli. A partire dalla questione salariale dove le avvisaglie sul contratto del Pubblico impiego dicono che il Governo per l’ennesima volta prenderà in giro chi lavora nel servizio pubblico. Siamo davanti a un’abdicazione evidente della funzione dell’esecutivo che addirittura annuncia, anche se su base volontaria, l’allungalento dell’età pensionabile invece di far scorrere le graduatorie degli idonei per dare una risposta innanzitutto agli enti locali che hanno le piante organiche vuote. Fanno il gioco delle tre carte sull’occupazione, ma l’Italia è fanalino di coda per lavoro giovanile e femminile. E senza un grande piano per l’occupazione ci avviamo verso un autunno difficile. Lo dicono già i dati della cassa integrazione in settori delicatissimi. Nessuno può fare più finta di niente”. Lo dichiara Arturo Scotto capogruppo pd in commissione lavoro di Montecitorio.
“Siamo all’autoassoluzione in diretta tv. Con il principale tg del servizio pubblico televisivo utilizzato per finalità personali. Aspettiamo il ministro Sangiuliano in parlamento per illustrare i dettagli di questa torbida vicenda che lo riguarda e che sta Imbarazzando l’intero governo” è secco il commento della capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi.
Gribaudo e Manzi: Valditara assicuri continuità nella didattica e copertura cattedre vacanti
La vice presidente del Partito democratico, Chiara Gribaudo, e la responsabile nazionale scuola del Pd, Irene Manzi, hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, sulla mancata copertura delle cattedre disponibili e i ritardi nell'assunzione degli idonei nelle graduatorie a scorrimento. Nell’interrogazione, le due parlamentari evidenziano diversi punti critici, tra cui la decisione del Mef di autorizzare solo 45.000 assunzioni, a fronte di 65.000 posti vacanti. Tale decisione, secondo Gribaudo e Manzi, non solo “va a compromettere l'efficienza del sistema scolastico pubblico, ma aggrava anche il problema della discontinuità didattica, costringendo le scuole a ricorrere a contratti a tempo determinato. Un fenomeno che avrà effetti maggiori nelle aree territoriali già in sofferenza per carenza di organico, che continueranno a ricorrere alle MAD (messa a disposizione), oggi sostituite dalle procedure di interpello”. Inoltre, viene denunciato il “grave ritardo nel completamento delle procedure di assunzione degli idonei presenti nelle graduatorie a scorrimento, in particolare a causa dei ritardi nello svolgimento del cosiddetto "concorso PNRR", che prevede precedenze di assunzioni”. Le democratiche aggiungono inoltre come “questo modus operandi sarà foriero di pregiudizi gravi ed irreparabili sia nei confronti di coloro che avevano la legittima aspettativa di tutti i docenti a diverso titolo in attesa di una cattedra (alcuni dei quali, per il servizio dello scorso anno scolastico, riportano di stare soffrendo anche un ritardo nei pagamenti delle competenze di maggio e giugno) di essere assunti dal 1/09/2024.
Ecco le domande a cui dovrà il ministro Valditara dovrà rispondere in parlamento:
Quali sono le motivazioni per cui il MEF ha autorizzato meno posti rispetto a quelli disponibili, nonostante lo sforzo economico, in caso di copertura degli stessi con personale precario, sia molto simile?
Quali sono le motivazioni alla base della mancata copertura di tutte le cattedre disponibili per l'anno scolastico in corso, nonostante la presenza di idonei?
Qual è lo stato di avanzamento dei concorsi PNRR?
Quali misure metterà in campo il ministero per accelerare l'assunzione degli idonei e garantire una tempestiva copertura delle cattedre vacanti, assicurando così la continuità didattica e il corretto funzionamento del sistema scolastico?
“Al ministro Valditara – concludono Gribaudo e Manzi – chiediamo un intervento urgente per risolvere questa situazione e per evitare ulteriori disagi sia per i docenti in attesa di assunzione sia per gli studenti che necessitano di un ambiente scolastico che assicuri stabilità nella didattica, attraverso la copertura, ogni anno, di tutte le cattedre vacanti”.
Nel solo intento di fare cassa e tenere in piedi una manovra che si preannuncia lacrime e sangue, il Governo sembra confermare, stando alle notizie di stampa, la privatizzazione di Poste, Ferrovie e porti, quest'ultima non più proposta dal solo Ministro Tajani ma convalidata da dichiarazioni di Mit e Ministero economia.
Parliamo di privatizzazioni che incidono direttamente sui cittadini o sulla protezione della nostra economia e che sono ingiustificate e inaccettabili.
E se per Poste non è ancora stata formalizzata la modifica, arrivata dopo le proteste dei lavoratori, per non far scendere lo Stato sotto il 51%, con grande preoccupazione per il mantenimento dei tanti piccoli uffici postali che rappresentano presidi di comunità, e per Ferrovie non è stata ancora presentata una ipotesi che consente di capire la strategia del Governo a tutela del servizio pubblico e miglioramento dei disservizi riscontrati negli ultimi mesi, per i porti la situazione è surreale.
Si legge che da una parte si pensa di aprire ai privati seguendo il modello degli aeroporti e dall’altra di creare una holding statale per il controllo dei porti che sarà quotata in Borsa, nell’ambito dell’ennesimo annuncio di una riforma dei porti che questa volta avrebbe come deadline la fine dell’anno. Ancora una volta idee confuse sul tema della portualità, sottoposta a continui cambi di impostazione, senza nessun percorso concreto.
Ad oggi, la volontà del governo per rispondere alle richieste della portualità è questo: privatizzazione degli scali e holding quotata in borsa per assumere le decisioni. Ossia con una mano si privatizza e si prova ad accentrare, e con l’altra si propone il quadro potenzialmente devastante dell’autonomia differenziata, con i porti materia esclusiva delle regioni, che parcellizzerà ancora di piu pianificazione, competitività e tutele negli scali italiani. Tutto l'opposto di quanto chiesto da chi nel porto lavora.
Presenterò un'interrogazione per avere chiarimenti rispetto a questa annunciata privatizzazione dei porti e inserita dentro una presunta riforma. Il Governo deve chiarire e dare le risposte concrete che lavoratori e aziende portuali aspettano da troppo tempo.
Grave censura da direzione Tg1
“Ancora censura dal Tg1, presenteremo un’interrogazione parlamentare in vigilanza Rai dopo le dichiarazioni del fisico del clima Antonello Pasini che ha denunciato il taglio di una sua risposta in cui collegava la presenza persistente degli anticicloni africani, al cambiamento climatico nel Mediterraneo. Questo è diventato il servizio pubblico? Questo è il modo con cui la direzione della principale fonte di informazione Rai si presenta all’appuntamento della riforma della Tv pubblica?” Così in una nota i componenti democratici della Commissione bicamerale di vigilanza Rai.
“Grave e inaccettabile la volontà del Ministero degli Interni russo di voler avviare un procedimento penale contro i giornalisti Rai a cui va tutta la nostra solidarietà. Stefania Battistini e Simone Traini – autori del reportage nella regione di Kursk – stanno mostrando con occhi obiettivi la realtà cruda di una guerra che nasconde troppe atrocità e deve trovare fine in tempi brevi. Il loro non è un 'attraversamento illegale del confine di Stato' ma un servizio pubblico, il diritto fondamentale dell'informazione che evidentemente la Federazione Russa ancora disconosce”. Lo dichiara in una nota il deputato dem Stefano Graziano, Capogruppo Vigilanza Rai.
Opposizioni unite: è impasse maggioranza, riforma sia nel solco del media freedom act
Rai patrimonio pubblico da tutelare e rilanciare. Ci appelliamo a tutte le forze politiche per una riforma nel solco del media freedom act.
Nel prendere atto del rinvio a dopo la pausa estiva della votazione del Parlamento dei quattro membri del consiglio d’amministrazione della Rai, facciamo un appello alle forze di governo a riflettere sul da farsi. Appare evidente l’impasse sull’assetto dei nuovi vertici di viale Mazzini. Come forze di opposizione invitiamo la maggioranza a lavorare sin da subito alla riforma della governance aziendale.
La crisi del servizio pubblico radiotelevisivo necessita di una presa di responsabilità da parte delle forze politiche e delle istituzioni in considerazione del valore che l’azienda Rai ha per il Paese.
Con il via libera, avvenuto lo scorso marzo, da parte del Parlamento europeo al Media Freedom Act, l’attuale legge 220/2015, che governa la Rai, appare superata e necessita di una riforma che vada nella direzione di recepire la legge europea per la libertà dei media.
L’obiettivo del media Freedom act è quello di proteggere l'indipendenza dei media, dei giornalisti, e di vietare qualsiasi forma di ingerenza impropria da parte della politica o della economia nelle decisioni editoriali.
Il recepimento del media Freedom act nel nostro Paese diventa, quindi, ancora più urgente proprio in relazione al futuro della Rai considerato che, quand’anche si procedesse alla nomina dei nuovi vertici con l’attuale criterio, entro il 2025, comunque bisognerebbe procedere ad una revisione imposta proprio dalla normativa approvata in sede comunitaria.
Per queste ragioni rivolgiamo un invito a tutte le forze politiche di procedere ad un confronto per una riforma organica della governance della Rai nella direzione del Media freedom act prima di procedere alla nomina dei nuovi vertici per evitare una ennesima lottizzazione e per consentire al servizio pubblico di rilanciarsi nella sua mission preservando le proprie prerogative di pluralismo, autonomia e indipendenza nell’interesse generale della libera informazione come garantito dalla nostra Costituzione.
Si tratta di una sfida dalla quale nessuno può sottrarsi. Potremmo gettare le basi del confronto parlamentare negli Stati generali della Rai dove possano partecipare istituzioni, forze politiche e sociali interessate al rilancio del servizio pubblico.
L’appello è firmato dai capigruppo in commissione di vigilanza rai di opposizione: Stefano Graziano (PD), Dario Carotenuto (M5S), Maria Elena Boschi (IV), Angelo Bonelli (Avs), Giuseppe De Cristofaro (Avs), Maria Stella Gelmini (Azione).
Domani question time a Piantedosi sui Centri migranti in Albania. Le deputate e i deputati democratici Bonafè, Cuperlo, Fornaro, Mauri, Amendola, Orfini, Boldrini, Ghio, Ferrari, Casu chiedono al ministro degli interni quando il Centro per i migranti in Albania previsto dal Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania che doveva aprire “non oltre il 20 maggio” sarà completamente attivo e quali sono le ragioni vere del ritardo che hanno peraltro distolto le forze di Polizia, mandate a sorvegliare il sito del porto non attivo, dall’ordinario servizio in Italia”. Per il Pd l’accordo Italia-Albania viola i diritti umani e determina un enorme spreco di denaro pubblico.
Ecco il testo integrale del question time.
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea
Al Ministro dell’Interno.
Per sapere: premesso che:
i Centri per i migranti siti in Albania previsti dal Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania dovevano aprire “non oltre il 20 maggio u.s.”;
parliamo di un investimento di oltre 700 milioni di euro per un sito che rappresenta un vero e proprio buco nero per quanto riguarda lo stato di diritto nella gestione dei migranti;
in data 22 maggio una delegazione parlamentare del gruppo del Pd alla Camera si è recata in Albania e ha mostrato con supporto di videodocumentazione gli enormi ritardi nella realizzazione del sito;
la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella sua recente visita in Albania, dello scorso 5 giugno aveva posticipato al primo agosto il giorno di entrata in funzione delle strutture;
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il 30 luglio u.s. nell’ambito di una audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia aveva evidenziato come servisse ancora qualche settimana per l’apertura del centro a causa dei ritardi dei lavori;
i ritardi riguarderebbero il sito previsto presso l'ex base dell'Aeronautica albanese di Gjiader - una ventina di km all'interno - dove si stanno allestendo tre differenti strutture: un centro per il trattenimento di richiedenti asilo (880 posti), un Cpr (144 posti) ed un penitenziario (20 posti);
attualmente la cronologia del governo prevede, secondo fonti giornalistiche, per il 20 agosto prossimo il collaudo del genio militare per aprire una parte del centro di detenzione di Gjiader e per il 1 settembre quello per tutto il sito;
nel frattempo ha suscitato molte proteste in particolare da parte delle organizzazioni sindacali delle forze di polizia la notizia di un vademecum fornito nell’ambito della formazione del primo contingente di polizia penitenziaria che dovrebbe operare presso il sito con una serie di prescrizioni surreali su come devono comportarsi al ristorante, sull’attenzione al linguaggio, e addirittura per un divieto di corteggiamento;
come testimoniano anche i reportage giornalistici di questi giorni siamo di fronte ad un enorme spreco di denaro pubblico per una infrastruttura che lede i diritti delle persone migranti e che serve al governo esclusivamente come arma di propaganda-:
quando il centro sarà completamente attivo e quali sono le ragioni vere del ritardo che hanno peraltro distolto le forze di Polizia, mandate a sorvegliare il sito del porto non attivo, dall’ordinario servizio in Italia.
Sarebbe un bel gesto se la Rai si scusasse ufficialmente con la nuotatrice Benedetta Pilato per essere stati, come servizio pubblico, veicolo delle brutte parole di Elisa di Francisca. Parole che non solo hanno offeso Benedetta Pilato, ma hanno diffuso un modello di cultura sportiva sbagliato, solamente proiettato sulla performance e la vittoria, umiliando invece valori nobili come il sacrificio, la passione, il sogno di partecipare alle Olimpiadi. Mentre per Benedetta Pilato è stato il giorno più bello della sua vita, per la Rai è sempre lo stesso giorno, pessimo” così la deputata democratica, Ouidad Bakkali, componente della commissione di vigilanza Rai commenta le parole che ieri sera l'ex schermitrice Elisa Di Francisca ha pronunciato in diretta riferendosi alle dichiarazioni della nuotatrice Benedetta Pilato, che si era definita "troppo contenta" per il quarto posto centrato nella gara dei 100 rana delle Olimpiadi di Parigi 2024, a un solo centesimo dal bronzo. La gaffe della Di Francisca è oggetto di molte polemiche sui social, con la quasi totalità dei commenti in difesa della 19enne ranista.
“La gestione della Rai è disastrosa, come dimostra il tracollo degli ascolti dei telegiornali serali. Il TG1 delle 20 perde il 5,2% degli spettatori medi giornalieri ed evidenzia un fallimento totale. Il TG2, in particolare, vede un tracollo del 15,2%, un dato che dimostra l’incompetenza nella gestione. Mentre La7 aumenta i suoi ascolti del 20%, è palese che il pubblico si sta allontanando dalla Rai, ormai incapace di offrire informazione rilevante e interessante e di essere servizio pubblico. La Rai deve urgentemente rivedere la sua strategia editoriale e gestionale, prima di affondare definitivamente nel panorama dell’informazione italiana”. Così una nota dei componenti democratici della commissione di vigilanza Rai.
“Con questo decreto si passa da un’idea di ‘contratto di programma’ a quello di un infinito programma di contratti tra pezzi di Paese, di Istituzioni, di maggioranza, che contrattano con il governo. Un metodo che riteniamo sbagliato per gli interessi dell’Italia. Non possiamo fare finta di nulla sull’emergenza trasporti che stanno vivendo milioni di cittadini italiani, lavoratori, pendolari, famiglie, turisti. Non abbiamo tutti la fortuna del ministro Salvini. Non tutti siamo capaci di prendere in tempo l’unico aereo quando tutti gli atri non decollano. Siamo in una emergenza continua e non possiamo sempre sentirci rispondere con gli alibi dell’incidente, del bug, c’è un problema molto più grave e profondo. Noi non abbiamo fatto polemiche strumentali. Abbiamo chiesto al ministro Salvini di venire e riferire in Parlamento, ad esempio sul vergognoso blocco della linea Sapri-Battipaglia che ha diviso in due il Paese. Ma se l’opposizione chiede un confronto per risolvere i problemi, il governo non può scappare dalla realtà. Se c’era un decreto utile e urgente era quello per intervenire sulla straordinaria crisi del trasporto pubblico. Lo scorso 18 luglio c’è stato uno sciopero di quattro ore e tutte le sigle sindacali hanno indicato per il 9 settembre un nuovo sciopero di otto ore per il rinnovo di tutti i contratti degli autoferrotranviari. Ma mentre l’Europa va nella direzione di investire di più nel trasporto pubblico locale per garantire un servizio sempre più efficiente e rispettoso dell’ambiente, noi stiamo invece scivolando nel Far West di una mobilità ogni giorno più insostenibile”.
Così il deputato democratico e vicepresidente della commissione Trasporti, Andrea Casu, intervenendo in discussione generale sul Dl Infrastrutture.