Presentata interrogazione in vigilanza su assunzione militanti del partito di Meloni
Oggi i componenti del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza Rai hanno depositato un’interrogazione parlamentare a risposta in commissione all’Amministratore Delegato della Rai, per “fare chiarezza sull’arrivo di due nuovi collaboratori presso Rainews.it, come riportato recentemente da un articolo de Il Fatto Quotidiano. Secondo quanto emerso, il sito Rainews.it, diretto da Francesca Oliva, avrebbe accolto due nuove firme: Filippo Mosticone, curatore dei contenuti digitali e della parte social, e Mattia Rocco Del Balzo, studente universitario che collabora alla comunicazione. Entrambi i collaboratori risultano essere militanti del partito Fratelli d’Italia, rispettivamente a Sora e presso il circolo della Garbatella a Roma. L’arrivo dei due collaboratori avrebbe suscitato malumori all’interno della redazione, perché i contrattualizzati Rai, per garantire il pluralismo e l’imparzialità del servizio pubblico, non dovrebbero svolgere attività politica o, se lo fanno, dovrebbero richiedere apposita aspettativa. L’interrogazione dei Democratici chiede quindi quali iniziative l’azienda intenda assumere per verificare quanto riportato e accertare eventuali violazioni dei principi contrattuali Rai, nonché le responsabilità dei vertici del canale. L’obiettivo è tutelare la correttezza, la trasparenza e l’imparzialità del servizio pubblico radiotelevisivo, valori fondamentali su cui il Partito Democratico continuerà a vigilare”.
«Siamo di fronte a un attacco al Quirinale senza precedenti da parte di Fdi. La situazione è politicamente gravissima. Colpisce la totale opacità delle ricostruzioni pubblicate da La Verità: fonti non chiare, materiali anonimi, comunicazioni di provenienza incerta. C’è da preoccuparsi altro che richieste di scuse. Ma il punto politico, forse, è un altro: questa operazione sembra servire soltanto a coprire i grandi fallimenti della politica economica del governo Meloni. Le preoccupazioni espresse dall’Unione Europea, da Bankitalia, da Confindustria e dal mondo del lavoro e produttivo parlano chiaro. L’esecutivo non sta proteggendo le nostre imprese, nemmeno sul fronte internazionale, come dimostra l’incapacità di affrontare il tema dei dazi imposti da Trump. In questo quadro, stupisce che Meloni continui a sostenere che il suo governo garantirebbe “stabilità” al Paese. Che tipo di stabilità sarebbe mai quella in cui assistiamo a conflitti istituzionali senza precedenti? Nel mirino, negli ultimi mesi, sono finiti il Quirinale, la Corte dei conti, la Ragioneria dello Stato, la magistratura, la stampa, il servizio pubblico radiotelevisivo: tutti presìdi democratici che devono poter agire con piena autonomia.
Stiamo attraversando una fase in cui il governo sembra considerare ogni controllo, ogni istituzione indipendente, come un ostacolo da attaccare. È una deriva pericolosa, che mina la credibilità dell’Italia e la qualità della nostra democrazia.» Così Stefano Graziano, capogruppo del partito Democratico in commissione difesa alla Camera.
“Questa sera, nel corso della trasmissione Far West in onda sulla Rai, sarà trasmesso un servizio che si configura come un attacco frontale a un candidato a soli sette giorni dalle elezioni regionali. Il contenuto anticipato relativo a Roberto Fico appare infatti monodirezionale, con un intento evidente: danneggiare il candidato del centrosinistra in Campania.
Questa è la Rai del tempo del governo Meloni: una Rai utilizzata in modo sempre più dichiarato per finalità politiche. Una Rai che fa campagna elettorale non è accettabile. Per queste ragioni solleveremo formalmente il caso in Commissione di Vigilanza, chiedendo spiegazioni puntuali e iniziative immediate a tutela dell’imparzialità del servizio pubblico” così una nota dei componenti democratici della Commissione di Vigilanza Rai.
“Una grave contraddizione”, così il deputato democratico Roberto Morassut intervistato sui canali social dei deputati dem definisce la manovra del governo Meloni, che da un lato discute la legge costituzionale su Roma Capitale e dall’altro taglia le risorse destinate ai trasporti. “È un paradosso – spiega – perché stiamo parlando di una riforma che dovrebbe attribuire nuove competenze alla Capitale, ma senza garantire le risorse necessarie per esercitarle”.
L’esponente Pd ricorda che il Partito Democratico ha chiesto “una legge ordinaria da approvare contestualmente, che destini fondi adeguati alle nuove funzioni della Capitale. Tuttavia, il governo, mentre in teoria si impegna, in pratica già toglie risorse fondamentali, a partire dal trasporto pubblico locale e dai finanziamenti alla metropolitana. È un esecutivo che opera in un clima di confusione. I conti non tornano, non sanno dove reperire le risorse e stanno facendo una legge di bilancio puramente ragionieristica, priva di visione e di prospettiva. Ma quando si galleggia, alla fine si rischia di affondare”.
“Il trasporto pubblico locale – conclude Morassut - coinvolge circa 100 mila lavoratori che attendono il rinnovo del contratto. Se continuano i tagli, il rischio è un peggioramento delle condizioni di lavoro e dell’efficienza del servizio. Serve, invece, un piano di investimenti vero, soprattutto a Roma, dove il sistema dei trasporti sconta anni di difficoltà aggravate dal caro energia e dal post-Covid. Il costo dell’energia resta un nodo irrisolto: Meloni aveva promesso interventi rapidi, ma nulla è accaduto. Anzi, i costi in alcuni casi sono aumentati. Questo perché manca una strategia sull’ampliamento delle fonti rinnovabili: il governo resta ancorato alle energie fossili. Una linea miope che espone il Paese a problemi ancora più gravi”.
Un partito ha bisogno di risorse per vivere e per agire. Per questo è un’ottima notizia il record della raccolta dal 2 x mille in favore del PD. I finanziamenti garantiscono accesso alla rappresentanza e riducono la distanza tra cittadini e istituzioni.
Ci hanno aiutati a sostenere le spese per il personale, a tenere aperte le nostre sedi in tutta Italia, a tornare nelle aree interne, a fare campagne elettorali dove l’accesso ai mezzi di comunicazione e alle piattaforme social si fa sempre più difficile e costoso.
Insomma abbiamo usato le risorse per un investimento nella qualità democratica del Paese. Per garantire che i partiti restino strumenti collettivi di partecipazione e la politica torni a essere un servizio pubblico e mai un privilegio per pochi.
Così in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, Capigruppo Pd alla Camera dei Deputati e al Senato.
“Nel suo intervento alla Camera, durante il dibattito sulla mozione sulla libertà di informazione, Mollicone ha trasformato la discussione in un attacco frontale contro Report e contro tutto il giornalismo d’inchiesta, definendolo “militante” e “di parte”. Un linguaggio violento e un atteggiamento che la dicono lunga sull’idea che il governo ha del ruolo della stampa libera. E non è un caso che a intervenire sia stato proprio il presidente della Commissione Cultura della Camera — lo stesso che, in più occasioni, ha mostrato fastidio di fronte alle domande scomode dei giornalisti. È la prova evidente di una linea politica: silenziare chi indaga, delegittimare chi racconta. Mollicone arriva perfino a giustificare l’invasione politica della Rai e i ritardi nella nomina della sua governance. Mai era accaduto che il servizio pubblico restasse così a lungo senza un presidente di garanzia, mentre la Commissione di Vigilanza Rai resta bloccata dai veti della maggioranza. La libertà di stampa non è un fastidio da sopportare: è la misura della democrazia di un Paese. E oggi, purtroppo, il governo e la sua maggioranza sta dimostrando di non tollerarla” così una nota della deputata Ouidad Bakkali, componente democratica della commissione di Vigilanza Rai a margine della discussione sulla libertà di stampa.
“La mobilitazione dei dipendenti delle farmacie per il rinnovo del contratto nazionale è una battaglia giusta e necessaria. Parliamo di lavoratrici e lavoratori che garantiscono ogni giorno un presidio sanitario fondamentale per le nostre comunità, spesso in condizioni di forte carico di lavoro e responsabilità, senza che venga riconosciuto loro il giusto valore economico e professionale”. Lo dichiara l’onorevole Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico, esprimendo pieno sostegno alle richieste avanzate dai sindacati.
“È inaccettabile - prosegue l'esponente dem - che dopo anni di utili importanti per molte realtà del settore, Federfarma continui a negare un rinnovo contrattuale equo. I 360 euro mensili chiesti dalle organizzazioni sindacali non sono una pretesa irragionevole, ma il giusto riconoscimento del lavoro qualificato e della professionalità di chi assicura un servizio essenziale ai cittadini. La proposta di 180 euro in tre anni è insufficiente e non risponde al principio di dignità del lavoro che deve valere in ogni comparto, tanto più in quello sanitario”.
“La salute territoriale - conclude Scarpa - si regge anche sull’impegno quotidiano delle farmaciste e dei farmacisti dipendenti, che rappresentano un punto di riferimento per anziani, famiglie e persone fragili. Rinnovare il contratto significa riconoscere il loro ruolo, valorizzare la sanità di prossimità e difendere la qualità del servizio pubblico. Il Partito Democratico continuerà a essere al loro fianco in questa battaglia di giustizia e di rispetto".
In una sola intervista un compendio di arroganza, minacce e allusioni da parte di una delle persone più vicine alla premier Meloni. Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, oggi torna ad attaccare Sigfrido Ranucci e lo fa in spregio a un attentato gravissimo solo qualche settimane fa. Ancora una volta la prova dell’ipocrisia della destra: mentre esprime solidarietà pensa a come attaccare un giornalista del servizio pubblico volendolo screditare e mettendo in dubbio la sua professionalità. La destra è insofferente alla libertà di stampa vuole limitarla, qui in Italia e ovunque governa.
Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
“Una legge di bilancio che ignora la crisi della sanità pubblica e scarica i costi sui cittadini”. Così Ilenia Malavasi, deputata del Partito Democratico e componente della commissione Affari sociali, commenta i contenuti della manovra economica del governo. “Non ci sono – spiega Malavasi – le risorse necessarie per garantire il diritto alla salute ai 5,8 milioni di persone che oggi rinunciano a curarsi, né per sostenere le famiglie che nel 2024 hanno speso 41 miliardi di euro di tasca propria per accedere ai servizi sanitari. Dietro gli annunci di un incremento di 7,7 miliardi si nasconde, in realtà, un definanziamento del Servizio sanitario nazionale. Se fosse stato mantenuto il livello del 6,3 per cento del Pil del 2022 fino al 2028, oggi avremmo 17 miliardi in più, non 7,7”.
Per la deputata dem, “questo significa depotenziare la sanità pubblica, ridurre il fondo sanitario e trasferire meno risorse alle Regioni, costrette così a tagliare i servizi o ad aumentare la tassazione. È una scelta miope, che ancora una volta colpisce i cittadini. Il Partito Democratico, propone un piano straordinario di investimenti e assunzioni nel personale medico e sanitario. Servono nuove risorse, salari più equi rispetto alla media europea e condizioni di lavoro sostenibili, per contrastare la fuga dal pubblico e ridare dignità alla professione sanitaria”.
“Il governo Meloni – conclude Malavasi – favorisce i privati: nella legge di bilancio ci sono 900 milioni per le aziende private, molto più di quanto si investe per assumere nuovo personale sanitario. Una scelta che indebolisce la sanità pubblica e mina il diritto universale alla salute”.
“Vicinanza e solidarietà a Sigfrido Ranucci” è stata espressa oggi in Commissione di Vigilanza Rai dal capogruppo del Partito Democratico, Stefano Graziano.
“Si passi adesso dalle parole ai fatti – ha aggiunto il deputato democratico –. La solidarietà ha bisogno di atti concreti: dopo le tante parole sarebbe infatti grave assistere a un taglio delle puntate, alla soppressione delle repliche o alla riduzione delle trasferte di una trasmissione che rappresenta un cardine del servizio pubblico.
La maggioranza e i membri del governo ritirino le querele temerarie contro Report e i suoi giornalisti. Se questo non accadesse sarebbe veramente ipocrita.
Oggi Ranucci ha comunque compiuto un piccolo miracolo - ha aggiunto infine Graziano - la Commissione di Vigilanza si è riunita dopo un anno di stallo, una situazione mai vista prima.
Non era mai accaduto che la maggioranza bloccasse un organo di garanzia come la Commissione di Vigilanza, che dovrebbe essere presidio a tutela della libertà di stampa. Mi appello alla maggioranza perché la commissione di vigilanza torni a funzionare da oggi”.
“Le analisi Gimbe confermano ciò che denunciamo da mesi: dietro l’apparente aumento delle risorse per la Sanità contenuto nella prossima legge di Bilancio si nasconde un vero e proprio definanziamento strutturale. Il gap di 17,5 miliardi tra quanto sarebbe necessario per mantenere il livello di finanziamento al 6,3% del Pil e quanto realmente stanziato nel periodo 2023-2026 certifica una scelta politica chiara: continuare a indebolire il Servizio sanitario nazionale”.
Così commenta il deputato del Pd Gian Antonio Girelli la proposta di bilancio aggiungendo, inoltre che “non basta sbandierare aumenti nominali. In rapporto al Pil, dopo un breve rialzo nel 2026, il finanziamento tornerà a scendere fino al 5,93% nel 2028, toccando un minimo storico. È un segnale gravissimo: meno risorse significa liste d’attesa più lunghe, più spesa privata per le famiglie, maggiori diseguaglianze di accesso alle cure e un sistema sanitario pubblico sempre più in affanno”.
“Il Governo – conclude Girelli - fermi questa deriva. Servono investimenti veri e strutturali, programmazione, personale e strumenti per garantire universalità, equità e qualità delle cure. La sanità pubblica è un pilastro della nostra democrazia: continuare a indebolirla significa mettere a rischio la coesione sociale e il diritto alla salute di milioni di cittadini”.
“Le dichiarazioni di Ghiglia confermerebbero che l’ex ministro Sangiuliano avrebbe chiesto un trattamento preferenziale per una vicenda personale. Quale altro cittadino italiano avrebbe infatti potuto rivolgersi direttamente al Garante per sollecitare un intervento su un procedimento che lo riguarda? Secondo quanto riferito, il termine del giudizio sarebbe stato peraltro prossimo alla scadenza — un dettaglio che rende la richiesta ancora più grave. Tutto questo accade sulle spalle della RAI e di Sigfrido Ranucci. Chiediamo all’azienda pubblica di battere un colpo, difendendo la propria autonomia e la credibilità del servizio pubblico. E a Ghiglia, che propone un faccia a faccia televisivo con Ranucci, diciamo che oltre al confronto mediatico la sede giusta è il Parlamento. Per questo chiediamo che Ghiglia venga audito in Commissione di Vigilanza RAI, perché è in quella sede istituzionale che deve chiarire quanto accaduto.” Così una nota dei componenti del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza RAI.
“Le dichiarazioni del presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, contro la trasmissione Report e il suo conduttore Sigfrido Ranucci, rappresentano un ulteriore episodio grave e preoccupante. Parlare di “giornalismo militante” e invocare “un intervento della Rai” dopo la messa in onda di un’inchiesta giornalistica costituisce una forma evidente di ingerenza e pressione politica su un servizio pubblico che deve restare autonomo, libero e indipendente da qualsiasi condizionamento del potere. Invece di confrontarsi nel merito dei fatti riportati — che riguardano la gestione dei fondi pubblici da parte di esponenti di FdI e le modalità di nomine nel settore culturale — Mollicone sceglie di attaccare chi fa informazione, tentando di delegittimare il lavoro dei giornalisti. Un atteggiamento che stride con le parole di solidarietà espresse appena pochi giorni fa da Giovanni Donzelli e dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni nei confronti di Ranucci e della libertà di stampa. Ci chiediamo: quelle dichiarazioni valgono ancora, o oggi condividono la posizione di Mollicone?
La libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati non possono essere messi in discussione ogni volta che un servizio televisivo tocca nervi scoperti del potere politico. Il servizio pubblico non deve essere compiacente verso il governo di turno, ma deve rispondere unicamente al mandato costituzionale di garantire pluralismo, trasparenza e informazione indipendente” così una nota del capogruppo del Pd nella commissione di vigilanza Rai, Stefano Graziano.
“Dopo la solidarietà di facciata, è ripartito l’attacco contro Report e Sigfrido Ranucci. Le belle parole e le testimonianze di circostanza di Fratelli d’Italia si sono rapidamente trasformate nell’ennesima ondata della macchina del fango e della disinformazione, tornata all’attacco con forza.
È inaudito che, poche ore prima dell’avvio dell’esposto del Garante della Privacy contro Ranucci, alcuni componenti di un’istituzione che dovrebbe garantire terzietà e indipendenza siano stati visti entrare nella sede del partito di Giorgia Meloni. Arriveranno forse le smentite di rito, ma, se confermato, la coincidenza e la tempistica dell’incontro tra Ghiglia e Arianna Meloni non possono passare inosservate.
Chiediamo innanzitutto alla Rai di attivarsi e di farsi promotrice di un’azione di difesa nei confronti di Report, a tutela di Ranucci e a salvaguardia dell’indipendenza del servizio pubblico.” Così i componenti del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza Rai.
“La Rai, servizio pubblico finanziato dai cittadini, ha il dovere di garantire pluralismo, libertà d’espressione e accesso all’informazione. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione in Vigilanza Rai. Per la seconda volta assistiamo alla mancata messa in onda del documentario No Other Land, previsto su Rai 3 il 7 e il 21 ottobre scorsi e cancellato all’ultimo momento senza spiegazioni.”
I componenti della Vigilanza unitamente a Laura Boldrini denunciano: “il film, vincitore del premio Oscar come miglior documentario, racconta la resistenza della comunità palestinese di Masafer Yatta contro l’occupazione israeliana e rappresenta una testimonianza di grande valore umano e politico. È inaccettabile che una produzione di tale rilievo venga esclusa dal palinsesto per motivazioni che, a oggi, restano oscure.”
“Ancora più gravi – proseguono– appaiono le parole del direttore Cinema e serie TV Rai, Adriano De Maio, secondo cui la messa in onda sarebbe stata rinviata per non ‘incrinare il clima di speranza per la pace’. Un’affermazione che suona come un tentativo di censura preventiva e un’ingerenza politica inammissibile. La pace non si costruisce nascondendo la verità o impedendo la diffusione di opere che raccontano la sofferenza dei popoli.”
“Ci aspettiamo dalla Rai – conclude la deputata – chiarezza sulle ragioni di questa decisione e la conferma della nuova data di trasmissione annunciata per il 15 novembre. Il servizio pubblico deve tornare a essere presidio di libertà e di pluralismo, non strumento di oscurantismo e autocensura.”