“La moda è da sempre un'eccellenza del Made in Italy. Lo sanno tutti tranne l'evanescente e inadeguato ministro Urso che resta inerme davanti al perdurare della crisi di uno dei volani del sistema produttivo italiano. La preoccupazione è ancora maggiore se, oltre alla mancanza di azioni concrete per proteggere e dare nuova linfa alla moda italiana, a breve l'intero comparto potrebbe essere esposto all'imposizione dei dazi in arrivo dagli Stati Uniti. È giunto il momento che il ministro si assuma le sue responsabilità e venga in Aula a chiarire quali sono le politiche del governo per superare la crisi del settore moda e quali saranno le tutele contro i dazi americani”. Così in una nota la deputata dem Simona Bonafè, vicepresidente del Gruppo PD alla Camera.
“La legge istituisce presso Crea il registro dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale; però ad oggi e a distanza di due anni non risulta ancora emanato da parte del Governo alcun provvedimento in tale senso per la definizione delle Linee guida recanti modalità di certificazione dei crediti e di gestione del registro.
Rispondendo ad un’interrogazione dello scorso maggio, il Ministro dell’Agricoltura aveva fatto sapere che il gruppo di lavoro istituito presso il Masaf ha separato gli assorbimenti forestali da quelli agricoli, prevedendo due percorsi distinti e complementari.
Lo scorso dicembre 2024 è entrato in vigore il regolamento europeo (UE) 2024/3012, direttamente applicabile negli stati membri, con l’obiettivo di agevolare e incoraggiare la realizzazione, da parte di gestori o gruppi di gestori, di assorbimenti permanenti del carbonio, della carboniocoltura e dello stoccaggio del carbonio.
Secondo quanto stabilito dal regolamento, per ottenere la certificazione, le attività di assorbimento del carbonio dovranno soddisfare quattro criteri generali, ma vediamo che i ministeri competenti non si sono espressi e queste linee guida non sono ancora state definite.
Pertanto chiediamo al Governo come intende procedere e se intendano prevedere la possibilità che i crediti generati da progetti forestali realizzati nel territorio nazionale e impiegabili su base volontaria per compensare le emissioni in atmosfera possano essere utilizzati per remunerare gli enti territoriali e loro forme associative per la produzione di servizi ecosistemici e ambientali”. Lo dichiarano i deputati del Pd Simiani, Vaccari, Braga, Curti, Evi, Ferrari, Forattini, Marino, Romeo, Andrea Rossi che hanno presentato una interrogazione al ministro dell’Ambiente e dell’Agricoltura.
Il deputato democratico Mauro Laus ha depositato oggi un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Infrastrutture in merito alla decisione di Trenitalia e SNCF di escludere Bardonecchia dalle fermate dei treni ad alta velocità Frecciarossa e TGV sulla linea Torino-Milano-Parigi, a partire dal 31 marzo 2025. Una decisione che per il deputato democratico “rischia di creare un grave danno al territorio. Il nuovo assetto prevede peraltro fermate a Oulx in Piemonte e a Modane e Saint Jean de Maurienne in Francia, penalizzando le valli olimpiche piemontesi a vantaggio di destinazioni sciistiche d’Oltralpe”.
“Bardonecchia - ricorda Laus - è una delle principali mete turistiche invernali ed estive del Paese, con circa un terzo dei visitatori che raggiungono la località in treno. Negli ultimi anni, il comprensorio ha investito significativamente nel modello di trasporto sostenibile “sci + treno”, guadagnandosi un posto tra le prime dieci località europee per questa tipologia di mobilità. La soppressione della fermata ferroviaria non solo danneggia il turismo locale, ma crea anche disagi dal punto di vista della sicurezza, costringendo la polizia di frontiera a spostarsi su Oulx”.
L’interrogazione chiede quindi al ministro Salvini di chiarire le motivazioni dietro questa scelta scellerata e di adottare misure urgenti per garantire il mantenimento della fermata di Bardonecchia”.
L’interrogazione è stata sottoscritta dai democratici: Alberto Pandolfo, Antonella Forattini, Claudio Stefanazzi, Marco Simiani, Federico Fornaro, Mauro Berruto, Stefania Marino, Marco Lacarra, Maria Cecilia Guerra, Arturo Scotto.
Dazi Trump confermano fallimento di soluzione sovraniste
"I nuovi dazi annunciati da Trump rappresentano un colpo devastante per il Made in Italy, già duramente provato da una crisi senza precedenti. La moda, l'automotive, il settore agroalimentare e quello manifatturiero rischiano di subire un impatto drammatico. Mentre il mondo cambia e la competitività industriale è messa a dura prova, il governo Meloni resta a guardare, incapace di adottare una strategia efficace per proteggere le nostre imprese, forse in attesa di qualche trattamento di favore dopo essersi appiattito sulle posizioni assurde dell’‘amico’ Trump. Come hanno sottolineato anche gli imprenditori, siamo di fronte a un vero e proprio attacco sconsiderato alle eccellenze italiane, e il governo che avalla le posizioni di Trump ne è il principale responsabile. Siamo davanti al fallimento del sovranismo: servono risposte corali in ambito europeo per difendere la competitività del nostro sistema industriale e, con essa, la crescita sociale ed economica del Paese." Lo dichiara il capogruppo democratico in Commissione Attività Produttive della Camera, Vinicio Peluffo.
"I nuovi dazi annunciati da Donald Trump rischiano di avere effetti devastanti su un settore già in ginocchio come quello della moda italiana. Il made in Italy, già sotto pressione per le difficoltà economiche globali e l'aumento dei costi di produzione, in particolare dell’energia, si troverebbe a subire un ulteriore colpo che potrebbe mettere in seria difficoltà aziende, artigiani e lavoratori. L'Europa è in allarme, ma il governo italiano cosa intende fare per difendere il nostro comparto produttivo? Meloni non può restare a guardare sperando in trattamenti di favore, serve un’azione corale dell’Europa. L’Italia non può restare a guardare mentre un settore strategico per la nostra economia viene messo in ginocchio da decisioni unilaterali. Servono risposte immediate per proteggere le imprese italiane e garantire che il valore del made in Italy non venga compromesso". Così una nota della vicepresidente del gruppo del partito democratico alla Camera, Simona Bonafè.
“Come volevasi dimostrare, il TAR Liguria conferma l’illegittimità della proroga al 20 settembre 2027 per le concessioni balneari. Ma se con questa sentenza migliaia di comuni e imprenditori ripiombano nell’incertezza la colpa non è da attribuire al tribunale ligure. La responsabilità di tutto questo caos, piuttosto, è del Governo Meloni e dello scarica-barile con cui mesi fa ha pensato di gestire la vicenda.”Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Abbiamo un Governo che a più riprese, e non solo su questo fronte, si è dimostrato completamente incapace di offrire soluzioni adeguate. Mentre la Ministra Santanché è troppo impegnata a risolvere i suoi problemi giudiziari per adottare il decreto attuativo sugli indennizzi, tutto il settore della balneazione sta pagando il prezzo di misure raffazzonate e confuse e gli stessi enti locali non hanno alcuna indicazione su come procedere. Questa storia è l’emblema delle modalità con cui la destra gestisce la cosa pubblica: palla in tribuna e dito puntato sull’Europa. Poco importa se, nel frattempo, si aprono migliaia di contenziosi e chiudono migliaia di imprese.”
“La Cassa integrazione straordinaria per la moda va ampliata per tutto il 2025, allargata alle imprese anche oltre i 15 dipendenti e resa attivabile soprattutto dalle Pmi in difficoltà economica. Le imprese che per mancanza di liquidità non possono anticipare la Cig, in attesa dei rimborsi dell’Inps, vanno quindi supportate attraverso modalità alternative di erogazione degli ammortizzatori sociali come già accaduto durante il Covid": è quanto dichiara la vicepresidente dei Deputati Pd Simona Bonafè nel corso della discussione della sua interrogazione sulle difficoltà del comparto, svolta oggi a Montecitorio.
“Abbiamo chiesto al sottosegretario Durigon, che ha confermato l'attenzione del Ministero del Lavoro sulla crisi del settore, norme e risorse rapide ed efficaci”: conclude Simona Bonafè.
“Il rinnovo delle concessioni geotermiche in Toscana ha messo tutti d’accordo: è stata coniugata la promozione dell’energia pulita con la crescita economica dei comuni interessati che potranno beneficiare di ulteriori risorse; è stato inoltre salvaguardato l’impatto ambientale e ridotto notevolmente l’utilizzo di fonti fossili. Il ‘Modello Toscana’ anche in ambito energetico si è dimostrato quindi vincente. E’ ora necessario che la stessa modalità di rinnovo sulle concessioni, che prevede quindi di dare alle regioni la possibilità di scelta tra messa a gara e riassegnazione ai concessionari uscenti a fronte di un piano di investimenti e ricadute positive per i territori, sia esteso anche al settore dell’energia idroelettrica”. E’ quanto dichiarano i deputati Pd Marco Simiani e Vinicio Peluffo, rispettivamente capogruppo in Commissione Ambiente ed Attività Produttive di Montecitorio.
“Sulle criticità del settore Moda non solo il governo si è mosso tardi ed in maniera insufficiente ma continua a sottovalutare colpevolmente la situazione. Continuando soltanto con gli annunci e le promesse rischiamo di perdere la punta di diamante del Made in Italy”. Lo dichiarano Simona Bonafè, vicepresidente dei Deputati Pd e Vinicio Peluffo, capogruppo Dem in Commissione Attività produttive della Camera, nel corso dell’audizione del Ministro Urso sulla crisi del comparto, a Montecitorio.
“In oltre un anno niente è stato fatto per sostenere la liquidità delle imprese, nessuna iniziativa è stata intrapresa per calmierare i costi energetici che nel nostro paese sono tra i più alti in Europa mentre le norme sulla cassa integrazione sono risultate fino ad ora inutili per le Pmi, che rappresentano di fatto il tessuto produttivo di riferimento per le grandi griffe. Del Disegno di Legge per elevare la competitività delle piccole e medie imprese, approvato dal Consiglio dei Ministro un mese fa, si sono perse le tracce e non abbiamo notizie sulla proroga degli ammortizzatori sociali e dei correttivi necessari per permetterne l’attivazione da parte delle aziende in difficoltà. Il progetto industriale per rilanciare il settore, chiesto dalle associazioni di categoria, è rimasto lettera morta. Il tempo stringe e la crisi, che coinvolge ogni giorno nuove realtà produttive, rischia di diventare irreversibile”, concludono i dem.
“Le poche settimane di cassa integrazione straordinaria che scadono oggi rappresentano perfettamente quello che ha fatto questo governo in un anno per contrastare la gravissima crisi del settore moda: poco o niente. L’unica norma varata nel 2024 (peraltro insufficiente) non è stata inoltre utilizzata dalle Pmi perché le imprese, in evidente crisi di liquidità, non erano in grado di anticipare i versamenti ai lavoratori. Il risultato è incredibile: meno di 3 milioni di euro utilizzati su 110 ed il Ministero che scarica la colpa sulle aziende definendo la Cig uno ‘strumento non utile’ proprio perché non attivato. Su questa vicenda ho depositato nei giorni scorsi una interrogazione parlamentare: se da un lato è necessario e urgente garantire gli ammortizzatori anche per tutto il 2025, bisogna poi che le imprese possano effettivamente utilizzare le risorse. Nel frattempo il governo deve mettere in campo una politica industriale in grado di rilanciare un comparto strategico per il Made in Italy”. Lo dichiara la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè.
“Un pacchetto di emendamenti al Decreto Emergenze a sostegno del settore della Moda: una serie di norme per dare respiro ad imprese lavoratori di uno dei comparti principali del Made in Italy colpito da un crisi che rischia di divenire irreversibile”: questi in sintesi gli obiettivi delle proposte emendative, depositate dalla vicepresidente dei Deputati Pd Simona Bonafè, al provvedimento attualmente in discussione a Montecitorio.
“I contenuti degli emendamenti concretizzano le richieste che l’intera filiera avanza da mesi. Si tratta di interventi urgenti che non sono stati però ad oggi realizzati da un governo irresponsabile, che continua a temporeggiare nonostante gli impegni presi. In primo luogo occorre prorogare la cassa integrazione in deroga per i lavoratori coinvolti, che scade a fine mese, almeno fino a giugno. E’ poi necessaria una moratoria per i pagamenti fiscali delle imprese per il tutto il 2025 e l’attivazione di risorse specifiche per promuovere le aggregazioni delle Pmi del settore moda, al fine di renderle maggiormente competitive, e per ristorare le aziende che hanno avuto cali di fatturato insostenibili. Mi auguro che la destra, dopo le promesse, passi finalmente ai fatti e sostenga queste proposte”: conclude Simona Bonafè.
"Il governo disattende completamente l’impegno preso con il Parlamento la scorsa settimana e non aumenta i fondi per la moda." Così la vicepresidente del gruppo Democratico della Camera, Simona Bonafè, che sottolinea: "La moda italiana è stata abbandonata e, nonostante l'impegno del governo di trovare i fondi per superare la crisi del settore nel primo provvedimento utile, nulla è stato fatto. La manovra di bilancio è piena di provvedimenti microsettoriali di cui non si comprende la ratio. Sarebbe stato molto più opportuno intervenire su un settore che rappresenta un fiore all’occhiello del nostro Made in Italy."
“Ieri è stata una giornata importante per il Parlamento. Il voto - anche dei colleghi del centrodestra - all’ordine del giorno di Simona Bonafé, passato in maniera sorprendente al vaglio dell’Aula, ha prodotto un’indicazione chiara al governo: occorre una soluzione strutturale sugli ammortizzatori sociali nel settore della moda per l’intero 2025. Ora si tratta di essere conseguenti nella legge di bilancio. Bisogna dare respiro a un settore che vede oltre 130mila addetti a rischio lavoro e migliaia di imprese esposte al rischio di chiusura. Quando il Parlamento decide, il governo non può girarsi dall’altra parte e ignorarlo”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“La tragedia di Calenzano impone di interrogarci sui meccanismi di funzionamento delle nostre grandi aziende partecipate. Adesso è toccato a Eni, ma non dobbiamo dimenticare Brandizzo, Suviana, Casteldaccia, che hanno coinvolto Rfi, Enel, Amap. Nelle società partecipate c’è un problema e non bastano i pannicelli caldi. La politica è in ritardo e deve smetterla di girarsi dall’altra parte. Siamo dinnanzi a un decreto che non affronta i nodi del Paese. Anche sugli ammortizzatori non ci siamo. Abbiamo ottenuto noi la proroga di quattro settimane nel settore della moda, perché l’emendamento si era perso nel Porto delle nebbie della dinamica tra Mef, ministero del Lavoro e Ragioneria dello Stato. Non possiamo più limitarci ad una questua fuori la porta del ministro Giorgetti per un po’ di soldi, quando siamo davanti alla crisi di un comparto che merita un intervento strutturale. Ciò che è insopportabile è questa destra non trova i soldi per gli ammortizzatori, ma non si fa problemi a condonare 100 milioni di multe ai No Vax. Queste sono le loro priorità. Servirebbe uno strumento universale che garantisca la transizione senza perdere un posto di lavoro. Un nuovo Fondo Sure in grado di aiutare i lavoratori ad attraversare un 2025 pericolosissimo. Siamo già a oltre il più 23 per cento di Cig rispetto allo scorso anno. Nell’automotive i numeri sono impressionanti. Eppure in Stellantis negli ultimi tre anni si sono divisi 23 miliardi di dividenti e hanno caricato sulla collettività 700 milioni di Cig
Non è accettabile”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, in merito alla discussione sul Dl Pnrr.
“Grazie al lavoro delle opposizioni, che unitariamente hanno chiesto di sospendere la seduta, si è riusciti a superare l’impasse sull’estensione degli ammortizzatori sociali sul settore moda. Abbiamo costruito anche insieme alla maggioranza una soluzione che allarga la platea dei beneficiari fino al 31 gennaio. Un piccolo segnale per un settore che va rilanciato”. Così in una nota congiunta i capigruppo in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto (Pd), Valentina Barzotti (M5S), Francesco Mari (AVS), e le capigruppo in commissione Cultura a Montecitorio, Irene Manzi (Pd), Elisabetta Piccolotti (AVS) e Valentina Grippo (Azione).
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