11/12/2024 - 12:25

“La Cassa integrazione straordinaria per il settore della moda sarà estesa anche per il tutto il mese di gennaio 2025. Questo risultato è stato ottenuto grazie al lavoro delle opposizioni e del Partito Democratico. Il governo infatti, nonostante gli accordi presi in sede di discussione in commissione, voleva approvare il decreto senza alcuna proroga. Siamo perfettamente consapevoli che l’estensione a questo periodo è ancora insufficiente per un comparto in gravissima crisi. Il nostro obiettivo sarà adesso quello di ottenere un ulteriore rinnovo degli ammortizzatori sociali, almeno per tutto il nuovo anno con la Legge di Bilancio e il Decreto Milleproroghe”: è quanto riporta una nota congiunta dei parlamentari Pd eletti in Toscana Simona Bonafè, Arturo Scotto, Emiliano Fossi, Marco Simiani, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Christian Di Sanzo, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli, sull’emendamento al Decreto Pnrr approvato oggi, mercoledì 11 dicembre, dall’Aula di Montecitorio.

05/12/2024 - 13:34

Moda, automotive, design e cinema in crisi: manca politica industriale è emergenza occupazione

“Il Made in Italy, simbolo di eccellenza, creatività e tradizione, sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia. Settori fondamentali come moda, design e arredamento, automotive, cinema e audiovisivo, pilastri dell’economia e della cultura del nostro Paese riconosciuti a livello globale, sono in grave sofferenza. E i dati Istat di oggi, che evidenziano stime di crescita del Pil dimezzate, aggravano ulteriormente una situazione già fortemente compromessa.

Le vendite nel legno-arredo, nella moda e nel design registrano contrazioni significative, sia sul mercato interno che su quelli esteri. L’automotive vive un anno nero, con un calo drammatico dei fatturati e tagli occupazionali che, solo nell’indotto, colpiscono un’azienda su tre. Anche l’industria cinematografica e audiovisiva è in crisi, con migliaia di lavoratori a rischio a causa dell’incertezza generata dal governo, che sta compromettendo le nuove produzioni.

Questa situazione non può essere imputata esclusivamente alle sfide globali. È evidente l’assenza di una politica industriale efficace e la mancanza di una visione strategica da parte del governo Meloni, che lascia le imprese prive del supporto necessario per affrontare le difficoltà e non mette in campo nessun tipo di nuovi ammortizzatori sociali. Il Made in Italy non è solo un settore economico, ma il cuore della nostra identità e la chiave del prestigio italiano nel mondo.

È necessario un intervento tempestivo e deciso per invertire la rotta e rilanciare i settori strategici del Paese. Sono in gioco il futuro di milioni di lavoratori e il valore inestimabile che il Made in Italy rappresenta a livello internazionale. L’Italia non può permettersi di perdere questa battaglia”.

Così in una nota i capigruppo democratici nelle commissioni Bilancio, Attività produttive, Lavoro e Cultura della Camera, Ubaldo Pagano, Vinicio Peluffo, Arturo Scotto e Irene Manzi.

05/12/2024 - 11:26

“Il governo deve intervenire per sostenere il settore della moda, le imprese ed i lavoratori coinvolti. Bene il voto unanime di tutta l’Aula di Montecitorio con cui il Parlamento ha dato mandato all’esecutivo di stanziare risorse e varare norme per scongiurare una crisi irreversibile”. Lo dichiara la vicepresidente dei deputati Pd, Simona Bonafè, sull’ordine del giorno a sua prima firma al Decreto Fiscale approvato alla Camera.

“Le richieste arrivate dalle associazioni di categoria e dai sindacati nel corso della riunione svolta la settimana scorsa in Regione Toscana sono state condivise dagli enti locali e da tutte le forze politiche. Si tratta di interventi che vanno dall’attivazione della cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori anche per l’anno 2025; l’erogazione di contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato rispetto al 2023; l’introduzione di incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale; la sospensione per le imprese dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni ed interessi; il blocco dei pagamenti delle rate dei mutui. Non servono bandierine politiche ma misure concrete a partire dalla Legge di Bilancio e il Decreto Pnrr attualmente in discussione a Montecitorio”, conclude Simona Bonafè.

03/12/2024 - 12:44

“Estendere anche al 2025 la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori di tutte le imprese del settore moda”.

Lo chiede la vice presidente dei deputati Pd, Simona Bonafè, sulle proposte presentate dal Partito Democratico al Decreto Pnrr, in discussione nelle Commissioni competenti alla Camera.
“La crisi è strutturale - aggiunge - ma occorrono strumenti immediati per garantire reddito a migliaia di lavoratori coinvolti, soprattutto artigiani. Nei giorni scorsi, durante la riunione svolta presso la Regione Toscana, tutti i parlamentari di maggioranza ed opposizione si sono impegnati a definire proposte unitarie come quella della proroga della cassa integrazione. Si tratta di un primo indispensabile intervento che darebbe continuità alle tre settimane di ammortizzatori sociali, attivate proprio in questi giorni. Ci aspettiamo - conclude -  che il governo ascolti queste richieste bipartisan”.

27/11/2024 - 11:48

“Chiediamo un’informativa urgente da parte del Ministro Urso che venga a riferire in Aula sulla grave crisi che sta attraversando il settore della moda. Avevamo proposto alcune soluzioni dai banchi dell’opposizione, come per esempio l’aumento della cassa integrazione in deroga. Ci sono tante aziende, tante piccole e medie imprese che oggi rischiano di chiudere i battenti per sempre. Perderemmo tante aziende di eccellenza e uno dei settori che è il fiore all’occhiello del made in Italy. Le cause di questa crisi sono diverse, ma c’è l’esigenza di mettere in campo una visione strategica per il rilancio di questo settore, di mettere in campo misure strutturali. Chiediamo quindi che il ministro Urso venga riferire in aula e lo chiediamo in tempi molto rapidi. Non possiamo permetterci che queste aziende perdano competenze e capacità di produzione perché sarebbe un grave danno al tessuto economico italiano”. Lo ha detto intervenendo in Aula Simona Bonafè vicepresidente vicaria del gruppo Pd alla Camera.

21/11/2024 - 11:22

“Cento milioni di euro nel 2025 per erogare contributi a fondo perduto a sostegno delle imprese tessili che hanno registrato un calo di fatturato o dei corrispettivi di almeno il 25 per cento nel periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2024 e il 30 novembre 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023”: questi in sintesi i contenti di un emendamento alla Legge di Bilancio, a prima firma della vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè, che è stato ‘segnalato’ e che verrà quindi discusso nei prossimi giorni alla Camera.

“La situazione è palese e gravissima. Per aiutare le imprese, soprattutto Pmi ed artigiane, da una crisi che potrebbe divenire irreversibile serve un intervento shock: risorse immediate per sostenere migliaia di realtà produttive e scongiurare chiusure e licenziamenti. Siamo perfettamente consapevoli che al settore occorrano interventi strutturali e una rinnovata prospettiva di sviluppo ma senza liquidità molte aziende rischiano di non sopravvivere. Facciamo appello ai deputati di maggioranza affinché sostengano questa proposta”: conclude Simona Bonafè.

11/11/2024 - 14:16

“Pronto un pacchetto di emendamenti dei parlamentari Pd della Toscana alla Legge di Bilancio per sostenere e ristorare il settore della Moda, da mesi in gravissima crisi”.

Così Simona Bonafè, vicepresidente dei deputati Pd.
“Nonostante le richieste delle imprese, dei sindacati e degli enti territoriali - aggiunge - nella Manovra non è stata inserita alcuna risorsa. Le uniche norme, presenti nell’ultimo decreto Decreto Pnrr anch’esso all’esame del Parlamento, si riferiscono all’attivazione della cassa integrazione straordinaria in maniera comunque insufficiente rispetto alle esigenze del comparto. Nel pacchetto della Legge di Bilancio sono state quindi elaborate proposte complementari che agiscono su più piani di intervento e che potrebbero dare ossigeno a migliaia di attività in ginocchio. Scendendo nello specifico gli emendamenti riguardano, per ciò che concerne le imprese, la sospensione dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni ed interessi e la sospensione dei pagamenti delle rate dei mutui. Per quanto riguarda i lavoratori abbiamo previsto l’attivazione di ammortizzatori sociali anche per ulteriori settimane nel corso dell’anno 2025; sono inoltre presenti interventi che prevedono ulteriori risorse agli enti territoriali finalizzati al rilancio occupazionale e produttivo dei distretti toscani della Moda. Si tratta comunque di emendamenti che hanno come obiettivo prioritario quello di tamponare l'attuale situazione, che necessita di interventi strutturale e di una rinnovata prospettiva di sviluppo. Ci auguriamo in ogni modo - conclude - che tutti i deputati di maggioranza del territorio appoggino queste proposte e che il governo corregga la Manovra per venire incontro alle reali necessità del settore”.

30/10/2024 - 11:07

Lollobrigida e Giorgetti sblocchino irresponsabile stallo

“Passata la festa, gabbato lo Santo. È ormai una prerogativa di questo governo.  Ne è purtroppo palese testimonianza quanto avvenuto anche con il decreto Sud approvato nel 2023 che prevedeva, per l'anno 2024, contributi sotto forma di credito d’imposta, per 40 milioni, alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell'acquacoltura, per l'acquisizione, entro il 15 novembre di quest’anno, di beni strumentali, da macchinari ed impianti fino all’acquisto di immobili e terreni, destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise. Le modalità di accesso al beneficio, così come i criteri e le modalità di applicazione e fruizione del credito e i relativi controlli, avrebbero dovuto essere definiti con decreto del ministro dell’Agricoltura, di concerto con il ministro dell’Economia. A distanza di oltre un anno dall’approvazione della norma primaria del successivo decreto non si conosce traccia ed è ormai prossima la scadenza del 15 novembre. Per questo motivo le imprese non hanno potuto procedere all’acquisizione dei beni strumentali per poter avanzare la richiesta di rimborso. Peraltro chi l’ha fatto con la speranza di poter contare sul credito d’imposta dovrà prendere atto che non sarà possibile. Cosa ha impedito al Masaf e al Mef di pubblicare il decreto attuativo e come pensano i ministri Lollobrigida e Giorgetti di sbloccare lo stallo che irresponsabilmente hanno determinato?”.

Lo chiede il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di presidenza della Camera, Stefano Vaccari, che ha presentato un’interrogazione parlamentare sottoscritta anche dai deputati dem, Graziano, Ricciardi, Ferrari, Manzi, Fornaro, Scotto, Amendola, De Luca, De Maria, Simiani, Gianassi, Pagano, Peluffo, Roggiani e dai componenti della commissione Agricoltura, Forattini, Marino, Romeo e Rossi.
“In ogni caso - aggiunge - come gruppo Pd presenteremo alla manovra di bilancio uno specifico emendamento per chiedere la proroga della misura anche per il 2025 e la conseguente attuazione ora dimenticata nei cassetti governativi”.

08/10/2024 - 18:11

“La situazione del comparto moda soprattutto in Toscana è drammatica e colpisce non solo le grandi griffe ma soprattutto le imprese artigianali e contoterziste. In questo quadro devastante, che coinvolge oltre 75mila lavoratori soltanto delle piccole e medie aziende toscane, l’unico a non aver capito la gravità della situazione è il Governo Meloni. La destra ha infatti ancora una volta negato l’immediata attivazione degli ammortizzatori sociali straordinari per il settore: una misura necessaria per evitare che la crisi diventi irreversibili e per salvare imprese e lavoratori”: è quanto dichiara la vicecapruppo dei deputati Pd Simona Bonafè sul suo ordine del giorno al Collegato Lavoro respinto oggi, martedì 8 ottobre, dall’Aula di Montecitorio

03/10/2024 - 17:11
"Il nuovo codice degli appalti, a distanza di un anno, ha sicuramente bisogno di miglioramenti. Noi del partito democratico eravamo già critici sul testo adottato nel 2023, ma ora che si apre la fase del correttivo ribadiamo alcune nostre proposte sulle quali riteniamo si debba intervenire. Quello che sta a cuore al Pd è garantire una maggiore tutela e sicurezza per i lavoratori nell’ambito degli appalti pubblici. Chiediamo al Governo e alla maggioranza che ci sia più trasparenza e più concorrenza, riducendo la possibilità di ricorrere agli appalti senza gara. In tal senso proponiamo la riduzione della soglia a 2.5 milioni entro la quale si può fare ricorso alla procedura negoziata senza bando nel «sottosoglia» e della soglia per gli affidamenti diretti degli appalti di servizi e forniture da 140mila euro a 100 mila euro. E affermare la regola dell’offerta economicamente vantaggiosa per l’affidamento degli appalti di lavori e servizi, contro la logica del massimo ribasso.
Dobbiamo limitare i subappalti a cascata che sono causa di maggiori incidenti sul lavoro laddove c'è meno sicurezza, meno controlli e paghe troppo poco dignitose. Quindi proponiamo che l'affidatario sia obbligato a dichiarare già al momento dell'offerta quali lavorazioni o servizi intenda subappaltare, nonché i relativi valori economici, senza alcun ribasso possibile e che sia in ogni caso limitato il ricorso al subappalto a un solo livello aggiuntivo.
Chiediamo al governo di intervenire anche sull'attivazione della clausola di revisione dei prezzi. Fermo restando che occorre mantenere l’equilibrio economico del contratto, vanno chiariti dei dubbi interpretativi sulla percentuale in base alla quale scattano le clausole di revisione dei prezzi. Occorre insistere nella direzione della qualificazione delle stazioni appaltanti e delle imprese e sulla digitalizzazione delle procedure. 
Il nostro obiettivo mira a rendere il codice degli appalti uno strumento funzionale alla crescita e allo sviluppo sostenibile del Paese e allo stesso tempo uno strumento che assicuri maggiore efficienza e qualità della spesa pubblica ". Così in una nota la capogruppo del Pd Chiara Braga, primo firmatario di una risoluzione che impegna il Governo in materia del nuovo codice degli appalti, insieme ai colleghi Marco Simiani, Augusto Curti, Eleonora Evi e Sara Ferrari.
 

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

 

La Commissione VIII,

            premesso che:

a distanza di poco più di un anno dall’acquisto di efficacia del nuovo Codice Appalti è possibile tracciare un primo bilancio relativo alle questioni critiche che permangono, o che sono emerse in fase di applicazione, e che impongono la necessità di una modifica;

l’articolo 1, comma 4, della legge 21 giugno 2022, n. 78 della legge “Delega al Governo in materia di contratti pubblici” fornisce lo strumento per intervenire, prevedendo che, entro due anni dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi, il Governo può apportarvi le correzioni e integrazioni che l'applicazione pratica renda necessarie od opportune, con la stessa procedura e nel rispetto dei medesimi principi e criteri direttivi della delega;

si ricorda che l'approvazione del nuovo codice dei contratti pubblici costituisce uno degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che prevede, tra le riforme abilitanti – semplificazione e concorrenza – la semplificazione in materia di contratti pubblici;

il nuovo Codice dei contratti pubblici dovrebbe quindi essere uno strumento che, da un lato serve ad assicurare maggiore efficienza della spesa pubblica, dall’altro deve garantire un quadro regolatorio funzionale allo sviluppo e alla crescita del Paese;

per assicurare ciò occorre intervenire su più fronti per far sì che i principali ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di semplificazione e di maggiore concorrenza, annoverati tra la scarsa partecipazione delle PMI alle gare, la complessità delle procedure di appalto e il predominio dell’offerta più bassa tra i criteri di aggiudicazione, vengano rimossi;

in particolare, nel nuovo Codice appalti permangono, per quanto attiene i seguenti specifici aspetti - tra gli altri -, le seguenti criticità:

  1. l’articolo 8 “Principio di autonomia contrattuale. Divieto di prestazioni d'opera intellettuale a titolo gratuito” prevede il divieto di prestazioni d'opera intellettuale a titolo gratuito e di applicazione del principio dell'equo compenso. Tuttavia, si rileva l'ampiezza delle possibili deroghe al divieto di prestazioni gratuite e all'applicazione del principio dell'equo compenso. Non sono infatti indicati, nello schema di decreto, i casi eccezionali che giustificherebbero l'affidamento di prestazioni gratuite, né tantomeno i casi in cui si possa derogare all'equo compenso e si ritiene che l'obbligo di un'adeguata motivazione costituisca un presidio troppo debole a fronte dell'ampiezza dei «casi eccezionali» che potrebbero giustificare la deroga;

 

  1. in merito al principio dell’“equivalenza di tutele per i lavoratori” occorre garantire che i CCLN applicati siano quelli sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali più rappresentative, così da assicurare diritti e retribuzioni adeguate;

 

  1. occorre circoscrivere l’utilizzo dell’appalto integrato di cui all’articolo 44 alle sole ipotesi di effettiva necessità e utilità, in quanto è uno strumento che fornisce meno garanzie sulla qualità della progettazione e sulla prevenzione dei fallimenti e dell'eccessivo ricorso alle varianti;

 

  1. in maniera del tutto anticoncorrenziale, l'articolo 50 del nuovo codice appalti – confermando le misure introdotte dalla normativa emergenziale – prevede due sole modalità di affidamento sotto soglia: affidamento diretto e procedura negoziata senza bando. In aggiunta alle evidenti ricadute negative in tema di trasparenza, la maggiore criticità connessa a questa impostazione è rappresentata dal fatto che negli affidamenti diretti la valutazione è effettuata, di fatto, secondo un criterio del minor prezzo e che, nelle restanti e residuali ipotesi di ricorso a procedure negoziate senza bando, la norma consente alle stazioni appaltanti di ricorrere alternativamente o al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa o a quello del prezzo più basso, senza alcun obbligo di motivazione circa la scelta. Questo determina un forte utilizzo del criterio del prezzo più basso che non consente di valorizzare aspetti quali la qualità del prodotto, dell'innovazione e della sostenibilità ambientale dello stesso;

 

  1. l’articolo 58 del Codice, per garantire la effettiva partecipazione delle micro, delle piccole e delle medie imprese, anche di prossimità, agli appalti, prevede che questi debbano essere suddivisi in lotti funzionali, prestazionali o quantitativi in conformità alle categorie o specializzazioni nel settore dei lavori, servizi e forniture. Nella prassi, il ricorso a tale istituto è scarsamente praticato e l’obbligo di motivare la scelta di accorpare più appalti in un’unica procedura a evidenza pubblica (dimostrando, peraltro, i benefici derivanti da detta scelta rispetto alle altre soluzioni possibili), non è sempre osservato o conforme alle dettagliate prescrizioni normative, soprattutto in termini di pubblicità e conoscibilità. In questo contesto la stazione appaltante può e deve svolgere un ruolo importante procedendo alla suddivisioni in lotti per consentire la partecipazione delle PMI e, contestualmente, arginare il subappalto a cascata;

 

  1. in relazione in particolare all'istituto del subappalto ex articolo 119 del nuovo codice appalti, previsto dall'ordinamento europeo e nazionale per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese e per consentire in specifiche circostanze una più efficiente organizzazione del lavoro in relazione all'esecuzione di parti di lavorazioni e servizi ben individuati già dichiarati dall'appaltatore in fase di gara, si ritiene opportuno intervenire sul rischio concreto che il già previsto divieto di ribasso sui costi della manodopera e della sicurezza venga di fatto aggirato, come spesso avviene, ricorrendo a ribassi su altre componenti di prezzo. Occorre pertanto prevedere che i costi della manodopera e della sicurezza siano sempre scorporati dall'importo assoggettato al ribasso. Inoltre, in considerazione del numero di addetti impiegati nei servizi, sarebbe opportuno integrare l’attuale previsione dell’art. 119 comma 14 al fine di prevedere la verifica dell’adeguatezza del costo del lavoro sostenuto nella esecuzione dei servizi, allo stato attuale previsto solo per i lavori pubblici; in generale, ferma restando l’esigenza di agire nelle sedi competenti nell’ambito del ciclo di revisione delle Direttive per sollecitare interventi volti ad arginare alcuni eccessi, il nuovo articolo 119 del codice non garantisce un adeguato governo e gestione dell’istituto del subappalto, stante l’ampia discrezionalità che residua in capo alla stazione appaltante nell’individuazione delle prestazioni escluse;

 

  1. all’articolo 60, “revisione dei prezzi”, invece degli indici delle retribuzioni contrattuali orarie occorre recepire il riferimento, espressamente contenuto nella legge delega (articolo 1, comma 2, lettera g)), alla variazione del costo derivante dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, applicabili in relazione all'oggetto dell'appalto e delle prestazioni da eseguire anche in maniera prevalente in quanto potrebbe accadere che un determinato contratto sia interessato da aumenti significativi che non verrebbero adeguatamente considerati se il riferimento è l’indice riferito alla totalità dei contratti vigenti a livello nazionale. Si dovrebbe prevedere espressamente un riferimento a tutte le categorie di affidamento, ossia lavori, servizi e forniture e disciplinare l'attuazione delle clausole di revisione; occorre inoltre chiarire i dubbi interpretativi riguardanti la soglia di attivazione delle clausole e la percentuale da liquidare;

 

  1. articoli 62 e 63 concernenti la qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza. Gli obiettivi di riduzione del loro numero e di maggiore qualificazione delle stesse appaiono depotenziati in ragione della mancata previsione di disposizioni finalizzate a garantirne un dimensionamento ottimale sia dal punto di vista territoriale di riferimento, sia dal punto di vista degli organici, con particolare riguardo al personale di elevata professionalità tecnica, giuridica ed economica, nonché alla mancata previsione della possibilità di ricorrere, in via temporanea, anche all'utilizzo di professionalità esterne; inoltre, il codice individua la soglia degli affidamenti diretti per servizi e forniture nonché prevede l'innalzamento fino a 500.000 euro (rispetto ai 150mila previgenti) dell'obbligo della qualificazione delle stazioni appaltanti per l'affidamento di contratti di lavori pubblici: le procedure di affidamento di importo inferiore possono invece essere gestite da tutte le stazioni appaltanti;

 

  1. articolo 67 in materia di “consorzi non necessari” rispetto al codice precedente, prevede, al comma 4, soltanto per i consorzi stabili l’indicazione in sede di gara della consorziata per la quale il consorzio concorre. Seppur sia scontato che anche i consorzi di cooperative e i consorzi tra imprese artigiane concorrano di norma per conto delle proprie consorziate, che eseguiranno le prestazioni, manca un’analoga previsione di indicazione in sede di gara della consorziata esecutrice per tali soggetti. Se la mancanza di tale previsione venisse interpretata nel senso di consentire che il consorzio possa concorrere senza indicare in sede di gara la consorziata esecutrice, ciò renderebbe impossibile sia la verifica dei requisiti di ordine generale della consorziata, sia la verifica sul rispetto del divieto di contemporanea partecipazione alla gara da parte del consorzio e della consorziata esecutrice. ANAC, con il Bando Tipo n. 1/2023 ha confermato che, pur in assenza di espressa previsione normativa, anche i consorzi di cooperative e i consorzi tra imprese artigiane debbano indicare in sede di gara la consorziata esecutrice. In sede di correttivo al codice, si ritiene opportuno specificare tale obbligo, al fine della massima chiarezza. Ugualmente, andrebbe chiarito che, nel caso in cui la consorziata designata sia a sua volta un consorzio di cooperative o un consorzio artigiano, questo sia a sua volta tenuto a indicare per quale consorziata concorre (c.d. “designazione a cascata”);

 

  1. articolo 108 “offerta economicamente più vantaggiosa”, è da giudicare negativamente l'eliminazione del tetto massimo al 30 per cento per il punteggio economico, che potrebbe comportare un'applicazione surrettizia del criterio del massimo ribasso invece dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Per tale motivo, occorrere ripristinare tale tetto, dedicando la quota restante alla componente qualitativa;

 

IMPEGNA IL GOVERNO

ad adottare, ai sensi del comma 4, articolo 1, della legge 21 giugno 2022, n. 78, un decreto legislativo correttivo del decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, valutando la possibilità di inserirvi le seguenti modificazioni:

  1. in materia di equo compenso (art. 8), confermare espressamente il principio dell’equo compenso delle prestazioni professionali nell’applicazione del codice degli appalti prevedendo, conseguentemente, l’applicabilità di ribassi solo sulle spese accessorie;

 

  1. all’art. 11 prevedere, in relazione al principio dell’ “equivalenza di tutele per i lavoratori”, che il CCNL sia individuato attraverso il codice alfanumerico unico attribuito dal CNEL in sede di acquisizione del contratto nell'archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro, e prevedere, in luogo della dichiarazione di equivalenza, un altro contratto di cui il CNEL abbia riconosciuto l'equivalenza; prevedere l'estensione della previsione che impegna le stazioni appaltanti e gli enti concedenti ad assicurare, in tutti i casi, che le medesime tutele normative ed economiche siano garantite ai lavoratori in subappalto, anche al contraente principale. In ogni caso, per quanto riguarda gli appalti di lavori edili (allegato X D.LGS 81/2008) prevedere che le stazioni appaltanti e gli enti concedenti indichino nei bandi e negli inviti come contratti collettivi applicabili i contratti collettivi di cui ai codici CNEL F012, F015, F018;

 

  1. in materia di “appalto integrato” (art. 44) circoscrivere la possibilità di ricorrere all’appalto integrato prevedendo che la stazione appaltante o l'ente concedente motivi la scelta di ricorrervi con riferimento sia in relazione agli importi complessivi dell'opera, sia in relazione alle esigenze tecniche, ai casi in cui l'elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell'appalto sia nettamente prevalente rispetto all'importo complessivo dei lavori;

 

  1. in materia di “affidamenti sottosoglia” (art. 50), nelle procedure di affidamento sia garantita adeguata pubblicità preventiva e successiva per scongiurare eventuali abusi nell’utilizzo dell’affidamento diretto e della procedura negoziata senza bando per acquisizioni per importi “sottosoglia”, prevedendo, al contempo, la riduzione della soglia a 2.5 milioni entro la quale si può fare ricorso alla procedura negoziata senza bando nel «sottosoglia» e della soglia per gli affidamenti diretti degli appalti di servizi e forniture da 140mila euro a 100 mila euro e da 140mila a 75mila euro per i servizi di ingegneria e architettura, al fine di garantire una maggiore tutela della concorrenza e della trasparenza negli affidamenti;

 

  1. con riguardo alla suddivisione in lotti (art. 58) rafforzare tale l’obbligo, anche al fine di garantire il massimo controllo da parte delle stazioni appaltanti sugli appalti da realizzare e limitare il fenomeno della catena lunga dei subappalti, prevedendo altresì l’obbligo per le stazioni appaltanti di invio all’ANAC della motivazione della mancata suddivisione in lotti, così da darne evidenza pubblica e permettere una valutazione di tale scelta;

 

  1. in merito alle clausole di revisione dei prezzi (art. 60), in luogo degli indici delle retribuzioni contrattuali orarie, occorre recepire il riferimento, espressamente contenuto nella legge delega (articolo 1, comma 2, lettera g)), alla variazione del costo derivante dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, applicabili in relazione all'oggetto dell'appalto e delle prestazioni da eseguire anche in maniera prevalente e prevedere espressamente un riferimento a tutte le categorie di affidamento, ossia lavori, servizi e forniture. Chiarire l’ambito applicativo della clausola di revisione dei prezzi prevedendo, con riferimento ai contratti ad esecuzione istantanea ed ai contratti di durata pluriennale ad esecuzione continuativa e periodica, l’obbligo di avviare una apposita istruttoria da parte della stazione appaltante volta a verificare, in contraddittorio, la presenza delle circostanze necessarie alla sua attivazione. Chiarire, inoltre, che la soglia di variazione dei prezzi del 5% costituisca unicamente la soglia di attivazione del meccanismo revisionale, mentre l’80% da liquidare sia calcolato rispetto all’intera variazione intervenuta, e non solo alla parte eccedente il 5%. Con specifico riferimento ai settori speciali, prevedere l’integrazione degli indici ISTAT di revisione dei prezzi con indici idonei a rappresentare il comparto dei settori speciali legati all’energia;

 

  1. in materia di “qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza” (art. 62 e 63),  per i lavori, sia valutata una revisione al ribasso della soglia di 500mila euro per l'obbligo di qualificazione della staziona appaltante, prevedere interventi maggiormente incisivi finalizzati alla riduzione delle stazioni appaltanti e, in parallelo, ad una loro qualificazione e specializzazione,  mediante un’adeguata dotazione di organico e prevedendo un sistema di formazione permanente degli addetti, con particolare riferimento alla materia ambientale e del lavoro, con particolare riferimento a quelli chiamati a svolgere la funzione di RUP, implementando compiutamente la digitalizzazione delle procedure e interoperabilità tra i vari istituti ed enti;

 

  1. in materia di consorzi non necessari” (Art. 67) prevedere che qualora il consorziato designato sia, a sua volta, un consorzio di cui all'articolo 65, comma 2, lettere b) e c), sia tenuto anch'esso a indicare, in sede di offerta, i consorziati per i quali concorre;

 

  1. in materia di “requisiti di partecipazione e selezione dei partecipanti” (art. 100 e 109) prevedere, con particolare riferimento alle attività nel settore dell’edilizia, tra i requisiti di ordine speciale richiesti il possesso di una qualificazione dell’operatore economico basato su criteri di salute e sicurezza e includere, nella presentazione delle offerte, oltre alla presentazione dei documenti che comprovano la corretta situazione dei versamenti contributivi e retributivi da parte dell’operatore economico che risponde al bando, anche un certificato degli infortuni occorsi nell’impresa partecipante per carenze di sicurezza, emesso dall’INAIL, e prevedere che, qualora tale comportamento sia reiterato nel tempo, lo stesso sia causa di esclusione automatica dell’operatore economico. Prevedere che i dati relativi agli infortuni occorsi nell’impresa partecipante per carenze di sicurezza siano un elemento di valutazione dei requisiti reputazionali dell’impresa nell’ambito della gestione del sistema digitale di monitoraggio delle prestazioni da parte dell’Anac;

 

  1. per quanto riguarda le procedure di affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie europee (art. 108), prevedere che le stazioni appaltanti procedano all'aggiudicazione dei relativi appalti esclusivamente sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa; nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, prevedere che il criterio del minor prezzo possa essere utilizzato «esclusivamente» per i servizi e le forniture con caratteristiche standardizzate o le cui condizioni sono definite dal mercato, fatta eccezione per i servizi ad alta intensità di manodopera, introducendo altresì l'obbligo di motivazione in capo alla stazione appaltante in caso di utilizzo del criterio del minor prezzo; prevedere, in ogni caso che i costi della manodopera e della sicurezza siano sempre scorporati dall'importo assoggettato al ribasso;

 

  1. in materia di subappalto (art. 119): 1) a tutela delle imprese, in particolare piccole e medie, che operano in regime di subappalto e dei lavoratori delle stesse, l'affidatario sia obbligato a dichiarare già al momento dell'offerta quali lavorazioni o servizi intenda appaltare, nonché i relativi valori economici, e a corrispondere al subappaltatore l'intero importo relativo alla lavorazione o servizio, così come aggiudicato dalla stazione appaltante senza alcun ribasso su alcuna componente di prezzo e indicandone il relativo importo economico, ribadendo la priorità sui costi della manodopera e della sicurezza, ma impedendo che ulteriori ribassi possano indirettamente incidere sull'organizzazione delle prestazioni o sulla tenuta economica della impresa subappaltatrice; 2) sia in ogni caso limitato il ricorso al subappalto a un solo livello aggiuntivo; 3) integrare l’attuale previsione dell’art. 119 comma 14 al fine di prevedere la verifica della congruità della incidenza della mano d'opera anche nella esecuzione dei servizi, da verificare mediante la Piattaforma Mocoa dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale”; 4) chiarire che, in caso di affidamento del contratto di appalto a un consorzio, la titolarità a stipulare eventuali contratti di subappalto sia in capo all'impresa indicata dal consorzio come esecutrice;

 

  • in materia di offerta economicamente più vantaggiosa (art. 108) sia previsto che la stazione appaltante, al fine di assicurare l'effettiva individuazione del miglior rapporto qualità/prezzo, valorizzi gli elementi qualitativi dell'offerta e individui criteri tali da garantire un confronto concorrenziale effettivo sui profili tecnici. A tal fine, sia previsto che la stazione appaltante stabilisca un tetto massimo per il punteggio economico entro il limite del 30 per cento. Per i settori speciali, tenuto conto che le stazioni appaltanti sono tecnicamente più qualificate, si preveda che il punteggio riconosciuto alla componente tecnica e qualitativa dell’offerta sia preponderante rispetto a quello previsto per la componente economica, considerato, peraltro, che, nel caso di appalti tecnicamente complessi, l’eccessiva attenzione al ribasso proposto in sede di offerta si trasforma spesso in rincari in fase di esecuzione o nella successiva manutenzione dell’opera o del prodotto;

 

  1. riguardo la composizione cabina di regia (allegato v.3), sia integrata la composizione della Cabina di Regia con i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e dal Ministero del lavoro.

BRAGA, SIMIANI, CURTI, EVI, FERRARI
 

 

01/10/2024 - 08:57

“Nonostante i proclami del governo Meloni sull'export, la realtà del settore tessile e' ben diversa con un calo significativo della produzione del comparto moda di quasi il 10% per i primi sei mesi del 2024. L'incontro con il tavolo del distretto tessile pratese ci consegna un quadro drammatico sul quale e' necessario che l'azione del governo sia piu' rapida possibile”. Cosi' dichiarano i Deputati Christian Di Sanzo e Marco Furfaro del Partito Democratico. “Da parte nostra, abbiamo manifestato pieno appoggio e ampia disponibilita' a recepire nei provvedimenti legislativi le misure che servono per aiutare il settore a Prato. Avevamo già presentato emendamenti e odg per un fondo di 10 milioni per Prato nel DL energia e nel ddl Made in Italy, proprio come fatto al tempo del governo Draghi, emendamenti e odg bocciati dalla maggioranza. In aggiunta le scarse risorse (15 milioni per la valorizzazione di filiera e 10 per la transizione verde per il 2024 per tutto il comparto a livello nazionale) approvate nel ddl Made in Italy aspettano ancora i decreti attuativi, nonostante il ddl sia stato approvato a dicembre 2023; siamo a fine 2024 e ancora non abbiamo visto un euro nel distretto - come al solito il governo approva, ma non eroga i fondi che promette. Oltre a un fondo straordinario per il distretto tessile pratese, vi sono problemi urgenti a partire dalla deroga degli F24 che e' stata esclusa dal decreto omnibus ed e' fondamentale recuperarla nel decreto concorrenza in discussione alla Camera; cosi' come la cassa integrazione in deroga attraverso la destinazione dei residui. Il distretto tessile pratese c'e' e merita la giusta visibilita' e riconoscimento a Roma, per risolvere questioni come il riconoscimento di distretto energivoro e la sua valorizzazione - per questo il nostro impegno non manchera' come in passato”.

24/09/2024 - 16:43

Il neo ministro della cultura, Alessandro Giuli, risponderà domani alla Camera al question time presentato dal gruppo del partito democratico sul calo delle produzioni cinematografiche in Italia e sulle scelte messe in campo dal suo predecessore Sangiuliano in materia di tax credit. “Sono diversi mesi – si legge nel testo  - che il settore cinematografico esprime la propria preoccupazione verso le riforme avviate dall’esecutivo attraverso incontri e denunce. In occasione dell’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia le principali associazioni italiane di professionisti del settore, attraverso una lettera indirizzata ai rappresentati di governo, avrebbero espresso il forte dissenso verso le riforme proposte dall’esecutivo evidenziando «la preoccupante situazione di stallo che affligge l’intero comparto produttivo» e ribadire «con rinnovata forza», la richiesta «non più procrastinabile di compiere analisi puntuali per mettere in campo tutti gli strumenti necessari atti a scongiurare il crollo dell’occupazione in particolare nel settore della produzione cinematografica». Il question time -  firmato dai dem Manzi, Orfini, Iacono, Berruto, Ghio, Ferrari, Casu e Fornaro - chiede in che tempi e con quali modalità il governo intenda attivarsi per accogliere le ripetute sollecitazioni del settore cinematografico i cui professionisti denunciano il drastico calo della produzione domestica e la mancanza di un welfare adeguato dovuta anche al rinvio del Codice dello Spettacolo, fattori che si aggiungono anche ad una forte diminuzione di produzioni straniere in Italia”.

17/09/2024 - 11:15

“Sono soddisfatta che il sottosegretario Bitonci abbia ammesso, a differenza della maggioranza, la crisi del comparto moda, il settore trainante del Made in Italy. Siamo preoccupati soprattutto per le difficoltà che riscontrano le piccole e medie imprese in una crisi che questo governo ha evidentemente sottovalutato pensando fosse una situazione congiunturale e non strutturale”. Lo dichiara la vicepresidente del Gruppo Pd, Simona Bonafè nell'interrogazione a Bitonci sulla mancata convocazione degli Enti locali al tavolo interministeriale del settore della moda e sulle iniziative di contrasto alla crisi del comparto.
“Solo nella Regione Toscana, dove si producono i principali marchi italiani e stranieri - continua Bonafé - in media chiudono due aziende a settimana con gravissime ripercussioni sull'occupazione. Al momento ho ascoltato solo dei tanti impegni presi ma di nessuna misura concreta realizzata dal governo”. “Non si può più usare il futuro ma solo il presente a partire da una moratoria dei pagamenti contributivi ed erariali per le aziende del settore che non hanno mai ricevuto sostegni specifici” ha concluso Bonafé.

28/08/2024 - 13:32

Manzi e Sarracino, da Mic gestione opaca, nomina consigliera grandi eventi è stata formalizzata?

La capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi, e il responsabile nazionale Sud del Pd, Marco Sarracino, hanno presentato un’interrogazione parlamentare alla presidente del consiglio Meloni e al ministro della cultura Sangiuliano per sapere se la notizia della nomina della consigliera del ministro della Cultura per i grandi eventi, riportata dagli organi di stampa, sia stata formalizzata o se si è davanti ad una gestione opaca degli incarichi fiduciari del Ministro che rischiano di danneggiare l’immagine del Paese rispetto ad un settore quale quello della cultura di grande rilevanza strategica per l’Italia.

Ecco il testo dell’interrogazione.

 

Interrogazione a risposta in Commissione al Presidente del Consiglio e al Ministro dei beni Culturali

Per sapere

Premesso che:

-           Attraverso i canali social la Presidente della Fashion Week Milano Moda, Maria Rosaria Boccia ha comunicato nei giorni scorsi di essere stata nominata consigliere del Ministro per i Grandi Eventi;

-           Dal Ministero dopo che la notizia è apparsa anche sugli organi di informazione hanno reso noto che si tratta di una informazione destituita di fondamento in quanto si riporta testualmente: “la signora Maria Rosaria Boccia non è mai stata nominata Consigliere del Ministro per i "Grandi Eventi";

-           Si è trattata di una pessima figura per il Ministro purtroppo non nuovo ad episodi del genere;

-           Preoccupa la superficialità con cui persino incarichi di natura fiduciaria vengono gestiti dall’attuale Ministro esponendo l’immagine del Paese a pessime

figure anche sul piano internazionale.

Si chiede di sapere se la nomina riportata in premessa sia stata formalizzata o, in caso contrario cosa sia accaduto dal momento che ne appare una gestione opaca degli incarichi fiduciari del Ministro che rischiano di danneggiare l’immagine del Paese rispetto ad un settore quale quello della cultura di grande rilevanza strategica per l’Italia.

15/07/2024 - 13:40

Tagli e politicizzazione stanno bloccando tutte le produzioni

“I dati presentati dalla sottosegretaria Borgonzoni sono la conferma del successo della legge Franceschini del 2016. Una legge che, a quasi dieci anni dalla sua approvazione, può certamente essere perfezionata ma che è sbagliato smontare e definanziare con tagli drastici alle produzioni; eliminando gli automatismi dell’intervento pubblico; politicizzando le scelte, anche quelle artistiche; e immettendo incertezza e caos nelle modalità e nei tempi dei finanziamenti. I dati del 2022 presentati da Borgonzoni sono molto positivi - aggiunge Manzi - purtroppo non sarà così il bilancio della gestione Sangiuliano che sta affossando l’industria cinematografica italiana. A riguardo i dati sono inconfutabili e confermano la brusca frenata di tutto il settore: gli investimenti sono fermi; gli stabilimenti cinematografici sono vuoti; le grandi produzioni stanno virando verso altri paesi nostri concorrenti; e i lavoratori del settore in grande affanno. Il ticket Sangiuliano-Borgonzoni è catastrofico per il settore cinematografico e audiovisivo”, conclude Manzi.

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