335 martiri in una cava poco lontano dalle case. Non perché italiani ma perché partigiani, politici, ebrei, dissidenti, insieme a tante donne e uomini liberi, uccisi per rappresaglia. La notte più buia della violenza nazifascista. Mai più.
Così su Twitter Chiara Braga, deputata Pd e segretaria di Preisidenza della Camera dei Deputati.
I due deputati dei Democratici annunciano interrogazione al Ministro dell’Interno sui fatti avvenuti davanti alla scuola dell’infanzia “Florinda”
“Se c’è un luogo da cui la violenza verbale neofascista deve essere tenuta lontana, è quello dove stanno delle bambine e dei bambini. Invece a Migliarina, nel Comune di Viareggio, alcuni esponenti di Forza Nuova hanno organizzato un'azione intimidatoria proprio davanti a una scuola dell’infanzia, la ‘Florinda’. Hanno aggredito coi loro volantini e i loro slogan la preside colpevole di aver ascoltato il grido di dolore di famiglie senza padre e di aver cercato un modo per non far sentire esclusi i bambini orfani”. Così i deputati Pd Emiliano Fossi e Marco Furfaro denunciano l’aggressione verbale di Forza Nuova davanti alla scuola dell’infanzia Florinda di Viareggio.
“I neofascisti sono liberi di preferire quella che ritengono la famiglia tradizionale, ma non possono intimidire e impaurire bambini e docenti di un asilo con le loro azioni e i loro slogan - continuano Fossi e Furfaro - . Per questo chiediamo al ministro dell’Interno di fare chiarezza: quel presidio era autorizzato? Prefettura e Questura erano a conoscenza che esponenti politici di estrema destra avrebbero organizzato una manifestazione dai toni violenti davanti a un scuola? Il Ministro intende prendere provvedimenti per tutelare le bambine e i bambini che frequentano i nostri asili e le insegnanti?”.
“In attesa che il ministro intervenga - concludono Fossi e Furfaro - noi esprimiamo solidarietà umana e politica alla preside e invitiamo tutte le donne e gli uomini che hanno a cuore la libertà e il rispetto del diritto e della democrazia a mobilitarsi e far sentire la propria voce per fermare fin da subito ogni tentativo di intimidazione da parte dei neofascisti”.
“L’attacco contro il circolo Lanciani di Roma del Pd è un’azione vigliacca e squallida che qualifica gli stessi autori che l’hanno compiuta. Voglio esprimere il massimo della solidarietà alle donne e agli uomini del circolo, ai giovani democratici che lo animano, al segretario Vittorio Infante. L’intera comunità democratica non solo non si farà intimidire, ma saprà moltiplicare il suo impegno nel solco e nel rispetto dei valori della nostra Carta costituzionale: la violenza non passerà mai”.
Così la deputata dem, Michela Di Biase.
Il diritto delle donne ad essere protagoniste della vita del Paese rappresenta ancora una questione viva. Ogni anno infatti ci ritroviamo a ricordare obiettivi mancati: i troppi casi di sopraffazione e di violenza; l’inaccettabile condizione di disuguaglianza della donna nel mondo del lavoro; la difficile conciliazione di lavoro e vita privata. A nessuno sfugge che in questi anni si siano compiuti progressi importanti, sebbene vi siano ancora barriere e disuguaglianze resistenti. Fa piacere notare che non sono poche le donne che negli ultimi anni sono riuscite, nelle istituzioni, a raggiungere posizioni di rilievo. Riconoscimenti e successi crescenti che si traducono però solo in parte in una maggiore presenza delle donne nei vertici delle varie professioni e, soprattutto, non bastano a determinare tassi di attività comparabili a quelli di altre economie avanzate.” Ha dichiarato Anna Ascani, vicepresidente della Camera dei Deputati e vicepresidente PD, nel suo intervento in aula a Montecitorio.
“Martedì 7 marzo una delegazione dell’Intergruppo della Camera dei deputati per le donne, i diritti e le pari opportunità, coordinato da Laura Boldrini, parteciperà alla camminata notturna a Roma, con partenza alle 20 da piazza dei Condottieri, realizzata dall’associazione Donnexstrada per rivendicare il diritto alla libertà di ognuna di noi. Libere di scegliere cosa indossare, dove andare, a che ora rincasare. Libere di vivere senza aver paura per la propria incolumità. Le statistiche degli ultimi anni sono allarmanti: più di 8 donne su 10 hanno subito molestie in strada almeno una volta nella vita. Le molestie troppo spesso si trasformano in forme di violenza ancora più gravi e confermano che questa piaga culturale - la tendenza dell’uomo a imporsi sulla donna con l’utilizzo della forza - è ancora difficile da sconfiggere. Ecco perché, in occasione dell’8 marzo, è importante porre l’accento su questo tema. Perché la libertà formale di ogni donna si traduca in sostanza, nella vita di tutti i giorni”.
È quanto si legge in una nota dell’Intergruppo della Camera dei deputati per le donne, i diritti e le pari opportunità coordinato dalla deputata Pd Laura Boldrini.
“L’istituzione di una commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio, per volontà politica di tutto il parlamento è un passo importante, è un segnale di unità su un tema che tutto il parlamento deve tenere al centro della propria agenda politica in un percorso che deve continuare a vederci lavorare uniti. Certamente è un fatto importante ma anche un fatto amaro nel pensare che ancora oggi nel 2023 sia necessario continuare a indagare questo fenomeno. Abbiamo bisogno di un impegno diverso, quotidiano, di una sensibilizzazione costante, di uno sguardo nuovo per affrontare insieme un fenomeno drammaticamente diffuso in Italia come nel mondo”. Lo ha detto la deputata dem Ilenia Malavasi, della commissione Affari Sociali, intervenendo in Aula in dichiarazione di voto sulla proposta di istituzione di una commissione bicamerale d’inchiesta sul fenomeno della violenza di genere e il femminicidio.
“E’ una questione – ha proseguito Malavasi - che riguarda tutti, uomini e donne, e solo con questa consapevolezza potremmo cambiare sguardi e approccio per rendere giustizia alle tante donne vittime di violenza. Sì, perché nel 2023 viviamo ancora in una società intrisa di stereotipi, di pregiudizi, in cui metà degli italiani e delle italiane pensa che se una donna subisce violenza forse se l'è anche un po' cercata con un atteggiamento insopportabile ed inaccettabile che tende a sminuire la gravità dei fatti e a giustificarli. Non c'è dubbio che questa sia una grande questione culturale che riguarda lo ripeto tutti noi, uomini e donne, donne che subiscono violenza spesso con pochi strumenti a disposizione, ma uomini che si arrogano il diritto di abusare di una donna senza averne ricevuto il consenso e di dominarne e possederne la vita spacciandolo per amore. Diciamolo con forza, nessuna forma di violenza è amore”.
Le parlamentari del Gruppo Partito Democratico - Italia democratica e progressista di Camera e Senato hanno presentato, sulla legge di bilancio, una serie di proposte concrete e il rifinanziamento di misure per promuovere le pari opportunità, per migliorare una manovra del governo che sulle donne ha un segno regressivo, discrimina tra madri e non madri e non tutela la qualità del lavoro femminile. Il “pacchetto donne” delle democratiche prevede: la conferma di Opzione donna come vigente, i congedi parentali paritari per madre e padre, l’integrazione del finanziamento al Fondo pari opportunità e delle misure di contrasto alla violenza sulle donne – in particolare, reddito di libertà, formazione e informazione, estensione a 6 mesi per i congedi lavorativi e sostegno ai Centri antiviolenza - il rifinanziamento del Fondo per l’imprenditoria femminile, il finanziamento dello screening sul tumore al seno e l’acquisto di nuove apparecchiature, il finanziamento della legge sulla parità salariale, gli sgravi fiscali per le imprese che assumono donne con contratti di qualità e le borse di studio universitarie Stem per ragazze.
“L’assalto al circolo romano del Pd dei quartieri Centocelle e Prenestino, dunque a un luogo di democrazia e partecipazione, provoca tristezza e preoccupazione. Tristezza, perché colpire uno luogo in cui gli iscritti, i simpatizzanti, i cittadini, si ritrovano per discutere e migliorare collettivamente la propria condizione rappresenta la negazione dei principi contenuti nella nostra Costituzione. Preoccupazione, perché l’uso dell’aggressione e dell’intimidazione riporta le lancette della storia a tempi bui che speravamo di aver ormai superato per sempre. Il confronto pubblico, anche aspro, non deve mai scadere nella violenza. Nulla può giustificare atti inqualificabili di intimidazione. Alle iscritte e agli iscritti al circolo di via degli Abeti va tutta la mia vicinanza e solidarietà. Non ci faremo intimidire e bene ha fatto il Partito democratico di Roma a indire immediatamente, per domani alle ore 18, un presidio per rigettare questo gesto vigliacco e per rilanciare il valore della libertà di partecipare. Sono le donne e gli uomini, i giovani e gli anziani, che costruiscono la democrazia con la loro passione e civile determinazione. E’ grazie al loro senso di responsabilità che si superano tutti gli ostacoli e ogni difficoltà”.
Così la deputata dem, Michela Di Biase.
Dichiarazione di Marco Simiani, deputato Pd
"La violenza contro le donne è un crimine contro l'umanità. Si tratta di un reato che si verifica sempre più spesso all'interno delle famiglie e che coinvolge bambini e minori. La sensibilizzazione verso modelli di società che garantiscano pari opportunità nasce dalle scuole ma sono le istituzioni che devono garantire la protezione delle vittime. Per questo motivo vanno stanziate nuove risorse per i centri antiviolenza ed inasprite le pene, anche preventive, per i colpevoli": è quanto dichiara Marco Simiani, deputato Pd.
“Mentre celebriamo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il nostro pensiero va alle donne iraniane che con coraggio stanno rischiando la vita e ci ricordano che la lotta per i diritti delle donne corrisponde alla lotta per la libertà di tutti gli esseri umani.
Nonostante i molti sforzi messi in atto, non possiamo però ancora oggi apprezzare una riduzione dei casi di violenza sulle donne. Alla base di questi, come ci dimostra la cronaca quotidiana, c’è il permanere di un fondamento culturale che vede l’uomo in posizione dominante.
Guardando al passato, dobbiamo ricordare, per esempio, i casi di ragazze come Simonetta Cesaroni, Emanuela Orlandi, Mirella Gregori. Casi su cui abbiamo chiesto una commissione di inchiesta perché legate a risvolti profondi e oscuri nella storia della nostra Repubblica.
Il tema di questa Giornata ci chiama alla compattezza. Per questo abbiamo lavorato per giungere all’approvazione di una mozione unitaria e siamo dispiaciuti per il fatto che, nonostante i nostri sforzi, non è stato possibile giungere ad approvare un testo di tutta la Camera per la irremovibile distinzione di un Gruppo. La lotta contro la violenza sulle donne non deve conoscere divisione.
Nell’ultimo decennio abbiamo compiuto un ampio sforzo per togliere il brodo di cultura della violenza che prospera anche grazie al gender gap: un passo avanti si può ottenere grazie alla parità salariale e anche il Pnrr è una grande occasione per intervenire sulle diseguaglianze che colpiscono le donne.
Come Pd siamo stati protagonisti delle battaglie contro la violenza sulle donne e intendiamo rafforzare il nostro impegno richiamando le parole di una grande personaggio come Ghandi che diceva: ‘Se la non violenza è il futuro della nostra esistenza e la via della salvezza dell’umanità, allora il nostro futuro è con la donna”.
Lo ha detto, fra le altre cose, nella sua dichiarazione di voto in Aula alla Camera il deputato democratico Roberto Morassut.
“Ci avviciniamo alla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne in un quadro che è desolante, in Italia e nel mondo e rispetto al quale dobbiamo irrobustire la nostra azione in modo unitario e trasversale, affermando che il raggiungimento della parità di genere è un obiettivo ineludibile e che ogni volta in qualunque luogo, nelle nostre città, nel mondo, si verifica un'azione di discriminazione, la politica, le istituzione e l’opinione pubblica devono reagire con forza e con coraggio. Passi in avanti sono stati fatti. Ma se da un lato dobbiamo difendere i diritti che faticosamente anche il legislatore ha affermato e che abbiamo conquistato da istinti retrogradi e conservatori, che ci sono e che ci saranno, dall’altro dobbiamo continuare a percorrere la strada che è stata intrapresa per dare piena attuazione ai principi su cui si fonda la parità di genere e al contrasto della discriminazione della violenza e di genere”. Lo ha detto in Aula alla Camera, il deputato dem Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia, intervenendo durante la discussione generale sulle mozioni per l’eliminazione della violenza contro le donne.
“Se noi vogliamo combattere davvero – ha concluso Gianassi - in modo trasparente, unitario, trasversale, la battaglia per affermare la parità di genere, dobbiamo avere il coraggio, come forze politiche, di affermare che il contributo che i partiti, i leader politici danno può e deve essere decisivo. E senza un contributo forte nessuna vittoria può essere definitivamente conquistata. Per questo pensiamo che questo tema sia un tema che il Parlamento deve assumere fin dall'inizio della legislatura, che il governo si debba impegnare ad assumere degli impegni precisi e puntuali su questo tema. In particolare, con la nostra mozione abbiamo chiesto di difendere i diritti conquistati e di dare piena attuazione alla legislazione in materia di prevenzione delle discriminazioni di genere, di protezione delle vittime, in particolare investendo robuste risorse per sostenere il lavoro importante dei centri antiviolenza che in collaborazione con i Comuni e con le Regioni, ogni giorno aiutano le vittime di reato e offrono strumenti anche per prevenire comportamenti scorretti. Occorre combattere anche fuori dai confini nazionali perché l’italia sia sempre protagonista in Europa e nel mondo per l'affermazione ineludibile del principio della parità di genere”.
“Dal 1° gennaio al 20 novembre di quest’anno sono state 104 le donne uccise, di cui 88 in ambito familiare o affettivo, e 52 sono state uccise dal partner o dall'ex. La metà delle donne uccise quest’anno sono state uccise con un’arma letale: il presupposto malato di un diritto al possesso del corpo della donna. Non, come spesso leggiamo in un’inaccettabile narrazione mediatica che assume il punto di vista del carnefice, da un raptus, non da folle gelosia o amore disperato, no: dal patriarcato. E’ un dato incontrovertibile: la violenza sulle donne nella società patriarcale non è episodica, è strutturale. Per contrastarla è necessario agire in modo sistemico su più fronti, quello normativo, preventivo, culturale, economico, a partire dal sostegno ai centri antiviolenza e le case rifugio e da un impegno che inizi prima che sia troppo tardi per sradicare il pregiudizio sessista: già sui banchi di scuola, con un grande investimento sull’educazione alle differenze. L’emancipazione economica delle donne è un tassello fondamentale della lotta contro la violenza di genere e cancellando il reddito di cittadinanza si tolgono strumenti di emancipazione”.
Così Elly Schlein, deputata del Gruppo Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista, intervenendo in Aula nella discussione generale sulle mozioni contro la violenza di genere.
“Alle donne che fuoriescono dalla violenza - ha detto Elly Schlein - bisogna garantire la casa, bene il reddito di libertà, ma troppo pochi i fondi stanziati finora. E poi un lavoro dignitoso e non povero e precario, chiudere divari salariali e occupazionali di genere, investire nelle infrastrutture sociali ed educative per liberare le donne dal carico di cura che grava sproporzionatamente sulle loro spalle e le frena nel lavoro. Proprio le donne, insieme ai giovani, hanno pagato il prezzo occupazionale più alto durante la pandemia, perché avevano già ereditato i contratti e le condizioni di lavoro più precari dalla crisi precedente. A questa precarietà - ha concluso la deputata del Pd-Idp - si lega il destino violento che hanno subito troppe lavoratrici uscite di casa per andare al lavoro e mai più rientrate, come dimostra quanto accaduto a Luana D’Orazio e Nicoletta Palladini”.
“Impotenti, stordite, interdette. È così che certamente si sono sentite e continuano a sentirsi moltissime donne. Ad alcune, va anche peggio. Tra loro, una parte è sopravvissuta, un’altra non è più con noi. Tra le vittime ci sono donne, cisgender, transessuali, lesbiche, eterosessuali, nere, bianche, asiatiche, ispaniche. Alcune di loro, come Saman Abbas, sono state uccise a causa dell’estremismo religioso. Altre, come Vanessa Scialfa, per l’ossessione del partner. Altre ancora perché si concedevano, o perché non lo facevano. Era stato detto loro che non potevano ribellarsi, che erano la parte debole che erano ininfluenti. Purtroppo avevano ragione. Erano così perché non gli era consentito di essere altro”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata dem Stefania Marino, intervenendo durante la discussione generale sulle mozioni per l’eliminazione della violenza contro le donne.
“Durante l’anno corrente – ha concluso Marino - in Italia, sono state 95 le donne vittime di omicidio volontario. Se vogliamo migliorare i nostri piani di intervento dobbiamo ascoltare le vittime lì fuori. Il Pnrr rappresenta una grande occasione per intervenire sulle disuguaglianze e sul gender gap. Per la legislatura in corso proponiamo l’istituzione di una Commissione di inchiesta sul femminicidio, stavolta bicamerale, proprio per evidenziare l’importanza e la trasversalità dell’azione che ha svolto, e che ancora deve svolgere, il Parlamento. Rivolgo un particolare invito a tutti gli uomini, a non dimenticare da dove proveniamo. A non dimenticare le nostre madri, le nostre sorelle, le nostre figlie. Voltarsi dall’altra parte, ci farebbe diventare complici”.
“Ottantadue donne uccise quest’anno e altrettante lo scorso ci dicono che la violenza contro le donne è fenomeno esteso e radicato.
Viviamo in un Paese in cui le donne che lavorano sono meno del 50% e quando lavorano guadagnano la metà dei propri compagni, fratelli, padri, anche se magari hanno studiato di più, e se decidono di avere un figlio quel lavoro lo perdono o ottengono un part-time che renderà più povere loro e le loro famiglie, comprometterà la carriera e regalerà loro una pensione da povere (oggi 50%). In un Paese in cui queste palesi discriminazioni sono all’ordine del giorno, dovremmo stupirci della violenza sulle donne? Ogni volta che mestamente con la sconfitta nel cuore partecipiamo alle fiaccolate per Giulia Carla Eleonora Francesca Stefania uccise da chi avevano amato solo perché avevano scelto di terminare una storia, di essere libere, ci diciamo che c’è un problema culturale. E' esattamente così.
E allora il Partito democratico, nella sua mozione, chiede che il nostro sforzo maggiore sia quello sull’educazione scolastica, sensibilizzando e finanziando progetti specifici contro gli stereotipi di genere, di educazione a relazioni corrette e rispettose, sull’uso consapevole del linguaggio e dei social network, estendendo però tali progetti alla comunità educante in senso largo, quindi anche alle associazioni sportive, culturali, religiose dove bambini e bambine e ragazzi e ragazze possano imparare il rispetto e il riconoscimento del valore delle reciproche differenze.
Chiediamo inoltre che alle donne sia garantita la possibilità di scegliere davvero di uscire in sicurezza dalla violenza, non solo attraverso strumenti di accoglienza, ma di presa in carico complessiva ed integrata insieme ai loro figli, sostenendo protocolli di rete tra istituzioni e associazionismo e valorizzando le Best Practices introdotte anche a livello regionale e dobbiamo assicurare loro la possibilità di costruirsi una nuova vita e quindi assicurare alle donne in qualsiasi luogo del paese vivano, aiuti speciali per l’inserimento nel mondo del lavoro.
La battaglia contro la violenza sulle donne deve diventare la battaglia di tutti, in primis degli uomini. Chiediamo allora di predisporre attraverso la comunicazione istituzionale una vasta campagna di sensibilizzazione rivolta agli uomini per la crescita della consapevolezza maschile della violenza contro le donne. Perchè il problema della violenza maschile contro le donne diventa un problema delle donne ma nasce come problema degli uomini, incapaci di vedersi e riconoscersi maltrattanti e di accettare che le relazioni affettive possono anche finire”. Lo ha detto in Aula la deputata del Pd, Sara Ferrari, illustrando la mozione del Partito Democratico sulla violenza contro le donne.
"Ancora donne vittime di femminicidio. Ogni giorno. Tutti i giorni. Per sradicare questa barbarie occorre fare di più, agire sull’educazione, la prevenzione, il contrasto. Rafforzare i percorsi già individuati, adottare nuovi strumenti, tutelare chi denuncia, proteggere i figli. Molto importanti i risultati della Commissione sul femminicidio istituita nella passata legislatura in Senato e guidata dalla senatrice Valeria Valente per indagare sulle cause di questa tragedia e indicare vie e mezzi per combatterla: una strada che può essere ripresa, in questa legislatura, dando vita ad una Commissione Bicamerale. Chiederemo a tutti i gruppi parlamentari di sostenere questa proposta nella convinzione che occorra compiere ogni sforzo per porre fine a una violenza che uccide una donna ogni 3 giorni".
Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera