Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 19 Ottobre, 2016
Nome: 
Stella Bianchi

 A.C. 4079-A

Grazie, Presidente. Questo è un giorno molto importante per il Parlamento italiano. Finalmente arriviamo alla ratifica di un accordo decisivo per il contenimento dei cambiamenti climatici e quel ’finalmente’ non è riferito al tempo dell'Accordo – poi tornerò su questo –, ma è riferito a quanti anni ci abbiamo messo, dal primo vertice a Rio de Janeiro, nel 1992, per arrivare finalmente a un consenso così importante nella comunità internazionale su quella che è «la» sfida per il nostro pianeta. 
È un accordo davvero importantissimo, quello di Parigi, siglato a Parigi da 193 Paesi, già firmato alle Nazioni Unite nella Giornata della Terra da oltre 170 Paesi e già in dirittura di arrivo sull'entrata in vigore. Ed è un accordo importante perché costruisce un sistema di governance, perché ci dà gli strumenti con i quali la comunità internazionale può continuare a procedere, tutta insieme, Paesi ricchi e Paesi poveri, verso il raggiungimento dell'obiettivo del contenimento dei cambiamenti climatici. 
Ed è fondamentale che l'Accordo di Parigi si basi non si impegni vincolanti, non sui tetti imposti ai Paesi, ma sul rispetto della sovranità nazionale di ogni Paese, sul fatto che ogni Paese ha presentato a Parigi un contributo nazionalmente determinato e che questa continuerà ad essere la filosofia dell'Accordo: ogni Paese impegna volontariamente, mette in campo quello che pensa di poter fare, pronto ad alzare l'asticella delle proprie ambizioni. Il rispetto della sovranità nazionale è la chiave del successo di questo accordo. 
E molto importante è l'obiettivo, però, fissato nell'Accordo, all'articolo 2: mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto di due gradi e puntare a un grado e mezzo, è una conquista importantissima. Fin qui la comunità internazionale si era fermata a due gradi, quel riferimento a un grado e mezzo salvaguarda le piccole isole, che non si capisce per quale motivo dovrebbero essere destinate, dal livello delle emissioni dei Paesi occidentali, a finire sott'acqua senza che la comunità internazionale se ne preoccupi; salvaguarda noi tutti, noi siamo già subendo gli impatti di quello che è un aumento della temperatura media globale, stimato intorno a un grado, e sono devastanti, sono drammatici, figuriamoci cosa potrebbe succedere con una temperatura a due gradi. Sappiamo perfettamente che non siamo ancora arrivati a questo livello, quello che è importante è il livello che ci consente di rimanere al di sotto dei due gradi, al di sotto del grado e mezzo. 
Faccio un inciso, Presidente: noi siamo già oltre le 400 parti per milioni di CO2 in atmosfera, significa che, per rispettare un grado e mezzo, altro che decarbonizzazione, bisogna mettere in campo politiche di cattura di carbonio. Quindi, ai colleghi che si preoccupavano che non ci fosse la parola ’decarbonizzazione’, vorrei rassicurarli: quell'impegno nell'articolo 2 va addirittura oltre la decarbonizzazione. 
Quindi, l'Accordo è davvero molto, molto ambizioso: naturalmente, però, dovremo essere in grado di attuarlo. È un accordo straordinario, Presidente, veramente straordinario, che entra in vigore in anticipo, altro che ritardo ! Nell'Accordo era previsto che le firme potessero essere consegnate dal 22 aprile – Giornata della Terra, che si è aperta con la cerimonia ufficiale a Ban Ki-moon, per non c'era il Presidente del Consiglio Renzi – al 21 aprile 2017. Il termine fissato nell'Accordo era il 21 aprile 2017: l'Accordo entra in vigore il 4 novembre ! A oggi sono stati già superati i due criteri fissati per l'entrata in vigore dell'accordo: 55 Paesi e 55 per cento di emissioni. 
Siamo a 81 Paesi che hanno ratificato e a oltre il 60 per cento di emissioni rappresentate. Questo, di nuovo, è un risultato straordinario. È risultato guidato moltissimo dall'Amministrazione Obama. Obama e la sua Amministrazione, con John Kerry, sono stati presenti al vertice di Parigi. Il Ministro Galletti si ricorderà perfettamente quanto l'Amministrazione Obama e John Kerry in quella occasione siano stati promotori della costruzione dell'accordo. 
I primi due grandi emettitori, con oltre il 40 per cento delle emissioni, hanno ratificato l'accordo alla vigilia del G20 che si è svolto in Cina, ossia il Presidente Obama e il Presidente cinese. L'Unione europea lo ha siglato la scorsa settimana, facendo sì che l'accordo entrasse in vigore. Esattamente l'Unione europea ha portato a superare quell'asticella che era, appunto, quella delle due soglie previste. Ma, insieme a noi, insieme agli Stati Uniti, alla Cina e all'Unione europea, lo hanno già ratificato India, Messico, Brasile e lo hanno ratificato Ghana, Rwanda, Madagascar, Uganda, le piccole isole Tuvalu e Kiribati. Non si sorprenda, Presidente, se metto insieme i grandi emettitori e i Paesi in via di sviluppo. Infatti, questa è la chiave del successo dell'accordo: Paesi ricchi e Paesi poveri insieme, ognuno con il proprio contributo, ognuno con le proprie necessità, ognuno pronto a fare tutto il possibile per riuscire a salvaguardare il pianeta. Nessun Paese può fare da solo – lo ricordava Obama qualche giorno fa –; nessun Paese, neanche la nazione più potente del mondo può risolvere questo problema da solo. È questo che rende enormemente complesso il negoziato, perché tutti i Paesi devono riuscire a trovare un accordo, nelle loro complessità e nella loro diversa storia di sviluppo.  Voglio ringraziare, qui dalla Camera, Presidente, chi ha continuato a credere al percorso negoziale, quando a Copenhagen, nel 2009, fu una doccia fredda per tutti quello che ci aspettavamo potesse essere un vertice...
 Dicevo, quando a Copenaghen tutta la comunità internazionale ha, purtroppo, subito una delusione. Però, il filo delle relazioni diplomatiche è rimasto in piedi. Vorrei ringraziare, a nome di tutti, penso, l'impegno che ci ha messo Ban Ki Moon, l'impegno che ci ha messo Christiana Figueres, che era a capo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico, sostituita ora da Patricia Espinosa, che certamente ci metterà tutto l'impegno che Christiana Figueres ci ha messo fin qui. 
Ora dobbiamo fare sul serio. Fare sul serio significa adottare quelle politiche che servono a rendere concreti gli obiettivi scritti nell'Accordo di Parigi. Significa, per il nostro Paese, rivedere la strategia energetica nazionale, che evidentemente era stata formulata quando non avevamo ancora piena contezza della sfida che era di fronte a noi: fare investimenti in efficienza energetica che siano strutturali, sugli edifici innanzitutto; la mobilità sostenibile; l'agricoltura; arrivare a quella che è una vera strategia di sviluppo a basse emissioni. Noi siamo nelle condizioni di fare sul serio: noi, l'Italia, noi l'Unione europea. Siamo nelle condizioni di farlo. L'Unione europea è già riuscita a realizzare quello che si chiama sdoppiamento (decoupling): dal 1990, crescita del 45 per cento del PIL e riduzione delle emissioni del 19 per cento. Si può fare, si può fare crescita economica e ridurre le emissioni: l'Unione europea lo ha già dimostrato. L'Italia è stata protagonista in questo percorso. Ai colleghi che si vantavano di aver richiamato il Governo ai propri impegni su questi obiettivi, vorrei ricordare che la base del contributo che l'Unione europea ha portato all'Accordo di Parigi è stato raggiunto nel semestre di Presidenza italiano. Quel pacchetto clima-energia al 2030, che è un obiettivo ambizioso e che è la base del nostro contributo nell'Accordo di Parigi, è stato raggiunto, nelle difficoltà che vi immaginate, esattamente sotto la guida del Governo Renzi. Quindi il Governo ha già dimostrato di essere stato molto attento a questo obiettivo. 
Siamo nelle condizioni di fare quello che, di nuovo, diceva Obama: guidare con l'esempio, con i nostri investimenti, con le nostre politiche, con la forza delle nostre imprese. E dobbiamo continuare a farlo. Questo deve portarci, però, a rafforzare un altro impegno. Noi siamo stati in quello che venne chiamato il gruppo High ambition, quello che ha portato a questo obiettivo del grado e mezzo, e proprio la consapevolezza dell'impegno che ci abbiamo messo a Parigi ci deve far dire con molta franchezza che quel pacchetto clima-energia al 2030, che è stato certamente un risultato importante, non ci porta però in linea con il grado e mezzo; quindi dobbiamo essere pronti, come Paese e come l'Unione europea, a rivedere quell'obiettivo e a mettere in campo tutte le politiche che servono per raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi.  Alla mitigazione e alla riduzione delle emissioni di gas serra dobbiamo unire l'adattamento e ci vorrà quel piano di adattamento che il Ministro Galletti sta preparando, a partire dalla strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Ci vorrà un maggiore impegno nella cooperazione allo sviluppo per salvaguardare le risorse naturali, l'acqua, l'accesso all'energia, per la protezione del suolo e dei terreni coltivabili, per dare un contributo a quella che continua ad essere, purtroppo, una sfida: garantire cibo a tutti, garantirlo come diritto umano essenziale. Dobbiamo essere anche noi italiani, insieme a tutti i Paesi avanzati, a portare avanti questo obiettivo. 
Dobbiamo tenere tutto insieme: gli obiettivi di sviluppo sostenibile, l'agenda di Addis Abeba per la finanza per lo sviluppo, i nostri compiti nell'attenuazione del rischio da disastri naturali. Lo facciamo per salvaguardare le condizioni di vita sul pianeta, consapevoli che si può arrivare troppo tardi, come, di nuovo, ci richiama spesso il Presidente Obama. Quindi, dobbiamo farlo con grande determinazione. Lo faremo per una questione di giustizia, cui con forza ci ha richiamato Papa Francesco nella sua enciclica «Laudato sii», perché non potremmo certo consentire di vedere i più poveri subire i danni maggiori senza avere prodotto davvero le conseguenze che stanno pagando o che rischiano di pagare. Lo facciamo per proteggere la dignità di ognuno, ricordandoci di quanti rischiano di essere i migranti climatici, persone costrette ad abbandonare i propri Paesi perché non più in condizioni di vivere nei loro territori, dove sono nati. Lo facciamo per la pace, consapevoli che il più grande rischio alla stabilità internazionale, come viene definito dal Pentagono e dalla NATO, viene proprio dai cambiamenti climatici. Lo faremo con fiducia, perché sta cambiando il sistema, perché tutti i Paesi andranno verso un'economia a basse emissioni di carbonio e l'innovazione e la tecnologia ci consentiranno di raggiungere gli obiettivi. 
Mi consenta, Presidente, di concludere davvero con poche. Vorrei chiudere il mio intervento ricordando una straordinaria donna africana, Wangari Maathai, premio Nobel per la pace nel 2004, animatrice del movimento Green Belt in Kenya, donne che piantavano alberi per salvaguardare le loro comunità. Cito le sue parole: «Sono una delle poche fortunate che ha potuto vedere un nuovo inizio, ma ho sempre creduto che non importa quanto sia scuro il cielo, c’è sempre un po’ di rosa all'orizzonte» ed è quello che dobbiamo cercare. Annuncio, quindi, voto favorevole del Partito Democratico alla ratifica dell'Accordo di Parigi(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).