Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 27 Marzo, 2017
Nome: 
Andrea Romano

 Doc. XXII, n. 12-A

 

Grazie Presidente. La proposta in esame - ricordiamolo - è stata avanzata dalla Lega e sostenuta dal MoVimento 5 Stelle e questo sul piano politico ci dice qualcosa. Si tratta, quindi, di due partiti che anche su questioni di questo genere si trovano spesso affiancati e alleati, nonostante le molte dichiarazioni di facciata che sono orientate a dimostrare una lontananza, se non una totale contrapposizione sui contenuti e sulle proposte politiche.

Trovandoci noi in un'Aula parlamentare, abbiamo anche il dovere di ricordare che la Costituzione, all'articolo 82, prevede la possibilità per le Camere di “disporre inchieste in materia di pubblico interesse”. Ma dobbiamo anche ricordare, come è stato ricordato dei relatori, che su questi fatti è ben avviato un procedimento penale, che ha visto tra l'altro chiudersi le indagini, ormai lo scorso novembre, e procedere poi ad un rinvio a giudizio, da parte della procura della Repubblica di Perugia, per l'ex capo della squadra mobile di Roma, l'allora dirigente dell'ufficio immigrazione, cinque agenti di polizia, il giudice di pace che si occupò del caso e tre funzionari dell'ambasciata kazaka. Si tratta, quindi, di un'indagine giudiziaria solida, importante, che ha prodotto risultati e che speriamo conduca ad un chiarimento preciso di quanto accadde in quella vicenda, insieme all'accertamento delle eventuali responsabilità personali.

Non esiste, dunque, - così pare - alcun rischio che le autorità giudiziarie italiane procedano ad una – virgolette - indagine sommaria, qual è quella che si immagina nella relazione illustrativa a fianco della proposta di Commissione d'inchiesta. Dove starebbe, d'altra parte, la sommarietà dell'indagine, a fronte di un'ampia e circostanziata richiesta di rinvio a giudizio poi accolta, venuta al termine di un'attività di indagine prolungata e avanzata?

Di fronte al lavoro della magistratura, che rispettiamo sempre e non solo a parole, vi sarebbe in questo caso una sovrapposizione ingombrante e imbarazzante, tra l'indagine parlamentare eventuale e il lavoro della magistratura. Potremmo, dunque, trovarci in presenza di uno scontro tra poteri dello Stato, con il rischio di una delegittimazione assai perniciosa del lavoro della magistratura da parte di questo Parlamento. E chi crede nello Stato di diritto, come il Partito Democratico, non può che difendere l'autonomia dei poteri e la salvaguardia del potere inquirente della magistratura.

D'altra parte, per venire poi alla politica, il giudizio su quei fatti è sempre stato, da parte nostra, orientato alla massima trasparenza e alla contestuale ricerca della più ampia verità, su un evento che allora stigmatizzammo con durezza, così come continuiamo a farlo. Voglio ricordare a questo proposito - per uscire naturalmente dai partiti e per andare al massimo livello istituzionale - le parole che usò l'allora Presidente della Repubblica Napolitano, quando ebbe a parlare – tra virgolette - di gravi motivi di imbarazzo e di discredito per lo Stato e, dunque, per il Paese, come quelli provocati dall'inaudita storia della precipitosa espulsione dall'Italia della madre kazaka e della sua bambina. Così come valgono ancora oggi le parole che furono pronunciate, proprio in quest'Aula, dall'allora Presidente del Consiglio Enrico Letta e che voglio qui ricordare per sommi capi. Da questo imbarazzo - disse Letta - , da questo discredito - citando in questo caso le parole del Presidente della Repubblica - il campo va sgomberato. Per farlo - disse Letta - abbiamo scelto la linea della total disclosure, della trasparenza totale. Abbiamo, infatti, avviato un'indagine interna agli organi di Governo per ricostruire i fatti ed evidenziare tutti i profili di criticità. Da quell'indagine è scaturito, inequivocabilmente, quanto comunicato il 12 luglio insieme alla revoca del provvedimento di espulsione. Ovvero, l'esistenza e l'andamento delle procedure di espulsione non erano stati comunicati in nessun modo ai vertici del Governo. Di qui - proseguiva Letta - l'ulteriore indagine affidata dal Ministro dell'interno al capo della polizia, entrato in carica successivamente agli eventi, al fine di accertare tutte le responsabilità della mancata informativa, fatto di particolare gravità per una vicenda che presentava da subito elementi e caratteri tutt'altro che ordinari. Il 16 luglio, i risultati di quell'indagine, non appena acquisiti dal Governo, sono stati ufficialmente comunicati dal Ministro dell'interno prima in quest'Aula e poi nell'Aula della Camera, perché abbiamo voluto attenerci immediatamente al principio per il quale, soprattutto su questa spinosa vicenda, tutto quello che conosciamo noi deve conoscerlo anche il Parlamento. La relazione del prefetto Alessandro Pansa, che sulla vicenda è intervenuto anche personalmente nella Commissione diritti umani, è approfondita, corretta e non fa sconti. Ne escono puntualmente ricostruiti fatti che ci lasciano attoniti, proseguiva Letta, fatti che nell'Italia del 2013 non sono tollerabili, a maggior ragione ai danni di una donna e di una bambina e proprio in relazione a questi fatti, concludeva Letta, esce confermato in modo inoppugnabile il mancato coinvolgimento dei vertici del Governo ed emerge in modo chiaro, in particolare, l'estraneità del Ministro dell'interno all'accaduto. Fin qui Letta e Napolitano nel 2013; a queste valutazioni politiche, venute allora dalla Presidenza della Repubblica e dalla Presidenza del Consiglio, noi ci atteniamo ancora oggi, sottolineando ancora una volta, il carattere imbarazzante e screditante per l'Italia di una vicenda che coinvolse una mamma e la sua bambina.

Proprio il rispetto che dobbiamo a quella mamma e a quella bambina, insieme al nostro attaccamento alla credibilità dell'Italia, ci spinge a guardare con fiducia e rispetto al lavoro molto avanzato della magistratura e a respingere, quindi, i tentativi del tutto strumentali di Lega e MoVimento 5 Stelle di usare quella vicenda per una tattica politica di, davvero, basso profilo. Perché la verità è che esiste una giustificazione solo ed esclusivamente politica nella richiesta di Lega e MoVimento 5 Stelle di istituire una Commissione d'inchiesta, ovvero l'obiettivo di colpire un esponente di questa maggioranza di Governo, nel momento in cui si trova ad assumere un altro incarico di Governo, tra l'altro, diverso da quello che occupava all'epoca dei fatti. Da parte dei proponenti non vi è, così sembra, alcuna passione per l'accertamento della verità e persino, aggiungo, nessun rispetto per la vicenda umana di quella mamma e di quella bambina, ma solo la tentazione, comprensibile ma deprecabile, di usare gli strumenti parlamentari per montare una piccola polemica di corto respiro.