Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 18 Aprile, 2017
Nome: 
Massimo Fiorio

A.C. 302-3674-A

 Presidente, signori del Governo, l'agricoltura biologica non rappresenta più un fenomeno di nicchia intimamente se non esclusivamente collegato a contenuti di natura etica ed ambientale, ma una vera e propria modalità di attuazione di una particolare attività economica, quella del settore primario. Il quadro relativo ai dati e ai numeri del settore ci illustra chiaramente una rilevante dimensione economica, sia dal punto di vista produttivo e delle attività direttamente o indirettamente indotte dall'agricoltura biologica, sia da quello del consumo. L'incidenza del comparto biologico in Italia fotografa un Paese sempre più coscente delle potenzialità e dei benefici che questo tipo di agricoltura porta con sé. In Italia le imprese inserite nel circuito della certificazione biologica sono più di 60.000, di cui più di 45.000 produttori esclusivi. Nel corso del 2015 secondo il rapporto Sinab 2016, 4.500 imprese hanno deciso di convertire le proprie produzioni; rispetto ai dati dell'anno precedente si tratta di un aumento dell'8,5 per cento. Le superfici coltivate secondo il metodo biologico, in Italia, risultano pari a circa un milione e mezzo di ettari, con un aumento complessivo che di anno in anno supera il 7,5 per cento. In termini di SAU, superficie agricola utilizzata, il biologico arriva ad interessare il 12, il 13 per cento dalla SAU nazionale, dato che cresce percentualmente ogni anno. Le aziende agricole biologiche rappresentano circa il 3,8 per cento delle aziende agricole totali. Gli orientamenti produttivi, è stato ricordato prima, anch'essi si stanno ampliando e diversificando: oltre alle colture foraggere e ai pascoli, vi sono naturalmente i cereali, seguono le superfici dedicate all'agricoltura e agli ortaggi; ma sono anche le produzioni animali che evidenziano di anno in anno un aumento consistente, in particolare per bovini e pollame. È ottimo l'andamento delle aziende impegnate nel settore dell'acquacoltura biologica.

Il quadro normativo di riferimento è, naturalmente, quello comunitario, in particolare il Regolamento (CE) n. 834/07 che ha abrogato il Regolamento (CEE) n. 2092/91: vi sono stabiliti i principi e i criteri generali dell'agricoltura biologica, i funzionamenti generali dei sistemi di controllo, le modalità di etichettatura e le regole per l'importazione da Paesi terzi. Ad esso sono seguite alcune norme di applicazione nel 2008 e poi alcune modifiche, ma i vari tentativi di riforma del settore con un nuovo Regolamento - l'attuale, ormai, compie più di dieci anni - sono via, via falliti. Da questo punto di vista l'Italia e le associazioni di rappresentanza italiane hanno sempre obiettato a tentativi di nuovi regolamenti che minacciano di mettere in discussione il sistema dell'agricoltura biologica italiano particolarmente rigoroso e vincolante. Il rischio è che l'Italia e i Paesi mediterranei subiscano una posizione tutta nord europea dove prevale il commercio e non la produzione, supportata dalla posizione e dall'opinione banale e pericolosa che non si può penalizzare chi ha sbagliato. Di Presidenza in Presidenza, però, il nuovo Regolamento non vede la luce; in questo quadro, in questa matassa, che vede l'Italia impegnata nella difesa non solo di una peculiarità produttiva, ma di una visione dall'agricoltura (e da questo punto di vista chiediamo al Ministro di vigilare con sempre più forza rispetto al dibattito, all'esito, quando sarà, del nuovo Regolamento), e in cui l'evoluzione produttiva e le richieste dei consumatori, nazionali e internazionali, aumentano, il nostro Paese non poteva aspettare.

Questa legge, quella che, finalmente, arriva in Aula oggi, per la quale dobbiamo ringraziare il lavoro della relatrice, sempre precisa e puntuale, fa parte di una strategia di intervento nazionale che agisce su più fronti che interagiscono fra loro. La divisione del lavoro, che tra Parlamento e Governo ci si è dati, può, in breve tempo, rispondere ad alcune esigenze e riorientare un settore che, come ho cercato di dire poc'anzi, sta rappresentando una punta di diamante avanzata, le produzioni agricole nazionali, e, soprattutto, può rappresentare l'orizzonte di lavoro per molti giovani che vedono il nuovo rapporto con la terra, in un rinnovato patto tra la terra e l'uomo, non solo una via d'uscita da quella che continuiamo a chiamare crisi e che forse è qualcosa di più profondo, ma un senso nuovo del produrre e del vivere in questo mondo.

Questa legge che, forse è vero, giaceva da troppo tempo nella Commissione agricoltura della Camera e che ha aspettato troppo ed invano il nuovo Regolamento europeo è il perno di iniziative che da un anno a questa parte ha intrapreso anche il Governo.

Penso innanzitutto al Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico, approvato nel marzo del 2016 dalla Conferenza Stato-regioni: si tratta di un lavoro di partenariato, portato avanti dal Mipaaf, insieme a tutta la filiera, per rispondere alle esigenze del sistema biologico italiano. Il piano, attraverso dieci punti, si pone l'obiettivo di rendere ancora maggiore la crescita del settore, sia da un punto di vista di consumi, che di aumento di superficie coltivata. Tale piano vuole dare un indirizzo strategico preciso allo sviluppo del biologico, così da coordinare al meglio le diverse politiche di sostegno per il settore. Dieci azioni che sono riconducibili a quattro assi portanti: politiche di sviluppo, semplificazione, controllo e vigilanza, e ricerca.

L'altro aspetto su cui il Governo sta predisponendo una iniziativa è l'attuazione della delega, prevista dal cosiddetto Collegato agricolo, approvata qualche mese fa, in particolare il tema dei controlli e dei meccanismi di controllo. Si tratta di un aspetto estremamente delicato, che rappresenta la garanzia dell'intero settore. Abbiamo visto troppe speculazioni, anche esagerazioni, spinte forse da chi vuole male al settore, da chi lo ritiene una minaccia alle posizioni produttive consolidate, da chi pensa di gettare fango su un settore in cui la serietà e la correttezza - dobbiamo ribadirlo - sono la regola.

Certo, un intervento sul tema dei controlli non è più procrastinabile. Noi auspichiamo e siamo pronti a collaborare col Governo ed il Ministero, affinché il decreto sui controlli garantisca sempre meglio e non sia un appesantimento burocratico. D'altra parte, il Parlamento, e la Commissione agricoltura, quando si è trattato di semplificare, non si è mai tirato indietro, anzi ha fatto la sua parte in termini di innovazione e semplificazione, penso al recente testo unico sul vino. Tuttavia, è la legge in discussione oggi il perno su cui ruotano iniziative del Governo, sia in termini di coperture che di iniziative messe in campo nei provvedimenti, sia in termini di innovazioni con cui dialogano le soluzioni del Governo. Innovazioni che sono state introdotte nel corso dalla discussione in Commissione, perché va detto che, rispetto al testo di partenza, l'articolato che arriva oggi in Aula, all'approvazione speriamo brevissima, risulta fortemente arricchito. Non solo migliorato, ma arricchito: arricchimento frutto del lavoro del Comitato in Commissione, ma soprattutto del confronto con la filiera del biologico, che ha collaborato in modo prezioso. Ho parlato di risorse, è meglio dire di certezze di risorse, finalmente. E viene stabilito l'ambito d'uso delle risorse anche in connessione con il Piano strategico nazionale, che non risulterà essere solo una elencazione di intenti.

Da questo punto di vista, il ruolo della ricerca e, dunque, il suo sostegno è fondamentale: l'agricoltura biologica necessita dalla ricerca più che mai. L'azione 10 del Piano strategico rimane lettera morta se questa legge non entra in vigore al più presto. Tale azione è rivolta alla predisposizione di un Piano nazionale per la ricerca e l'innovazione, anche grazie al coinvolgimento delle imprese agricole, per favorire un approccio partecipato in cui il trasferimento dell'innovazione è reale e concreto.

Mi preme sottolineare il tema del controllo e della certificazione, con il miglioramento del sistema, anche attraverso soluzioni permesse dalla tecnologia telematica. Ma sono soprattutto gli articoli 8 e 9 della legge, che si concentrano sul piano del sostegno alla ricerca tecnologica e della formazione. Da questo punto di vista, il nostro Paese assolutamente ha necessità di avere professionisti esperti del settore e, dunque, di un sistema di formazione all'altezza di queste esigenze.

Ciò che rende effettivamente moderna e innovativa questa legge è l'attenzione rivolta al tema dei meccanismi di aggregazione delle aziende e alla conseguente immissione di prodotto nel mercato. Il tema dell'istituzione delle organizzazioni interprofessionali nella filiera del biologico, ossia il tema dell'istituzione delle OP del biologico, delle organizzazioni di prodotto, non può che essere interpretata come l'esigenza di stringere rapporti tra gli attori del settore, al fine di essere all'altezza di un mercato esigente, sapendo di partire da una pluralità di posizioni molto diverse in termini di dimensioni aziendali e di capacità produttive. Si tratta di novità in grado di far fare un salto di qualità al settore biologico.

Vorrei sottolineare anche un altro tema: quello dei distretti biologici. Quando fu depositata la proposta di legge che è in discussione oggi, e non mi riferisco a questa legislatura, il tema dei distretti biologici era agli esordi. Da allora, vi è stato un proliferare straordinario. Un tale interesse non può essere spiegato in maniera univoca, anche in considerazione della grande varietà di percorsi che hanno portato all'istituzione di distretti biologici anche in assenza di chiarezza normativa.

In generale si può dire che viene identificata nella filiera biologica la chiave d'interpretazione dello sviluppo locale. La creazione di un distretto biologico assegna alle filiere agroalimentari il ruolo di principale motore del processo di sviluppo locale. I dati sui distretti biologici dimostrano in alcuni casi l'effettiva maggiore propensione di investimento delle aziende coinvolte e la ricaduta positiva sul territorio. La legge ne definisce finalmente le finalità e gli aspetti di gestione.

Ho voluto insistere sulla portata innovativa dalla legge in discussione in termini di capacità di essere adeguata ad un mercato che chiede più biologico, ma anche ad un settore che è in grado di essere un volano di sviluppo più ampio e anche alternativo. Non si può non cogliere questo aspetto, che nell'agricoltura biologica si ha profonda pratica, alternativa alla modalità produttiva della modernità, finora vissuta. Ma l'agricoltura biologica non è ancora solo pratica o tecnica, è piuttosto una forma di vita, che richiede passione, tenacia, umiltà ed empatia con la natura. Si tratta di un'esperienza complessa, in grado di far maturare un senso della casa comune. Se l'economia e la legge (nòmos) della buona amministrazione della casa (òikos), l'agricoltura biologica, nel suo orientamento di fondo, costituisce il paradigma di un'economia fedele all'umanità e custode della natura.

Allo stesso modo, essa non è solo una tecnica: questo modo di vivere l'agricoltura non è nemmeno riducibile ad una nicchia nel contesto dell'agricoltura moderna, inserita nel contesto del mercato globale. Semmai, è il seme di un altro modo di lavorare, di provvedere ai bisogni e di generare reddito. È una visione complessa ed insieme un'opera sistematica, che porta a riunire economia ed ecologia. Quest'ultima, l'ecologia, non va intesa come freno, limitazione o correttivo all'iniziativa economica, l'ecologia diventa il senso dell'economia, la quale significa prendersi cura dei bisogni umani e degli aspetti naturali.

Se davvero consideriamo l'opera della coltivazione biologica non come una variante marginale della produzione industriale di qualsiasi bene, bensì come l'impulso esemplare per trasformare la logica del sistema, non si può non riconoscerne il valore fortemente etico. L'etica è molto più che una lista di principi e regole morali, diventa la capacità, il dovere di abitare il mondo, senza distruggerlo e senza distruggerci. Quando parliamo di abitare il mondo e poniamo l'agricoltura biologica e questa legge nella prospettiva di un nuovo modo di abitare il mondo, non intendiamo un romantico ritorno alla natura, sentito con il rimpianto dei bei tempi andati, ci riferiamo piuttosto ad un profondo rinnovamento, che porta alla luce inedite alleanze tra noi e il mondo, tra l'umanità e la natura.

Noi crediamo che questa legge sia coerente con un ampio lavoro svolto dal Parlamento e in cui ha avuto un ruolo da protagonista la Commissione agricoltura. Non è questa la sede per fare un bilancio dell'attività, ma è vero che si è svolto, in modo appassionato, un lavoro rivolto alla delineazione, se non di un paradigma, almeno di un profilo di agricoltura che ha nella modifica del rapporto tra uomo e terra, tra umanità e natura, un ideale di riferimento. Penso a leggi che hanno avuto buon esito, come quelle della tutela della biodiversità, penso a quella sull'agricoltura sociale, ma penso anche a leggi ancora sospese, come quella del consumo di suolo. Siamo sicuri che questa legge troverà una soluzione nel più breve tempo possibile, quindi un ringraziamento alla relatrice per il grande lavoro svolto.