Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 11 Maggio, 2022
Nome: 
Antonella Incerti

A.C. 183-B

Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, siamo all'approvazione definitiva di un provvedimento che vuole promuovere - come tutti hanno ricordato - la domanda e l'offerta di cibi che provengono dalla filiera corta, cioè cibi consumati nei luoghi vicini a quelli di produzione. Più in generale, quindi, prodotti di qualità ovvero prodotti a denominazione protetta, come il nostro Paese sa produrre, quelli tipici e tradizionali. È una legge, quindi, che vuole dare valore alle produzioni locali, rendendole riconoscibili e identificabili dal consumatore, è una legge che si rivolge a quelle imprese agricole di trasformazione e commercializzazione dei loro prodotti, con canali alternativi a quelli lunghi. Un fenomeno importante, uno strumento di sviluppo delle economie locali, dei mercati locali, delle economie rurali in senso lato, un fenomeno anche di grande dinamicità.

Abbiamo sottolineato, anche durante i passaggi - questo è il terzo - all'interno di quest'Aula, come, in una prima fase - siamo ancora nel 2018 - questa legge, pur nelle buone intenzioni, avesse qualche fragilità e che, comunque, andasse pensata all'interno di un sistema più complessivo. Abbiamo ricordato, anche in quelle occasioni, che le sfide che vengono poste oggi al sistema agroalimentare, alla trasformazione del modello di produzione di ciò che mangiamo e del cibo, in vista di una maggiore sostenibilità e meno impatto ambientale, hanno bisogno di strategie più larghe, complessive, quindi di normative che tengano insieme la complessità di un settore complicato, dove non c'è, ovviamente, solo produzione diretta agricola, ma trasformazione, somministrazione e vendita, un sistema dal grandissimo impatto anche sulle economie territoriali. È su questa cifra anche che, in un primo dibattito, sollevavamo qualche perplessità, proprio per la mancanza di una sistematicità, come, invece, avevano avuto altre leggi: penso a quella sull'agricoltura biologica, sulla biodiversità, sullo spreco alimentare, sull'agricoltura sociale.

Crediamo, tuttavia, che, anche nella fase di passaggio e di miglioramento di questa legge, anche tenuto conto della crisi che si è aperta con il COVID-19, soprattutto, dell'odierna crisi internazionale, che pone questioni di approvvigionamento delle materie prime, anche le misure più ristrette ad un certo comparto specifico possano, però, sostenere la redditività delle tante nostre piccole imprese locali, dei nostri produttori locali e possano servire ad offrire un prodotto di maggiore garanzia e qualità. Dunque, vanno comunque sostenute, anche e soprattutto perché, durante il COVID, è cresciuta moltissimo la sensibilità dei consumatori, che si sono rivolti con assiduità verso le produzioni locali, verso le vendite dirette, con una maggior consapevolezza sul fatto che fare la spesa in filiera corta vuol dire garanzia di prodotti freschi, che durano di più, disponibili nelle vicinanze, con pochi spostamenti e, quindi, con benefici, sia economici che ambientali. Ed è soprattutto chiaro al consumatore, con questo tipo di spesa, come nella filiera corta si valorizzi l'identità del produttore, che è nota, che è certa, dando, quindi, garanzie al consumatore su qualità e provenienza del prodotto. Oggi, l'identificazione del produttore primario è un fattore che sta diventando sempre più importante per il consumatore. Inoltre, la filiera corta contribuisce al contenimento dei prezzi, accorciando i passaggi e sostenendo, al contempo, produttori e difesa del potere d'acquisto dei consumatori. Fare la spesa in filiera corta vuol dire tagliare anche lo spreco alimentare e, soprattutto, da un punto di vista squisitamente economico, la filiera corta, la vendita diretta senza intermediari offrono la possibilità ai nostri produttori di spuntare prezzi di vendita più elevati, quindi margini economici che possono essere interessanti, con un incasso più immediato, una distribuzione più equa lungo la filiera e il valore aggiunto. Inoltre, questi prodotti, avendo un rapporto diretto con il consumatore, possono condurre anche il produttore a modi più personalizzati del prodotto e questo consente anche una innovazione del prodotto, orientandosi verso tipicità e allontanandosi, magari, da qualche rischio di omologazione e standardizzazione e possono essere la base di sviluppo di forme importanti di aggregazione.

Come si diceva, la legge è stata migliorata nei vari passaggi: è stata data una definizione più chiara anche rispetto alla comunicazione verso il consumatore; rispetto al termine di filiera, è stata definita in modo più efficace la delimitazione geografica; si è restituito anche, in qualche modo, un ruolo alle regioni e agli enti territoriali come, ad esempio, i comuni, che possono attivare essi stessi strumenti di valorizzazione di questi prodotti: pensiamo ai mercati rurali e, soprattutto, a quelli contadini che, partendo dalla crisi pandemica, hanno avuto, in pochissimo tempo, un vero e proprio incremento nel nostro Paese. E questo è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela ambientale, al sostegno all'economia locale, all'occupazione, nel segno anche di una responsabilità sociale, perché i mercati contadini, ad esempio, sono anche segnali di vivacità sociale dei territori. Così come gli enti territoriali - penso ancora ai comuni -, in termini di ristorazione, attraverso buone pratiche, ad esempio, nelle mense scolastiche, possono rafforzare questo rapporto tra i gestori di queste mense, sia pubbliche che private, e i produttori locali. Quindi, si tratta di una legge che può essere utile anche per rafforzare tutto il sistema dell'agro-ristorazione, incentivando turismo rurale e sostenibile, proprio perché basato sull'unicità dei prodotti su piccola scala.

Il Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento, anche per i miglioramenti sostenuti durante i passaggi, perché, nel suo piccolo, pone in campo un ulteriore strumento che può aiutare i nostri produttori locali a semplificare la loro attività e, in molti casi, a riprendere quelle coltivazioni di colture magari abbandonate, perché non più remunerative. Pensiamo che questa legge, insieme ad altre che sono intercorse in questo periodo di approvazione, rafforzi le economie locali, soprattutto, in quei territori - penso alle aree interne - che, di fatto, avevano visto abbandonare molte produzioni, perché ritenute non più remunerative e anche perché, magari, disponibili, a livello globale, a prezzi minori. Una quantità che, con la crisi degli approvvigionamenti, può dare maggiore offerta al consumatore e, quindi, può continuare a garantire qualità e sicurezza, che, insieme all'equità, sono una cifra distintiva di quelle che oggi devono essere le buone politiche agricole e del cibo.

Per questi motivi, il nostro partito vota a favore del provvedimento.