Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 17 Luglio, 2025
Nome: 
Giovanna Iacono

A.C. 1447-A

 

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, oggi siamo chiamati ad approvare una proposta di legge che prevede l'istituzione della Giornata in memoria dei giornalisti uccisi nello svolgimento della loro professione. Noi riteniamo che questo sia un atto doveroso. Con questo voto onoriamo nomi, volti, storie, e riaffermiamo, allo stesso tempo, un fondamento della nostra Repubblica: senza verità non c'è libertà, senza giornalismo libero non c'è democrazia.

È ciò che troviamo nell'articolo 21 della nostra Costituzione, parole che furono scritte dalle nostre madri e dai nostri padri costituenti, che sapevano bene che la libertà di stampa è una delle garanzie della nostra Repubblica. Parole che sono state riprese dal Presidente Mattarella in occasione della tradizionale cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell'Associazione stampa parlamentare.

Il Presidente ha pronunciato anche in quell'occasione parole nette in difesa dei giornalisti e del loro ruolo costituzionale, affermando, appunto, che “i giornalisti si trovano ad esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all'articolo 21 della nostra Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo”. Ma quelle parole, signor Presidente, hanno senso solo se c'è qualcuno disposto a farle vivere, e chi le fa vivere molto spesso paga un prezzo altissimo.

Penso a chi racconta i traffici illeciti, le collusioni tra mafia, politica e affari, penso a chi documenta guerre, stragi, crimini contro l'umanità, penso a chi, anche in contesti apparentemente tranquilli, dà voce a verità scomode, storie dimenticate e scandali che nessuno vorrebbe vedere in prima pagina. Ogni nome è una storia che non possiamo permetterci di dimenticare: quello di Mauro Rostagno, ucciso a Trapani nel 1988 per le sue inchieste di mafia; quello di Pippo Fava, scrittore, direttore della rivista I Siciliani, che fu ucciso a Catania nel 1984; quelli di Peppino Impastato e di Giancarlo Siani, che abbiamo già ricordato in sede di discussione generale.

L'elenco, purtroppo, non si ferma qui. Sono tutti giornalisti assassinati perché le loro parole facevano paura, perché riuscivano ad arrivare ad animare le coscienze. Se allarghiamo lo sguardo oltre i nostri confini, la lista si allunga drammaticamente. I dati ci forniscono un quadro chiarissimo, negli ultimi 20 anni più di 1.500 giornalisti sono stati uccisi nel mondo a causa del loro lavoro. Questi numeri ci raccontano una verità amara: l'informazione libera è ancora oggi una delle attività più pericolose, non solo in contesti di guerra, ma anche in Paesi democratici, dove dietro l'apparente libertà di stampa si nascondono minacce, querele-bavaglio, intimidazioni e delegittimazioni.

In Italia sono ancora decine i giornalisti costretti a vivere sotto scorta. Si è chiuso pochi giorni fa il processo Spartacus, dopo 16 lunghi anni di vita blindata, di non vita. Quel processo è stato condotto principalmente a carico di membri del clan camorristico dei Casalesi e in quel processo il giornalista Roberto Saviano era parte civile. A lui e alle giornaliste e ai giornalisti sotto scorta, che vivono e operano nella paura, giunga da quest'Aula il nostro pieno sostegno.

Tutto questo, signor Presidente, dovrebbe farci riflettere, perché non può bastare l'approvazione di una giornata simbolica, se a questo non uniamo anche la determinazione nel garantire condizioni di sicurezza, sostenere chi denuncia e proteggere la dignità di un mestiere che oggi è sempre più fragile. Non è possibile che chi fornisce strumenti per capire, per sapere e per conoscere deve essere un nemico, deve diventare un nemico. Questa Giornata, quindi, non deve essere solo una data da appuntare sul calendario, deve essere un monito.

Deve ricordarci che dietro una notizia e dietro un'inchiesta c'è un lavoro lento, meticoloso, coraggioso e anche rischioso. Signor Presidente, non possiamo voltare lo sguardo dall'altra parte quando i cronisti di mafia vengono minacciati di morte, quando un giornalista precario riceve querele milionarie per avere raccontato verità scomode, quando le piccole testate locali, che sono spesso l'unico presidio di informazione in territori difficili, chiudono per mancanza di risorse. Dobbiamo avere il coraggio oggi, signor Presidente, di dire che la libertà di stampa non è garantita una volta per tutte.

Questa Giornata deve essere anche un'occasione di educazione e di sensibilizzazione. Quindi, riteniamo positivo che la norma preveda che il 3 maggio sia anche un'occasione di riflessione nelle scuole, nelle università, nelle piazze, con incontri e convegni per spiegare alle giovani generazioni cosa significhi informare in modo libero. È positivo anche che preveda la promozione di campagne istituzionali per contrastare il linguaggio di odio e le minacce rivolte contro le donne giornaliste, che, sempre più spesso, subiscono di più.

Dobbiamo portare nelle scuole la memoria di chi è morto per la verità e dobbiamo spiegare alle nostre giovani e ai nostri giovani che la libertà di informazione è bene comune, non è privilegio di una categoria, per formare cittadini consapevoli, capaci di distinguere una notizia vera dalla manipolazione, un'inchiesta seria da una bufala virale. Oggi l'informazione è minacciata anche dalla disinformazione sistematica, dalle fake, dall'uso distorto dei social, dal linguaggio di odio.

Allora a questo servono risposte nuove, regole chiare e investimenti nella formazione, per proteggere la qualità del lavoro giornalistico. Signor Presidente, votare per l'istituzione di questa Giornata della memoria deve avere, quindi, un significato profondo. Non possiamo dimenticare che molti di questi giornalisti sono stati lasciati soli. Oggi rendiamo omaggio alle loro vite, ma anche a quelle famiglie che da anni aspettano giustizia, aspettano verità e aspettano delle risposte.

Ricordare è giusto, ma non basta. Ciascuno di noi dovrà fare la propria parte perché questa Giornata non rimanga solo un simbolo, ma diventi uno stimolo a proteggere ogni giorno la libertà di informazione nel nostro Paese. E quindi è necessario un impegno a rafforzare le leggi contro le minacce ai giornalisti per contrastare le querele-bavaglio, che soffocano la libertà di cronaca; un impegno a difendere l'autonomia e la dignità di chi fa questo mestiere, spesso in condizioni di precarietà, cosa che non è più tollerabile.

E allora oggi, in quest'Aula, con senso di responsabilità, con rispetto, con profondo rispetto per chi non c'è più, con gratitudine per chi continua a raccontare ciò che in tanti vorrebbero tenere nascosto, annuncio, a nome del gruppo parlamentare del Partito Democratico, il nostro voto favorevole. Noi confermiamo il nostro sostegno a questa proposta di legge e ringraziamo anche noi il nostro collega Russo, primo firmatario della proposta, ma chiediamo al Governo di assicurare risorse reali per le campagne di comunicazione e di contrasto all'odio verso i giornalisti, e in particolare verso le donne, che, lo ribadisco, spesso subiscono minacce e violenze doppie.

Abbiamo il dovere di garantire loro strumenti e protezione affinché quel sacrificio non sia vano, perché la loro memoria diventi per tutti noi un impegno quotidiano.