Discussione generale
Data: 
Martedì, 16 Settembre, 2025
Nome: 
Federico Gianassi

A.C. 1917-B

 

Grazie, Presidente. Mi associo alle osservazioni che hanno fatto i tanti colleghi del mio gruppo e delle opposizioni, negli interventi che mi hanno preceduto, per esprimere critiche dure nei confronti di questo intervento normativo costituzionale del Governo.

Innanzitutto sul metodo. Siamo in presenza di una riforma costituzionale che stravolge in quella parte, nei rapporti tra potere politico e magistratura, dentro la definizione della magistratura, le regole che sono state sapientemente scritte dai Costituenti tantissimi anni fa. E per un intervento così significativo, il Governo ha voluto procedere con un'iniziativa governativa - questo è del tutto legittimo - ma blindando la maggioranza parlamentare e facendo del Parlamento, di fatto, un passacarte.

Oggi è la prima occasione nella quale i parlamentari di maggioranza si sono espressi; al terzo passaggio nel quale non è possibile presentare emendamenti, finalmente, abbiamo ascoltato la voce di alcuni parlamentari di maggioranza: non era mai successo fino ad oggi. Ma è un testo blindato, rispetto al quale il Parlamento è stato supino di fronte al diktat del Governo.

E noi assistiamo, per la prima volta nella storia repubblicana, a una riforma costituzionale che viene approvata senza un intervento modificativo, migliorativo del Parlamento, nemmeno nelle parti rispetto alle quali il Governo stesso ha detto più volte che vi erano le condizioni per introdurre delle modifiche. Non dico su tutto l'impianto della riforma, che noi contestiamo, ma nemmeno su quelle parti rispetto alle quali - penso alla parità di genere nel Consiglio superiore della magistratura - tutte le forze politiche avevano riconosciuto l'esigenza di alcune modifiche.

Ma non c'è solo un problema di metodo: qui c'è una scelta politica della maggioranza e del Governo. 

Può darsi che, se il Sottosegretario provasse a convincere i parlamentari di maggioranza che questa è una pessima riforma… perché, come è stato detto prima, il Sottosegretario che siede nei banchi del Governo - lo dico al Ministro Nordio -, il Sottosegretario che le siede accanto e che lei tante volte ha difeso, ha detto che dare ai pubblici ministeri un proprio CSM è un errore strategico, signor Ministro: glielo dice il suo Sottosegretario.

È un errore così grave che, per l'eterogenesi dei fini, si rivolterà contro, e i PM, prima di divorare i politici, andranno a divorare i giudici. C'è un rischio nel doppio CSM, dice il Sottosegretario Delmastro, signor Ministro: o si va fino in fondo e si porta il pubblico ministero sotto il Governo, sotto l'Esecutivo, come avviene in tanti Paesi, oppure gli si toglie il potere di impulso sulle indagini.

Vede, signor Ministro, è quello che diciamo anche noi, incredibilmente siamo d'accordo: tante volte abbiamo espresso questa critica. Avviene in tutte le parti del mondo nelle quali si è deciso di lavorare sulla separazione delle carriere, che il pubblico ministero sia stato ricondotto sotto il potere esecutivo.

Lei non lo ha scritto esplicitamente nella riforma, non avrebbe potuto farlo. Nella relazioncina introduttiva di una paginetta, ha cercato di giustificarsi e dire che non c'è questo intendimento, ma il Sottosegretario le ha ricordato che sarà l'approdo naturale, come è avvenuto in altre parti del mondo. Perché un pubblico ministero che si trasforma da organo di giustizia in accusatore seriale o viene ricondotto sotto un sistema di regole e controlli - quelli dell'Esecutivo - come avviene in alcuni luoghi, oppure è un soggetto che si muove protetto da un proprio CSM, in assenza di bilanciamenti di potere.

Lei, signor Ministro, non è d'accordo, ma allora avrebbe dovuto spiegarlo al Sottosegretario, perché, evidentemente, non solo non ha convinto le opposizioni, ma non ha convinto nemmeno il Sottosegretario che siede accanto a lei.

L'intendimento è del tutto evidente, al di là di quello che pensa il signor Ministro. Io non penso nemmeno che poi il Ministro abbia un ruolo decisivo in queste dinamiche, abbiamo già assistito ad altre occasioni nelle quali hanno deciso altri al posto del Ministro. Evidentemente, c'è una scelta del Governo, di un Governo di destra, che, coerentemente alle scelte che si fanno anche in altri Paesi, intende attaccare gli organi di autonomia e indipendenza che esistono nelle democrazie. Abbiamo visto che questo è l'atteggiamento che adotta Trump negli Stati Uniti contro i giudici quando esprimono opinioni, posizioni o emettono sentenze che non sono gradite. Lo fa Orbán in Ungheria; lo ha fatto la destra radicale in Polonia, prima di essere sconfitta e lo fa Erdogan in Turchia, dove fa arrestare il sindaco di Istanbul che da mesi è in carcere. Gli organi autonomi e indipendenti sono sgraditi alle destre e bisogna colpirli. Ed è questo il motivo, e lo hanno detto tante volte anche membri del Governo. Lo ha detto il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, il quale ha dichiarato che la separazione delle carriere serve per contrastare la magistratura che, su alcuni temi, come, ad esempio, quelli sull'immigrazione, ha adottato decisioni sgradite al Governo, ritenendo sostanzialmente che la magistratura, in un Paese democratico - ed è incredibile pensarlo e ancora peggio dirlo -, debba essere un soggetto che attua il programma del Governo; mentre deve essere assolutamente indifferente rispetto al programma del Governo, ma deve interpretare e applicare la legge, protetta dalle tutele che un organo indipendente deve avere rispetto al volere politico.

Lo avete detto, lo hanno detto membri del Governo, e quindi non basta che il Ministro della Giustizia dica che non è così. È poi una scelta ideologica, perché la destra italiana ha gli occhi rivolti al passato, non riesce a guardare il futuro e interpretarlo, anticiparlo.

È una bandiera vecchia di trent'anni e, nel frattempo, il mondo è cambiato; il giusto processo è entrato in Costituzione e persino la separazione delle carriere con legge ordinaria è stata fatta prima con la riforma Castelli e poi con la riforma Cartabia, ma non basta. Viene omesso, rimosso tutto quello che è successo, perché bisogna realizzare la bandiera ideologica della separazione delle carriere: ideologia pura, furore ideologico, accompagnato da intendimento punitivo. Le giustificazioni che sono state addotte dal Governo e dalla maggioranza non hanno rilevanza e sono infondate. L'esigenza di adottare la separazione delle carriere in riforma costituzionale è un'argomentazione che non regge. La Corte costituzionale aveva già detto che la separazione delle carriere può essere fatta con legge ordinaria.

La volontà era, tramite riforma costituzionale, abbattere il modello del CSM che era stato costituito in Costituzione, perché, sì, in quel caso era necessaria la riforma costituzionale. Non è necessario al processo accusatorio: non esiste un unico modello di processo accusatorio, le garanzie possono essere realizzate in molti modi. Non serve a migliorare le garanzie nel processo, perché in questa riforma nulla c'è scritto rispetto alle garanzie nel processo per gli indagati durante la fase delle indagini preliminari. Niente è scritto e, anzi, abbiamo ragione di ritenere che nel fare del pubblico ministero un accusatore seriale tutto sia teso al raggiungimento della vittoria nello scontro forense, niente migliorerà per le garanzie dell'indagato prima e dell'imputato poi. Fare del processo penale uno scontro, senza possibilità di appelli tra le parti, non aiuterà a raggiungere l'obiettivo delle garanzie nei confronti delle persone che si trovano all'interno del processo. E se qualcuno dice, come voi dite, che già oggi spesso il pubblico ministero si è trasformato in un accusatore seriale, dovremmo riconoscere che quella è una patologia del sistema e, dinanzi alla patologia del sistema, bisogna lavorare per contenerne i difetti e le storture e non fare una riforma costituzionale che istituzionalizza quella patologia, trasformando la natura del pubblico ministero.

E poi, anche l'esigenza della separatezza tra pubblico ministero e giudice, perché vi sarebbero le porte girevoli: abbiamo visto che meno dell'1 per cento dei magistrati cambia la propria funzione, passando dal pubblico ministero a giudice o da giudice a pubblico ministero. E, ripeto, non avete tenuto conto delle modifiche radicali già fatte dal Parlamento nelle precedenti legislature su questo, così come non avete voluto tenere in considerazione i dati che la prassi dei tribunali ci mostra. In gran parte - mi riferisco alla maggioranza delle sentenze di primo grado - si tratta di sentenze di assoluzione nelle quali, evidentemente, il giudice prende le distanze rispetto alle conclusioni del pubblico ministero.

E se poi il tema è garantire una separazione radicale tra le parti, perché, allora, a garanzia dell'imputato, non dividere addirittura anche il giudice di primo grado da quello del secondo grado, visto che il giudice di appello giudica esclusivamente sulla sentenza emessa dal collega? Non è in questo che si realizza la parità delle parti, ma attraverso altri strumenti, ad esempio sulle norme sul processo, sul procedimento, che invece non avete previsto e, quando le avete previste, non toccano certamente questo tema.

Anche l'indebolimento del Consiglio superiore della magistratura rappresenta un errore strategico. C'è la volontà di punire, umiliare l'organo di autogoverno. Il che non significa affatto che l'organo di autogoverno abbia sempre ben lavorato; nessuno può sostenere questo, ma la scelta di sostituire il meccanismo elettivo, previsto per tutte le categorie, previsto anche per la nostra categoria di parlamentari, con il meccanismo del sorteggio è evidentemente un'umiliazione, una stortura. I richiami al nostro ordinamento, nel quale le composizioni degli organi sono scelte mediante sorteggio, sono stati un tentativo che il Ministro Nordio ha fatto anche in quest'Aula, ma sono rarissime eccezioni. Anche le citazioni riferite agli organi giurisdizionali non attengono all'organo di rilievo costituzionale, non organo giurisdizionale, che è il Consiglio superiore della magistratura.