A.C. 2473-A
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, oggi discutiamo una revisione dello statuto speciale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, che costituisce un intervento manutentivo, direi poco più di una manutenzione ordinaria. Non certo una riforma, e infatti, per fortuna, il testo è molto chiaro: “Modifiche allo statuto”: puntuali aggiornamenti, non certo una riforma, non certo quel terzo statuto che un accordo politico, che sta alla base di questo provvedimento, andava proclamando e promettendo all'inizio di questa legislatura. E infatti lo stesso dossier di questo provvedimento ricorda che il procedimento di revisione di questo statuto è stato avviato a fronte di specifiche richieste formulate dai rappresentanti della regione e delle province autonome, anche sulla scorta delle dichiarazioni programmatiche rese dal - io direi “dalla” - Presidente del Consiglio dei ministri in data 25 ottobre 2022 alla Camera dei Deputati.
Ebbene, l'obiettivo dichiarato era lavorare al ripristino degli standard di autonomia della medesima regione - che nel 1992 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria da parte dell'Austria, che stanno alla base dell'ancoraggio internazionale della nostra autonomia - e ai provvedimenti intercorsi in particolare nel 2001, con la revisione del Titolo V della Costituzione, che ha portato a un riconoscimento di specifica autonomia per le regioni ordinarie. Però la lettura dello statuto del 1972 oggi risulta obsoleta e necessitava giustamente di un aggiornamento, di un chiarimento nella definizione di competenze già in possesso, già possedute, già riconosciute alla regione. Benissimo, rispetto a quanto si andava proclamando, questo provvedimento che abbiamo in votazione oggi è davvero il topolino partorito dalla montagna. È davvero poca cosa, è quello che i costituzionalisti del nostro territorio hanno definito un mero lifting.
Quindi - dicevo - perfino il dossier che abbiamo a disposizione dice che, a fronte di quanto era stato proclamato nelle dichiarazioni programmatiche della Presidente Meloni, i pareri rilasciati sul progetto di legge di iniziativa governativa dai consigli provinciali e dal consiglio regionale e che sono riportati nella parte finale della relazione illustrativa dicono che, di fatto, questo progetto non esaurisce l'adeguamento dello statuto di autonomia a quanto previsto dalla riforma costituzionale del 2001, cioè non è nemmeno quell'adeguamento che stiamo aspettando dal 2024. È una riscrittura con il linguaggio moderno e attuale di un'autonomia che già esiste. Ebbene non possiamo certamente essere contrari alla resa in termini attuali di una Carta costituzionale della autonomia. Un'autonomia che - dicevo prima - è per certi versi più speciale delle altre speciali per l'ancoraggio internazionale che ha, dovuto sia all'origine dell'Accordo De Gasperi-Gruber, nel 1946, che faceva seguito alla previsione di questo accordo all'interno addirittura di un allegato del Trattato di pace di Parigi, ma anche appunto ai successivi accordi tra l'Austria e l'Italia negli anni Sessanta, vi ricordo promossi dall'allora Presidente Aldo Moro.
Ebbene, oggi ci troviamo in un passaggio che non possiamo certamente non condividere e quindi annuncio il parere favorevole del Partito Democratico, così come già espresso nei due consigli provinciali e nel consiglio regionale; certo è che dobbiamo riconoscere che quella di oggi è un'occasione mancata. Non possiamo ignorare, in particolare, il deficit di metodo con cui si è arrivati qui oggi perché - come ho anticipato prima - è il risultato di un accordo ai vertici tra i due presidenti delle due province e il Governo.
Non c'è nulla di quella partecipazione che fa la forza e la ricchezza della nostra autonomia, che noi avevamo invece previsto nei passaggi delle legislature precedenti, che hanno provato a elaborare proposte di aggiornamento e che vedevano presenti gli enti territoriali, le associazioni, la collettività della nostra regione, e che nessuna voce in capitolo hanno avuto, così come non l'hanno avuta assolutamente i due consigli provinciali e quello regionale per giungere, invece, a questo testo, che davvero è poca cosa.
Mancano senz'altro riferimenti che per il Trentino-Alto Adige sono fondativi, ma, in particolare, voglio ravvisare la mancata opportunità, che io pure ho provato a proporre con i miei emendamenti che sono stati senza motivazione respinti, di riconoscere all'interno di questo statuto - se è vero che è una carta che fotografa soltanto lo status quo, ma comunque lo dovrebbe fotografare - l'esistenza del Gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, costituito negli anni passati e che è a tutt'oggi vigente, che si chiama Euregio. Peccato, perché è una grande innovazione che la nostra Costituzione prevede per tutte le regioni e che noi siamo riusciti a fare, che ha la sua assemblea che si riunisce ogni due anni; da consigliera regionale ho avuto l'onore di farne parte per 15 anni. Ebbene, tutto ciò nel nostro statuto non si vuole riconoscere; si fa l'aggiornamento, ma non si riconosce. Perché? Non si sa. Perché qui si ottengono solo pareri negativi, basati su scelte ideologiche e non su motivazioni chiare.
Dunque, la nostra posizione è chiara su questo testo: il voto è favorevole, ma sarà condizionato, perché è un voto consapevole. Siamo favorevoli ovviamente, come lo siamo sempre stati, a un'autonomia che cresce nella trasparenza - e qui non ce n'è stata molta - e nella partecipazione - idem, come sopra -, non certo a un'autonomia che sia materia per soli esecutivi e tecnocrati.
E poi lasciatemi dire, colleghe e colleghi, che devo precisare che questa riforma - se la vogliamo chiamare così, ma io faccio fatica a chiamarla così - non ha nulla a che vedere con l'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. L'autonomia speciale è nata - lo dicevo prima - da un patto costituzionale internazionale ed è strumento di tutela delle minoranze linguistiche ed etniche ed è coesione territoriale: è un modello di convivenza pacifica, che è stato rappresentato in altre parti del mondo come punto di riferimento. L'autonomia differenziata, al contrario, è un meccanismo unilaterale di trasferimento di funzioni, che rischia di spezzare l'unità nazionale e di creare disuguaglianze tra cittadini italiani. Noi ci siamo opposti ieri, ci opponiamo oggi e ci opporremo domani a quella logica di frammentazione, perché un Paese solidale non può tollerare che i diritti fondamentali, come la scuola, la sanità, la sicurezza, dipendano dal codice di avviamento postale di nascita, ed ecco che invece siamo per le autonomie come strumento di solidarietà e non di divisione.
Concludo con le parole di Alcide De Gasperi: l'autonomia è un'opera di pazienza e di precisione, mai un atto di fede.