A.C. 1042-A e abbinate
Grazie, Presidente. La proposta di legge che andiamo oggi a esaminare affronta la questione dell'accesso al Servizio sanitario nazionale da parte dei cittadini italiani residenti all'estero e iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, appunto l'AIRE, nei Paesi extra europei e nei Paesi extra EFTA, l'Associazione europea di libero scambio.
L'articolo 32 della Carta costituzionale afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Pone quindi la salute come bene, come oggetto della tutela costituzionale, superando le concezioni precedenti ed elevando la salute a oggetto di interesse sia dell'individuo, sia della collettività. La salute dunque è un diritto fondamentale dell'individuo, un principio costituzionale che nella sua proiezione invita a garantire l'accesso al Servizio sanitario nazionale anche ai cittadini italiani che risiedono fuori dal territorio nazionale quando vi facciano ritorno. Una tutela estesa sia alla prevenzione, sia alle cure mediche e di livello elevato. È peraltro stabilita dall'articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in materia di diritto alla protezione della salute, secondo la quale “Ogni persona ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali. Nella definizione e nell'attuazione di tutte le politiche ed attività dell'Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana.”
Si tratta di un obiettivo orizzontale, in quanto deve essere tenuto presente in tutte le politiche dell'Unione europea, compresa la libertà di circolazione dei cittadini. La presente proposta di legge e le proposte abbinate vanno quindi nella direzione indicata, per garantire la tutela della salute a tutti i cittadini italiani, compresi quelli che risiedono all'estero quando si trovano sul territorio nazionale.
Oggi, infatti, al momento dell'iscrizione all'AIRE, i cittadini sono cancellati dal Servizio sanitario nazionale, in virtù del fatto che non hanno più la residenza in Italia, mantenendo una copertura limitata alle sole cure di emergenza, per un periodo massimo di 90 giorni in un anno solare e solo se non in possesso di copertura assicurativa pubblica o privata.
D'altro canto i cittadini europei hanno però a disposizione la TEAM, la tessera europea di assicurazione malattia, che permette l'accesso al Servizio sanitario nazionale italiano per residenti europei. Un italiano che risiede in Europa può quindi usufruire anche delle cure non emergenziali in Italia attraverso la TEAM del Paese europeo di residenza.
I cittadini iscritti all'AIRE nei Paesi extra europei, non avendo a disposizione questo strumento della TEAM, sono invece completamente impossibilitati ad accedere alle prestazioni del medico di medicina generale e ai servizi offerti dal Servizio sanitario nazionale. Si tratta di un fattore limitante per l'emigrazione italiana all'estero, che è molto cambiata negli anni e mantiene oggi uno stretto legame con l'Italia. Non si tratta più, infatti, di persone che emigravano e spesso tornavano in Italia solo decenni dopo la partenza. Oggi molti italiani residenti all'estero sono cittadini che molto frequentemente tornano in Italia, dove conservano le proprie famiglie e con esse i legami indissolubili.
Per questi cittadini il medico di medicina generale in Italia e il Sistema sanitario nazionale continuano a rimanere un punto di riferimento imprescindibile, tanto che l'esclusione dal Servizio sanitario nazionale costituisce spesso il principale fattore deterrente per l'iscrizione dei cittadini nell'Anagrafe dei residenti all'estero, facendo sì che molti di essi, pur se trasferiti all'estero, mantengano la propria residenza in Italia. Molte famiglie oggi conducono una vita spesso a metà tra due mondi e spesso è normale passare lunghi periodi in Italia insieme con i figli piccoli, così che possano crescere anche un po'con le famiglie di origine in Italia.
Ed è nostra opinione che si debba quindi trovare un meccanismo affinché queste famiglie possano accedere al nostro sistema nazionale pubblico. Diventa fondamentale poterne avere l'accesso in modo da poter usufruire di servizi sanitari rilevanti. Inoltre, recenti iniziative come quella del “Turismo delle Radici”, del Ministero degli Affari esteri, cercano proprio di invitare gli italiani all'estero a passare lunghi periodi in Italia, investendo anche in proprietà immobiliari con l'idea di ripopolare i piccoli borghi. E allora diventa per loro importante poter accedere al Servizio sanitario nazionale, altrimenti anche iniziative di questo tipo sono destinate a fallire. Tra l'altro, l'accesso al Servizio sanitario nazionale su base volontaria, dietro pagamento di un contributo, è già possibile in Italia per studenti stranieri, per chi usufruisce di visti di residenza elettiva e casi simili. Su questo modello può diventare possibile, nella stessa ottica, anche l'iscrizione volontaria degli italiani iscritti all'AIRE.
La proposta di legge intende quindi rispondere all'esigenza di mantenere l'iscrizione presso il medico di medicina generale e all'esigenza di permettere l'accesso al Servizio sanitario nazionale prevedendo il pagamento di un contributo per non gravare sui costi del sistema sanitario. Questa possibilità, come menzionato, interessa in primo luogo gli italiani residenti nei Paesi nei quali non è possibile la copertura sanitaria attraverso la tessera europea di assicurazione malattia e nei Paesi privi di una convenzione bilaterale con l'Italia in tema di assistenza sanitaria. Per questo troviamo che la proposta in discussione, insieme alla proposta abbinata a prima firma Di Sanzo, vadano nella giusta direzione. Il concetto di fondo era infatti già stato approvato con un ordine del giorno presentato proprio dal collega Di Sanzo e dal gruppo del Partito Democratico, approvato a dicembre 2023 all'unanimità da questa Camera.
Questa proposta, pur nelle sue limitazioni, ne diventa la conseguente espressione. La proposta finale oggi in discussione presenta, però, alcune forti limitazioni, che avremmo voluto correggere. Prima fra tutte, il fatto che il contributo sia stato stabilito con una quota fissa per tutti, senza tenere conto delle sfaccettature della realtà dell'emigrazione all'estero. Noi avevamo proposto un contributo proporzionale al reddito, proprio per venire incontro alle fasce economicamente più deboli. In secondo luogo, riteniamo che fosse importante avere un'offerta più flessibile, come la possibilità di poter accedere solo al medico di famiglia con un contributo molto limitato e infine la tutela delle categorie più deboli, come quella degli studenti e pensionati, che si potevano avvantaggiare tramite specifici accorgimenti. Accogliamo, però, con grande favore l'inclusione dei minorenni in modo gratuito insieme all'iscrizione del genitore, una risposta importante per tutte le famiglie che sono le principali beneficiarie di questo provvedimento.
Dunque, è un provvedimento che, pur non accogliendo tutti i nostri correttivi, è comunque un passo avanti per dare concretezza ai diritti di cittadinanza di chi vive all'estero e per riavvicinare i cittadini italiani che vivono fuori dai confini nazionali al nostro Paese. Ci auguriamo, però, che nei prossimi provvedimenti si lavori per migliorare questa proposta, introducendo correttivi importanti che la rendano adeguata a tutte le realtà della nostra emigrazione.